Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 30 giugno 2010

1778 IL GIOCO DEL PALLONE




Nella piazza di Marradi,
d’estate …
di Claudio Mercatali


Una partita a Firenze a fine ‘800




Oggi lo sport che più appassiona è il Calcio, che è nato alla fine dell’Ottocento, però la palla come strumento di gioco era ben nota anche nei secoli precedenti. Il gioco più praticato, nel Settecento e anche prima, si chiamava Palla con Bracciale. Due squadre di tre persone giocavano a scagliarsi una palla di cuoio, colpita con un bracciale rigido, facendola rimbalzare sui muri ai lati delle piazze, fin­ché non vennero costruiti degli spazi apposta detti Sferistèri. E’ un gioco che oggi non si pratica più e che si può considerare come una via di mezzo fra il baseball, il tennis e la pelòta basca.
A Faenza furoreggiava e si giocava a Porta Montanara, sfruttando un tratto delle vecchie mura, in un campo che c’è ancora e che ogni tanto viene usato per delle rievocazioni. In ogni squadra c’era un battitore, una spalla e un terzino e costoro, quando erano bravi, diventavano dei veri e propri idoli. Nel campo di Faenza, per ricordare un colpo eccezionale c’è addirittura una lapide al muro che dice: ”… certo Rava faentino di là in fondo qui arrivò”
Anche nella piazza di Marradi si giocava a Palla con il Bracciale, d’estate, per antica consuetudine, visto che la forma della piazza era quella giusta e i palazzi molto alti si prestavano bene a far rimbalzare il pallone di cuoio. Il tutto avveniva con il permesso del Comune e della Polizia Municipale, come si può leggere in un’Ordinanza del Maire (Nel 1807 il Granducato di To­scana fu aggregato all’Impero francese. Perciò fino al 1815 qui da noi furono in vigore le leggi francesi, e a capo del Comune c’era un “maire”, un sindaco).

9 dicembre 1809 “… Il Maire della Comunità di Marradi ricorda agli abitanti del Comune che il Regolamento di Polizia Municipale approvato dal Prefetto riporta quanto appresso: art 11 il solo giuoco del Pallone è permesso secondo l’antichissima consuetudine nella Piazza di Marradi …

Le piazze sono dei luoghi impropri per il gioco, qualunque esso sia, e inevitabilmente le par­tite di Palla con Bracciale provocavano delle proteste. Ecco una lettera dei giocatori scritta al Gonfaloniere, ossia al “sindaco” di allora:

Una squadra
dell'Ottocento


11 luglio 1778 Al Gonfaloniere della Comunità
“I Dilettanti del Giuoco del Pallone della Terra di Marradi, col più profondo ossequio le rappresentano che è sempre stato solito da tempo immemorabile l’agitarsi di un tale divertimento sulla Piazza senza essere mai ritrovato ostacolo, né opposizione veruna, come rilevasi dagli annessi certificati, e avendo anche nella presente estate intrapreso simile divertimento nella Piazza, dal Cavalier Luca e dai fratelli Fabbroni, proprietari di un palazzo in detto sito, sono state infierite agli Oratori alcune molestie e vessazioni, pretendendo d’obbligare detti supplicanti a pagare quei deterioramenti e pre­giudizi apportati o da apportarsi a detto palazzo col suddetto divertimento. Con il più umile rispetto supplichiamo la sua innata Clemenza a degnarsi di ordinare che non siamo ulteriormente vessati da detti Fabbroni…”.

Gli “annessi certificati” sono le dichiarazioni sottoscritte dai proprietari dei palazzi della Piazza, che così dicono:

12 luglio 1778 “Attèstasi da noi infrascritti, con nostro special giuramento, che nella Terra di Mar­radi non vi sia altro divertimento per la gioventù che quello del gioco del Pallone, né altro luogo ove farlo che nella Piazza, ove per un corso d’anni immemorabile è stato sempre solito giocarsi li­beramente senza che i giocatori abbiano mai pagato nemmeno un soldo di quei piccoli danni che possono risentire le case. Quei che abitano in detta piazza hanno tutti sofferta tale servitù in vista di un divertimento onesto ed unico che ha la gioventù di questa Terra, e di più attestiamo come abi­tanti della Piazza di aver sempre assicurato le vetrate delle case levando le finestre nel tempo di detto gioco, senza che i giocatori abbiano mai pensato all’incomodo di levarle e di farle rimettere. Affermano di mano propria quanto sopra i suddetti abitanti della Piazza:
Lorenzo Carloni, Domenico Staghellini, Piero Stanghel­lini, Carlo Francesco Fabbroni, Iacopo Dario Fabbroni, Francesco Fabbroni, Felice Fabbroni, Alessandro Pazzi, Angelo Ubaldini, Beniamino Ubaldini, Francesco Maria Cavina Pratesi, Antonio Torriani, Orlando Saverio Pe­scetti. Io Iacopo Venturini, di anni 53, confermo quanto sopra per essere stato (… da giovane) uno dei giocatori.



Ferrara, Palazzo degli Estensi,
il gioco della la Palla con bracciale

Dunque si giocava con così tanto accanimento che gli abitanti del luogo toglievano le finestre dai gangheri per salvare i vetri dalle pallonate. Di certo il gioco ri­chiamava gente, ed era d’intralcio per chi doveva recarsi in piazza. Il Canoviere del sale e dei Tabacchi, ossia il tabaccaio che era in piazza si lamenta in questa lettera:
11 agosto 1779 “Angelo Consolini reclama il danno che cagiona alla sua bottega di Canoviere del sale e rivenditore del tabacco il giuoco del Pallone sulla piazza di codesta Terra, perché deliberi quanto stimerà più espediente con suo Partito, che Ella mi rimetterà con la sua informazione.”

Il pallone era formato da otto spicchi di pelle di manzo, con una circonferenza di 30 - 40 cm circa e del peso di tre etti. Il campo misurava circa 80m per 16m in larghezza; il muro di ribattuta era alto 16-18 m. I giocatori erano tre per squadra, denominati battitore, spalla e terzino. Il battitore iniziava il gioco.

LE REGOLE DEL GIOCO
Il bracciale era un manicotto di legno scavato in modo da adattarsi alla mano del giocatore, con delle punte di còrniolo. La partita cominciava con la battuta della palla lanciata dal mandarino al battitore. La spalla e il terzino rimandavano la palla agli avversari. Al primo errore di ribattuta, la squadra avversaria conquistava 15 punti e poi il conteggio era come nel tennis 15 - 30 - 45. Al cinquantesimo punto si conquistava un gioco. I punti si facevano:
· se il pallone passava di volo oltre il fondo del campo avversario si realizzava la volata;. se il pallone, sorpassata la metà del campo, non era raccolto dall'avversario;
· se l'avversario mandava il pallone fuori dai lati maggiori;
· se l'avversario non mandava il pallone oltre la propria metà campo.
Quattro giochi formavano un trampolino. L'intero incontro era di tre trampolini per un totale di 12 giochi. Vinceva chi totalizzava più giochi nei tre trampolini.

Come andò a finire la lite fra i calciatori e i fratelli Fabbroni? Le parti non trovarono un accordo e andarono in Tribunale. Alla fine fu emessa la sentenza, che dice:
“Il pallone non può sempre dirigersi dove i giocatori precisamente vogliono, e dunque il fatto che esso colpisca gli edifici circostanti è un vizio non estrinseco o accidentale ma naturale e intrinseco, come può chicchessia facilmente comprendere. Onde il danno derivante non può dar luogo a damno infecto ma è un danno che il possessore di una casa in detta piazza deve in buona pace soffrire …”

Die Veneris 17 Martii 1780 Il Giudice Giuseppe Vernaccini,
Auditore di Ruota

Non si sa altro, ma è facile immaginare che nelle partite dell’estate 1780 dalla piazza si sia levato qualche sfottò all’indirizzo dei fratelli Fabbroni, che avranno sentito bene, avendo tolto le imposte. Va però detto che Luca Fabbroni non era un noioso signore che si lamentava dalla finestra ma fondò l’ospedale di Marradi nel 1795.

L’intestazione della sentenza“Pretese di risarcimento dei danni”
Nella pubblica Piazza della Terra di Marradi,
fino da un tempo del di cui principio non esisteva memoria, era stato praticato nei giorni estivi

Bibliografia Documenti dell'Archivio storico
del Comunedi Marradi. Si ringraziano i signori
Mario Catani e Francesco Cappelli, per l'aiuto dato.

NOTA: Il cognome Fabbroni è scritto con la doppia "b" perché così è
nella maggior parte delle firme delle persone citate.