Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

domenica 1 gennaio 2012

Il primo bombardamento aereo di Marradi

Francesco Cappelli racconta…


Un bombardiere B24 Liberator 
come quelli che colpirono Marradi



E’ quasi l’una di Lunedì 5 giugno 1944, giorno di mercato. Il paese è pieno di gente venuta anche dalle campagne circostanti.
L’allarme, azionato da Giovanni Bellini e proveniente dalla torre dell’ orologio del Palazzo Comunale , è suonato da poco…
E’ un fatto che da qualche tempo si ripete quasi quotidianamente. In casa mia, vicino alla Chiesa di San Lorenzo, la tavola è ancora apparecchiata ma il povero cibo quotidiano è già stato consumato. Mamma Velia sollecita me e mia sorella Adriana a muoverci verso la strada per Palazzuolo.
Nel cielo terso passano alte formazioni di aerei che si dirigono verso ovest, il rumore che lasciano è un brusio continuo. Non appena una formazione sparisce, eccone un’altra apparire in fondo alla valle. Le esclamazioni della gente che fugge camminando a testa alta, si susseguono:
 “ Sono quindici ! ”
” Laggiù in fondo saranno una cinquantina! ”
Altri aerei volteggiano nel cielo molto più in alto lasciando segni di fumo. Qualcuno dice:” Guardate lassù! Disegnano delle ”S”, significa che dobbiamo scappare!”
In quei giorni la fantasia degli uomini galoppava e noi ragazzi ascoltavamo, a volte certi, a volte increduli. A ognuno piaceva fare previsioni, ognuno aveva qualche profezia da annunciare. C’erano poi alcuni combattenti della I Guerra Mondiale, cui si dava molto ascolto e a cui bisognava credere, che dicevano che Marradi non sarebbe mai stata bombardata…
Le motivazioni erano che a Marradi non c’erano fabbriche, non c’erano ricoveri di truppe né alcuna via di comunicazione importante, perché mai avrebbero dovuto bombardarci? Era vero che avevamo la linea ferroviaria Faentina ma che importanza poteva avere Marradi visto che Firenze e Faenza venivano bombardate quotidianamente? I reduci della Grande Guerra finivano sempre con la stessa frase” State tranquilli! ”


... tutta la gente correva ... eravamo giunti alla Cappellina ...

A fianco: La Cappellina 
negli anni Quaranta

Ma tranquilli noi non lo eravamo mai, ad ogni allarme aereo scappavamo e anche quel giorno ci trovammo in una processione di gente camminando a passo lesto sulla strada per Palazzuolo cercando di guadagnare prima possibile l’aperta campagna, lontano dalle case.
Intanto gli aerei continuavano a volteggiare facendo una girandola sopra Marradi, sembrava che lambissero le cime dei monti. Il nostro passo si affrettava, diventava quasi una corsa, tutta la gente correva, il rombo degli aerei si era fatto assordante, l’aria vibrante. Eravamo giunti alla Cappellina, c’era un sentiero alla sua sinistra, alcuni lo inforcarono velocemente mentre io mantenevo il passo di mia mamma e di mia sorella, sentendo istintivamente che dovevo stare con loro. Salimmo anche noi per il sentiero ripido e giunti in una radura ci sdraiammo. Io continuai a guardare il cielo osservando quei mostri meccanici ora molto più bassi.

... mantenevo il passo di mia mamma e di mia sorella, sentendo istintivamente che dovevo stare con loro ...

A fianco, Velia, la mamma di Francesco

L’ora della distruzione era suonata, la morte si era incamminata verso Marradi reclamando la parte di vittime che la guerra quotidianamente consuma.
Il mormorio della gente diventò un vociare, si udivano grida di disperazione, altre di paura, qualcuno iniziò a pregare a voce alta. Anche noi iniziammo la nostra preghiera : “ Ave o Maria, piena di Grazia…” poteva essere la nostra ultima preghiera terrena, ne eravamo consapevoli mentre eravamo attanagliati dalla paura.
Io non riuscivo a staccare gli occhi dal cielo ma non riuscivo più a vedere gli aerei, sentivo solo il loro rumore che rimbombava per tutta la valle. Poi apparvero, spuntarono sopra di noi ancora più bassi seguendo il corso del fiume nella vallata…
“ Il Signore è con Te, Tu sei benedetta…”, il nostro pregare si trasformò in un grido.
Improvvisamente vidi qualcosa che si staccava dagli aerei, sembravano tante bottiglie e poi un sibilo tagliente e per molti questi  furono gli ultimi istanti di vita.
“ Tra le donne è benedetto il frutto del ventre tuo, Gesù…” ora la preghiera era urlata come a voler superare il fischio stridente della morte, per farsi sentire da colei cui la preghiera era diretta.
In quel momento mia madre aprì disperata le braccia e ci attirò con forza verso di sé come a proteggerci ancora una volta col suo corpo … io mi avvinghiai a lei, chiusi gli occhi e poi avvertì gli scoppi ma in misura più debole di come mi li sarei aspettati.

















Il ponte di Biforco fu danneggiato dal bombardamento 
e poi minato dai Tedeschi in ritirata


Poi gli aerei s’allontanarono, io riaprì gli occhi e mia madre allentò la sua morsa amorevole. Piangevamo tutti e continuammo a pregare sommessamente per non so quanto tempo ancora. Quando sentimmo la sirena del cessato allarme scendemmo con timore verso il paese. Incontrammo gente con gli occhi sbalorditi che si allontanava da Marradi, forse, pensai, stava rientrando nelle case di campagna. La gente diceva che il paese era stato colpito dal “Monumento” in su e che i morti non si contavano… e noi ci chiedevamo chi fossero quei morti, forse qualche parente, certamente qualche amico che abitava verso la “ Palazzina” a Villanzeda.
A passo lesto rientrammo nel paese dove il via vai era tremendo. Il bombardamento aveva colpito il mercato del bestiame a quell’ora pieno di gente. Un forte senso di curiosità mi assalì ma non riuscivo a staccarmi da mia madre e con lei mi diressi verso l’ecatombe. Giunti verso l’Ospedale mi allontanai per curiosare dentro la camera mortuaria dove vidi cumuli di cadaveri martoriati dalle esplosioni e accatastati gli uni sugli altri. Senza cercare di riconoscere nessuno tornai spaventato da mia madre e con lei ci dirigemmo verso la “ Casa del Fascio”. In mezzo alla strada c’era un cratere, le case ai lati non c’erano più, rimaneva solo qualche parete qua e là. Guardai con tristezza ciò che rimaneva della casa della Signora Maria Bernabei che il giorno prima era con noi nella casa di Gian Paolo Savorani e commentava la presa di Roma. Quella sera lei aveva fretta di rientrare per cenare col marito Pio ma non immaginava certo che quella sarebbe stata l’ultima cena con lui. Nella fuga verso la Badia del Borgo Pio Bernabei non sarebbe riuscito ad imboccare la strada per San Benedetto e quel ritardo gli fu fatale.



... la gente diceva che il paese 
era stato colpito dal "Monumento" in su ...

Sopra: via Dino Campana ora e allora

I pianti, i lamenti non cessavano e di fronte a quella vista non riuscivamo ad andare avanti così rientrammo a casa dopo esserci accertati che nessuno avesse subito danni.
L’esito del primo bombardamento fu di circa un centinaio di morti e la distruzione di tutte le case dal Monumento al Convento dell’Annunziata. Anche Biforco ebbe morti e distruzioni.
 La gente diceva che i piloti degli aerei, vedendo tanta gente per le strade, volteggiassero minacciosi per preannunciare il bombardamento. Nel rapporto del comandante della formazione alleata, di questo fatto non c’è alcun cenno ma l’ordine era di distruggere il ponte ferroviario di Villanceto senza tener conto dei civili.
Il ponte fu colpito parzialmente alla prima arcata, all’altezza della galleria del casello e fu risistemato in poco tempo, e al centro della parte in ferro sopra il fiume ma le bombe, una volta forata questa parte, andarono a scoppiare nel fiume formando crateri ancora visibili.
Di questa terribile giornata mi è rimasta impressa la figura della Signora Baldighieri, che il giorno prima era a Messa di mezzogiorno nella panca vicina alla mia, morta insieme al marito mentre erano a tavola. La loro figlia adottiva fu colpita alla testa mentre giocava vicino al Monumento.




... Il ponte fu colpito parzialmente alla prima arcata ... e fu risistemato in poco tempo ...


E mi ricordo anche della ricerca che qualche donna faceva del suo uomo che non avrebbe più trovato ed il pianto disperato di una madre per la morte del proprio figlio spiratole fra le braccia nonostante avesse cercato di fargli scudo con il proprio corpo.


 









5 giugno 1944      Il bombardamento è appena finito. 
Una nuvola di polvere ricopre Biforco
e si estende fino alla chiesa di Cardeto.


Clicca sulle foto se le vuoi ingrandire

Fonti    Notizie e documenti forniti dall'autore, stesura in collaborazione con Luisa Calderoni.
Le foto sono tratte da: Marradi nella Resistenza OGM (1984). Il quadro "Il mercato del lunedi" è di Francesco Pagliazzi (1910 - 1988) pittore e sindaco di Palazzuolo.

3 commenti:

  1. a parziale rettifica ,il reparto che effettuò il bombardamento del 05061944 su Marradi non era quipaggiato con gli Avro Lancaster bensì con i Consolidated B-24 Liberator
    come ho segnalato per e-mail al vostro comune. Vedi WWW.484th.org
    saluti da Lorenzo Bertin Pontelongo (Pd)

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