Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

sabato 25 febbraio 2012

La Luna a barchetta

Un evento da non perdere
di Corrado Lamberti



Stasera e domani, 25 e 26 febbraio, chi avrà modo di osservare la luna, la vedrà in una forma piuttosto insolita. La luna sarà a barchetta. Si tratta di un evento raro, a spiegarlo è l’astronomo Corrado Lamberti, il quale dichiara ai giornalisti che noi italiani siamo abituati ad ammirare la luna sempre in posizione verticale, a destra nella fase crescente e viceversa a sinistra in quella calante, ma questa sera sarà possibile osservala nella strana versione orizzontale.
Il momento ottimale per osservare la luna in questa insolita posizione, è subito dopo il tramonto del sole, alle ore 19,30, infatti proprio in quel preciso istante la luna si troverà a 15 gradi sull’orizzonte. Un fenomeno che dipende da strane combinazioni, che considerare coincidenze sarebbe troppo riduttivo. Per spiegare meglio, l’astronomo ci dice che il Sole, pochi minuti dopo essere tramontato, farà si che la Luna si troverà sulla verticale all’orizzonte, con la sua parte illuminata rivolta verso il basso.

Se le condizioni meteo lo permettono, si potrà assistere a questo spettacolo della natura e se non sarà possibile vederlo, si sappia che si ripeterà fra 30 giorni. Però se anche in quel caso non sarà possibile assistere all’evento, beh, a quel punto, secondo le stime recenti, bisognerà attendere undici anni, esattamente nel 2023 dovrebbe ripetersi nuovamente l’inconsueto evento, oppure ci sarebbe ancora un’altra chance quella di fare un viaggio nei tropici, dove il fenomeno è abbastanza abituale.
Quindi stasera, invece di trascorrere l’ennesima serata in tv, si potrà osservare ben coperti, perché seppure il tempo è migliorato siamo pur sempre nel rigido mese invernale di febbraio, il fenomeno naturale della luna a barchetta, uno spettacolo gratuito offerto da Madre Natura per il nostro bel paese.

Si vede la Luna a barchetta da Marradi?
Ecco due foto scattate sabato 25 febbraio alle 20,30
In quella in alto, scattata al lago dell'Annunziata,  la Luna è accanto al Castellone.
Nella foto in basso, scattata da Quéra, a Biforco, la Luna è a sinistra del castello, accompagnata dal pianeta Venere. Clicca sulle foto per ingrandirle.

Forse il fenomeno si ripeterà il 25 - 26 marzo


 

domenica 19 febbraio 2012

Il geocaching

La versione tecnologica
della Caccia al Tesoro


Il logo del gioco

 Da piccoli giocavate alla Caccia al Tesoro? Avete giocato di recente durante una festa in famiglia? Questa che segue è la versione moderna, elettronica e digitalizzata di questo gioco. Si clicca, si spippola e si naviga ... la tecnologia migliora o peggiora le cose, a seconda dei punti di vista. Vediamo.

Cos'è il Geocaching?
Il Geocaching è un gioco che concilia la classica caccia al tesoro con la moderna tecnologia dei GPS portatili. L'idea di base è semplice: alcune persone, (gli hiders) nascondono dei contenitori (i cache) da qualche parte in campagna, ne registrano le coordinate geografiche con un GPS e le scrivono sul sito ufficiale di questo gioco (www.geocaching.com). Così i cercatori (i seekers) possono utilizzare i loro GPS per trovarli, conoscendone il punto esatto.

L'hider nasconde il geocache (basta un recipiente ermetico) e rileva le coordinate dal Garmin ...

Tutto qui? Dov'è la difficoltà?
Sembra tutto elementare, ma una cosa è sapere dove si trova un oggetto e un'altra è trovarlo davvero. Sul GPS c'è sempre un minimo errore e non sempre il nascondiglio è evidente. Perciò una volta sul posto il seeker (il cercatore) deve fare una specie di caccia al tesoro per trovare la cassetta nascosta dall' hider.

Cosa bisogna fare quando si trova un cache?
La cosa più importante è ricordare dov'era nascosto, perché andrà rimesso proprio lì. Poi si apre il contenitore e all'interno si trova un logbook, un registro delle visite, sul quale lascerete la vostra firma e, se volete, anche un piccolo pensiero o un commento. Se nel cache ci sono degli oggetti, ne potete prendere uno ma dovete lasciarne uno vostro.

Perché il Geocaching è divertente?
Per alcuni il divertimento è nella ricerca del cache. Altri trovano interessante aprire il cache e scoprirne il contenuto, leggere i commenti lasciati dai precedenti visitatori, prendere un oggetto e lasciarne uno proprio. Per altri ancora l'aspetto più interessante del gioco è scoprire un luogo nuovo, un paesaggio particolare o qualche piccola bellezza nascosta ... insomma posti che meritano una visita. Grazie al geocaching spesso si capita in luoghi interessanti dove non saremmo mai andati.

Dove si trovano i cache?
Un cache può essere nascosto anche in cima ad un monte, ma è meglio metterlo in luoghi facilmente accessibili con una passeggiata o in bicicletta. I più intriganti sono i cache che contengono indovinelli che portano ad altri cache e così via... vere e proprie cacce al tesoro.

Un geocachers (un giocatore) per dare informazioni usa un linguaggio "duro", tutto tecnologico. Questo che segue è un dialogo scaricato da Internet che vi può essere utile, se avete trovato un Garmin fra i regali di Natale o del compleanno e lo volete usare per questo gioco. Leggiamo:

Il Garmin Dakota 20

  • Domanda: Ho avuto da poco un Garmin Dakota 20 e mi piacerebbe fare il geocaching, ma non so come trovare i cache da scaricare sul mio navigatore. Chi mi aiuta?     grazie Alberto
  • Risposta: Ciao Alberto, leggi le regole in geocaching.it ...m/regole/lineeguida.gip. Ti devi iscrivere al sito ufficiale geocaching.com. Troverai i formati .LOC e GPX, il .GPX ha più dati del LOC ma è per gli utenti "premium", che hanno versato la quota annuale di circa 30 euro al sito geocaching.com. Scarica in prova per 20 giorni e poi acquista (mi pare circa 25 euro) il programma GSAK per gestire su pc tutti i dati dei cache http //gsak.net/      A presto    Flavio
  • Domanda: Ho scaricato il file globalcaching.loc, in quale cartella del Garmin lo devo inserire?

  • Risposta: lo metti nella cartella: x:\Garmin\GPX. Scolleghi il Garmin dal pc, lo accendi, aspetti che abbia agganciato i satelliti, vai sull' icona "tesori geo", poi "trova tesoro geo", a quel punto vedi i cache che hai copiato prima. Scegli il cache che ti interessa e premi "Vai". Ti mostrerà la direzione e la distanza. Quando arrivi nelle vicinanze sentirai un "bip", a quel punto esci da quella schermata fino al menu principale e scegli l'icona "bussola", che ti darà i metri che ti separano dal cache. Se c'è una buona copertura satellitare ti condurrà a 1-2 metri dall'obiettivo. A quel punto non ti rimane che cercare.
Il logo del sito geocaching.it  
(da leggere)

E' passato qualche hider da Marradi? Un seeker di fiducia, ha trovato due cache, una vicino al ponte della Badia del Borgo e una alla curva di Cencione (in cima alla Colla di Casaglia). Il punto preciso trovatelo voi ...





domenica 12 febbraio 2012

La strada di Mondéra

Un trekking con le ciaspole
fra Marradi e Palazzuolo
di Claudio Mercatali



Oggi è il nove di febbraio, primo giorno di sole dopo le abbondanti nevicate della prima settimana del mese. Posso provare le ciaspole nuove in un percorso per me impegnativo. La strada di Mondéra è una mulattiera di crinale, sempre soleggiata e panoramica. E' un bel percorso, frequentato in ogni stagione. Il posto è senz'altro isolato rispetto alla viabilità odierna, ma abbastanza importante nella viabilità medioevale, che si snodava lungo i crinali, secondo delle logiche e delle mete diverse dalle nostre. Da qui si va a Marradi, ma anche a Palazzuolo, a Gamberaldi e alla badia di Susinana, cioè si possono raggiungere le più importanti località dell' antico feudo degli Ubaldini e dei Pagani, che non avevano nessun interesse a collegarsi con Faenza e Firenze ma vivevano asseragliati fra questi monti.
Chi vuol fare il trekking in salita, andata e ritorno, sappia che Marradi è a quota 320m e la Colla di Mondéra è a 820m e cioè ci sono 500m di dislivello in 5 km, lungo un sentiero aspro. Per i walker (i camminatori) questo non è un problema, e nemmeno per chi ha un po' di allenamento, però dopo, forse, le gambe tremeranno per un paio di giorni.


 Il percorso inverso invece è una passeggiata lunga ma senza tanti problemi, lungo la direttrice che si vede qui accanto. 
Si prende il pulmino per Palazzuolo, che parte dalla stazione ferroviaria di Marradi alle 8.00 o alle 9.00 o alle 15.00 tutti i giorni feriali (il sabato la corsa delle 8.00 non c'è) e si scende al Passo del monte Carnevale, all'imbocco della strada per Bolano. L'autista vi dirà dove e vi farà il biglietto (1,20 euro).

 
 Bolano
 
  
Il nome del passo è un po' ingannevole, perché in realtà deriva dal latino medioevale "carne valens", deformato nel romagnolo "carvél" cioè valido, buono per la carne, per l'allevamento, data la vastità dei pascoli. Si contrappone al monte di fronte, che è una pietraia detta Colla di Cavalmagra.


I tempi non sono eccessivi: se non c'è la neve occorre mezz'ora per arrivare al podere di Mondéra, un' ora per arrivare a Casa del Vento e poi ancora un'ora per scendere a Marradi. Questi tempi sono larghi e comprendono anche le soste per le fotografie e per osservare il bel panorama.
Il podere di Mondéra era una proprietà della famiglia Campana e quasi certamente il famoso poeta Dino sarà stato qui con lo zio Torquato, uno dei pochi famigliari con i quali aveva un buon rapporto.



Oggi i tempi di percorrenza contano poco, perché c'è la neve, mezzo metro, mediamente dura, e si affonda per venti - trenta centimetri, il che significa che la fatica raddoppia e il percorso, che è 5,5 km, costa come se fosse di 11 km all' asciutto.
Dopo un'ora dalla partenza arrivo a Mondéra e scendo lentamente lungo i campi del crinale. Sono da solo e quindi devo aprirmi la pista. Ad un certo punto incontro un gruppo di cavalli e mi chiedo che cosa facciano lì, lontano tre o quattro chilometri dalla prima casa abitata. A giudicare dal loro sguardo forse anche loro si sono chiesti la stessa cosa di me.


Mi fanno compagnia mentre cerco il punto giusto per scattare questa foto, dove si vede Gamberaldi e sullo sfondo Monte Romano, che è in provincia di Ravenna. In questo blog, il 13 ottobre 2010 è descritto un bel trekking fra queste località, perché lì c'era una via praticata dai contrabbandieri, ai tempi dello Stato Pontificio e del Granducato di Toscana.

Il cavallo bianco annusa con cura il mio zaino, ho solo delle barrette di cioccolata che non gli interessano, mi guarda e con una leccata in faccia mi fa saltare via il berretto. Non è per affetto, cerca il sale dal mio sudore, ma evidentemente non gli piace, e allora se ne va.

Me ne vado anch'io e per un po' sfrutto la pista aperta da questi ingombranti amici.
Cà de feic (Casa del falco) e Cà de vent, passano uno dopo l'altro. Il panorama è bello, vasto, e lo sguardo spazia fino all'orizzonte. Il cielo sullo sfondo è a due strati e la parte più scura è una forte perturbazione di neve in arrivo, già prevista dal meteo per domani 10 febbraio.




Il panorama di oggi e di un giorno 
d'autunno da Ca' de feic.


Dopo un'ora sono in vista di Cà de vent, posto panoramico al massimo. Faccio una sosta, il panorama invita ed è ora di bere e di mangiare. In queste camminate il consumo di calorie è altissimo e ogni due ore, e anche meno se si va in salita, bisogna mangiare qualcosa di dolce e bere molto.
 
 
A sinistra: 
le rovine 
di Cà de vent


Che cosa c'è nello zaino del bravo ciaspolatore? Se il trekking è facile e dura solo mezza giornata non serve un gran che: il telefonino è indispensabile ma bisogna sapere bene se c'è il segnale in tutto il percorso. 
Una torcia a led, una corda, una maglietta, una camicia, una maglia e un berretto di ricambio, perché in caso di sosta, voluta o obbligata, occorre togliersi di dosso i vestiti bagnati dal sudore. 
Per mangiare basta qualche tavoletta di cioccolata e un litro d'acqua. L'alcol è un vasodilatatore, si può bere ma dopo un po' favorisce il raffreddamento del corpo.




Finalmente compare Marradi, nella valle laggiù in fondo. La vista della meta mi conforta e mi fa sentire più vicino al traguardo, ma so che questa è un' illusione. L'aria gelida e limpida falsa le distanze e sembra a portata di mano quello che in realtà è ancora lontano.



 
Da qui in poi la visuale si apre lungo la valle del Lamone, che si vede bene fino oltre S.Martino in Gattara, lontano da qui sei chilometri in linea d'aria.




La valle del Lamone
da Mont dl'esne
(Monte dell'asino).










Clicca sulle immagini 
se le vuoi ingrandire




Ora ci siamo. Marradi visto dall'ultimo podere che si incontra scendendo da questa strada, la Sassogna, fa un bell'effetto, d'autunno e d'inverno.




lunedì 6 febbraio 2012

1428 Il piccolo conte di Marradi

 Un trekking al castello
di Ludovico Manfredi
ultimo signore del paese
di Claudio Mercatali



Ludovico Manfredi era un conte ambizioso, parente dei Manfredi di Faenza e in perenne lite con essi. Nel 1424 dominava su Marradi, protetto dai Fiorentini ai quali faceva comodo che un signorotto locale contrastasse le ambizioni di Faenza.
In quell'anno Filippo Maria Visconti, duca di Milano, cercò di conquistare la Romagna e scoppiò una guerra con Firenze, che si sentiva minacciata. Il Duca iniziò una lenta risalita lungo la valle del Lamone, per raggiungere il Mugello, aiutato anche dai faentini. Ludovico Manfredi era nell’esercito fiorentino, che fu sconfitto a Fognano. Dopo questa battaglia ci fu l'armistizio e i Milanesi e i loro alleati rinunciarono ai loro propositi.
Ludovico sperava di cacciare i suoi odiati parenti da Faenza ma la pace guastò i suoi piani. Si agitò, protestò, e fu invitato a Firenze “per intendersi”. Però, appena arrivato, fu imprigionato nel carcere delle Stinche.
Il Carcere delle Stinche (qui accanto) era in via Ghibellina. Prese il nome nel 1304 quando vi furono rinchiusi i prigionieri fatti al Castello delle Stinche (Greve in Chianti). Era in appalto a privati e si stava meglio o peggio a seconda di quanto si poteva pagare. Vi furono rinchiusi anche Savonarola e Machiavelli.


Eliminato il conte Ludovico, i Dieci di Balìa incaricarono Averardo de Medici di prendere il Castello di Marradi e di cacciare i suoi fratelli. Averardo, era un pignolo che annotava tutto e così conosciamo il diario dell’ assedio, giorno per giorno, per un mese intero.
Chi sa leggere la scrittura del Quattrocento potrebbe consultarlo all'Archivio di Stato nelle filze del Mediceo avanti Principato, però è come fare un rebus a ogni riga. Averardo aveva delle milizie raccogliticce comandate da Bernardino della Carda, Cecco da Chianciano, Giovanni da Cascia, Antonello da Pescopagano, Antonio da Sinalunga, tutti personaggi che per vari motivi avevano dei debiti di riconoscenza verso Firenze e avevano accettato di rendersi utili a Marradi. Perciò nessuno di costoro era disposto a rischiare più di tanto. C’era anche una compagnia di mercenari un po’ svogliati comandati da Guglielmo l’Inghilese. L’assedio fu un susseguirsi di pochi assalti e molte trattative con vari tentativi di corrompere gli assediati perché si arrendessero. Ai primi di settembre del 1428 i fratelli di Ludovico Manfredi si arresero e abbandonarono il paese.



La ricostruzione della pianta del castello 
in un plastico 
di Vitaliano Mercatali


A tutte queste vicende avevano assistito, da lontano, anche i Manfredi di Faenza, che non volevano che i Fiorentini si allargassero troppo nella vallata. Accennarono l’intervento quando le milizie fiorentine assediarono il castello di S.Martino in Gattara, e Averardo rinunciò per non creare un incidente. Così il confine fra i domini delle due città fu fissato lungo il corso del Lamone, dove ora c’è il confine di regione.
E i Marradesi? I popolani non erano rimasti per niente coinvolti in queste vicende. Dal diario di Averardo sappiamo che erano preoccupati soprattutto per il gran consumo di fieno delle milizie e per l'arrivo dell’inverno. I più pensavano che questo fosse l’ennesimo cambio della guardia fra un signore e l’altro. Invece i Fiorentini arrivavano per governare. 

Averardo de Medici

Averardo convocò tutti, chiese obbedienza, fu convincente e dopo un po’ la ottenne. Nel 1429 fu concesso lo Statuto e nel 1447 il mercato settimanale, il lunedì. Così Marradi entrò a far parte della Signoria di Firenze. Dice lo storico Repetti: “ … dondechè fu promesso dalla Signoria di trattare quelle popolazioni al pari degli abitanti del contado fiorentino, col dichiararle esenti dalle imposizioni, gabelle, gravezze e fazioni ordinarie e straordinarie ...”.


E Ludovico Manfredi? I Fiorentini non lo liberarono, nonostante le suppliche dei fratelli e l’intervento di Astorre Manfredi di Faenza, che non lo temeva più. Forse morì alle Stinche dopo più di trent'anni di carcere.

Astorre Manfredi



LA ROMAGNA TOSCANA
Marradi e Modigliana furono gli ultimi comuni romagnoli conquistati dai Fiorentini (1428). Gli altri comuni conquistati nel Quattrocento o prima e rimasti sotto Firenze fino al 1923 sono: Tredozio, S.Benedetto, Rocca S.Cassiano, Dovadola, Castrocaro, Premilcuore, S.Sofia, Bagno di Romagna, Verghereto.


E ora non rimane che andare a vedere questi posti e le rovine del castello di Ludovico. La panoramica aerea qui accanto spiega abbastanza bene com'è fatta la zona.


 Clicca sulle foto se le vuoi ingrandire



Si può fare il percorso in discesa, dalla Strada della Piegna verso Marradi, partendo da Cignato, un gruppo di case che è quasi al valico della Colla di S.Ilario, lungo la strada per Palazzuolo.
E' un trekking piacevole per chi ama le racchette da neve, che oggi sono indispensabili, e se la neve non c'è è facile e adatto per i camminatori non tanto allenati. Si prende il pulmino per Palazzuolo, che parte dalla stazione ferroviaria di Marradi alle 8.00 o alle 9.00 o alle 15.00 tutti i giorni feriali (il sabato la corsa delle 8.00 non c'è) e si scende al bivio della Piegna. Il biglietto costa 1,20 euro e lo fa l'autista.

E' incredibile come cambiano aspetto
i posti quando c'è la neve.




La prima parte della strada è in piano e si percorre bene. E' il 2 febbraio 2012 e sta nevicando. C'è mezzo metro di neve e con le racchette si affonda abbastanza. Oggi qui il mondo è in bianco e nero e non ci sono certo i bei colori dell' autunno.



Alla bocchetta delle Fosse la visuale si apre. Si vedono i tornanti e la meta, laggiù in fondo. Gli ultimi giorni di gennaio sono "i giorni della merla" che la credenza popolare considera come i più freddi dell'anno. Secondo la leggenda una merla per proteggersi dal freddo si infilò in un camino con i suoi piccoli e dopo qualche giorno tornò fuori affumicata. Da allora questi uccelli furono tutti neri.


La Bocchetta delle Fosse.




La sagoma del castello si avvicina piano piano. Nevica a vento ma non è freddissimo. La fisica dice che l'acqua ghiaccia a zero gradi e la temperatura tende a rimanere più o meno su questo valore finché nevica, poi scende.

Dopo l'ultima salita compaiono i ruderi della torre di Malacoda. Finalmente si entra dentro il perimetro del castello. Dal mastio si vede la valle del Lamone per sette o otto chilometri.

 

Sopra a destra: La torre di Malacoda
Qui a sinistra: il mastio visto da Malacoda
A destra: la porta del mastio

Se i fratelli di Ludovico Manfredi fossero riusciti a resistere fino ai primi d'autunno probabilmente l'avrebbero fatta franca, almeno fino all'anno successivo. In questo posto non è per niente facile mantenere un assedio a lungo, non c'è riparo né acqua.


 








Marradi   (a sinistra)   e   Biforco  (a destra),  visti   dal   castello

Che cosa fecero i Fiorentini dopo aver conquistato il castello? Per alcuni anni mantennero qui una guarnigione, e poi piano piano abbandonarono il maniero e alla fine lo demolirono, perché non diventasse rifugio di banditi. La Signoria di Firenze si faceva vanto di governare con i propri Gonfalonieri e Vicari dal Palazzo Pretorio al centro del paese e non da un castello, come i signorotti medievali.

 


Si scende lungo la strada che va al Ponte di Camurano. La via è facile, per niente faticosa. Si passa accanto al ponte di ferro della Costa, uno dei più belli della ferrovia Faentina e alla fine si arriva alla villa Zacchini, un bel complesso residenziale del Settecento, che è lungo la strada statale per Firenze.


Bibliografia  Giuseppe Matulli Breve storia di Marradi, Bemporad Marzocco, 1965
AA.VV Il Castellone, Edizioni Polistampa, 2002
Documenti dell’Archivio Mediceo avanti Principato (Archivio di Stato di Firenze)
Per i dettagli costruttivi del castello vedi su questo blog l'articolo "Dieci anni" dell' 8.11.2011


mercoledì 1 febbraio 2012

Il secondo bombardamento aereo di Marradi

... Francesco Cappelli
racconta…



Jum Maré
prima del bombar- 

damento




La gente di Marradi era ancora sotto shock per il bombardamento del 5 giugno e avvenne un altro tremendo attacco aereo. Il 30 giugno gli aerei alleati colpirono di nuovo …

“ Era una mattina soleggiata… nella villa di Val della Meda, nel cui solaio ero sfollato assieme ai miei familiari, stavamo accudendo ai lavori di casa oltre a cercare qualcosa che potesse sfamarci perché il problema di ogni giorno, oltre a salvare la pelle, era trovare qualcosa per riempire la pancia. Certo che i contadini locali avevano formaggio pecorino e ricotte, ma come pagarli? Come ricompensarli?
Io con Pellegrina e Domenico andavo a pascolare mucche e pecore e alla sera aiutavo nella mungitura del bestiame e, anche se qualche volta disperdevo nel terreno un po’ di latte, l’importante era l’aiuto che io davo.


Accanto: Il ponte sul Lamone ora e allora (ricostruito in ferro dagli Alleati)

... questa volta hanno colpito
dal ponte  sul Lamone sino alla Stazione ...

Pensando a quella mattina rivedo ancora enormi formazioni aeree che volteggiavano nel cielo lasciando interminabili scie bianche ed un rumore assordante che neppure con il tempo ho dimenticato anche se nei prati con il bestiame mi sentivo relativamente sicuro.


 
Ad un tratto notai che una formazione di aerei si era staccata dal gruppo portandosi a bassa quota, quasi alla mia altezza, e sganciò una gragnola di bombe che sollevarono un polverone ben visibile ai miei occhi.
Di corsa mi raggiunse il padre di Walter e Rolando Diani che, accompagnato da mia madre e da mia sorella Adriana, disse, accompagnando le sue parole con l’indice verso la valle: “ Questa volta hanno colpito dal ponte sul Lamone sino alla Stazione.

 Clicca sulle immagini 
se le vuoi ingrandire




 L'ingresso del paese raso al suolo





 ... dopo il ponte sul Lamone si erano salvate solo la chiesa di S.Lorenzo e due case adiacenti...







Dopo il primo bombardamento la polvere si era alzata da quel punto in su, oggi hanno salvato il centro di Marradi ma hanno raso al suolo tutto Jummarè.” Infatti dopo il ponte sul Lamone si erano salvate solo la Chiesa di San Lorenzo e due case adiacenti, mentre la mia era stata gravemente danneggiata. Il resto era “ alles Kaputt” come dicevano allora i Tedeschi”





... il resto era "alles Kaputt" ...



Fonti Notizie e documenti forniti dall'autore,
stesura in collaborazione con Luisa Calderoni