Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 26 dicembre 2012

La macelleria Consolini di Marradi


Gestita per 126 anni
dalla stessa famiglia.
di Claudio Mercatali



Ci sono certe botteghe che sono passate dai nonni ai figli e ai nipoti. Nel caso della Macelleria Consolini si va ancora più indietro, perché l'attività fu iniziata dal bisnonno.
La ditta fu fondata nel 1886, da Lorenzo Consolini detto Lorenzone, che la passò al figlio Amerigo, che a sua volta la passò al figlio Lorenzo, padre di Amerigo, l'attuale proprietario. Indovinate come si chiama il figlio primogenito di Amerigo ...



 
Lorenzo Consolini, Lorenzone,
il fondatore della Ditta.
 
L'Italia del 1886 era molto diversa da quella di oggi. Roma era capitale solo da 16 anni. Leone XIII in lite con il governo italiano minacciò di trasferirsi in Austria (ma poi ci ripensò). La compagnia di navigazione Rubattino acquistò la baia di Assab, in Eritrea, e così cominciò la nostra avventura coloniale. Quando il negus etiope Menelik ci sconfisse ad Adua (1896) Lorenzo Consolini faceva il macellaio già da dieci anni.

 
A fianco: Marradi, anno 1900 E' arrivata la ciccia alla macelleria e le donne accorrono. Era importante arrivare presto, perché allora non c'erano i frigoriferi e la carne peggiorava alla svelta.
 
Il consumo della carne non era certo come quello di oggi. Chi aveva pochi soldi mangiava ciccia una volta ogni tanto, specialmente per le feste. Lorenzo (il nipote del fondatore) raccontava che un contadino, nella bottega per comprare l'agnello pasquale, gli disse: "tratèm ben, ch'à so vnu anc l'etràn!".

I macellai erano spesso accusati di mettere nella salsiccia la carne di bue o di pecora e chi ha una certa età ricorda che Lorenzo tritava la carne e la insaccava davanti al bancone, perché tutti i clienti potessero vedere che carne usava. Oggi non si potrebbe fare, le regole igieniche attuali non lo consentono.
Fino agli anni Sessanta lungo le pareti laterali erano appesi i quarti di bue e, secondo l'uso del paese, il venerdì santo le bestie macellate venivano messe in bella mostra e la luce rimaneva accesa, finché non era passata la processione del Gesù Morto. Oggi anche questo è vietato per motivi igienici, e poi la sensibilità della gente è cambiata e l'esposizione delle bestie macellate non è per niente gradita. Una volta invece la vista dei tranci permetteva alla massaia di capire se la carne era fresca e se aveva il timbro a inchiostro del veterinario che l'aveva controllata al macello.


Anni Cinquanta, da sinistra: Domenico Razzi, Pietro Mercatali (Cicetto, un altro macellaio),  Lorenzo Consolini, Ulderigo Consolini, ... ?..., Antonio Razzi. Sono al macello comunale, contenti perché hanno finito la macellazione e il bue in quarti è sul carro. Si parte per andare alla bottega. Oggi un trasporto fatto in questo modo non è nemmeno immaginabile.





Anni Sessanta. A sinistra: Fulvio Sartoni, che poi aprirà una bottega in proprio, apprendista, assieme a Lorenzo Consolini.



Clicca sulle immagini 
se le vuoi ingrandire








Anni Ottanta: la bottega allestita
per l'esposizione del Venerdì Santo.
(con le galline spennate al Piano Bar)







 

IL CONCORRENTE
Luigi Ciani era un altro macellaio, che il 25 aprile 1925 scrisse all'Economo dell'Ospedale S.Francesco di Marradi per far presente che anche lui ... leggi qui a sinistra ...






E' rimasto anche il ricordo che Lorenzone, nel giorno di S.Lorenzo, suo onomastico e festa del patrono di Marradi, metteva un banchetto fuori dal negozio e offriva una fetta di cocomero ai passanti, cosa assai gradita a chi negli anni Trenta era bambino.

 
Il conto della Macelleria Consolini
alla Congregazione di Carità, cioè
alla Associazione che gestiva l'Ospedale 
S.Francesco di Marradi, per la fornitura
del novembre 1935.


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