Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

mercoledì 12 giugno 2013

La Colonia Elioterapica

Francesco Cappelli racconta…



Il Carro di Fetonte, 
logo delle Colonie Elioterapiche





Negli anni Trenta il Regime diffuse al massimo le colonie marine ed elioterapiche. L' iniziativa in sé e per sé era ottima, perché consentiva un soggiorno estivo organizzato ai ragazzi che altrimenti non avrebbero potuto permetterselo. Però, come in molte dittature, la Colonia aveva anche lo scopo di inquadrare i ragazzi secondo le direttive del Partito e inculcare loro fin da piccoli i principi del Fascismo.




Anche la sezione del Fascio Marradese organizzava la Colonia Elioterapica, nella Villa Ersilia, e quella del 1938 venne presentata così:.


Apertura della Colonia Elioterapica
Marradi 12 luglio 938   XVI

Nel magnifico parco della Villa Ersilia adiacente al campo sportivo della casa del nostro Fascio à avuto inizio la frequenza alla Colonia Elioterapica dell'anno XVI dei bimbi iscritti. Questa nobile istituzione voluta dal Regime per sempre come il Duce lo vuole andare più verso il popolo vegliare il popolo nei suoi più sacri e delicati sentimenti è stata sentita con particolarità da questo Fascio e nell'andare degli anni è andata sempre più man mano perfezionandosi in tutti i suoi delicati compiti. Quest'anno ben 130 fra Maschi e Femmine per 40 giorni consecutivi saranno amorevolmente vegliati educati a vivere degnamente la loro tenera fanciullezza. In questo compito delicato i dirigenti con a lato il segretario politico dr. Landi dedicano tutta la loro abnegazione tutta la loro diligente opera disinteressata sentendosi solo compensati dall'aver compiuto il proprio dovere di Fascisti. La sorveglianza personale dei piccoli è affidata a maestri e maestre che nel loro periodo di vacanza si prestano a dare la loro opera sacrificandosi. A loro va la riconoscenza della cittadinanza marradese che le ànno affidato i loro più cari affetti perché ne facciano dei degni figli dell'epoca Fascista e perché nel contempo curino la loro salute. Oggi le voci argentine strillanti di gioia si sentivano passando dalla strada come un ronzare di rondini che si rincorrono nello spazio. A sera all'ammainabandiera le 130 voci ànno gridato il loro possente a noi che si è andato a ripercuotere nella valle come un eterno giuramento a chi amorevolmente da Roma Imperiale col suo grande cuore li veglia.                                
Monti Roberta




Anche Francesco Cappelli, nel 1939 e nel 1940 andò alla Colonia con i sandali, i calzoni corti e il berrettino bianco contro le insolazioni. Eccolo qui accanto, nella piazza di Marradi pronto per la partenza.


Clicca sulle immagini se le vuoi ingrandire


E questo è il suo ricordo:
“Quando avevo 9-10 anni, in estate, andavo alla colonia elio- terapica che non era molto lontana da casa mia. Infatti il raduno dei ragazzi, circa 50 e solo maschi, e le attività ricreative, si svolgevano nel parco della Villa Ersilia."




 Foto di gruppo:  il primo a sinistra è il maestro elementare Pierini che da semplice falegname, in seguito si diplomò alla scuola magistrale.
I nomi dei riconoscibili sono qui accanto. Il ragazzo alla sinistra della direttrice (al centro della foto) è Goffredo Nannini, futuro deputato della DC.










Da notare la M di Mussolini sulle magliette bianche. Francesco si ricorda che una volta che scendeva con altri ragazzi della colonia per via Razzi ( la Strada Nuova) con addosso quella maglietta, qualcuno li cacciò via proprio a causa della maglietta fascista.



Francesco prosegue il suo racconto...

"Ogni mattina all’ingresso della villa su via Roma, oggi Via Dino Campana, c’erano due “assistenti” armati di moschetto che naturalmente non funzionava. La frequenza alla colonia non era obbligatoria: chi c’era c’era e chi non c’era non c’era…


All’interno del parco della Villa Ersilia, che era come oggi recintata da un alto muro di pietra, eravamo liberi di fare ciò che volevamo ma, una volta entrati, in genere, non si faceva niente fino all’ora di mangiare.


Non c’erano giocattoli e quindi giocavamo a nascondino, mosca cieca, a fare gli attori e ci facevamo tanti dispetti come fanno tutti i bambini.
Si poteva giocare a pallone ma avevamo solo una palla fatta di stracci.
Non mi ricordo che gli adulti ci facessero svolgere particolari attività. Una volta che caddi su una bulletta che mi si infilò nel palmo della mano, io la tolsi e andai dalla Direttrice che mi ignorò. Allora la rinfilai nella ferita e tornai da lei che me la levò e basta!!!

Il pasto di mezzogiorno era preparato nella cucina della Casa del Fascio che comunicava con il parco della Villa Ersilia grazie ad una apertura nel muro divisorio.
Si mangiava in una tavolona all’aperto ed io gradivo molto mangiare la testa di coniglio. Spesso, usando un unico cucchiaio per tutti, ci somministravano l’olio di fegato di merluzzo.


Ogni tanto ci portavano tutti in fila al Monumento per fare onore ai Caduti.




Sopra: La statua di bronzo che commemorava i caduti della Prima Guerra Mondiale.
(venne fusa nel 1942 per fare delle armi)



A destra: il parco del Monumento 
negli anni Trenta





Una volta un mio compagno, Ilario Visani, mi disse:” Andiamo nella cucina della Casa del Fascio a prendere il pane.” Io acconsentii e ci sviammo verso la Casa del Fascio ma a metà percorso ci fermarono e qualcuno disse: “Questo è uno di quelli…”Io ed altri bambini fummo messi in ginocchio davanti ad una delle assistenti ma io non avevo fatto nulla, solo preso alcune nocciole da una pianta. Non ho mai perdonato Ilario Visani per quella “spiata” senza senso…

Per concludere, ricordo un episodio divertente. Una volta ci mandarono tutti dentro la villa. Io dovevo fare la pipì e sentivo che fuori dalla finestra c’erano alcune ragazze che parlottavano tra loro. Io, dispettoso monello, mentre facevo la pipì la feci zampillare fuori dalla finestra sulla testa delle ragazze che commentarono:” Piove!!”.



Fonti: Tutte le illustrazioni sono di Francesco Cappelli, esclusa l'ultima che è di Beppe Visani. Il testo è stato curato da Luisa Calderoni.




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