Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

sabato 28 settembre 2013

Dino Campana: A Iori occhio di sole


Curiosità e fantasia
su Dino Campana.
di Silvana Barzagli





Dino Campana
disegno di Alberto Sughi






A Marradi, nel primo decennio del dopoguerra, in Via Fabbroni n.26, per me che sono del '50, esisteva una Cartoleria, alla quale ordinavamo tutti i libri di scuola elementare e medie. La titolare, Nella Rivola (1906-1973) tutti la ricordiamo per la sua gentilezza e la vasta cultura (considerata la quinta elementare) soprattutto in campo artistico.
 
La vita la portò bambina a conoscere il nostro poeta Dino Campana e così l' allora giornalista radiofonico Sergio Zavoli venne a Marradi, e fra le altre raccolse anche la sua  testimonianza sul poeta dando alla stampa un libretto titolato "Campana -  Oriani -  Panzini -  Serra" alla Casa Editrice Cappelli - 24 ottobre 1959 - L. 800.
Mia zia Elena comprò il n. 884, e prima di lasciarci me lo regalò.







Silvana ed Eleonora Barzagli
da bambine, alla "conchina"
(un pozzo sul rio Salto vicino
alla Presìa) con Nella Rivola


La Signorina Rivola, così in paese tutti la chiamavano, era stata una grande amica di mia zia, ed anche noi, io e mia sorella Eleonora, da bambine l' abbiamo frequentata spesso.
Ricordo, che ogni tanto, nel pomeriggio andavo a trovarla. Tra un intervallo e l' altro al banco a sinistra appena si entrava, ci faceva accomodare nella seconda stanza al cui interno, su di una bella tavola di legno quadrata, giaceva sempre aperto, anche per giorni interi, con le carte da "scala 40",  il "solitario di Napoleone".
Un giorno, mentre mi sedevo al tavolo, Lei, tutta entusiasta e sorridente mi dice : "Sai dieci minuti fa, su quella sedia è stato seduto, il giornalista Sergio Zavoli, voleva sapere di Campana".
Poi tra il 1995 ed il 2000 durante uno degli ultimi Premi Letterari dell' Associazione "Città Campaniane" a Marradi, il Sindaco di allora, On. Giuseppe Matulli, mi presenta al Presidente Zavoli, già illustre giornalista ed io, con il mio libretto in mano, raccolgo questa dedica: "Nel nome di Campana, che ci tiene insieme. Con tanta cordialità Sergio Zavoli."




Casa Campana negli anni Cinquanta


Non c' è nulla, credo, di questa intervista fatta alla Signorina Rivola, che non sia già stato notato e vagliato dagli studiosi. Oggi, qui sul "blog" voglio proporre a chi legge, solo una mia fantasia, suggerita dall' ultima domanda di Zavoli alla Rivola:

Zavoli: "se non è indiscreto, posso chiederle se fra Campana e sua sorella ci fosse qualcosa di più che una semplice amicizia?
Rivola: "Io ero così piccina, non capivo queste cose. La chiamava Iori. Sulla copia del libro che le regalò aveva scritto: "a Iori, occhio di sole!"

Questa frase finale, mi ha sempre lasciata "intrigata" (come suol dirsi). Un uomo coi "piedi per terra" penso avrebbe scritto "occhi di sole!": quel "singolare è troppo "astronomico" ovvero troppo pieno di "contenuto". Curiosità e fantasia in me, era "tanta", così ho cercato ed ho trovato che:

Iori, ovvero Iole, aveva quindici anni, quando ricevette da Campana in dono i "Canti Orfici", era insegnante, (asserisce la sorella a Zavoli, e risulta maestra elementare all' Anagrafe di Marradi). Nasce a Firenze nel 1899, nel 1906 è con la sorella a San Benedetto del Tronto, nel 1011 a Genova, nel 1915 a Gubbio (Perugia),nel 1922 a Barberino di Mugello.
Difficile dire quando arrivarono a Marradi, si presume nel ' 15, a seguito del padre "daziere", come ricorda Remo Montevecchi, grande amico della Nella.
Remo Montevecchi ricorda anche che: "diplomata a 18 anni, il primo insegnamento fu per Iole a Ripatransone sopra San Benedetto del Tronto. Il padre aveva a Borgo Rivola un' enorme proprietà che, prima di trasferirsi come daziere a Marradi,  divise con il fratello. 

Iole muore a Barberino di Mugello, ove insegnava, nel 1928 di tubercolosi seguita, poi, dal fratello Gastone, la cognata e la nipotina." Il padre muore prima della seconda guerra mondiale e la Nella resta sola a Marradi con la mamma. Tra il 1915 e il 1918 le abitazioni successive delle due sorelle Rivola sono a Marradi in Via Fabbrini n. 2/11 e in Via Fabbroni n.5.                          

Anche Dino Campana fra il 1915 e il 1918 girò a lungo attraverso il Mugello. Chissà se Iori l'avrà incontrato di nuovo.

mercoledì 25 settembre 2013

Addio a Enrico Consolini

25 Settembre 1988


















Fonte: Documenti di Norma Visani, per gentile concessione. 
Impaginazione di Luisa Calderoni.

domenica 22 settembre 2013

Il ritorno da Casetta di Tiara



Dino Campana rientra a Marradi
alla fine dell'estate
 ricerca di Claudio Mercatali


Casetta di Tiara


L'estate del 1916 fu una bella stagione per Dino Campana. Nei primi giorni d'agosto era cominciata la storia con Sibilla Aleramo con un soggiorno appassionato nello sperduto paesino di Casetta di Tiara. Per i due furono giorni di matta passione, di amore travolgente in giro per i monti.
A settembre Sibilla tornò a Firenze e Dino, dopo essere rimasto solo per qualche giorno, si avviò a piedi verso Marradi. A Palazzuolo spedì all'amata la lettera che è qui di seguito preannunciando il suo arrivo a Firenze per il giorno successivo.

 
La bella giornata, il lungo cammino attraverso i monti (da Casetta di Tiara a Marradi ci sono più di venti chilometri) l'avevano messo di buon umore e cantava il ritornello "io ti scopersi e ti chiamai Sibilla" che a dire il vero viene da un sonetto di Giovanni Cena, uno scrittore col quale Sibilla aveva vissuto per diversi anni. Dino faceva il disinvolto, ma era gelosissimo del passato di Sibilla ...

Sopra: Visuale dalla Bastia verso Palazzuolo
A destra: ... mi avvicino al mio fatale paese ... Il Lavane visto dalla Colla di Palazzuolo

A Sibilla Aleramo
Pensione Scandinavia
Corso dei Tintori  Firenze

Sabato, domani, all'ultimo treno che arriva a Firenze, alle ore 8 e 3/4 o alle nove, io verrò mia cara. Non posso dirti nulla. Sono quà a Palazzolo (ne vedesti la direzione dalla Bastìa). Mi sono messo in viaggio questa mattina con un tempo magnifico e per tutta la mattinata ho pensato a te come per raccoglierti intorno gli ultimi splendori della bella stagione nei prati umidi, un verde intenso di velluto. Non ti dirò le sciocchezze che servivano di pretesto al mio amore, sono di quelle che non mi vuoi perdonare. Cantavo, figurati che avevo per ritornello: io ti scopersi e ti chiamai Sibilla. Volevo anzi telegrafartelo senz'altro questo ritornello come una protesta brutale della sanità vitale del nostro amore, unica ambigua e chiara risposta alle tue possibili ansie. Mi accorgo di sragionare. Mi avvicino al mio fatale paese. Addio amore ritroverò la forza fra le braccia della mia Sibilla.

Palazzuolo di Romagna  22 settembre 1916             Dino Campana

giovedì 19 settembre 2013

Dino Campana a Casetta di Tiara



Il paese del grande amore
di Claudio Mercatali



Nel settembre 1916 il soggiorno di Sibilla Aleramo a Casetta di Tiara si era concluso da poco. Erano stati giorni di matta passione per lei e per Dino Campana.
Il poeta rimase qualche tempo da solo e scrisse così alla sua amata:

"Come sapete ho la testa vuota, piena del vento iemale che riempie questa valle d'inferno. L'inverno mi diverte. Sento che qualcosa resta dopo tutto, come quel laghetto laggiù nella sua trasparenza che nulla riesce ad offuscare. Mi diverto a vederlo rabbrividire. Mi contento di poco come vedete. La felicità è fatta delle cose più leggere: quando, si intende, la felicità è in noi: in me?  e in voi -  Spedito con espresso articolo a voi, ricevuto lettere ringrazio. Trovato coltellino."

19 7bre 1916

Dov' è questo laghetto che sembra rabbrividire ai primi venti d'autunno? Si chiama laghetto di Porcia, e si trova proprio sotto Casetta, in un luogo suggestivo vicino al Molino della Lastra. Si può raggiungere dal paese scendendo per un sentiero impervio ma più comodamente anche dalla strada che viene da Firenzuola, imboccando a piedi una laterale proprio all'inizio della rampa che porta a Casetta. La cartina qui accanto chiarirà più delle parole.

Il Molino della Lastra è un piccolo edificio e in parte il laghetto è formato dalla briglia di sbarramento che devia l'acqua nella sua gora.


Il molino




Casetta di Tiara, come Campigno, ha tutte le caratteristiche per essere un luogo campaniano: è isolata, sperduta e suggestiva.


La valle dell'Inferno, che è lì sotto, in autunno è particolarmente bella. I gitanti dell'estate non ci sono più e la solitudine regna lungo il fosso del Rovigo, uno degli ecosistemi d'acqua corrente più integri del nostro appennino. La forma della valle fa da imbuto e il vento spira quasi sempre, gelido ma non forte.






Ottobre. Il sole tramonta 
dietro all'Altello. 
In alto la prima neve.



Dov'era la casa di Sibilla e Dino? Non sembra difficile rispondere e Sonia Livi, che gestisce qui un ristorante, spiega che nel primo Novecento praticamente solo la famiglia Gatti, possidente, aveva case adatte per essere affittate ai forestieri. Quasi certamente è quella di fronte alla chiesa, l'unica con un terrazzino.




La casa con il terrazzino






Ma la famiglia Gatti aveva anche un altra casa, più in alto rispetto al paese, nel punto in cui è stata scattata la foto panoramica qui sopra, e secondo alcuni potrebbe essere questa. Però è meno probabile, perché questo edificio, detto Ca' di Ciardi, è una casa troppo signorile per le possibilità finanziarie di Dino Campana, che aveva solo una rendita di trenta lire al mese passate dalla sua famiglia come vitalizio.

L'unica altra possibilità d'alloggio era la locanda di Geppinello, di fianco alla casa con il terrazzino, con quattro stanze da dare in affitto. ognuna intitolata ad un santo. Però Geppinello, al secolo Giuseppe Tagliaferri, era parente del parroco don Carlino Tagliaferri, ed è poco probabile che avesse affittato una camera intitolata a un santo a due amanti disinvolti come Dino e Sibilla. In più non pare credibile che una poetessa cittadina potesse accettare di alloggiare in una bettola di montanari.

lunedì 16 settembre 2013

Fiat lux!!

 A Marradi la luce elettrica…
di Luisa Calderoni



Dal registro delle delibere del 1884 del Comune di Marradi:

“Illuminazione notturna nelle strade e piazze del Paese pel quinquennio    1889-1893”

Ritenuto che scadendo nel 31 Dicembre prossimo l’appalto dell’illuminazione notturna a petrolio delle strade e piazze del Paese, necessita provvedere negli anni futuri ad un migliore servizio, nonché alla illuminazione dei vicoli del paese e della strada di accesso alla Stazione ferroviaria di Marradi,
E che a raggiungere lo scopo si ravvisa l’opportunità di accogliere la proposta fatta dalla Società Busato Fabbri e C.i, della illuminazione elettrica del Paese pel quinquennio dal 1.mo gennaio 1889;
 Sulla proposta dell’Assessore   Signor Matulli, Presidente della 4a Commissione Permanente;
Il Consiglio, con voti unanimi, resi per alzata e seduta, delibera quanto appresso:

1°- E’ concesso alla Società Busato Fabbri e C.i costituitasi in marradi con atto privato del 20 giugno 1888 recognito dal Notaro Corazzini e registrato a Borgo San Lorenzo nel giorno successivo, ed avente per scopo l’impianto e la conduzione di un molino nuovo a cilindri e la fornitura della illuminazione elettrica in Marradi con motori animati dall’acqua del Lamone, l’accollo fiduciario della illuminazione elettrica del paese di marradi, pel quinquennio dal primo gennaio 18ottantanove al trentuno dicembre 18novantatre e colla corresponsione per parte del Comune dell’annuo canone di Lire Millecinquecento. (…) “


Estratti dal  “Capitolato di Appalto della Illuminazione elettrica del Paese di Marradi”
  • Articolo 1°- La Società Busato-Fabbri e C.i dovrà illuminare tutte le piazze,strade e vicoli del paese con quaranta lampade elettriche ad incandescenza da collocare nelle località indicate nell’annessa tabella A ed aventi la forza illuminante stabilita  per ciascuna colla tabella stessa.  E’ in facoltà del Comune di variare l’ubicazione delle dette lampade, rimborsando la Società delle spese del nuovo collocamento e relativa conduttura.
  • Articolo 2°- La detta società dovrà pure collocare due lampade ad arco  voltaico della forza illuminante di trecento candele per ciascheduna, una sulla piazza le Scalelle sospesa fra la casa di N.o 3 e la casa di N.o 9, e l’altra nella via Fabroni sospesa tra la casa N.8 ( Ciottoli) e la casa N.o 7 ( Albonetti). Dovrà altresì collocare una lampada ad incandescenza,  della forza di cinquanta candele, nel piazzale della Chiesa Arcipretale. Codeste tre lampade  dovranno essere tenute accese fino alla mezzanotte dei giorni indicati nell’annessa Tabella B (…) Occorrendo al Municipio di tenere accese le dette lampade  al di là della mezzanotte, oppure in un numero di giorni maggiore di quello indicato nella tabella, dovrà farne richiesta alla Società quarantotto ore innanzi, e corrispondere alla società medesima il compenso di una Lira per ciascuna ora e per ciascuna lampada ad arco voltaico, e di centesimi otto all’ora per quelle ad incandescenza.

     
    La Centrale, piccola, in primo piano accanto al grande edificio del Molinone.
     
  • Articolo 3°- L’accollo avrà la durata di anni cinque consecutivi dal primo gennaio 1889
  • Articolo 4°- Il canone annuo dell’accollo è stabilito in lire millecinquecento, da pagarsi in rate trimestrali posticipate
  • Articolo 5° - Oltre l’opificio per la produzione della elettricità, l’Impresa dovrà provvedere a proprie spese le macchine dinamo-elettriche, i conduttori aerei, gli isolatori, i pali, i sostegni, le cassette di sicurezza, gli interruttori, le lampade, e in una parola, tutti gli apparecchi necessari a dispensare la luce, regolarne e controllarne il buon funzionamento secondo gli ultimi dettami della scienza, non avendo il Comune altro obbligo che quello di corrispondere il canone annuo di cui all’articolo precedente e dovendo il  materiale suddetto, al termine dell’appalto, rimanere di esclusiva proprietà dell’Impresa.  (….)
  • Articolo 10°- Le lampade saranno sempre accese dall’Ave Maria della sera all’alba di ciascun giorno dell’anno. Però nei mesi di novembre, dicembre e gennaio lo spegnimento non potrà aver luogo prima delle ore sette antimeridiane(…)
  • Articolo 18°- Il Municipio di Marradi si obbliga di usare esclusivamente per le pubbliche vie o piazze e per i vicoli del Paese la luce elettrica della sola Società concessionaria, e ciò durante il quinquennio 1889-1893 (…)
  • Articolo 19°- L’amministrazione comunale non potrà opporsi all’applicazione dei pali, dei bracci di  sostegno e dei fili conduttori sopra il suolo pubblico o lungo gli stabili di proprietà del comunale, quando tale applicazione si faccia senza danno del Municipio e del pubblico.
  • Articolo 21°- Tutte le spese relative al presente accollo saranno sostenute a metà dalla due parti contraenti.



















TABELLA A 
Elenco delle località nelle quali debbono collocarsi le quaranta lampade ad incandescenza, con l’indicazione della loro forza illuminante
                   
               
TABELLA B  
Elenco delle sere nelle quali debbono tenersi accese le due lampade ad arco voltaico in Piazza le Scalelle, in via Fabroni e la lampada ad incandescenza nel Piazzale della Chiesa Arcipretale



1  Giorno natalizio di S.M il Re
2 Pasqua di resurrezione
3 Festa del Corpus Domini
4 Festa nazionale
5 Fiera del 1° Lunedì di giugno
6 Seconda domenica di luglio
7 Fiera successiva
8 Fiera di Agosto di S.Lorenza
9 Il giorno 8 Settembre
10 il 20 Settembre
11 Lunedì successivo alla Festa dei Santi
13 Martedì successivo alla Festa dei Santi
14 Mercoledì         id                id
15 Giorno natalizio di S.M la Regina
16 Fiera di Dicembre
17 Il 24 Dicembre
18 Il 25 Dicembre

         
TABELLA C    
Tariffa da adottarsi…..


   Firmati all’originale   
Il Presidente M. Bandini


Fonte:  
Archivio storico del Comune di Marradi. I documenti sono stati forniti dall'archivista Francesco Cappelli.



mercoledì 11 settembre 2013

Ars venandi



l'Ars venandi o arte venatoria è il nome nobile della cosiddetta "caccia", una attività la cui origine si perde nella notte dei tempi. E' la grande passione di tanti marradesi e non c'è nulla di male ad esercitarla se viene praticata correttamente.


 Dalla capanna del partigiano

 

Nevicata al capanno

Roberto Randi, appassionato "capannista" ha censito tutte le postazioni fisse del Comune di Marradi che abbiano almeno 40/50 anni in una sorta di catasto di costruzioni a scopo venatorio quasi tutte dismesse e quindi ormai storiche. 



Verso Marradi

La pubblicazione ha questo titolo suggestivo: “Nel silenzio dell’alba ottobrina” Capanni da caccia nel comune di Marradi, ed è di oltre 100 pagine, con altrettante foto che documentano molto bene il nostro ambiente montano. 


Verso Monte Romano

Il libro sarà presentato all'equinozio d'autunno al Teatro degli Animosi, secondo gli orari scritti nelle locandine affisse in vari esercizi pubblici qui in paese.


Queste qui accanto sono foto scattate dai capanni di caccia storici, posti nei siti più panoramici del comune di Marradi.

Il Legionario


 Lettera di un legionario marradese dal fronte dell'Ebro, in Spagna- 16 Agosto 1938
(ricerca di Luisa Caderoni, documenti di Francesco Cappelli)





Un matrimonio in piazza



Onoranze al Monumento ai Caduti






E' tornato il legionario. Corteo di festeggiamento a Popolano, sulla strada che da Casa Fabbri va verso la Chiesa. Il bel muro di pietre è completamente scomparso. Si riconoscono: in primo piano Adriana Cappelli e Nardina (?), dietro ad Adriana Diva Samorì con gli occhiali scuri, , il Dottor Landi e il Dottor Savorani



mercoledì 4 settembre 2013

Giancarlo Ballerini

Memorie di guerra
Terza parte - 1943
ricerca di Luisa Calderoni



 La pagella del 1943





Intanto comincia il 1943 denso di nubi, si arriva alla primavera e i venti di guerra si fanno sempre più minacciosi. L’Africa è perduta ed il nemico è ormai alle porte. L'11 luglio gli eserciti Alleati sbarcano in Sicilia… si comincia a veder volare nei cieli gli aerei da bombardamento americani.

 





 11 luglio 1943
 Lo sbarco degli alleati in Sicilia



E arriva il 25 luglio con la riunione del Gran Consiglio del Fascismo e la caduta e l’arresto di Mussolini.
A Marradi c’è fermento, a qualcuno viene detto: ” E lei è l’ora che si tolga  dall’occhiello quel distintivo, risposta: ” Non ci penso nemmeno…” Volano parole grosse con qualche spinta e qualche ceffone, ma poi, a parte mugugni e rancori mai sopiti, tutto finisce lì.  

 


Si scivola ai primi giorni di settembre e si arriva alla sera dell' 8 quando la radio trasmette la notizia  dell’avvenuto armistizio fra le forze armate italiane ed alleate.
Fra la popolazione si registrano sorrisi e perplessità. L’atteggiamento dei tedeschi, da prima un po’ incredulo, muta rapidamente mentre la sera nel bar dell’Alpina si brinda e si fa festa soprattutto da parte di quei giovanotti che, paventando di dover andare al fronte, pensavano di essersela cavata.

La mattina del giorno 9 noi ragazzi si decise di andare alla Bassani per sapere come la pensavano i “Camerati” tedeschi.
Delusione e disappunto: la sentinella al cancello ci minaccia con la machine-pistole e ci allontana inveendo contro di noi in malo modo.



Il giorno dopo dramma in paese: i crocicchi delle vie d’accesso alla Bassani sono bloccati da postazioni di sacchetti di sabbia con marinai in assetto di guerra e mitragliatrici e non si può transitare da Marradi a Biforco e viceversa.
Mia sorella che era a Biforco con una delle ragazze degli Assirelli, per tornare a casa deve attraversare la galleria della ferrovia e uscire agli Archiroli.
Io stesso che cercavo di raggiungere Biforco per andare a cercarla, vengo bloccato dai tedeschi che avevano messo di traverso un camion davanti all’ospedale.
C’è Sigfrid davanti al camion che sbraita e Karl ritto sul cassone con un fucile che mi punta con fare minaccioso.; mi viene rabbia ma devo voltare le spalle e tornare a casa mentre dentro di me dico che con questi è proprio finita. (…)


Un comportamento simile da parte dei “pacifici” marinai tedeschi stupisce tutti ma poi qualcosa trapela: si dice che i tedeschi siano stati informati da alcuni camerati fascisti, (a Marradi si era stabilito da qualche tempo con la famiglia il tenente Vecchi, ufficiale del SIM), che un reparto di bersaglieri reduci dalla Russia, di stanza a Casola valsenio, aveva in animo di calare su Marradi per farli prigionieri e impadronirsi del deposito di munizioni.
L’ordine pervenuto ai marinai tedeschi è ovvio: difendersi fino all’ultimo uomo e far saltare il deposito in caso di attacco. La popolazione è terrorizzata ma passa un giorno, passa l’altro, nessuno compare sulla scena e i marinai con i loro comandanti decidono di andare a vedere che fine hanno fatto i bersaglieri. Naturalmente a Casola di fanti piumati nemmeno l’ombra, in compenso un ammasso eterogeneo di materiale bellico abbandonato, compreso alcuni camion 3Ro.
 
I tedeschi requisiscono tutto e lo portano a Marradi: alcuni mezzi carichi di armamenti vari vengono parcheggiati nel giardino della Bassani, altri nel giardino del Monumento.
Per noi ragazzi grande felicità, avevamo di che divertirci: o si saltava da dietro il muro della villa o, specie all’imbrunire, all’interno del Monumento e poco dopo eravamo forniti di tutto: cartucce, giberne, caricatori, baionette, fucili, bombe a mano e altro, tutti oggetti pericolosi che noi incoscienti nascondevamo in casa alla belle e meglio. Purtroppo io e mio cugino fummo scoperti dalle nostre mamme che ci costrinsero a disfarci dell’armamentario che finì quasi tutto nel Lontrino.

Si arrivò all’inverno e intanto era sorta la R.S.I e con essa i relativi bandi di arruolamento per i soldati del Regio Esercito superstiti che si erano dati alla macchia e che erano riusciti ad evitare la deportazione in Germania. Molti giovani marradesi e non, presenti in paese, vivevano nel patema d’animo e, con gli orecchi ritti, temevano il  peggio.
Nella casa dove vivevo io arrivarono un giorno, stabilendosi all’ultimo piano, i parenti stretti della proprietaria: si chiamavano Saralvo e purtroppo per loro erano di razza Ebrea.
Ma erano caduti dalla padella alla brace: infatti le due Guardie Forestali che dopo il 25 luglio si erano defilate, tornarono in auge: guardavano tutto, sapevano tutto e riferivano a chi di dovere. I marinai tedeschi si erano appartati e si vedevano in paese con meno frequenza.
Io frequentavo l’Avviamento non essendoci a Marradi la Scuola media e avevo per insegnante il professor Stefanini di Firenze e la signorina Clara Nannini come sua supplente.


Fonti
L'immagine all'occhiello viene dalla collezione Manieri, www.pagelle-italiane.blogspot.it