Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

venerdì 28 marzo 2014

Oreste Meucci

fotografo e decoratore
in Marradi

dalla raccolta di Luca Sartoni
e da altre fonti



Oreste Meucci era un fotografo che per tanti anni tenne bottega in via Razzi, assieme alla moglie. Lì si andava per fare le foto tessera, per sviluppare le pellicole, ma anche per comprare le vernici, perché Oreste era anche decoratore e imbianchino. La sua bottega venne rilevata da Luca Sartoni, e ora la sede è in via Tamburini.







L'interno della chiesa di Santa 
Reparata al Salto, 
più nota come Badia del borgo.


















La "bendiga" della Filanda Guadagni,
 ossia la foto ricordo
per festeggiare il completamento del tetto 
del nuovo edificio











Casa Cappello è uno dei più vecchi edifici 
del Comune di Marradi. Dalle cronache
del Medioevo si sa che qui nel 1302 morì 
Maghinardo Pagani, signore delle valli
del Lamone e del Senio













Il ponte di Biforco negli anni Trenta.
La zona è irriconoscibile perché tutte queste case furono rase al suolo dai bombardamenti aerei del 1944










L'inaugurazione del monumento
ai caduti della Prima Guerra
Mondiale (1926)


















La facciata del Teatro degli Animosi nel 1946. 
L'edificio scampò per miracolo ai bombardamenti
aerei e alle mine dei Tedeschi in ritirata.
Davanti c'era un fila di case di cui non rimase traccia.







Il Tiro a Segno Nazionale era un poligono
di tiro al bersaglio, costruito nel primo
Novecento e sede della omonima società,
in gran voga a quei tempi.














La costruzione delle fogne e del lastrico 
in via Talenti (anni Ottanta)











Il ponte del Castellaccio
(anni Settanta)





Manuela Ceccherini in una foto "ritoccata", firmata O.Meucci



Manuela e Lally Ceccherini in barca sul laghetto di Marradi in una foto di Meucci





















Fonte: dalla raccolta di Luca e Catia Sartoni,
 titolari del negozio Fotogramma.
La macchina qui sopra è quella usata da Meucci
per le foto tessera.

Da altre fonti provengono queste cartoline:











































































lunedì 24 marzo 2014

La chiesa al tramonto

S.Antonio in Fantino
ricerca di Claudio Mercatali


Nell'unico vetro rimasto
c'è lo stemma con  la scala,
 della famiglia Scalini,
un tempo signori di questi
luoghi ma proprietari anche
oggi di tante terre qui attorno



La chiesa di S. Antonio Abate in Fantino, sussidiaria di S.Stefano in Palazzuolo, è circa a metà strada fra Marradi e Crespino. Non è spersa fra i monti ma si erge, o si ergeva, su una collinetta a poche centinaia di metri dalla strada statale. Il sito è nel Comune di Palazzuolo sul Senio, proprio al confine con Marradi e per questo l'edificio è di proprietà dell'Arcidiocesi di Firenze e non della Diocesi di Faenza.




Ricordo che nei primi anni Settanta la chiesa era già dismessa, per mancanza di parrocchiani, però era ancora intatta. Invece nel 2014 ...


Si sale comodamente in macchina, lungo una strada di cemento agibile sempre. Dopo sei o sette tornanti si arriva al primo podere e l'auto non serve più.

 
La chiesa è nascosta dal bosco, centro metri verso la sommità del poggetto e si raggiunge subito. 

Si presenta così ...




   
  
La canonica è ampia, con le stanze ben disposte,
ma distrutte e depredate.
 






L'interno fa impressione: il tetto crollato sotto il peso della neve si è abbattutto sull'altare.


L'Arcidiocesi di Firenze, che è una della più ricche d'Italia, dovrebbe gestire i suoi beni in un altro modo, per rispetto delle persone che qui hanno pregato e ricevuto i sacramenti.


 





  


Oggi il sole a Fantino tramonta così. Speriamo nell'alba di un nuovo giorno per questa chiesina …




 

mercoledì 19 marzo 2014

Il cinema nel Teatro Animosi e nel "Cinema Stazione"


(Seconda parte)
Ricerca di Luisa Calderoni



Nel 1938 il Teatro di Marradi, dopo il fallimento dell’ Accademia degli Animosi, fu acquistato dal Dopolavoro Nazionale Fascista di Marradi per la somma di Lire 28.000. Il circolo del Dopolavoro, che fino a quel momento aveva la sua sede nella Casa del Fascio in via Roma, (oggi via Dino Campana), si trasferì nei locali del Circolo Cittadino o dei Signori, che si trovava nell’avancorpo del teatro.
Ma in quegli anni sembra anche che le proiezioni cinematografiche avessero subito un arresto senza che se ne conosca la ragione.
Secondo quanto scrive il Maestro Renato Ridolfi in “Cose di casa Nostra”, pag. 67, “ la prima cabina di proiezione era stata ricavata nella parte posteriore del palcoscenico, sopra i camerini degli artisti, e la macchina proiettava sul retro del quadro.
Tale sistema fu poi modificato e la cabina fu portata nell’edificio sopra il loggione.
Dopo la guerra, la cabina fu ricavata dal palco d’Ispezione o reale e da tutta l’ampiezza del corridoio retrostante.” (Anch’io ricordo che, prima dell’ultimo restauro, non era possibile percorrere tutto il corridoio del secondo ordine, essendo questo chiuso da due muri che ampliavano e rinchiudevano la cabina di proiezione in corrispondenza del palco centrale e dell’accesso alla Sala Mokambo).

Il teatro durante il restauro con la cabina di proiezione nel palco centrale.
Nel 1940 Angelo Gonnelli, Presidente del Dopolavoro Comunale “L. Neri” di Marradi chiede un nulla osta al Ministero della Cultura Popolare - Direzione Generale per la Cinematografia, per dare spettacoli cinematografici e misti nel Teatro degli Animosi.
La domanda, per ignote ragioni, non viene accolta.

Nel gennaio del 1941, Meucci Giuseppe, fu Giovacchino, abitante in Piazza Trento-Trieste, a Marradi chiede al Comune il permesso di riaprire al pubblico il Cinema-Teatro Animosi. La Commissione di Vigilanza prescrive i seguenti lavori:
1 Le file di poltrone e sedie esistenti in sala dovranno essere fissate al pavimento alla prescritta distanza di non meno di 35 cm.
.2 Il quadro del raddrizzatore a lamina vibrante dovrà essere chiuso in cabina di lamiera forata di protezione. Dovranno essere applicati condensatori elettrici per protezione rete ed uscita corrente continua.
3 Il finestrino di spia isolato dovrà essere munito di sportello.
4 I finestrini di spie e del fascio luminoso dovranno avere gli sportelli comandati contemporaneamente con unico comando a distanza dal proiettore.
5 Il tubo di aspirazione dei gas prodotti dall’arco elettrico dovrà essere prolungato oltre la cabina fin sopra il tetto del fabbricato.
6 L’estintore esistente in cabina dovrà essere subito ricaricato.
7 I ripari metallici di separazione fra l’anticabina e i corridoi dei palchi, dovranno essere prolungati fino al soffitto.

Il Meucci otterrà la licenza e prenderà il locale in affitto, per nove anni, dal Dopolavoro Nazionale Fascista e dopo le necessarie modifiche, darà il via alle rappresentazioni cinematografiche.
Quando l’O.N.D. glielo chiederà per attività proprie, essa sarà tenuta a rimborsargli le spese della programmazione dei film già prenotati e dei quali, anche non potendoli dare, è tenuto ugualmente a pagare il nolo.

Il Dopolavoro Nazionale fascista
era un' Opera Nazionale del regime
che gestiva i locali pubblici


La richiesta di riapertura del teatro per proiezioni cinematografiche, scatenò le proteste di Gualdi Caterina nei Farolfi, che gestiva il Cinema della Stazione e che scrisse una lettera a Donna Rachele ….





Il Cinema Animosi venne riaperto al pubblico il 23 marzo 1941, XIX.
Il prezzo dei primi posti (160 tra platea e palchi del primo ordine) era di £. 1,60.
Il prezzo dei secondi posti (100 tra galleria e palchi del 2° e 3° ordine) era di £.1,20.




Come il “Cinema Stazione”, anche il “ Cinema degli Animosi” è classificato di quarta categoria e vi viene apposto un cartello visibilissimo con dicitura “ Marradi - Cinema Teatro Animosi

Contemporaneamente il Ministero della Cultura Popolare concede il nulla osta al rilascio della licenza di esercizio per spettacoli cinematografici nel “ Cinema Stazione” a Luci Gino che subentra a Marziale Adolfo.


A sinistra: le locandine
di allora

Nel frattempo si intensificano i provvedimenti tecnici per migliorare la sicurezza nel “Cinema Stazione” e cioè il Podestà di Marradi, nell’anno 1941, invita il gerente della sala a voler provvedere  a che:
1- venga osservato il divieto di fumare sia in sala, sia nella cabina di proiezione,
2- le luci di sicurezza siano sostituite con altre elettriche alimentate da batterie di accumulatori,
3- l’estintore sia mantenuto in perfetta efficienza,
4- l’apparecchio proiettore (marca K. Ernemann mentre l’amplificazione è a marchio Fedi), sia dotato di apposito tubo incombustibile in modo da sboccare all’esterno della cabina per facilitare l’uscita dei gas, chiudendo il foro attualmente esistente nel solaio di copertura della cabina stessa,
5- sia mantenuto in efficienza l’estintore di cabina ed integrato, in mancanza, di una presa d’acqua con un recipiente pieno di sabbia,
6- sia riparata la cassa metallica delle pellicole,
7- sia subito riveduto e riparato il dispositivo di sicurezza.

Dopo la realizzazione di  questi accorgimenti, la sala del Cinema Stazione viene ritenuta conforme alla normativa vigente e agibile.



Nel luglio del 1942-XX, Mercatali Fortunato fa domanda per ottenere il certificato di abilitazione alla mansione di operatore cinematografico di cabina per esercitare presso il Cine-Teatro Animosi.







Risale all’agosto 1947 un documento che attesta che il nuovo gestore del “Cinema - Teatro degli Animosi è Domenico Vanni, fu Antonio, abitante a Marradi in Via tamburini, in quanto lo stesso Vanni chiede il rinnovo della licenza per gestire il cinema in oggetto,  in sostituzione di Aldo Poggiolini.


 A sinistra: la richiesta di licenza 
del 1947 di Domenico Vanni



 









A destra: il proiettore K. Ernemann in dotazione nel 1941


Per il  1948 il Cinema-Teatro degli Animosi ottiene l’agibilità e le sue condizioni sono le seguenti:
Il gestore è Domenico Vanni
Il numero massimo dei posti è di 83 in platea e 120 nei palchi.
Il palcoscenico e il sottopalco sono fuori uso.

La cabina cinematografica è di dimensioni sufficienti.
L’apparecchio proiettore : F.G.G.
Il dispositivo di sicurezza: Cinestop
L’amplificatore : F.G.G.
L’operatore cinematografico è Ezio Scarpa.





Nell’Agosto del 1948, l’Arciprete Don Giuseppe Rossi chiede e ottiene dalla Questura di Firenze, il permesso di fare il cinema estivo parrocchiale nel cortile adiacente alla chiesa di san Lorenzo, di proprietà della parrocchia stessa.
Il Genio Civile, visto il progetto presentato per l’adattamento a cinema estivo della predetta area, osserva che:
1-  la cabina ha una superficie inferiore a 6 mq;
2- la biglietteria non può essere destinata a uscita di sicurezza, la quale perciò deve essere spostata;
3-  I gabinetti devono essere due, destinati per sesso;
Il progetto stesso dovrà essere riveduto in base a tali osservazioni al fine di ottenere l’agibilità.

                          



sabato 15 marzo 2014

I mulini- parte terza


 I mulini del territorio di Marradi
 Ricerca di Franco Billi
 parte terza




La Valle Acerreta, ad oggi la più fertile dal punto di vista agricolo, era servita da sei mulini:





Il mulino di Ponte della Valle,  ( m. 540), oggi in stato di completo abbandono, ha macinato fino alla fine degli anni ‘20



Il mulino di Val Piana, ( m. 475), presenta alcuni resti della gora e nel vano interrato conserva ancora una parte della trasmissione. E’ stato trasformato in abitazione privata.





Il mulino di valle Acerreta, ( m. 427), sotto la vecchia Badia, è stato trasformato in abitazione privata.




Il mulino di Lutirano, (m.359)  in località “ Giardino”.
Ha macinato fin quasi alla fine degli anni ’70. E’ ancora in perfetta efficienza il lungo canale di alimentazione la cui presa si trova a monte del ponte per Tredozio. Il canale attraversa case e giardini del centro abitato di Lutirano, poi , a cielo aperto,  i campi e, dopo una corsa di circa 800m. alimenta il bellissimo bacino. Il mulino è in avanzato stato di ristrutturazione e i proprietari, i cugini Vespignani hanno ricostruito tutti i pezzi mancanti affinché il vecchio mulino possa tornare a rivivere con la stessa tecnica di macinazione mai cambiata nel corso dei secoli.










Il mulino “ Abeto-Cà di Zolo”, ( m. 315) il cui canale è riempito mentre resta visibile il bacino. Oggi è un’abitazione privata
 


Il mulino di Bedronico, ( m.298), trasformato in abitazione privata.