Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

venerdì 29 maggio 2015

I dipinti di Galileo Chini alla villa Zacchini

Le pitture murali di una elegante dimora
al Ponte di Camurano
ricerca di Claudio Mercatali




Ponte di Camurano


La Villa Zacchini è la parte centrale di un agglomerato di case che formano il borgo di Ponte di Camurano. Gli edifici furono costruiti in tempi diversi in secoli ormai remoti, e poi rimaneggiati, ristrutturati, riedificati chissà quante volte, fino ad assumere l'aspetto attuale. E' probabile che qui ci fosse una dogana, perché il sito è un punto di passaggio obbligato sulla via per Firenze.   
Nel 1822 Ponte di Camurano venne disegnato così nel Catasto Leopoldino, con il vecchio ponte in bella evidenza.
  


Catasto del Granduca
Leopoldo di Toscana


Poi negli anni successivi il Granduca fece costruire il ponte attuale, per avere un transito più agevole e quindi ora i ponti sono due, come si vede in questa fotografia scattata dalla vetta del monte di fronte.


Nel Settecento gli Zacchini, così come le famiglie Maiani, Matulli, Mercatali, Piani,  erano commercianti o allevatori o proprietari terrieri.
Si affermarono in conseguenza dei grandi cambiamenti civili promossi dal granduca Leopoldo. Insomma questa era una delle famiglie dell' allora "ceto emergente" marradese contrapposto ai signori tradizionali come i Ceroni, i Fabroni, e i Torriani.

La famiglia alla fine del Settecento era già così importante da marcare con il proprio nome questo sito e infatti nel bilancio del Comune di Marradi del 1796 si legge che: " ... si stanziano 1100 lire per il nuovo ponte sul fosso di Casa Zacchini" che in realtà si chiamerebbe Fosso di Frassineta.   







Bilancio del 1796 Il soldi 
per il nuovo ponte di Camurano



Veniamo ai primi del Novecento, che è l'epoca che ora ci interessa di più. Il proprietario della villa a quei tempi era l'avvocato Filippo Zacchini, padre di Fulvio, per tanti anni medico condotto qui in paese.




L'avvocato Filippo Zacchini




Il patrimonio di famiglia in quei tempi fu diviso fra lui, il fratello Domenico e la sorella Dina, moglie del colonnello Altini, alla quale toccò la fattoria di Grisigliano. In casa di Domenico, in piazza Scalelle, ci siamo già stati, benevolmente accolti dalla prof.ssa Riccarda Rossi, attuale proprietaria, e abbiamo potuto ammirare degli eleganti affreschi.


Ora andremo in casa di Filippo, dove la nipote Lucia ha permesso di fare le fotografie qui di seguito. Filippo Zacchini fu un personaggio interessante per la vita di Marradi ai primi del Novecento. Ottimo oratore era, come si diceva allora, un "libero pensatore" e quindi in perenne e aspra polemica con i maggiorenti del paese, che erano prevalentemente cattolici. Fu più volte consigliere comunale e assessore. Prossimamente avremo modo di parlare di nuovo di lui.
Era anche un appassionato cacciatore e allevatore di cani da lepre, passione trasmessa al figlio Fulvio, che infatti mantenne il rinomato allevamento di Segugi dell'appennino. Tuttora l' Ente Nazionale Cinofilia Italiana riconosce come meritevoli di pedigree i segugi che rispettano le caratteristiche fissate da Filippo nel 1932.


Il segugio dell'appennino 
è questo cane, con lo sguardo
 vispo e le orecchie in giù.


 L’Avv. Filippo Zacchini nel 1932 lo descrisse così:

La famiglia Zacchini curava con passione la residenza di Ponte di Camurano, come del resto fa la nipote Lucia, che ha affrontato spese rilevanti per ristrutturare tutto il complesso e metterlo a norma secondo i canoni odierni.
E appunto durante questi lavori, scrostando dei muri, sono emersi degli affreschi, sotto una imbiancatura fatta in anni ormai lontani. La restauratrice Barbara Briccolani li ha riportati alla luce e si sono rivelati come opera sicura di Galileo Chini, non della sua bottega, ma proprio di lui.




E ora andiamo. ... E' permesso?
Si, salga pure.



Clicca sulle immagini 
se le vuoi ingrandire








Un bel camino d'arenaria fa bella mostra 
di sé nella sala. 
Nell' architrave una frase perentoria: 
"Alere flammam"
 (Mantenere la fiamma accesa).












Su una parete un antico lavabo per le mani dei commensali, in una cornice di arenaria scolpita da Bruno Chiarini, uno scalpellino ben noto qui nella zona.

Ed eccoci nella camera da letto, di fronte ai dipinti di Galileo Chini.











Deve essere una bella soddisfazione grattare il bianco del muro e trovare un affresco del genere ai piedi del letto. E poi trovarne un altro dall' altra parte e altri ancora ai lati.






Come si fa a dire che l'autore è proprio Galileo Chini? Gli esperti non hanno dubbi e ci dobbiamo fidare, ma anche in carenza di fiducia balza all' occhio una caratteristica di questo pittore e cioè il gioco di prospettiva che moltiplica lo spazio e l'azzurro.

Si può fare anche un confronto con le pitture in casa Cassigoli, in archivio al 14 novembre 2012.

















Qui sembra di essere in un gazebo di fronte a una baia e non in una stanza.

La pittura si sviluppa sulle quattro pareti, con tanti dettagli agli angoli.









Nelle altre stanze ancora pitture. In particolare spicca un elegante soffitto a cassettone, dipinto con un decoro ripetuto che aumenta il senso di profondità.



Anche qui gioca la mano dell' artista: chi avrebbe detto che un decoro a riquadri apparentemente banali dà un senso di profondità così spiccato?





E poi un'altra stanza con le pareti dipinte a simulare la carta da parati, con ognuno dei decori leggermente diverso dall'altro e un contorno di rose disegnate una per una.

Un gioco di abilità, di pazienza e d'effetto, che non si sarebbe potuto avere usando uno stampo.


Anche questa è una traccia della bottega del Chini, che raramente ripeteva un decoro senza aggiungere ogni volta qualche pennellata diversa. E' anche una traccia dell'abilità della restauratrice Barbara Briccolani, che ha ripreso ogni disegno facendolo tornare proprio com'era.




domenica 24 maggio 2015

La Prima guerra Mondiale


Marradi e la prima Guerra Mondiale
ricerca di Luisa Calderoni






Cimeli della guerra
(atrio del Comune
di Marradi)



Il 25 maggio 1915, giorno dell'entrata in guerra dell' Italia, così si pronuncia il  Consiglio Comunale di Marradi:

"Adunanza del 25 maggio 1915
L'anno Millenovecentoquindici, e questo dì venticinque del mese di maggio nella residenza Municipale è stato convocato il Consiglio Comunale, in sezione ordinaria e in seduta di prima convocazione, per discutere gli affari posti all'odine del giorno.
Alle ore dieci, fatto l'appello nominale resultano presenti i Signori: Mercatali Palmerino, Meucci Giuseppe, Maestrini Luigi, Consolini Achille, Vanni Attilio, Ferrini Angiolo, Ciottoli Giovanni, Zacchini Francesco,Mercatali Emilio, Bandini Pietro, Pieri Carlo fu Angiolo, Ciottoli Dario, Bernabei Romano.



Assenti i Signori: Bandini Cav. Alfredo, Galli GIovanni, Cantoni Giovanni, Malavolti Angelo, Cappelli Giovanni, Squarcini Emilio, Gigli Dante, Cappelli Silvestro, Pieri Carlo fu Giovanni, Baldesi Cav. Avv. Giuseppe, Fabroni Dott. Leonardo, Tricca Cav Fosco, (...)
Assiste l'infrascritto Vice Segretario Nicolini Alfredo.


Il Presidente, P. Mercatali, constatato che il numero dei presenti è legale per deliberare, dichiara aperta la seduta.
E' data lettura del verbale della precedente adunanza che viene approvato all'unanimità.
Il Presidente (....) prima di procedere alla trattazione degli affari,

 ... manda un cordiale ringraziamento ai Signori Consiglieri tutti che riposero fiducia in lui eleggendolo alla non facile carica di Sindaco, specie in quest'ora tragica e perigliosa che attraversa non solo l'Italia nostra, ma l'Europa intiera.
E, mentre per il passato egli fu contrario alla guerra, oggi che gli eventi sono compiuti manda un augurio al nostro Esercito e confida che la vittoria, sollecita e completa, arrida a questo per il trionfo della civiltà e per la fine del nostro eterno nemico.
Termina augurandosi che anche l'appoggio del Consiglio tutto non gli verrà a mancare per il bene e nell'interesse del nostro paese. (...)






Adunata di militari nello slargo adiacente la Scuola Elementare. Sullo sfondo Casa Vigoli. 
Da notare a destra i pali di sostegno dei fili della linea elettrica della Centrale Fabbri.



Fortunato Mercatali, padre di Mauro e Vitaliano, in divisa. 








Tessere in metallo con i nomi dei nostri militari caduti, conservate nell'Archivio Storico del comune di Marradi


Qui di seguito reperti militari di proprietà di Francesco Cappelli


Attrezzo militare, che faceva da badile e zappetto, per scavare le trincee.


Caricatore con cartucce da fucile rinvenuto nella zona di Cortina.


Giberne , contenitori porta tutto, scartucce, sigarette, ecc


cartucce italiane che si distinguono da quelle tedesche per la punta rotonda



bomba a mano

elmetto italiano

interno dell'elmetto

La guerra allontanò molti uomini dal lavoro dei campi. A casa rimasero le donne, i vecchi, i bambini. Il Ministero dell'Agricoltura si adoperò per dare un riconoscimento a quelle donne che si erano distinte per la loro operosità, come risulta dalla seguente trascrizione di un documento del Consigliere Comunale Fosco Tricca, conservato nell'Archivio Storico del Comune di Marradi.


" Famiglie coloniche che più si distinsero nei lavori agricoli durante l'assenza degli uomini chiamati alle Armi in Comune di Marradi"


Ill.mo Signore,
                                             fino da quando il Ministero dell'Agricoltura dispose per i premi a quelle donne che più si fossero distinte nei lavori gricoli, in sostituzione degli uomini chiamati alle armi, ebbi incarico dal Sig. Sindaco di Marradi di prender nota di quelle più meritevoli di conseguire detti premi. La scelta non è stata facile poiché la maggior parte di esse, compresa dell'importanza del momento, si era dedicata con il massimo zelo ad ogni genere di lavoro campestre, anche il più faticoso; e qui mi preme far notare che a differenza del piano, i lavori in montagna, se non più difficili per le scarse culture sono però assai più faticosi per l'asperità del terreno, ma queste donne han sopportato le maggiori fatiche con sempre crescente attività e ardore e meritano l'ammirazione di tutti.
                              Date le grandi distanze e le difficoltà di comunicazione, non sarei  riuscito    nel mio intento senza il valido e coscienzioso aiuto dei parroci del Comune ed è per questo che ho potuto compilare la seguente nota.        

                                                                                                            Fosco Tricca
Marradi, ottobre 1917

A questa lettera segue una lista di donne dei poderi più disagiati, divise per "popolo", ovvero per zone: Popolo di Abeto, Gamogna, Grisigliana, Galliana,Popolano, LutiranoVal Nera, Gamberaldi, Valle Acerreta, Cardeto, Campigno. Di ogni donna vengono fornite brevi note sulla composizione familiare e sul nome del podere in cui vivevano  e  lavoravano.






martedì 19 maggio 2015

Il campanile della chiesa di S.Lorenzo in Marradi

da una ricerca di Luisa Calderoni, Claudio Mercatali, Mario Montuschi




Prima e dopo il 1919


Non si sa di preciso quando venne costruito il campanile della chiesa arcipretale di Marradi. Può darsi che sia contemporaneo alla chiesa attuale, che è della fine del Settecento, ma può anche darsi che sia della chiesa precedente, antichissima, demolita perché danneggiata dal terremoto del 1661 e rimasta con i muri maestri sbilenchi per più di un secolo.
I documenti storici che abbiamo non ci aiutano e la data di fabbricazione della chiesa non conta, perché i campanili hanno quasi sempre una cronologia diversa da quella degli edifici sacri cui sono associati.
Sappiamo però che subì danni devastanti dal terremoto del 1919 e venne completamente ristrutturato, nel modo che si vede qui accanto.
L'aspetto attuale si deve ad una ristrutturazione ancora più recente, (anni Sessanta).

Qualche anno fa l'arciprete don Patuelli diede il permesso di visitarne l'interno, di salire in cima e di fotografare quello che si vedeva.
Ecco i risultati:











A piano terra una stanza dà accesso ad una rampa di scale che permette di cominciare la salita. Siamo in uno dei locali vicini alla sagrestia e nel soffitto si vedono ancora i buchi da cui spuntavano le corde campanarie, prima che venissero messi i meccanismi elettrici.










Una cinquantina di anni fa, uno dei giochi preferiti dai bambini della parrocchia era quello di aspettare che il campanaro Fontini avesse finito il suo lavoro e poi entrare di soppiatto e appendersi alle corde ancora in movimento per farsi trascinare in alto. Il peso della campana grande e soprattutto del Campanone ancora in movimento era sufficiente per sollevare facilmente un bambino aggrappato. Finiva quasi sempre che l'arciprete don Rossi se ne accorgeva e …




La stanza a piano terra ha una decorazione che gli esperti considerano di pregio. Si tratta di alcuni medaglioni di gesso, o di scagliola, murati alle pareti, con immagini sacre, che si distinguono male perché durante una tinteggiatura in anni ormai lontani l'imbianchino tirò diritto ...





Dalla torre campanaria si vede un panorama 
completo e insolito di Marradi.


 

Clicca sulle immagini se
le vuoi ingrandire




 


 













Le campane sono di secoli diversi:
la campana grossa è il 1663, la mezzana del 1729 e la piccola del 1773.

Il ognuna c'è il motto, l'incisione figurata, il nome del fonditore e del committente. 

Il bronzo è un metallo quasi eterno, che si ricopre di un ossido che aderisce al metallo sottostante e lo protegge. Perciò queste dureranno a suonare ancora per dei secoli.








 Una regola dell'arte campanaria dice che il tono del rintocco è tanto più grave quanto maggiore è il volume della campana e quindi la nota più bassa fra le campane qui accanto è quella della Campana grossa (1663) seguita dalla mezzana e dalla piccola.

Il rintocco più grave è del Campanone, che è la campana più recente, di quasi cento anni orsono.


 



 Questa qui a sinistra è la campana grossa, la più vecchia (1663) com'era qualche anno fa quando siamo saliti. Si noterà che sopra ha ancora il meccanismo che serviva a farla oscillare e il batacchio.
Però da una parte c'è un oggetto metallico che punta al bordo. Questo è il batacchio elettrico che colpisce il bordo e la fa suonare con un impulso dato da un meccanismo a orologeria.














Qui a destra invece c'è la più recente, il Campanone, fuso nel 1921 con il bronzo di un cannone austriaco. Sulla campana sono incisi i nomi dei caduti marradesi nella Prima Guerra Mondiale.

A Maria SS. in memoria dei caduti 
nella guerra 1915 - 18
il popolo di Marradi
Arciprete: Luigi Montuschi Cavina

Bellini Andrea, Naldoni Iacopo, Sartoni Giovanni, Ciottoli Averardo, Betti Antonio, Montefiori Carlo, Pieraccini Luigi, Cantagalli Giovanni, Tagliaferri Giuseppe, Billi Federico, Vignoli Primo, Samorì Enrico, Ragazzini Luigi, Nati Attilio, Fabbri Giuseppe, Fabbri Leonardo, Ciottoli Amerigo, Farolfi Paolo, Zoli Alfredo, Fabbri Giovanni, Benerecetti Filippo, Camurani Emilio, Mercatali Vincenzo, Ravagli Angelo,  Vignoli Pietro, Nati Giuseppe, Barzagli Agostino, Graziani Domenico.

Dispersi: Bassani Carlo, Montevecchi Francesco, Neri Amerigo.

PARTE II

Mengozzi Giuseppe, Bartolini Gino, Bandini Francesco, Visani Felice, Mercatali Francesco, Mazzoni Ferdinando, Ciampini Livio, Maretti Pietro, Sartoni Antonio, Barzagli Domenico, Alpi Vincenzo, Parrini Enrico, Vanni Amerigo, Ferri Antonio, Bassetti Antonio,  Betti Attilio, Cappelli Amerigo, Nati Filippo,  Bambi Federico, Ronconi Aldo, Palli Angelo, Tana Arturo, Ducci Primo, Prati Fortunato, Rivola Battista, Bernasconi Giuseppe, Ierpi Antonio, Assirelli Luigi, Gentilini Alfredo, Calosci Lelio.

Dispersi: Scalini Attilio, Cavina Francesco, Mercatali Emilio, Savini Giuseppe, Perfetti Paolo.


TERZO RAFFANELLI E EMILIO FIGLIO, FONDITORI IN PISTOIA

Vi sembra che i caduti siano molti?
Pensate che sono solo quelli della parrocchia di San Lorenzo e che l'elenco completo, con più di trecento nomi, è tutto attorno al monumento ai caduti.


Il Campanone fu inaugurato alla metà di ottobre di quell'anno e il settimanale faentino L'Idea Popolare (che sarebbe l'antenato dell'odierno periodico Il Piccolo) commentò così la solenne inaugurazione.



Fonti: Emeroteca faentina e periodico Il Marradese.

 

martedì 12 maggio 2015

Il tempo passa

Dalla collezione di Giuseppe Farolfi



Prima del 1944 al posto della attuale piazzetta di Biforco c'era un molino, che scaricava l'acqua nel modo che si vede qui accanto.
Questa casa fu rasa al suolo da una bomba d'aereo e del molino rimane ora solo la briglia di presa (si vede dal ponte del campo sportivo) e una traccia del canale.














Durante lo stesso bombardamento furono colpite 
anche altre case e il ponte, che era unico e collegava
anche la strada di Campigno nel modo che si
vede qui. 





L'ingresso di Biforco negli anni Trenta. 
La torretta della casa
al centro venne demolita 
perché pericolante.































Il "villino Mercatali" negli anni Trenta, raso 
al suolo da una bomba d'aereo.
 Le rovine furono acquistate dalla famiglia 
Bernabei che ricostruì la casa com' è oggi. 














Via Talenti nel 1884 durante i lavori 
di allargamento.
Venne tagliato un edificio in modo 
da eliminare la strettoia.
La fonte venne modificata e l'area divenne 
una piazzetta (Piazza Guerrini).












La Fornace Marcianella era uno dei più importanti opifici del paese.
Vengono da questo stabilimento molti dei coppi e dei mattoni delle case vecchie del comune.

La fabbrica fallì come conseguenza della crisi del 1929 e fu demolita per
recuperare i materiali di costruzione di cui era fatta.










Saluti da Marradi, due scorci di ora (2015) 
e di allora (1909)










A sinistra: Via Tamburini fotografata dalla strettoia di palazzo Torriani. La foto è stata scattata prima del 1928 perché sulla destra si scorge l'insegna della prima sede del Credito Romagnolo,
che allora si trovava lì.