Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

sabato 7 novembre 2015

1608 La principessa e il Granduca

Arriva dalla Romagna 
la principessa Maria Maddalena, 
promessa sposa
di Cosimo II de’ Medici
ricerca di Claudio Mercatali





Maria Maddalena d’Austria

Nel 1608 il Granduca di Toscana, Cosimo II de’ Medici, per ragioni politiche sposò la principessa austriaca Maria Maddalena d’ Austria. 
I due praticamente non si conoscevano, ma questo era nor­male in questo tipo di matrimoni. La principessa nell’ ottobre 1608 si mise in viaggio verso Firenze, e decise di passare dal Passo della Colla. Il passaggio della corte non venne comunicato al monsignor Annibale Grizi, Gover­natore di Brisighella, che però se ne accorse perché da certi movimenti capì che stava per succede qualcosa di eccezionale.

Ecco come lo storico Antonio Metelli, vissuto nell’Ottocento, racconta questa vicenda:

“… Nel settembre 1608 il cardinale Bonifacio Gaetano passò da Marradi di ritorno da Firenze. Ignota a tutti era la cagione che aveva condotto a Firenze il cardinale, fuorché ad Annibale Grizi che, pigliata occasione da una certa quantità di pollame che poco addietro un certo Agostino Fa­broni di Marradi aveva comprato a Brisighella e sospettando che qualche arcana cosa sotto quel procaccio si nascondesse, tastò il polso al Fabroni e apprese del principesco matrimonio.
Il Cardinal Legato era andato a Firenze per rendersi disponibile ad ogni necessità, ma non essendosi ancora de­cisa la strada che la principessa avrebbe percorsa, la cosa era rimasta celata quasi a tutti…”.

Arrivò la conferma dalle autorità dello Stato Pontificio:

 
“… Finalmente decisasi la passata per la valle d’Amone sopraggiunsero al Grizi le lettere del Cardinal Legato che gli ordinavano di far restaurare la via di maniera che due cocchi potessero speditamente procedervi in coppia, perché la princi­pessa era già in viaggio. Il Grizi, a tutt’ uomo affaccendandosi, scrisse a Marradi perché i provveditori Toscani si trovassero ai confini per abboccarsi con lui.
Poi informò il cardinal Gaetano che la strada per­metteva il transito di un sol cocchio alla volta. E’ difficile, scrivevagli, il varco sotto le Pendici ( = da S.Eufemia a S.Cassiano), mancando di sponde al­cuni ponti, ma con dei picconieri e qualche opera di mastri si poteva rendere agevole con la spesa di centosessanta scudi. Però per maggiore sicurtà era il caso di scrivere a Firenze affinché lettighe e portantine ai cocchi si sostituissero oltre Marradi”.




Carrozza e portantina 
erano mezzi di trasporto 
per nobili di rango





Il Municipio di Brisighella 
non aveva una gran voglia 
di spendere e:

“ … Quando a Brisighella si seppe che i lavori sull’Appennino non davano comodità di transito ai cocchi, parve ai Governanti una spesa inutile e dissero al Grizi di usare le lettighe anche lungo la valle, perché essendo ormai autunno, le piogge non erano lontane e la via sarebbe impedita dalle frane. Però il Grizi decise per i lavori e mentre questi volgevano al sospirato termine, per gravi e disoneste piogge scassinatisi alcuni enormi macigni dalle scheggiose Pendici qua e là vi ingombrarono la via, facendo pieni i presagi dei Governatori. Per porre rimedio e allontanare ogni futuro danno si allocarono in detto luogo genti che giornalmente purgavano la via e quando l’opera fu compita si fè tirare da quattro cavalli un cocchio fino a Marradi, ove giunse felicemente in mezzo ai festeggiamenti del popolo e de’ Toscani provveditori”.


La chiesa dell’Osservanza
 a Brisighella


Cominciarono i preparativi 
per l’accoglienza:

“… venne dato ordine ai condottieri delle milizie paesane di adunare la cavalleria armata di archi­bugi a Brisighella e la fanteria lungo la valle per farle da accompagnamento. 
Il Cardinale Legato di­spose che si preparassero dei carri per trasportare le robe dell’illustre sposa e si curasse che la Rocca e la Torre facessero strepito con le artiglierie all’ arrivo. Si dispose pure che la stazione pel pranzo fosse a Brisighella e non a Faenza, per la qual cosa si scelse il Palagio dello Spada e le logge del vicino Convento dell’Osservanza, e messe le tavole apparecchiate con ricchi abbigliamenti, a gran furia ci si studiava di non rimanere inferiori al bisogno”.

Ci fu ancora un contrattempo:

“…mentre per cotal modo tutti si affaticavano, giunse incerta novella, che levatosi nel dì addietro il mare in fierissima tempesta, avesse in Istria sbalzata la principessa, e si verificasse un ritardo nell’ arrivo”.

E allora la cavalleria “armata di archibugi” tornò indietro e:

“ … battendo da Marradi a Brisighella, dugento tra cavalli e muli, avuto il migliore alloggiamento che per l’ora tarda potè lor darsi, venuta la dimane s’inviarono verso Ravenna …”.

… e che la Rocca e la Torre 
facessero strepito
con le artiglierie all’arrivo …


Alla fine le navi 
arrivarono a Ravenna:

 “ .. e la Veneziana squadra di quattro galee arrivò a Ravenna e dalla nave capitana scese Maria Maddalena arciduchessa d’Austria, che poi si mosse verso Faenza. Era il 14 ottobre quando la splendida comitiva entrava nella valle D’Amone. Giunta la notizia a Brisighella accorrevano ad affilarsi i fanti, i deputati della Comunità si mettevano in ordine. Tuoni di spingarde e strepiti di moschettoni rimbombarono nella valle, assieme alle campane delle chiese e alle festanti grida del popolo. Piena era la corte di apprestate mense, piene le logge e le stanze. Finché poi, levate le mense e distribuito ai poveri molto denaro, la principessa, anziché adagiarsi nella superba lettiga, tutta d’oro e incastonata di perle e gemme, salì sopra a una non meno nobile chinea, affermando piacerle di godere della vista di si amena valle.
A briglia sciolta partirono i corrieri a render sgombra la via e a recar novella. Mentre costoro vo­lando precedevano, la cavalleria e la fanteria seguivano la coda del principesco corteo e, giunti al confine, entrava in loro vece una compagnia di lance delle guardie del Granduca. Quattromila fanti accompagnarono il corteo a Marradi, e ivi la principessa passò la notte, poi alla dimane valicato l’Appennino scese in Mugello".

La chinea è un cavallo 
bianco o marrone.
La parola deriva dall' inglese 
hackney, che indica
una località ma anche un cavallo
dall'incedere
fluido e maestoso.


Lo storico Metelli muove 
anche qualche critica:

“… ma in Marradi non vi erano le cose procedute bene come a Brisighella. Imperocché piccola es­sendo quella Terra e fra asprissimi monti situata, in mezzo a tanto concorrimento di gente si trovò presto ridotta a difetto di viveri, per la qual cosa si dovette far procaccio a Brisighella di carni, pol­lame, uova e di frutta e il generale del Granduca Marchese Del Monte per ben due volte pregò il Grizi che di pane lo soccorresse. Il Grizi, con ingorda cortigianeria, inviò per dono due puledri al Granduca di Toscana, né noi gli daremo già lode di generosità, perché sappiamo che chi regala ai grandi non per altezza d’animo il fa ma per avara cupidigia”.


Dunque il Governatore di Brisighella cercò di ingraziarsi il Granduca, in previsione di qualcosa che poi aveva in animo chiedergli per sé. Il Metelli va giù duro, ma non si può dire che questa sia stata cupidigia. Anche Agostino Fabroni, che all’ inizio di questa storia abbiamo visto impegnato a far incetta di polli giù per la vallata aveva visto giusto, e probabilmente in quei giorni avrà fatto buoni affari. I Brisighellesi invece ci rimisero di tasca 1600 lire, il prezzo di un podere nel fondovalle, anche se poi il Cardinal Legato si fece carico di una parte della spesa.

Come andò questo matrimonio da favola? La storia ci dice che la Principessa e il Granduca Cosimo II vissero felici tutta la vita e fecero otto figli.


Il Granduca Cosimo II


Bibliografia   Antonio Metelli Istoria di Brisighella e della Val d’Amone


2 commenti:

  1. tra le reazioni al vostro, per alcuni versi interessante articolo, non è previsto nulla di meno di "divertente". Permettetemi di definire l'articolo "inesatto" nel definire "una specie di sindaco" il governatore pontificio, e, senza offesa, "superficiale" e "presuntuoso" nel presumere che l'allora governatore di Brisighella abbia inviato due puledri al Granduca di Toscana per tornaconto personale quando si può dedurre, dal carteggio avuto col Granduca e dalle consuetudini dell'epoca, che lo abbia fatto esclusivamente per il dovuto omaggio da tributarsi a una personalità di una tale importanza che passava per quelle contrade. Per farsi un'idea di chi fosse il governatore Grizi, e delle usanze dell'epoca, consiglio vivamente di leggere il libro, contenente parte del carteggio tra il governatore e il granduca, intitolato "Un prelato italiano del 600", scritto nel 1907 da un lontano pronipote del governatore, il conte Massinissa Grizi. Potrete poi giudicare di quale levatura morale fosse quel personaggio, di cui parlate in maniera inappropriata, in realtà sconosciuto ai più, ma non per questo meritevole di presuntuose accuse di "ingorda cortigianeria" o di aver fatto quel dono in "previsione di qualcosa che poi aveva da chiedergli per sè". Resto a disposizione per farvi avere, qualora non lo trovaste in alcuna biblioteca pubblica, copia della parte del libro che riguarda il carteggio tra Mons. Annibale Grizi e il Granduca

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  2. non ho avuto alcun riscontro al mio commento. Il governatore non era una specie di sindaco, come erratamente scrivete, ma una specie di prefetto. e il governatore Annibale Grizi era uomo di elevata cultura e rango sociale, stimato da Paolo V, nonché governatore di varie città dello stato della Chiesa, protonotario apostolico e infine referendario di segnatura. più volte ambasciatore a Roma della città di Jesi del cui patriziato faceva parte la sua famiglia dall'epoca medievale. fu anche buon poeta e umanista in rapporto epistolare col Tasso che dedicò un sonetto a suo fratello Massinissa cavaliere di Malta caduto eroicamente combattendo contro i Turchi. un uomo quindi di grandissima cultura e valore. nulla a che spartire con il personaggio di bassa levatura morale fantasticato nel vostro racconto sulla base di mere congetture di uno storico ottocentesco. Come governatore, in continuo rapporto epistolare con la Segreteria di Stato sull'arrivo dell'Arciduchessa, era ovvio che dovesse tributare gli onori che spettavano al Granduca. e la pariglia di cavalli era semplicemente un ovvio omaggio dovuto al Granduca col quale il governatore intrattenne da allora in poi una fitta corrispondenza senza però chiedergli alcunché per sè come si evince dal fitto carteggio pubblicato nel 1907 nel 'prelato italiano del 600' di cui lo storico locale Antonio Metelli, che parlava a sproposito di Annibale Grizi, non era evidentemente a conoscenza essendo vissuto alcuni decenni prima della pubblicazione del carteggio e avendo fantasticato, basandosi su mere congetture e pregiudizi, sulle intenzioni del governatore. Il fatto che siano passati secoli non consente a nessuno di scrivere a vanvera su personaggi storici, anche se di importanza minore, sui quali ci si potrebbe meglio documentare se solo ci si prendesse la briga di fare un serio approfondimento storico basandosi sui documenti e non sulle congetture farsesche di uno storico fantasioso

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