Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

domenica 25 settembre 2016

I combattimenti sulla Linea Gotica


L'arrivo degli Alleati 
a Marradi
secondo la stampa australiana
ricerca di Claudio Mercatali



Alla fine di settembre 1944 la 5a Armata americana  superò il Passo del Giogo e gli Indiani che combattevano sul fianco destro con gli Inglesi arrivarono a Palazzuolo e a Marradi.
L'avanzata fu lenta, perché i Tedeschi avevano allestito anche qui la Linea Gotica per un' ultima resistenza. Il maresciallo Kesselring aveva ricevuto da Hitler l'ordine di resistere ad ogni costo e obbedì. Per questo i Tedeschi pagarono un prezzo altissimo e infatti al Passo della Futa c'è un loro cimitero di guerra impressionante, con circa 31.000 tombe.

I bollettini di guerra dei combattimenti sulla Linea Gotica si trovano nei giornali di tutto il mondo. Queste che seguono sono le notizie dei giornali australiani relative all' arrivo degli Alleati a Marradi, il 25 settembre 1944 e dei combattimenti avvenuti nei dintorni fino ai primi di ottobre.
 
La stampa australiana era molto diversa dalla nostra e data l'enorme estensione di quel continente era fatta di tanti giornali locali, che ricevevano via radio le news da Londra e le rielaboravano con alcune varianti. Leggiamo:

 

The Advertiser
(quotidiano di Adelaide,
 South Australia)
27 settembre 1944

"... sul fianco destro forze Inglesi e Indiane hanno ottenuto importanti vantaggi e occupato i paesi di Palazzuolo e Marradi in aggiunta a diverse quote importanti ...".




The Advocate
(quotidiano della Tasmania)
27 settembre 1944

" ... La 5a Armata ha compiuto progressi a nord di Firenzuola e ha fatto fronte a tre contrattacchi. Truppe Inglesi e Indiane hanno conquistato Palazzuolo e Marradi ...".


Barrier Daily Truntl
Broken Hill
(Nuovo Galles del Sud)  
27 settembre 1944

" ... La Quinta armata americana ...










Kalgoorlie Miner
27 settembre 1944

... Le truppe britanniche nel fianco destro della 5a Armata ... hanno preso molti prigionieri quando hanno occupato l'importante strada da Palazzuolo a Marradi.







The Northern Miner
Brisbane, 27 settembre 1944

... La 5a Armata nel fianco destro ha fatto importanti progressi e occupato i paesi di Palazzuolo e Marradi.







   
The Mirror
Perth, 7 ottobre 1944

... Gli Indiani nel fianco destro della 5a Armata hanno occupato due alture a sud est di Marradi.













The Morning Bulletin
Rockhampton, 27 settembre 1944

Il punto più avanzato della 5a Armata ora è a Castel del Rio, a 21 miglia in linea d'aria da Bologna ... ha subìto un serio momento d'arresto per la feroce resistenza dei Tedeschi ...






The Sunday Time
Perth, 8 ottobre 1944

... Gli Indiani nel fianco destro della 5a Armata hanno occupato due alture a sud est di Marradi.





The Telest Australian
27 settembre 1944

... La 5a Armata e le truppe britanniche e Indiane nel fianco destro hanno ottenuto importanti successi e occupato Palazzuolo e Marradi e in più diversi punti dominanti ...













Daily News
Perth 7 ottobre 1944


Truppe Indiane della 5a Armata
hanno occupato due alture strategiche
a sud est di Marradi



Perché gli Indiani erano in guerra qui in Europa?
A quel tempo l'India e l'attuale Pakistan erano colonie inglesi e queste erano truppe coloniali, composte da soldati di mestiere, a servizio di Sua Maestà.

Si trattava di soldati di diversa etnia: nelle foto seguenti si vedono gli indù (hanno un tipico turbante) ma c'erano anche truppe mussulmane del Pakistan e i temibili gurka del Nepal.




Ai primi di ottobre del 1944, subito dopo la liberazione di Marradi l'avanzata degli Alleati si fermò nella vallata della Sintria e nel Senio, subito dopo Casola, che venne liberata negli ultimi giorni di ottobre.

Perciò gli Indiani rimasero qui a Marradi per alcuni mesi, visto che il paese era nelle retrovie del fronte.

















Queste fotografie furono scattate
da  reporters inglesi al seguito delle truppe
nella valle del Sintria, nella zona di Zattaglia o nelle colline verso Fognano.



Foto della collezione
di Giuseppe Farolfi.





lunedì 19 settembre 2016

1908 Galileo Chini espone a Faenza

L'artista mugellano all'inaugurazione
dell'Esposizione Torricelliana




Galileo Chini

Nel 1908 Galileo Chini era già un'autorità nel campo della ceramica e venne invitato alla grande Esposizione Torricelliana di Faenza, che commemorava il terzo centenario della nascita di Evangelista Torricelli.






Nel giorno dell'inaugurazione l'avvocato Vicini, assessore alla cultura del comune di Faenza, mentre accompagnava le autorità nel padiglione della ceramica, volle dire la sua e...

















Auguste Rodin, testa
Pinacoteca Comunale
di Faenza



domenica 18 settembre 2016

Galileo Chini a Grisigliano

Le pitture di una elegante 
villa di campagna
Ricerca di Claudio Mercatali



Galileo Chini, autoritratto.

La villa di Grisigliano è una casa padronale bella, sede di una fattoria già attiva ai primi dell’ Ottocento.
Lo sappiamo perché è cartografata nel Catasto del Granduca Leopoldo del 1822.





Venne formata o acquistata assieme a molto altro dagli Zacchini, commercianti di grano e allevatori, di Marradi.
Nel primo Novecento l’ampia proprietà di Giovan Giuseppe Zacchini fu divisa fra i suoi figli: Filippo, avvocato, Domenico, chimico, e Dina.


La villa di Grisigliano
(Casa Checca) nella carta
del Catasto Leopoldino.


Siamo già stati in casa di Domenico, il chimico, proprietario del palazzo in piazza Scalelle, ora della famiglia Rossi. Siamo stati anche in casa di Filippo, l'avvocato, proprietario del palazzo a Ponte di Camurano, che oggi è di sua nipote Lucia. In ambedue i siti abbiamo trovato quello che cercavamo: dei dipinti attribuiti a Galileo Chini.

A questo punto è sorta una domanda: se in famiglia la sensibilità per l'arte era questa, vuoi che nella terza parte della proprietà, la fattoria di Grisigliano toccata a Dina, non ci sia niente da vedere?




Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire










Dalla villa di Grisigliano la vista
spazia. Marradi è al centro 
della foto, nel fondovalle, 
dietro al monte più scuro.






Dina Zacchini sposò il colonnello Altini, originario di Lugo di Romagna ed ebbero una figlia di nome Mirosa, che sposò Alvaro Carratù, ufficiale dell'Aeronautica originario di Napoli.

Mi rosa,  con la "o" chiusa, in romagnolo significa "la mia rosa" e la parola è molto dolce. E’ ancora proprietaria della fattoria di Grisigliano e torna alla villa ogni anno in agosto. Di buon grado ci fa entrare, mostra le pitture e racconta tante cose. Suo figlio Alessandro, altrettanto gentile, permette volentieri che la sala sia fotografata, e così ora la possiamo vedere …




La villa era la residenza di caccia 
della famiglia Zacchini ...













In famiglia c'era anche 
chi suonava il pianoforte











Una delle tecniche per le pitture delle sale consisteva nel dipingere le pareti come se fossero delle verande aperte verso
 un panorama ampio e profondo.










E' evidente che in questo modo
lo spazio si dilata 
e la stanza "si apre".

E' lo stesso espediente utilizzato
dall'artista nel quadro del suo
autoritratto, che si vede qui sopra.









Il gazebo è disegnato anche
nel soffitto, che così diventa un cielo.












La villa fu ripetutamente cannoneggiata dagli Inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale, perché i Tedeschi avevano approfittato dell' ampia veduta per fissare qui un punto di osservazione.

Per questo nel soffitto sono rimaste alcune macchie sui dipinti, danneggiati dalle infiltrazioni d'acqua di allora.










Però le pareti sono intatte
e a suo tempo vennero restaurate.










Nessuno spazio della sala è stato trascurato
dal pittore, nemmeno i contorni delle
finestre e delle porte.





Nelle case di Marradi ci sono altri dipinti realizzati con questa tecnica, che i Francesi chiamano Trompe d'oeil  (inganno per l'occhio).
Sono nell'archivio tematico del blog sotto l'etichetta "affreschi".






domenica 11 settembre 2016

Al Passo della Sambuca in bicicletta

 Un tour abbastanza impegnativo
resoconto di Claudio Mercatali



La strada da percorrere 
vista dall'aereo



Oggi facciamo il "giro della Sambuca", un classico qui da noi. A Marradi se uno ti dice che ha fatto questo giro in bicicletta vuol dire che ha una buona gamba.
Si tratta di salire al Passo del Carnevale (701m) per andare a Palazzuolo e poi al Passo della Sambuca (1078m). Questo valico è a giogo, ossia arrivati in cima si scende un po' e poi si risale. Dunque la strada scende sotto quota mille ma poi rimonta fino a 1036m, al valico di Prato all'Albero.

Vi basta? E allora andiamo. Questo tour non si fa a inizio stagione, perché per affrontare tutte queste salite bisogna avere nelle gambe almeno mille chilometri di strade più facili.

Se partiamo da Marradi la strada è subito impegnativa, perché il paese è a 321m di quota e bisogna arrivare a 701m in 5,5 km, cioè la strada ha una pendenza media del 6%. Se avete trent'anni il problema è facile, se ne avete il doppio un po' meno. In ogni caso l'arrivo al Passo del Carnevale è piacevole: c'è la soddisfazione di aver guadagnato la vetta, la strada spiana per un chilometro, si vede un bel panorama. Poi una discesa veloce porta a Palazzuolo.

Occorre fare rifornimento, perché alla Sambuca non ci sono fonti né punti di ristoro. Da qui alla Colla di Casaglia ci sono sedici chilometri, quasi tutti in salita, immersi nella natura, soli, in silenzio e solo con il cigolìo della catena della bicicletta. Al massimo si possono incontrare due o tre automobili.

Ormai sono venuto qui tante volte e so che devo salire con il 34/27, il rapporto dello stento, a otto chilometri all' ora per due ore, ma non mi rincresce. Dopo un po' la gamba va per conto suo e anche la testa, cosicché si pensa a tante cose, oppure volendo si può ascoltare la musica in cuffia.

Tutto questo vi sembra strano?
Gli esperti spiegano che lo sforzo puro, ripetuto, un po' ottuso, senza strategia, non richiede l'intervento del cervello e le gambe si muovono istintivamente, con gli ordini ritmici dati dal midollo spinale. E' per questo che la bicicletta è rilassante, se non si forza il passo.


La parte alta del Passo, dopo il podere Valle, vista dalla chiesa di Lozzole. E' il tratto meno impegnativo ... fatevi un'idea ...

In tutte le salite c'è un punto di massimo sforzo, che spesso non è in cima.
Nel caso della Sambuca la fatica massima è al podere Valle, dove la strada cambia versante. Da qui fino alla vetta ci sono ancora diversi chilometri, ma il peggio è passato.




Questo è anche il "punto del non ritorno" ossia i pentiti non hanno convenienza a tornare indietro fino a Marradi, perché siamo a metà dello sforzo.

I tornanti della Sambuca si vedono nello sfondo della foto 
qui accanto.




La Croce della Sambuca è una meta
agognata. Una volta lassù la strada
spiana un po' e si prova un certo sollievo.





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Il panorama dal Passo visualizza la fatica fatta. Il paesino laggiù è Palazzuolo 
e chi viene da Marradi ha scavalcato anche il monte sulla destra.

Il cartello "Passo di Prato all'Albero" è uno di quelli che si leggono volentieri.
C'è il sollievo della strada che spiana, la soddisfazione di avercela fatta, il pensiero piacevole che per Marradi mancano ancora 18 km ma sono tutti in discesa, ci saranno le fonti d'acqua fresca, i paesini per prendere un caffè e per scambiare quattro chiacchiere.


 
Passo di Prato allAlbero
 (quota 1036m).


 


Il passaggio sotto la ferrovia che
porta alla Fonte di Sette.



Per abitudine di solito mi fermo alla fontanella del Passo della Colla, dopo tre chilometri di discesa, per bere e sciacquarmi dalla faccia il sale del sudore.
Da qui in poi serve un kway anche d'estate, perché il vento della discesa è piacevole ma si paga duramente nei giorni successivi.



A Crespino per me è ora della pausa caffè e del secondo pieno.
In un giro come questo si perdono circa due litri d'acqua e bisogna reintegrare un po' alla volta.
Crespino è il paese delle fonti e non c'è problema: si può scegliere la Fonte di Sette, fatta nel 1893 al tempo della costruzione della ferrovia, che dista cento metri dall' asfalto, poco prima dell' ingresso in paese, oppure la Fonte (1906) in mezzo al viale della stazione.



Mi piace la discesa di Valbura, ed esagero volentieri quasi sempre.
Spingendo nei pedali con poco rischio si raggiungono i 60 km orari per un breve tratto.


L'inizio della discesa
di Valbura.
E' accanto alla Ferrovia Faentina.




domenica 4 settembre 2016

Un trekking con la luna nuova


Di notte, alla festa di fine estate
resoconto di Claudio Mercatali



Oggi è il 3 settembre, notte di luna nuova e quindi del tutto oscura. Il trekking di questa sera doveva essere la settimana scorsa ma il terremoto nell'Alto Lazio ha consigliato il rinvio. L'incasso della serata sarà spedito in quelle zone.

Il percorso prevede di salire da Marradi a Pian dei Preti e poi scendere al podere La Colombia, che sovrasta il paese. All'arrivo chi vorrà potrà cenare all'aperto e vedere i fuochi d'artificio sparati dal paese proprio verso di noi.




Le giornate si sono accorciate parecchio e alle otto sul paese scende già la sera.


Marradi visto
da Casa della Volpe.





Ora si tratta di salire verso la Badia del Borgo.
Non arriveremo fino alla chiesa perché a Casa Turpino, che vediamo qui accanto, c'è un sentiero che sale in cima al monte.










E' un sentiero serpeggiante, lungo sei
o settecento metri e durissimo,
specialmente in questa calda notte di settembre.











Dopo aver sudato un po' si arriva in cima, e comincia il percorso sul crinale, piacevolmente in piano e poi in discesa. Il posto si chiama Pian dei Preti, ma in paese non c'è nessun ricordo  che riguardi qualche parroco passato di qui.
Molto probabilmente è una deformazione del romagnolo Pian di Pré (Pian dei Prati) perché qui era tutto pascolo prima che il Consorzio di Bonifica piantasse l'attuale pineta.
 
 





Senza la luce lunare è un problema scattare le foto. Si può usare il flash ma si arrabbiano tutti ed è meglio farlo una volta sola.

 


Marradi visto da Pian dei Preti











... e dalla Colombaia.








Sono le 10.30 e un boato segnala che iniziano i fuochi d'artificio.










La Colombaia è il posto giusto
per lo spettacolo.












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Il lampo
del fuoco di artificio
illumina Casa Vigòli


 E'  dal 15 luglio che non piove e c'è una stretta sorveglianza per prevenire qualche incendio.