Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

lunedì 26 febbraio 2018

Un trekking fino al monte delle Scarabattole

Con le ciaspole da Biforco
alla valle della badia del Borgo

 resoconto di Claudio Mercatali

  
Il monte visto da Marradi
(dal podere I Vignoli, Casa della Volpe)

 
 
Dov'è questo monte dal nome buffo? Da Marradi si vede bene, é vicino, dalla parte della Badia del Borgo, ma molti non sanno che si chiama così. E' un rilievo esteso, con la cima a 780m di quota, duro da affrontare da ogni lato. I sentieri delle Scarabattole sono faticosi, complicati e piacevoli, d’estate e d’inverno. Questo che segue è un trekking fatto il 22 febbraio 2015, che si potrebbe fare anche questa settimana, non appena uscirà il sole. Ecco il ricordo di allora:



Oggi, 22 febbraio, il mio trekking va da Biforco (330m) a Vangiolino (560m) e alla bocchetta di Chiusigno (max 701m). Poi giù, in un castagneto enorme, fino a Valcuccia. La mappa qui accanto chiarirà  tutto.
 
 
 
 
Il versante da fare in salita è panoramico e a solame. Si vede la valle del Lamone fino alla zona di Crespino e la valle del torrente Campigno quasi fino al crinale dell' appennino. Da Biforco a Vangiolino cammino lungo una strada vicinale, innevata, sulla quale vado benissimo perché affondo solo per dieci centimetri.
La vista di Biforco mi fa compagnia e mi dà la misura di quanto salgo, perché le case diventano piccole e lontane, laggiù in basso.

 Sopra: Biforco    Sotto: Il Castellone visto da Vangiolino
 Il Castello di Marradi, che dal paese sembra tanto in alto, da qui si vede alla pari, nel monte di fronte. Siamo stati là, con questo blog, il 6 febbraio del 2012, a fare un trekking come questo, descritto nell'archivio tematico.

A Vangiolino finisce la strada e la musica cambia. Procedo su uno spessore di quaranta centimetri di neve consistente, ghiacciata in superficie, sulla quale devo trovare il passo giusto.

Dopo un po' il livello di fatica si stabilizza e posso guardarmi attorno. Il sito è panoramico, l'aria è limpida e il sentiero si riconosce bene, perché una volpe di ritorno da qualche scorreria ha lasciato le sue orme. Accetto di buon grado la fatica, perché devo guadagnare quota e so che poi sarò ripagato da una bella visuale. Ecco, ci siamo: il monte delle Scarabattole è là, di fronte a me.
 
 
Il monte delle Scarabattole

 
 
Che cosa sono le "scarabattole"?
Il vocabolario ci dice che sono "le cose rinfuse" o "le  cianfrusaglie", però qui in paese non c'è memoria di nessun episodio che giustifichi questo nome e quindi non si sa perché il monte si chiama così.

Ora devo percorrere l'orlo superiore della valletta di Chiusigno, cioè il crinale a sinistra in questa foto, fino alla bocchetta, che si vede laggiù in fondo, vicino alla nuvola. Che cos'è una "bocchetta"? Nel dialetto marradese con questa parola si intende una sella su un crinale, attraverso la quale si va da un versante all'altro di un monte. Le bocchette sono spesso siti di caccia, perché lo stormo degli uccelli tende a valicare i monti alla quota minore possibile. La Bocchetta di Chiusigno, detta anche del Fragoleto, fa da spartiacque fra il torrente di Campigno e il fosso della Badia del Borgo.

 
Chiusigno è la casina in mezzo alla neve nella foto qui a destra. Ora la vetta del Monte delle Scarabattole è qui sopra di me perché sono alla bocchetta e mi fermo a mangiare.
 
 
 

 
 

Gli esperti di trekking nella neve raccomandano di mandare giù qualcosa di dolce ogni due ore, anche se non si ha appetito, per evitare la "crisi di fame" cioè il calo di zuccheri, con il quale arrivano i crampi e i guai. Allo stesso modo bisogna bere prima di avere sete, perché in una salita come questa, con un dislivello di 370m in 2 km si perde facilmente 1 litro d'acqua anche se la temperatura è a -2°C come oggi.

Il paesaggio invita, perché è una specie di carta geografica dal vivo, però il vento gelido raffredda rapidamente il sudore addosso.
Attraverso la bocchetta e cambio versante. Ora la situazione è diversa e si tratta di scendere lungo un castagneto enorme e bellissimo.

 
 In pratica bisogna percorrere la valletta qui accanto per tutta la sua lunghezza, tenendosi nel fondovalle, dove si vede la neve.
 
Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire
 
 
 
 
La discesa lungo i castagneti innevati è gustosissima. Si affonda fino al ginocchio si sprofonda nonostante le ciaspole.

Il freddo è pungente, perché il versante è in ombra. A Marradi non c'è un solo castagneto a solame. Gli agronomi dicono che questi frutteti vennero impiantati a bacino perché d'estate, quando c'è la fioritura e comincia la fruttificazione questi siti garantiscono meglio dalla siccità apicale e il terreno rimane umido più a lungo dopo i temporali.
 
 
 I vecchi del posto parlavano in modo meno forbito ma il concetto era già chiaro anche a loro:
" L'è l'acqua ed luj (luglio) cla fà maturé i marò ".

 

 

 
Ritorno verso il mondo civile e là in fondo compare il primo podere abitato, Le Case Nuove di Valcuccia.
Dopo qualche centinaio di metri sbocco nella valle della Badia del Borgo e rientro in paese da questo gruppo di case, La Presìa.

 
 

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