Lanfranco Raparo, Marradi

Lanfranco Raparo, Marradi

sabato 28 luglio 2018

La Luna rossa del 27 luglio 2018

Una bella eclissi che ha soddisfatto
tante aspettative

 
1   totale
(la luna rossiccia si vede appena, clicca sull'immagine per ingrandirla)

Questa notte c’è stata l’eclissi di luna tanto attesa dagli appassionati, com'è detto nel post del 23 luglio scorso. Com'è andata? Attorno a Marradi, nei punti più alti e panoramici, c’era un discreto numero di persone e l’evento meritava. La luna è spuntata verso le 10, perché qui da noi l’alba lunare tarda di circa un’ora rispetto alla pianura. L’eclissi era già in atto e si è vista un’insolita luna rossa.

 
 
 
 parziale
(la luna esce dal cono d'ombra della Terra)
 
E’ rimasta così per circa un’ora e poi lentamente è comparso uno spicchio bianco brillante, sempre più grande. A mezzanotte e mezzo il disco era bianco come al solito. Nel frattempo vicino alla luna era sorto Marte, più brillante del solito perché in questi giorni è più vicino alla Terra.

 
3   tutto finito
(il cielo velato diffonde la luce)
 
I momenti cruciali dell’eclissi, totale e parziale, da Marradi si potevano fotografare così, con una macchina Nikon normale appoggiata per tenerla ferma il più possibile.

lunedì 23 luglio 2018

27 luglio 2018 Marte in opposizione

La notte più favorevole
per osservare il Pianeta Rosso
Ricerca di Claudio Mercatali

 
Marte


Un pianeta si dice in opposizione quando è allineato con il Sole e la Terra, come si vede nella figura qui sotto. Le opposizioni sono eventi prevedibili e attesi dagli astronomi, perché favoriscono la visibilità. Marte e Venere in opposizione sono i corpi celesti più luminosi, notati fin dalla più remota antichità.
 

L'intervallo fra due opposizioni si chiama periodo sinodico e per Marte è di circa due anni e qualche mese.

Il prossimo 27 luglio ci sarà un’ opposizione di Marte e il pianeta sarà alla minima distanza dalla Terra a 0,386 UA (57,9 milioni di chilometri) con diametro e luminosità maggiore del solito.
 
  

Le sue dimensioni saranno massime e sarà visibile per tutta la notte. L’ altro allineamento planetario si chiama congiunzione e si verifica quando il Sole e il pianeta sono dalla stessa parte e allineati con la Terra. Questo caso per chi osserva non è favorevole come l’ opposizione. 

La superficie del Pianeta Rosso fotografata dalla sonda Pathfinder nel 2016




Molte di queste cose erano già chiare per Raffaele Bendandi, astronomo, geologo, meteorologo faentino di cui avremo modo di parlare prossimamente. Egli scriveva così a proposito dell' opposizione di Marte del febbraio 1920:



Qualche anno più tardi, nel 1924, in occasione di un'altra opposizione l'astronomo faentino Tanesini commentò il fenomeno come si può leggere qui accanto. Il giornale è lo stesso, ma con un' altro titolo, perché nel frattempo era iniziato il Ventennio e L'Idea Popolare, organo del Partito Popolare aveva dovuto cessare le pubblicazioni (e Bendandi era stato messo da parte).

Il Moto retrogrado

 
 
Durante l’opposizione Marte ha il moto retrogrado, cioè alla stessa ora di notti successive ha una posizione più arretrata, come se tornasse indietro nella sua orbita. Questo fenomeno è un effetto della prospettiva, un’apparenza, perché il pianeti percorrono le loro orbite senza nessuna retromarcia. Chi vuole osservarlo per bene non abbia fretta: il moto dura 72 giorni ed è abbastanza ampio.
Al tempo degli antichi Greci gli astronomi discussero molto su questo fatto e alla fine prevalse l’interpretazione (errata) di Apollonio di Perga. Questo scienziato ipotizzò che il pianeta si muovesse lungo l’orbita circolare, detta deferente, percorrendo anche un circolo più piccolo, detto epiciclo.

L'eclissi di Luna

 Un'eclissi di Luna avviene quando il nostro satellite attraversa il cono d'ombra della Terra e non riceve la luce solare. Il fatto capita sempre in luna piena, ma non in tutti i mesi.

Il prossimo 27 luglio capiterà anche questo, con un inizio parziale a partire dalle 20,30 un massimo alle 22.22 e la fine alle 23.13.


L'eclissi di Luna è un fenomeno suggestivo ma non tanto evidente, perché l'oscuramento non è mai completo e la Luna assume un colore grigio cenere.

 
Dunque in questa notte estiva ci saranno diverse cose da vedere.
Ora il problema è questo: come si fa a trovare Marte?

Chi non è esperto in questioni di astronomia visuale sappia che i pianeti percorrono sempre e solo l'eclittica, cioè il percorso disegnato qui sotto e non si trovano mai in altre parti del cielo.


Sull'eclittica ci sono le costellazioni dello Zodiaco e in particolare nel luglio 2018 il pianeta Marte percorrerà lentamente il cielo, notte dopo notte, mantenendosi per tutto il mese fra l'Acquario e il Capricorno. Anche la Luna percorre l'eclittica e facendo riferimento a Marradi, in luglio sorge sopra a Monte Gianni e tramonta sopra al Castellone.

Marte percorre lo stesso tracciato e sorge sopra a Pian dei Preti (vicino alla Colombaia) assieme alle costellazioni dell'Acquario e del Capricorno. Se non siete di Marradi troverete Marte guardando verso sud lungo lo stesso percorso della Luna nelle notti precedenti. Tenete conto anche del fatto che la Luna sorge con tre quarti d'ora di ritardo rispetto alla notte prima.


 

mercoledì 18 luglio 2018

1834 Due Acque minerali a Marradi

La prima classificazione
e analisi di alcune sorgenti
qui da noi
ricerca di Claudio Mercatali
 
 
 
Giuseppe Giulj nacque a Lorenzana (PI) nel 1778. Si laureò in medicina nel 1803 a Pisa ma era molto esperto anche in Scienze Naturali. Fu medico all’Ospedale Santa Maria Novella, a Firenze, e poi ad Asinalunga (oggi Sinalunga) in Val di Chiana, dove rimase fino al 1822. Quell’anno fu nominato professore di Botanica e Scienze Naturali all’ Università di Siena e divenne poi direttore degli Stabilimenti Termali di Montecatini. Scrisse molti saggi su quasi tutte le riviste toscane dell’epoca e fu membro dell’Accademia dei Georgofili di Firenze.
 
 
 
Il Governo Granducale lo incaricò di catalogare tutte le sorgenti minerali della Romagna Toscana, a partire da Castrocaro. E così il dottore esperto in Scienze naturali scavalcò le valli, descrivendo le sorgenti di ognuna, fino a Marradi, dove prese in considerazione due risorgive. Leggiamo …
 
 
 
 
 
MARRADI - Terra cospicua, capoluogo di comunità e di delegazione, nella prefettura e circondario di Firenze ...
 
 
 
 
 
... Dopo aver visitato Tredozio,
e restituitomi a Modigliana,
salii sull' Alpe di Budrialto passando vicino alla parrocchia
di Gagliana ...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
INDICE
Descrizione fisica delle Sorgenti; saggio chimico delle medesime; quantità di gas e materie solide, che portano seco; classe a cui spettano, ed uso medico.
 
 
 
 
 
 
 
Il saggio con la cartina tornasole e l'analisi con il nitrato d'argento si fanno anche oggi.
 
 
 
 
 
 
Due consigli del dottore ...
 
 
 



Fonti: Il ritratto di Giulj è di Raffaello Fantacci (1890 - 1900): Biblioteca dell' Orto Botanico dell' Università di Padova.
 
 
 

giovedì 12 luglio 2018

1915 - 1920 I manifesti del Comune di Marradi


Il Comune informa
la gente che …
Ricerca di Claudio Mercatali



  Il bar di Palmerino
e la tipografia Ravagli
(stampò i Canti Orfici)

All’inizio del Novecento come si faceva ad informare la gente? Il modo più semplice per comunicare le decisioni del Comune, gli obblighi per i cittadini e le scadenze era per mezzo di manifesti affissi nelle vie del paese. Questa che segue è appunto una rassegna delle affissioni di allora, tutte firmate dal sindaco Palmerino Mercatali.

 
L'unica foto di Palmerino
è questa.
 
Palmerino (Marradi 1862 -  1933) prima della sua esperienza politica faceva il vinaio in via Fabroni (vedi foto). Sua figlia Alpina aprì e gestì per tanti anni l’attuale Bar Sport, che era chiamato appunto “Bar dell’Alpina”. Fu sindaco dal 1915 al 1920. Era un socialista della prima ora, della corrente social democratica di Turati, accettabile anche per i cattolici e infatti nella sua Giunta c’erano degli assessori che poi aderirono al Partito popolare di Don Sturzo. Il suo mandato cominciò il 25 maggio 1915. Nei cinque anni seguenti dovette tener conto della Prima guerra mondiale, del terremoto del 1919, dell’ epidemia detta Spagnola e del clima turbolento del dopoguerra nel quale cresceva il fascismo. Un record di situazioni drammatiche in mezzo alle quali però se la cavò abbastanza bene e, in quanto ex sindaco, ottenne il titolo di cavaliere. Digitando il suo nome nella casella "cerca nel blog" si può trovare un articolo che parla della sua amministrazione e quindi ora non interessa dilungarsi oltre.

Che cosa comunicava il Comune ai Marradesi?

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1 dicembre 1915    Chi intende iscriversi nelle liste elettorali ha tempo 15 giorni.
15 giugno 1915      Si costituisce il Comitato Femminile, per l’assistenza alle famiglie che hanno dei richiamati alle armi.
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
25 giugno 1915   Il Comitato Generale raccoglie denaro per le famiglie bisognose.
29 giugno 1915   Nasce un altro Comitato, per le necessità create dalla guerra.




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
26 luglio 1916     La Fiera di Lutirano è spostata dal 2 al 4 agosto.
26 luglio 1916     Il mercato del grano si farà sotto le logge del Comune.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

15 ottobre 1916     Gli esercizi pubblici chiudono entro le 10.30 di sera.
29 marzo 1917      Il peso del pane.

  

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
 

20 ottobre 1917    La distribuzione del grano.
12 dicembre 1917     La requisizione dei cereali.



















1 dicembre 1918    L’iscrizione alle liste elettorali
20 agosto 1919      I terremotati del 29 giugno devono riconsegnare le tende avute.





















26 gennaio 1920     La disciplina e la vendita del latte.
  
Come si può leggere nell’articolo di giornale qui accanto, il 25 giugno 1919 gli amici di Palmerino e i compagni di partito fecero festa, perché era arrivato il decreto della sua nomina a Cavaliere della Corona.
 
 
 
I Compagni del Circolo Socialista Unione in posa il 17 maggio 1903. Palmerino forse è il secondo da sinistra nella fila di mezzo. Tiene la mano sulla spalla del compagno alla sua destra, che fa altrettanto. E' probabile che esso sia l'avvocato Filippo Zacchini, "l'amico carissimo" di cui dice l'articolo.
 
 
FONTI: Documenti dell'archivio storico del Comune di Marradi. La foto viene da Storie di Case del Popolo. di Luigi Arbizzani.
 
 

venerdì 6 luglio 2018

La Badia di Susinana

Una passeggiata nel feudo
preferito da Maghinardo Pagani
ricerca di Claudio Mercatali

 
 
La Badia di Susinana era feudo dei Pagani, già noti nel XI secolo come Signori di Castel Pagano (Ca­strum Pagani) a sud-ovest di Mercatale, al confine fra Palazzuolo e Casola Valsenio.
Maghinardo nacque alla metà del Duecento e morì nel 1302. Suo padre lo mandò a Firenze per studiare e perché conoscesse bene la città e i Fiorentini. Sposò la ricca fiorentina Mengarda della Tosa, per amore, almeno a giudicare da come ne parla nel suo testamento. Uomo d’arme e poli­tico spregiudicato fu Capitano del Popolo a Faenza e Signore di Forlì. Con i ghibellini Azzo d'E­ste e Uguccione della Faggiola espugnò Imola. Invece nel 1289 a Campaldino (nel Casentino) com­battè con i guelfi di Firenze, contro i ghibellini.

Per Maghinardo passare dai Guelfi ai Ghibellini non era un problema. Se la politica è l’arte del compromesso lui la praticava perfettamente. Quando il papa Bonifacio VIII chiese al condottiero francese Carlo di Valois un arbitraggio tra Guelfi Bianchi e Neri, a Firenze, Maghinardo parteggiò per i Neri. Aveva intuito che Carlo di Valois li avrebbe favoriti. Dante Alighieri, che non era un gran politico, parteggiò per i Bianchi e dovette fuggire dalla città nel 1301. Non a caso Maghinardo e Bonifacio VIII sono citati nella Divina Commedia, all’Inferno.

In realtà dietro a questi cambi di parte c’era il dramma del feudatario che si barcamenava perché vedeva svanire il suo mondo, schiacciato dall’ espandersi del comune di Firenze.


La sua “arme”, il suo stemma, è «d'argento, al leone azzurro, linguato, armato e bordato di rosso».
Anche lo stemma di Palazzuolo c’entra con Maghinardo, perché la donnina che guarda dai merli del castello sarebbe Marzia, detta Cia, figlia di Vanni da Susinana e dunque nipote di Maghinardo. I
Pagani e gli Ubaldini avevano interessi in ambedue i versanti dell’appennino. Perciò abbiamo notizie di Maghinardo da storici toscani e romagnoli. Le vicende sono tante.
 
A fianco: lo stemma di Maghinardo
e sotto lo stemma di Palazzuolo sul Senio.

Lo storico fiorentino Giovanni Villani arriva a questa conclusione:  "… ghibellino era di sua nazione e in sue opere, ma co’ Fiorentini era guelfo e nimico di tutti i loro nimici, o guelfi o ghibellini che fossono; e in ogni oste e battaglia che Fiorentini facessono, fu con sua gente a loro servigio e capitano …". In effetti egli ebbe con Firenze un rapporto par­ticolare di odio amore o forse si rendeva ben conto che nulla avrebbe potuto ottenere con la forza. Invece in Romagna guerreggiava continua­mente. Negli ultimi anni del Duecento scacciò i Manfredi da Faenza e prese il potere. Si impadronì dei castelli di Rontana, Quarneto e Fo­gnano, nella valle del Lamone. Altri castelli li ottenne con dei colpi di mano.

Lo storico romagnolo Achille Lega ci descrive così la conquista del castello di Monte Mauro, nella valle del Sintria, fra Brisighella e Casola Valsenio:

"… Nel silenzio di una oscura notte, levate d'improvviso le sue più ardite milizie, camminò alla volta di Monte Maggiore; e a piedi del monte lasciati i cavalli in silenzio le fe' salire su per quegli aspri colli. Pervenuto in sulla cresta, subitamente le lanciò alla scalata. Fra il bujo, l'agitazione e lo strepitio delle armi e le grida, destatosi il Castellano, non gli giovò chiamare aiuto, che già il Castello era nelle mani di Maghinardo; e la vista del vessillo coll'arme de' Pagani da quella superba vetta tutta Romagna impaurì…".

Lo storico romagnolo Antonio Metelli ci ricorda che Maghinardo fondò Brisighella, dopo aver distrutto il castello di Baccagnano, a lui ostile:
"... i poveri abitanti sopravvissuti alla distruzione del maniero at­traversarono a guado il Lamone andando alla ricerca di anfratti, grotte, incavi, per ripararsi e trovare nuovo rifugio". Di sicuro il paese di Brisighella acquista importanza con la presenza di Maghinardo.

 
 
 
 
Gli storici non gli attribuiscono mai violenze e crudeltà e questo, considerato il tempo in cui visse, non è poco. Inoltre è ricordato a distanza di sette secoli, e anche questo non è poco. All’Archivio di Stato di Firenze c’è la pergamena con il suo testamento. Lo studioso Paolo Campidori ci fornisce tanti dettagli di questo documento. Il 19 agosto 1302, nel suo castello di Benclaro, a S.Adriano, presso Marradi, “… sofferente nel corpo, ma sano di mente e poiché nulla è più certo della morte e nulla più incerto dell’ora della morte …” Maghinardo fa testamento e dispone dei suoi beni. Il  27 agosto muore. In punto di morte rivolge un attestato di stima a Firenze:



 “… poiché durante la mia vita ebbi rispetto e onore per il Comune di Firenze, in egual modo esorto e prego le mie eredi e ad esse prescrivo in virtù della mia benedizione che allo stesso comune esse portino reverenza e onore perpetuo …”.
 
Però sotto sotto si coglie anche l’esortazione agli eredi perché facciano attenzione ai Fiorentini, che avevano mire ben precise sulla valle del Senio. Maghinardo aveva due figlie, Francesca e Andrea (questo nome si dava anche alle femmine) e quasi tutto il patrimonio va a loro e alla nipote Alberia. Alla moglie Mengarda vennero “restituite le doti che io ebbi al tempo del contratto di matrimonio” e cioè “millequattrocento lire di Pisa in fiorini”. Dal testamento apprendiamo che Maghinardo aveva due fratellastri: Giovannino e Ugolino. Il primo eredita la tenuta del Castello di Praticino, fra Fantino e Lozzole; il secondo, il castello di Gamberaldi. Naturalmente Maghinardo aveva un nutrito stuolo di servi, palafrenieri, cuochi e scudieri. Uno di questi, Matteo di Ragnolo, “diletto, fedele, segreto servitore” eredita una borsa di denaro. Maghinardo “libera” Romanuccio da Campanara, il suo cuoco, e i suoi fratelli “da ogni debito di vassallaggio ... per sempre”. A Donato di Lozzole, palafreniere, lascia del danaro e i tre cavalli preferiti Fanestro, Caprona e Palafredo. Dispone somme per gli scudieri Baliscerio e Mengolino. Il castello di Benclaro, dove muore, e il Palazzo di Faenza vanno alla figlia Francesca.
 
Per la sua sepoltura Maghinardo dispone:

“… scelgo come mia sepoltura e voglio che il mio corpo sia sepolto presso la chiesa e monastero di S. Maria di Rio Cesare secondo l’usanza e vestito dell’abito dell’ordine di Vallombrosa e non di­versamente… ”.


E qui c’è una bella leggenda. Il feretro sarebbe in una cripta, «là dove la terra riceve il primo bacio del sole». Una volta l'anno, all'equinozio di primavera, un raggio di sole, filtrando da un pertugio, svelerebbe il luogo del sepolcro. Nessuno ha mai trovato questo luogo e quindi dov’è se­polto Maghinardo non si sa.
Partiamo per fare un giro nei luoghi tanto cari a questo personaggio.
Nomi e siti ci sono ancora e non ci possiamo sbagliare. Basta andare alla Badia di Susinana, nel comune di Palazzuolo sul Senio, al confine con la Romagna. La Badia è intatta e con gli edifici attorno forma un piccolo borgo. Tutta la zona fa parte di una Azienda faunistico venatoria che ha un ufficio informazioni nel quale alcuni impiegati molto cortesi sono ben disposti a fornire dettagli storici e suggerimenti per un trekking. Tutta la tenuta è molto apprezzata dai cacciatori di cinghiale. Chi ama l’arte venatoria si troverà senz’altro a suo agio. Chi non la ama farà uno sforzo di tolleranza, aiutato dal fatto che qui si caccia da almeno settecento anni, cioè appunto dai tempi di Maghinardo, che naturalmente era un cacciatore, come tutti i signori del medioevo. Rio Cesare si trova qui. Nella parte alta della tenuta, dopo aver camminato per qualche chilometro, si arriva Casa di Piraccio (Cà ed piraz) dove c’è il ristorante La Bettola del Prataiolo e un agriturismo con piscina per chi volesse continuare il trekking il giorno dopo.

 
Il ponte della Badia nel primo Novecento.
 
 
 
Come andò a finire la vicenda dei Pagani e degli Ubaldini eredi di Maghinardo? Non bene, a dire il vero. Ecco che cosa dice lo storico Repetti (1833):
 “… Nel 1362 essendo venuto a morte Giovacchino di Mainardo degli Ubaldini, Firenze fu dichiarata libera e assoluta erede dal suddetto dinasta con testamento del 6 agosto 1362…”.

Dunque il Comune di Firenze ereditò il contado. Però nel 1373 scoppiò una rivolta, capeggiata da Maghinardo di Tano, che non riconosceva valida questa donazione. I Fiorentini erano duri in questi casi e Maghinardo fu catturato al Castello del Frassino e decapitato a Firenze davanti al Bargello. Nel giugno 1387 le soldatesche del Comune di Firenze repressero un'altra ribellione a Susinana e portarono la campana della badia a Figline Valdarno. La richiesta di Palazzuolo per averla indietro non è mai stata accolta, però ogni anno, nella quarta domenica di luglio, si tiene il Palio della Campana che è una amichevole disputa a colpi di catapulte fra due squadre di Palazzuolo e di Figline.