mercoledì 29 ottobre 2014

1904 Dino Campana si arruola volontario

La domanda per ufficiale di complemento, secondo i documenti trovati dall'archivista Mario Catani



Nel luglio 1903 Dino Campana diede l'esame di maturità al liceo classico Guglielmo Baldessano, di Carmagnola (Torino). Venne ammesso con la pagella che è qui accanto e, come si vede, il profitto non fu un gran che:

scrutinio finale:
italiano:   cinque, sei
latino:   sette, sette
greco:   sette, sei
storia:   cinque
filosofia:   cinque ...


condotta:
1° trimestre,  sei
2° trimestre,  sette
3° trimestre,  sette
4° trimestre  otto

 








Sopra: la pagella di Dino Campana al liceo.
A destra: la domanda di iscrizione 
all'università di Bologna


Nei mesi seguenti tornò a Marradi intenzionato a iscriversi all' Università di Bologna, facoltà di chimica, su consiglio di un parente. In quel tempo affisso sui muri del paese c'era questo manifesto:

 


 
20 settembre 1903

Corsi semestrali per allievi ufficiali volontari in reggimenti di fanteria di linea, artiglieria da campagna ... 


(dall'archivio storico del comune di Marradi)


 




Senz'altro il poeta lesse il manifesto, perché decise di arruolarsi e chiese il 40° Reggimento di Fanteria.
Era una buona idea, perché questo reparto era di stanza a Bologna, dove Dino aveva intenzione di iscriversi all' Università e questo probabilmente risolveva il problema dell' alloggio e del suo mantenimento in città.









Il sig. Leopoldo Ghezzi, facente funzioni di Sindaco, gli compilò la domanda, come si legge qui accanto:


Elenco dei documenti: 






Istanza di Dino Campana, 
  • Diploma del liceo di Carmagnola, 
  • Atto di nascita, 
  • Atto di assenso, 
  • Certificato di buona condotta, 
  • Certificato penale.
Il certificato di buona condotta veniva rilasciato dalla Prefettura, con il benestare del Sindaco e dopo aver preso le necessarie informazioni.  


Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire





Il Colonnello del Distretto rispose al Municipio di Marradi che la pratica non poteva essere fatta in questo modo, e l'interessato si doveva presentare di persona:


Si restituisce al signor Sindaco del Comune di Marradi significandogli che a mente del disposto n° 16 del relativo manifesto le domande di arruolamento nei plotoni Allievi Ufficiali devono dagli Aspiranti essere presentate personalmente a questo Comando e si previene che la visita medica ha luogo presso questo Comando stesso tutti i giorni alle ore nove.

Il Colonnello Comandante






Dino si presentò e venne arruolato nel 40° Reggimento Fanteria, di stanza a Ravenna, come gli comunicò in un primo momento lo scrivano del Distretto.

Seguì una Rettifica per correggere l'equivoco: la Brigata aveva nome Ravenna, ma era di  stanza a Bologna.


l'accettazione della domanda
 e la rettifica.



Poi il messo comunale presentò a lui e ad altri marradesi il "precetto di partenza" cioè l'invito a presentarsi.
Era il 14 dicembre 1903 e suo padre Giovanni firmò per ricevuta.

Dino Campana fu arruolato il 4 gennaio 1904 e rimase sotto le armi per undici mesi.
 

Precetto di partenza


Inediti


Fonti: Documenti inediti dell'Archivio storico del Comune di Marradi
Documenti del liceo Baldessano e dell'Università di Bologna





giovedì 23 ottobre 2014

Vitaliano Mercatali

Ricordi d' infanzia e degli anni della guerra...
ricerca di Luisa Calderoni    ( Prima parte )

La celebrazione del settantesimo anniversario della liberazione di Marradi, avvenuta il 25 settembre 1944, ha fatto riaffiorare molti ricordi ed emozioni tra coloro che in quegli anni c'erano. Questi ricordi sono testimonianze preziose sulla nostra storia recente che non devono andare perduti. Sono come tante tessere di un grande puzzle che, una volta riunite, ci forniscono dettagli, particolari e storie inedite di una più grande pagina di Storia cui tutti apparteniamo, da cui tutti noi deriviamo.

Trascriviamo con grande interesse i ricordi di Vitaliano Mercatali.  Già noto ai lettori del blog, Vitaliano è l'autore di numerosi plastici che ci permettono di farci un'idea delle trasformazioni  di Marradi nel corso dei secoli e dei danni irreparabili che la guerra e il passaggio del fronte hanno arrecato alla nostra comunità.

Vitaliano è nato a Marradi nel 1932. I suoi primi ricordi risalgono ai tempi in cui frequentava l'Asilo Scalini di cui, in particolare, rammenta i piccoli tavoli  su cui mangiavano i bambini e che erano forniti  di  buchi in cui venivano  inserite le tazze di alluminio per impedire che si rovesciassero....



Da sinistra Vitaliano, il padre Fortunato, il cuginetto Enzo Mercatali con  il padre Amedeo. Da notare nello sfondo, il distributore di benzina di Aristodemo, che nel locale retrostante, aveva un servizio pubblico con ben 4 automobili.


Una  parte molto  interessante delle sue memorie anteguerra riguarda il periodo in cui i suoi genitori, insieme a Bombacci e Giuseppe Meucci , presero in gestione il  teatro degli Animosi.

In quegli anni il Teatro era sede del Dopolavoro Fascista che era subentrato alla disciolta Accademia degli Animosi, fondatrice del teatro stesso. I  tre soci pensarono bene di utilizzarne l'elegante platea come sala per  proiezioni cinematografiche, in concorrenza con il Cinema della Stazione. La biglietteria e i borderò erano affidati alla zia materna, Dina Montevecchi. L'attività che prevedeva una durata di 9 anni, si interruppe dopo sei a causa della  guerra....

Erano anni di grande attrattiva per il cinema e il teatro era sempre pieno. Infatti di una stessa pellicola venivano fatte ben 5 rappresentazioni: il sabato sera, la domenica al pomeriggio e sera e così anche il lunedì che,  essendo giorno di mercato, attirava tanta gente a Marradi. Ma la gente veniva anche da molto lontano, anche da San Cassiano e da Fognano, in bicicletta, per vedere quei film sonori e in Cinema Scope,  sempre preceduti dai cosiddetti " Film Luce" attraverso i quali il Regime propagandava i suoi successi politici e militari. Questi filmati  trionfalistici  erano una delle poche  fonti di informazione sull'andamento della guerra ma  non tutto poteva essere censurato o nascosto dal  Regime. Infatti nel paese vi erano alcuni apparecchi radio e chi poteva la ascoltava con regolarità, come faceva  la famiglia Mercatali che, la sera,  utilizzava una radio a galena collocata su un piatto nel centro della tavola, per ascoltare le notizie, certamente più veritiere, trasmesse da  Radio Londra.
Tornando al teatro, Vitaliano ricorda che inizialmente la cabina di proiezione era esterna e   collocata sul retro dell'edificio dalla parte della Torre. Ad  essa si accedeva con una scaletta esterna che fu rimossa solo durante i grandi lavori di restauro effettuati dall'Impresa Scalini. La cabina fu poi ricavata nel palco centrale del Teatro, opportunamente chiuso, utilizzando anche parte del retrostante corridoio proprio di fronte alla Sala Mokambo.Il teatro durante le proiezioni era così pieno che Vitaliano e suo cugino Enzo Mercatali, per vedere il film, andavano sul voltone e alzavano le botole oppure si mettevano dietro il telone vedendo il film a rovescio. I due ragazzini, vivaci ed esuberanti, dal loggione  si divertivano a scaricare l'acqua dei sifoni da selz sul pubblico seduto fitto fitto in platea, col rischio di provocare un pericoloso fuggi fuggi...In particolare Vitaliano che aiutava a riavvolgere e le pellicole  e aveva imparato anche a proiettare i film, a volte, in presenza di un raro film osé,  ne ritagliava alcuni fotogrammi da rivendere o scambiare con gli amici. Scene queste che ricordano molto quelle di "Nuovo cinema Paradiso"...

Vitaliano era un bambino molto curioso, vivace e desideroso di imparare ogni mestiere: così di volta in volta  lavorò  come falegname, imbianchino, muratore, idraulico acquisendo tante abilità che gli son  tornate utili nella sua vita di adulto. Della scuola ricorda la somministrazione quotidiana dell' olio di fegato di merluzzo accompagnato da una zolletta di zucchero per mitigarne il disgustoso sapore. In barba all'igiene l'olio veniva servito agli scolari utilizzando per tutti lo stesso cucchiaio....



Il piccolo Vitaliano in Piazza Scalelle a Marradi, con la tuta da lavoro

La scuola aveva cambiato spesso sede, da Villa Ersilla al Palazzo Torriani. Negli anni della guerra gli alunni erano invitati a levare un pò di lana dai materassi per donarla alla patria che ne avrebbe ricavato il tessuto per le divise dei soldati.  Così i ragazzini, all'insaputa dei genitori, sfilavano la lana e la consegnavano ai maestri.  Vitaliano tornò  nella scuola vera e propria solo dopo la fine della guerra. La scuola,  dove si separava il fondo di ottone dal rame delle mezzine per donarlo alla patria, in tempo di guerra era   stata trasformata in ospedale con tanto di croce rossa dipinta sul tetto.
Di bello, durante gli anni della scuola di  guerra, Vitaliano ricorda il suono degli allarmi  annunciati dalla sirena del Comune, segnale di pericolo ma anche di via libera per tornare di corsa a casa.
I racconti di Vitaliano, delle sue marachelle, degli scherzi bonari e a volte anche pericolosi,  ci trasmettono l'immagine di un paese in cui i ragazzini si potevano muovere liberamente e in cui essi erano veramente padroni del territorio. La piazza Scalelle era il luogo dei giochi dei bambini del centro del paese,  mentre l'accesso ai pozzi del fiume era regolamentato da un codice non scritto: la gente di Jummarè andava nella Lontria o al pozzo Murolo, i piazzaioli nella Concia, quelli degli Archiroli alla Giuglina Ogni gruppo    aveva il proprio pozzo in cui tuffarsi, il proprio sasso su cui prendere il sole, il proprio spazio per pescare....

In estate i ragazzi frequentavano le Colonie Elioterapiche. Nel nostro territorio ce n'erano due, una per i più grandi a Casalino vicino a Sant'Adriano, e una per i più piccoli, tra cui Vitaliano, a Villa Ersilia. Vitaliano ci andava  volentieri, così come tanti altri ragazzini,  perché gli piaceva tutto il cerimoniale dell'alza bandiera alla presenta dei due piantoni di guardia ai lati del cancello della Villa. La cerimonia dell'alza bandiera era accompagnata dal rullo  dei tamburi suonati da Giuseppe Caldani e Antonio Triberti.  E poi a Villa Ersilia si mangiava benissimo. Le verdure venivano dal vicino Vivaio Forestale e gli altri alimenti  dalle campagne limitrofe, tutto nel pieno rispetto del regime autarchico del tempo. La giornata iniziava con una buona colazione a base di pane e latte, seguita da un buon pranzo e da una sana e gustosa  merenda con pane e marmellata. E poi tutti a casa. Ogni tanto i ragazzi facevano una bella doccia  con l'acqua che si era scaldata al sole in un grande vascone: prima le bambine e poi i maschi, tutti nudi in un allegra sarabanda, sotto gli occhi vigili del guardiano che minacciava con la cintura chi esitava a buttarsi nell'acqua non proprio calda.

                  

La colonia elioterapica di Villa Ersilia: Vialiano Mercatali è il terzo, in basso, da sinistra.Il gruppo è stato fotografato nella pista da ballo dell'adiacente Casa del Fascio, infatti i ragazzi sul retro sono seduti sulla balaustra della pista, utilizzata anche come pista da pattinaggio. Sullo sfondo si vede il muro perimetrale della villa Ersilia.


 Gli anni della guerra
 Il 25 aprile 1944  un apparecchio alleato precipitò vicino al Podere di Pian delle Fagge di proprietà di Arturo  Scalini. Vitaliano conosceva bene Arturo che  abitava   con la moglie Elvira  nel suo stesso palazzo in via Talenti.  I nipoti di Arturo, Libero e Carlino raccontarono al curiosissimo Vitaliano molti particolari del fatto: l'apparecchio trasportava forse  una decina di avieri di cui alcuni si erano gettati coi paracadute di seta bianca recuperati da Arturo, mentre altri, forse 5,erano morti e bruciati dentro la carlinga.
 I corpi degli avieri bruciati furono chiusi in alcuni sacchi, caricati sui muli e  portati nel cimitero di Lozzole. Coloro che sopravvissero all'incidente furono aiutati dagli sfollati e dagli abitanti di Lozzole.
Quando Vitaliano, dopo 50 anni,  si recò  sul posto dell'impatto c'erano ancora i resti dell'apparecchio  e lui  notò con stupore che i vetri dell'aereo erano in plexiglass e  la carlinga in Duralluminio e avvitata con brugole autofilettanti, materiali completamente sconosciuti in Italia al tempo della guerra.

 Il padre di Vitaliano, Fortunato,  faceva il pompiere ed era ben informato sull'andamento della guerra, sia perché vedeva i Film Luce sia perché ascoltava regolarmente Radio Londra.  Consapevole dell'aggravarsi della situazione, aveva fatto nascondere il figlio maggiore Mauro nel solaio della casa di via Talenti, sotto la legna e la carbonella per il focolare domestico.  Ben presto fece sfollare tutta la sua famiglia prima a Quera, sopra Biforco, e poi a  Monte Rotondo,  salvandola  dal fatidico bombardamento alleato del 6 giugno 1944.



Il Distaccamento dei Pompieri di Marradi, anno 1942: 
 il quarto da destra è Fortunato Mercatali, padre di Vitaliano

Nel frattempo anche  la macchina dei pompieri era stata portata a Monte Rotondo e mimetizzata con fascine e ramaglie per sottrarla alle razzie e ai  sabotaggi dei tedeschi.





Gli sfollati di Monte Rotondo e di Sgagnolo: in alto da sinistra Mario Visani padre di Norma e Marta, Iole Martelli, Vitaliano, Renzo Mughini, Emma Montevecchi, madre di Vitaliano, Carola, moglie del contadino. Nella fila di mezzo Mauro Mercatali, fratello di Vitaliano, Irma Martelli, Bice Visani, la nonna di Romina figlia della Piera dei Moratelli, Fortunato Mercatali, padre di Vitaliano. Sdraiate davanti: la contadina del podere Sgagnolo, Norma e Marta Visani, e Maria Farolfi. 


Da Monte Rotondo,  Fortunato, mentre si recava al Mulino Piani di Marradi per macinare 15 chili di grano, rimase ferito da una scheggia durante un  bombardamento del paese. Poiché a Marradi non c'era più l'ospedale essendo stato trasferito a Quadalto di Palazzuolo, il ferito fu trasportato a Fantino dove c'era una piccola infermeria dei Tedeschi. Ma la ferita  risultò mortale in quanto, dopo aver lacerato il muscolo della spalla, la scheggia era entrata nel polmone. Vitaliano conserva ancora il portafoglio del padre con le banconote macchiate di sangue...

Dopo la morte del padre, la famiglia Mercatali sfollò a Ponte della Valle dove c'era tanta gente di Marradi e Popolano. Gli sfollati vennero ricoverati nel grande stallone, divisi per età e sesso: i vecchi in fondo nella parte più buia, e i grandi nel resto della stalla. I più piccoli, come Vitaliano e Nello e Marino Sartoni, finirono nello stalletto dei maiali sopra il quale, in una specie di soppalco,  stavano gli adolescenti in un'allegra e spensierata promisquità perché, anche se si era nel bel mezzo della guerra, c'era voglia di vivere, di ballare, di cogliere l'attimo,  forse per scacciare la consapevolezza che tutto era effimero, che tutto poteva  finire in un momento.

                                            *************
                                                                    

lunedì 20 ottobre 2014

1896 Il Comune mette all'asta il Monastero delle Domenicane


Nel Consiglio comunale si accende una discussione
e alcuni consiglieri 
si dimettono
ricerca di Claudio Mercatali


Il centro il Marradi






Per capire quello che stiamo per leggere serve un breve riassunto sulle vicissitudini del Monastero delle Domenicane di Marradi nella seconda metà dell’ Ottocento. Il convento, nel 1866, era stato espropriato dallo Stato e alle suore era rimasto solo un usufrutto.
Nel 1888 il Comune di Marradi, dopo un lungo contenzioso con l’Amministrazione dei beni demaniali, riuscì ad averlo in proprietà.



1889  Verbale di cessione del Monastero al Comune  di Marradi da parte 
dell'Amministrazione dei Beni Demaniali


Però il Comune era a corto di soldi e nel 1896 mise tutto all’asta e nel 1898 il convento tornò di proprietà delle monache. Non fu una decisione indolore, una parte dei consiglieri comunali votò contro la delibera di vendita, altri accusarono il Sindaco di favorire le monache e si dimisero.


Forse la vendita fu una necessità dovuta alla debolezza finanziaria del Comune o forse fu una scelta giusta dell’Amministrazione dell’epoca, perché a quel tempo le priorità erano la costruzione delle nuove scuole comunali e le strade più che la ristrutturazione di questo importante edificio.


Questo che segue è il verbale del Consiglio Comunale del 28 novembre 1896 quando 
ci fu da decidere se vendere o no. Leggiamo:

“… Il Sindaco Agnolozzi commendator Emilio mette in discussione il Progetto di massima per l’alienazione del soppresso Monastero delle Domenicane di Marradi:
  • L’asta si terrà con il metodo della candela di cera d’api. Il prezzo della vendita sarà pagato dal compratore al Comune in tre rate uguali, entro due anni. Le spese dell’incanto, del contratto e della registrazione faranno carico per metà all’acquirente e per l’altra metà al Comune.
L’asta con la candela si usa anche oggi.
Il prezzo di vendita è l’offerta migliore quando si spegne lo stoppino.
       
  
  • La chiesa sarà dall’acquirente tenuta aperta in perpetuo e officiata. In compenso per tale onere il Comune cede per uso del custode i locali indicati nell’annessa pianta (sei stanze accanto all’ingresso delle attuali Scuole Elementari)
  •  L’acquirente ha l’onere del mantenimento della chiesa…”.


Si apre la discussione:

“… I consiglieri Visani Scozzi dr. Paolo e Bandini dr. Attilio, opinano che la vendita all’asta pubblica tal quale è oggi proposta è esiziale (= rovinosa) per gli interessi del Comune, perché le condizioni sembrano fatte apposta per favorire le Monache ed escludere qualunque altro dalla vendita. Rilevano essere eccessivo quanto si stabilisce a favore del cappellano (lasciargli sei stanze). Il consigliere Bandini dr. Attilio nota infine che nei beni da vendere è compresa una parte dell’area necessaria per l’ampliamento dell’edificio scolastico, per cui il Comune sarebbe obbligato a riacquistarla…”.



 

Sopra, il refettorio  
A sinistra, la sala capitolare




 


“… Il Sindaco Agnolozzi commendator Emilio e l’assessore Fabbri Giovanni Antonio affermano che ogni indugio nell’alienazione torna a svantaggio dell’ Amministrazione Comunale, per le spese che deve annualmente sostenere e per il deperimento dello stabile. Respingono le accuse di voler favorire le religiose e che l’asta prevede il concorso di altri all’acquisto dello stabile. La Giunta è convinta di aver fatto quanto era nell’interesse del Comune e nell’animo della maggior parte del Paese…”.


Il coro interno


Si vota:
Il Sindaco Agnolozzi commendator Emilio, visto che nessuno presenta altre proposte, chiude la discussione e passa ai voti per appello nominale.
  • Rispondono si, approvando la vendita 11 consiglieri: Agnolozzi Emilio, Matulli Angelo, Agnolozzi Pietro, Piani Franco, Torriani Cesare, Mughini ing. Antonio, Cattani dr. Giovanni, Matteucci Giulio Cesare, Cattani Beniamino, Maiani Angelo
  • Rispondono no 7 consiglieri: Fabbroni Ugo Carlo, Bandini cav. Alfredo, Bandini dr. Attilio, Fabbroni Giovan Piero, Visani Scozzi dr. Paolo, Campana Raffaello, Ceroni ing. Francesco



 Il giardino del monastero
(l'Ort del mong)




La motivazione dei contrari la illustra Visani Scozzi:
… Perché in ordine alla relazione del 20.10.1893 si ritiene dannosa la rinuncia oggi fatta alla proprietà del campo e perché si ritiene che la vendita si sarebbe effettuata a migliori condizioni dopo che fosse stato chiesto il concentramento delle religiose al quale secondo l’opinante (cioè Visani Scozzi) il Comune avrebbe avuto diritto a termine dell’art. 6 della legge 7 luglio 1866….”

Il ”campo” di cui qui si parla è “l’Ort del Mong” e il “concentramento delle suore” è il fatto che secondo i sette consiglieri contrari, alle poche suore rimaste doveva essere riservato solo un pezzetto di Monastero, per mettere all’asta tutto il resto libero da vincoli.




Il monastero delle Domenicane prima 
della costruzione delle Scuole Elementari,
cioè a fine Ottocento




A questo punto c’è il colpo di scena. Prende la parola il consigliere Attilio Bandini:


… io sottoscritto in segno di protesta dichiaro di non poter più far parte di questo Consiglio e rassegno le mie dimissioni …”.

A lui si associano i consiglieri Alfredo Bandini, Gian Piero Fabroni, Francesco Ceroni e quindi il totale dei dimessi sale a quattro. Queste dimissioni non saranno più ritirate, nonostante alcuni tentativi di mediazione di cui si trova traccia nei documenti dell’archivio storico, e anzi il dissidio diventerà più profondo. E’ la crisi più grave del Consiglio comunale dai tempi dell’Unità d’Italia, perché la dimissione di quattro consiglieri in un sol colpo non era mai successa. 
L’amministrazione Agnolozzi andrà avanti ugualmente, verificando ogni volta il numero legale, perché anche in seno alla maggioranza c’erano delle crepe, per altri motivi. Però con un Consiglio incompleto e un dissidio interno il Comune fu amministrato a stento per qualche anno.



Fonti
Documenti dell’Archivio storico di Marradi.
Si ringrazia l'archivista Mario Catani per l'indispensabile aiuto dato.

Gli altri articoli della stessa serie sono in archivio a queste date:
29/01/2014 La soppressione del monastero delle Domenicane di Marradi
28/06/2014 Il convento delle Domenicane
30/07/2014 I poderi delle suore

mercoledì 15 ottobre 2014

La fontanella del Ponte dei Folli

Alla ricerca di un ponte sconosciuto
di Luisa Calderoni e Claudio Mercatali



Il Fosso dei Folli scorre 
dentro una volta
 sotto il passaggio 
a livello di Marradi



Nel 1895 a Marradi entrò in funzione l'Acquedotto degli Allocchi, costruito per sfruttare le sorgenti trovate dentro la galleria ferroviaria sopra a Crespino. Il Comune riordinò la rete idrica del capoluogo e sistemò nove fontanelle o bocche di presa, di bronzo, che sono quelle che si vedono ancora oggi. Anche gli abitanti di Casa Gondi volevano essere serviti dal nuovo acquedotto e l'Amministrazione nel 1897 li accontentò così ...


Relazione e stima dei lavori occorrenti per la costruzione di una piccola fonte sul ponte detto dei Folli presso la Fornace di Casa Gondi nel Comune di Marradi.

Descrizione sommaria dei lavori

La fontanella verrà eretta nel mezzo dell'arco del ponte dei Folli appoggiandola sul parapetto costruito su detto arco e sui suoi muri di accompagnamento.
L'acqua per alimentare la fontanella sarà derivata da quello stesso tubo che partendosi dall' acquedotto della ferrovia giunge fino al macello pubblico, nel punto più prossimo alla località predetta.
La fontanella, come indicano i qui uniti disegni, sarà munita di una semplice colonnetta in mattoni costruita sopra lo spessore del parapetto e di una piletta in pietra appoggiata sullo stesso parapetto, di un tubo fornitore e di un tubo di arresto applicato all'interno della colonnetta per impedire che durante la notte l'acqua sgorghi sulla pila della fontanella ma bensì nel deposito del macello pubblico.
Il tubo portante l'acqua alla fontanella sarà di piombo del diametro interno di millimetri 15 e sarà posato alla profondità di 0,70cm sul lato sinistro verso Casa Gondi nella strada comunale che adduce a detta località. Il rifiuto della pila sarà riverso per mezzo del Fosso dei Folli ove corrisponde appunto la fontanella.



La fontanella fu costruita certamente, perché i Fratelli Luder, idraulici di fiducia del Comune in quegli anni, fornirono il necessario e mandarono questa ossequiosa fattura:


Fratelli Luder
Officina meccanica e fonderia in bronzo
Lavoratorio in Firenze

Al Signor Franco Piano    12 febbraio 1898

Abbiamo l'onore di rimettervi qui unita fattura di It. lire 40,08 ammontare della canna di piombo, rubinetto e collo di ghisa che vi compiaceste commetterci e che vi abbiamo spedito per mezzo di Ferrovia in porto assegnato all'indirizzo Vostro n° 2 colli.
Speriamo che sarete pienamente soddisfatto dell'esecuzione di questa Vostra ordinazione, e lieti di presto essere onorati di nuovi Vostri comandi, che ci impegneremo di eseguire con la massima cura e sollecitudine, distintamente vi salutiamo.








Dov'era il Ponte dei Folli? 
La descrizione della fontanella fornisce gli indizi che servono, perché la Fornace di Casa Gondi era vicino all' imbocco con la strada principale e quindi il Fosso dei Folli è quello che passa sotto il passaggio a livello andando diritto al Lamone.

In qualche anno imprecisato agli inizi del Novecento l'imbocco per Casa Gondi fu ampliato con un rinterro e il Ponte dei Folli non si vede più, però c'è ancora.

 

Sopra: la delibera
A sinistra: la fattura per i lavori
  
L'arco del Ponte dei Folli
(quello più alto) è affiancato al ponte 
ferroviario sul  fosso
che è al passaggio a livello di Marradi.











Fonti:
Documenti dell' archivio storico 
del Comune di Marradi.
Il disegno all'occhiello è un bozzetto 
di Lanfranco Raparo (per gentile
concessione di Francesco Cappelli).





venerdì 10 ottobre 2014

La Sagra delle Castagne negli anni Settanta

Una raccolta di vecchie fotografie



Il 16 ottobre 1977 era giorno di sagra. La Pro Loco aveva fatto stampare la solita cartolina commemorativa, che è questa qui accanto. La bella giornata autunnale aveva favorito gli arrivi e così la festa riuscì bene. Già allora c'era il treno d'epoca, a vapore, che portava a Marradi ancora più gente.

Che cosa succedeva nelle vie del paese?



  





La Nazione
mercoledi 19 ottobre 1977












  

  




Gianni Ciottoli e Bruno Fabbrini al banco di Alvaro Lombardi, al Bar Bianco di Piazza Scalelle









Il ristorante della Sagra 
sotto il mercato coperto





  

 


Piazza della Repubblica

Negli anni Settanta era accettabile che le macchine dei marradesi potessero stare parcheggiate lungo le strade dove si svolgeva la festa.




  



Il mercato coperto

Era caldo quel giorno di ottobre. 
Tutti sono in maglietta come se fosse estate.








 
















 A sinistra: Via Tamburini, una spontanea esibizione di valtzer.      A destra: Via Fabroni          

 



Vuoi una buonissima polenta? Fermati qui.

Fedora Anforti, Gina Neri, Paolo Bassetti, 
Rossi Mauro, Giovanni Ceroni, 
Massimo Tronconi




 
  



Livio Facchini vende le sue castagne, Guido Dal Monte (in giacca e cravatta) osserva.
Dietro: Franco Facchini e Mila Zacchini.



  










Fonte: 
Archivio della Pro Loco.















Da destra: Gianni Ciottoli, Antonella Gamberi,
Federica Fabbrini, Roberto Visani






domenica 5 ottobre 2014

L' "invenzione" della Sagra

L'organizzazione delle prime edizioni





Lo stemma 
della Pro Loco di Marradi



La prima Sagra delle Castagne di Marradi fu nel 1963. Allora i castagneti erano tutti in abbandono, perché le castagne non le voleva più nessuno. I marradesi ne avevano mangiate troppe e preferivano altri cibi, così come imponeva la civiltà dei consumi negli anni del "boom economico".
L'idea di riproporre questo prodotto fu di Lodovico Bernabei, Silvano Ciottoli, Giacomo Lazzarotto, Enzo Mercatali, Luigi Nieddu, Ottorino Randi, Renato Ridolfi, Umberto Scalini Scala. Sergio Zacchini fu il primo presidente della neonata Pro Loco di Marradi, che si prese il compito di organizzare il tutto.
   


Sergio Zacchini




A queste persone si associarono subito molti altri e l'elenco si potrebbe allungare parecchio, però il nucleo originario dei fondatori è questo.




Il successo fu immediato e nel giro di pochi anni la Sagra raggiunse una dimensione tale da impegnare per settimane l'intero paese. Si trattava di preparare quintali di dolci di marroni fatti in casa (allora si poteva) per soddisfare le richieste della gente.  Nel 1966 per rendersi conto di come erano organizzate le altre sagre venne organizzata una "spedizione" in Piemonte, a Cuneo, con uno stand alla sagra del cuneese, che è una rinomata zona castanicola.


 

Sopra: Lo stand della Pro Loco 
di Marradi a Cuneo. 
Al banco, in giacca e cravatta,
il maestro Renato Ridolfi.


A sinistra: Rina Sartoni in azione,
nello stand promozionale 
di Cuneo (1966)






Il successo a Cuneo fu lusinghiero e i prodotti di Marradi furono apprezzati. Questo fu importante, perché i piemontesi avevano il palato avvezzo ai dolci di marroni e il loro giudizio contava molto.


Lo stand gastronomico a Cuneo.





 


E così cominciò la lunga storia 
della Sagra delle Castagne.


Una Sagra sotto il mercato coperto, 
alla metà degli anni Sessanta.



















Era stata capita anche l'importanza 
della pubblicità e cominciò allora
la pubblicazione delle "cartoline 
della Sagra", che oggi
sono oggetto di collezione. 

Le Poste concessero 
anche l'annullo speciale.





Le cartoline del 1965, 1966, 1967 
sono delle chicche ricercate dai 
collezionisti di francobolli. 

I bozzetti furono 
preparati dal pittore Aulicino
e da Francesco Galeotti.





da:  La Nazione, 19 ottobre 1969

Quest'anno la marradese "Sagra delle castagne" giunta alla sua sesta edizione con un crescente successo, si rinnova nello stile e nella organizzazione, con un complesso di manifestazioni quanto mai diverse ed interessanti. La Sagra, distesa in due giornate con un preludio sabato 18 e il fato oggi, terza domenica di ottobre, 19, si propone di appagare le attese e i desideri di una serie di attesi e graditi ospiti nel centro urbano della valle del Lamone, ormai abituati a trascorrervi le loro ferie e le loro domeniche ...

  
Fonte: Documenti dell'archivio della Pro Loco.
Le cartoline sono di Francesco Cappelli.