mercoledì 31 maggio 2023

Ca d’ là

Una lite 
per riscuotere il dazio

Ricerca di Claudio Mercatali



Ca d’là è una casa lungo la strada Faentina, poco oltre la località Fantino, salendo verso Crespino sul Lamone. Di là da che? A metà dell’ edificio corre il confine fra Marradi e Palazzuolo cosicché questo è a cavallo fra due comuni. E’ una conseguenza del fatto che il proprietario della parte più vecchia, verso il fiume, che è di Marradi, nell’ Ottocento ebbe bisogno di ampliare e c’era posto solo verso la strada, che è nel Comune di Palazzuolo.
Secondo la leggenda uno che abitava qui andò a Marradi per registrare una nascita e all’ anagrafe si sentì chiedere in che stanza era nato il pupo. Non sarà vero, però in queste situazioni la burocrazia incombe e gli impicci non mancano. Anche nell' Ottocento ci fu qualche equivoco e qualche furberia. 


Negli Annali di Giurisprudenza del 1897 c’è il verbale di una lite fra i due comuni a proposito della riscossione del Dazio sul consumo, che era dovuto perché qui c’era una storica osteria, rimasta attiva fino agli anni Cinquanta, gestita da ultimo dalla mitica Suntina, che vediamo qui accanto rivestita e nel fiore degli anni.

Nell’ultimo decennio dell’ Ottocento questa zona era affollata da operai che lavoravano alla costruzione della ferrovia Faentina, alloggiati alla meglio nelle baracche costruite dalle ditte appaltatrici e nelle case dei contadini. Al culmine dei lavori c’erano circa duemila operai e molti carcerati spediti qui a scavare gallerie in cambio di uno sconto sulla pena. Tutti erano più o meno disperati e nei turni di riposo affollavano le quattro osterie di Fantino. Tre erano nel comune di Palazzuolo ma l’osteria di Ca d’là era gestita da Angelo Sartoni, di Marradi, che pagava il dazio nel suo comune di residenza.





Fortunato Menghetti, appaltatore del dazio di Palazzuolo mosse causa al Comune di Marradi e il pretore gli diede ragione e stabilì che gli doveva essere restituita la somma indebitamente riscossa. Marradi fece ricorso chiedendo di trattenere per sé la metà dell’ importo, perché l’ingresso e il bancone erano nel comune di Palazzuolo ma una delle sale di mescita era nel comune di Marradi. Sembrerebbe una soluzione equa ma Palazzuolo ebbe ragione perché …

Leggete con pazienza il dispositivo della sentenza e lo saprete.



mercoledì 24 maggio 2023

I ponti Bailey nella valle del Lamone e del Senio

Un modo ingegnoso di costruire
dei ponti prefabbricati

ricerca di Claudio Mercatali

L'ing. Bailey studia
uno dei suoi ponti


L'ingegnere inglese Donald Bailey fu l'ideatore dei ponti che portano il suo nome. Erano fatti con travi reticolari in acciaio e piani di assi in legno, che permettevano un montaggio rapido. Furono una novità durante la Campagna d'Italia dell'estate 1944, che permise agli Alleati di avanzare fino alla Linea Gotica nonostante le sistematiche distruzioni dei Tedeschi in ritirata. Infatti le truppe di Kesselring distrussero tutti i ponti d'Italia da Perugia in poi, anche quelli secondari, e questo permise loro di non essere travolti dall' avanzata degli Anglo americani. Le eccezioni furono pochissime: il ponte romano detto di Tiberio, vicino a Rimini, fu risparmiato e soprattutto a Firenze si salvò Ponte Vecchio, dopo una serrata trattativa con il Comando germanico con la motivazione, non del tutto vera, che tanto non era idoneo al transito dei carri armati.

Anche nella valle del Lamone tutti i ponti furono minati e all'arrivo degli Alleati subito sostituiti con i Bailey, in via provvisoria e a volte anche duratura. Poi negli anni del dopoguerra dopo le ricostruzioni furono rimossi e ora non ce ne sono più. Dov'erano?




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Queste sono foto famose, scattate da un reporter inglese 






Il Ponte Grande di Marradi ha avuto una "vita" movimentata.












Anche queste sono foto famose, scattate da reporters inglesi.










I ponti di questo tipo sono stati costruiti anche dopo la fine della guerra e si installano anche oggi se un evento naturale rende inagibile il manufatto originario.






Gli Inglesi naturalmente costruirono ponti Bailey anche nella valle del Senio e nelle altre limitrofe, ovunque ve ne fosse bisogno.




giovedì 18 maggio 2023

1842 Gli avvisi sulla Gazzetta di Firenze

Vendite, divieti, annunci

ricerca di Claudio Mercatali


La Gazzetta di Firenze era un giornale stampato a Firenze dal 1814 al 1848, come pubblicazione ufficiale del Granducato di Toscana. Usciva il martedì, il  giovedì e il sabato e riportava notizie di cronaca ma anche avvisi legali, d’asta e di vendite coatte.




Ecco una rassegna di notizie del 1842 che riguardano Marradi …


Riapre la chiesa del Suffragio, restituita al culto dopo un periodo di disuso.


Diversi proprietari vietano le battute di caccia nei loro poderi. Si sa che i cacciatori meno accorti danneggiavano le colture, e poi la caccia era un risorsa da tutelare a vantaggio dei contadini residenti.




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Comincia la brillante carriera del prof. Domenico Casanti, docente per tanti anni all'Istituto Salvemini di Firenze.


Carlo Scalini ricusa diverse persone che al mercato si accreditano come suoi fiduciari e a suo nome comprano e vendono.

Comincia il regolare servizio di diligenza da Marradi a Firenze lungo la nuova strada granducale del Passo della Colla.



Cambia la data della fiera di Palazzuolo.

A Marradi cambiano i giorni del mercato dei bozzoli e della seta.



Predica di grande successo nella chiesa propositura di Palazzuolo di Romagna.


venerdì 12 maggio 2023

Le cartoline della tabaccheria di Mariannina

Tante immagini 
di Marradi
dal 1910 al 1956

ricerca di Claudio Mercatali




Pietro Cappelli era il marito di Mariannina Sartoni, tabaccaia della Rivendita n°3 di via Talenti, a Marradi, dagli anni Venti agli anni Sessanta. Lei e le sue amiche, le sorelle Iori e Nella Rivola erano estimatrici e conoscenti di Dino Campana. Sergio Zavoli intervistò queste persone per il suo libro sul poeta dal titolo I giorni della meraviglia.







Pietro Cappelli, per conto della moglie, fu committente di diverse serie di fotografie di Marradi, dagli anni Trenta agli anni Sessanta, anche in società con Nella Rivola, che aveva una cartoleria e con Ottavio Ravagli, titolare della tabaccheria n°4 in via Fabroni.


Queste che seguono sono le cartoline che Pietro fece stampare per conto proprio seguite da quelle del tabaccaio Sartoni, padre di Mariannina e precedente titolare della tabaccheria.





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Questa cartolina mostra
una visuale opposta alla
successiva.














































Qui di seguito le cartoline di Angiolo Sartoni, che mostrano il paese negli anni del primo Novecento.























Quattro cartoline del Ponte di Villanceto. Angelo Sartoni attese con pazienza il passaggio di un treno per animare un po' la sua foto.




































Il questa cartolina Angelo Sartoni inquadra in primo piano la sua tabaccheria.