Fonte Documenti dell’Archivio storico di Marradi, filza degli atti dal 1771 al 1778, come da inventario
giovedì 23 dicembre 2010
1773 Il palazzo comunale di Marradi
Fonte Documenti dell’Archivio storico di Marradi, filza degli atti dal 1771 al 1778, come da inventario
Gabbanino "il tenore"
Gabbanino suona la fisarmonica
Su internet c'è una bella versione di questa ballata, di Caterina Bueno, che è stata una brava interprete di canti popolari. Chi vuole può digitare "Il toro di Massalto Caterina Bueno" andare sui video e cliccare sull' icona "Le raccolte di nonno Ovilio". Partirà un canto piacevole … e potrete seguire il racconto con il testo qui sotto, se avete problemi con la cadenza mugellana ...
· Tutti eleganti fecero partenza – la passeggiata si iniziò discreta – in quella strada in piena conoscenza – diretti se ne andarono a Moscheta.
domenica 21 novembre 2010
Il 1848 nella valle del Lamone
la sconfitta
di Carlo Alberto di Savoia
di Claudio Mercatali
Nel 1848 la Prima guerra di Indipendenza passò rapida come una ventata. Carlo Alberto di Savoia ebbe l’ardire di muovere guerra da solo all’Impero Austro Ungarico e dopo un iniziale successo a Pastrengo (30 aprile) venne duramente sconfitto a Custoza (27 luglio) dal generale Radezky. La vittoria degli Austriaci fu folgorante e l’esercito Piemontese andò allo sbando. In quei giorni nella valle del Lamone le notizie, un po’ vere e un po’ false, si accavallavano, perché il rapido succedersi degli eventi non permetteva di farsi un’idea chiara dell’ accaduto. Il papa era fuggito a Gaeta, e il Granduca di Toscana aveva lasciato Firenze. Dunque in tutta la nostra zona c’era un vuoto di potere quasi completo. Gli sbandati di Custoza, sospinti dagli Austriaci vagavano per tutta la Romagna e la Toscana.
Lo storico Antonio Metelli, di Brisighella, che visse ai quei tempi, ci racconta così gli avvenimenti:
“ … Un certo Angelo Masini, giovane d’animo ferocissimo e forse il più arrangolato tra i Repubblicani, raccolti attorno a sé quaranta uomini in tutto simili a lui prese viaggio per la Romagna con animo di gettarsi in Toscana e d’incamminarsi a Livorno, città in rivolta. Costoro, arrivati a Faenza entrarono nella Valle d’Amone e proseguirono alla volta della Toscana, ai confini della quale essendo pervenuti, interrogati chi fossero risposero: “Repubblicani, amici del Cristo” per la quale strana risposta i gabellieri li lasciarono passare e così giunsero a Marradi e cavalcarono il dì appresso verso Borgo S.Lorenzo. Prima che vi giungessero un nerbo di soldati toscani, proibendo loro il passaggio, li costrinse a tornare indietro, per la qual cosa giunti a Marradi tutti inveleniti, attaccarono briga con i paesani, ad uno de’ quali diedero una ceffata e sputarono in volto, pel quale insulto Giacomo Fabroni, cacciatosi in mezzo per sedare il nascente tumulto, rivoltosi al Masini gli disse che badasse bene a quello che i suoi cavalieri facessero e ricordasse loro che i soldati toscani erano appresso … sicché la notte passò tacita e tranquilla. Finché venuta la dimane lentamente si misero a calare verso Brisighella …”.
Questi sbandati …
“… Scavalcati sulla piazza di Brisighella, chiesero le paghe alla Comunità e alloggio per i loro cavalli, che vennero distribuiti per le stalle dei privati. Intorno al soldo lungamente si disputò, sostenendo il Magistrato di non essere tenuto a porgerlo, sebbene poi accortosi con che gente aveva a che fare, credette meglio di darlo, con che essendo rimasti soddisfatti non diedero altra turbazione e la mattina appresso se ne andarono a Faenza …”
Nonostante la guerra persa la voglia di libertà era forte. Ci furono accenni di rivolta contro lo Stato Pontificio e il Granducato:
“ … Erasi di quei dì tumultuato fieramente in Modigliana, per odio contro la tassa di pedaggio posta al varco dé confini, il che aveva fatto nascere i medesimi appetiti in Marradi, poiché avendo i Modiglianesi rotta la catena che serrava il passo, pareva alla minutaglia che togliendo ogni divisione tra gli Stati fosse un andare a libertà e alla riunione dell’Italia … e tanto più facilmente i Marradesi se ne persuadevano consistendo il commercio loro nel carbone che giornalmente portavano in Romagna. Gli esempi di Modigliana riscaldarono così tanto le menti che, corsi a furia a Rugginara vi svelsero dagli arpioni la catena e tolsero di mezzo l’odiato balzello...”
L’ODIATO BALZELLO.................................. Il maresciallo Radezky
Chi andava a Brisighella pagava il dazio a S.Cassiano, chi veniva a Marradi a Rugginara, dove appunto c’era la catena. La dogana di Popolano era stata chiusa da poco (1841). Seimila scudi erano una bella cifra se si tiene conto che l’appannaggio di un cardinale era di 4000 scudi all’ anno.
Il Governo toscano non intendeva certo rinunciare al dazio e mandò dei soldati polacchi a ripristinare l’ordine. Chi erano?
“… da Firenze affinché lo Stato non venisse a mancare della pecunia che ritraevasi dalle gabelle (poiché è a sapersi che nella dogana di S.Cassiano posta a riscontro nel dominio del Pontefice riscuotevasi annualmente seimila scudi liberi da spese) vennero mandati a Modigliana e a Marradi un nerbo di Polacchi che nel disfacimento degli eserciti si erano rifugiati in Toscana ed erano stati poco prima assoldati per togliere loro ogni pretesto di tumulto, i quali poi per loro natura lasciarono le cose poco meno come prima…”.
Lentamente gli Austriaci ripresero il controllo della situazione:
“… avendo in qué giorni gli Austriaci sotto il governo del barone d’Aspre occupata Firenze e combattuta Livorno, che voleva durare a reggersi a popolo, si erano veduti passare per la Valle d’Amone due cocchi pieni di ufficiali lombardi, che fuggivano dalle terre della Toscana. In tutto il dominio del Granduca non restando forse che Modigliana, ostinata a non voler atterrare l’albero della libertà, alcuni aspettavano che venissevi gli Austriaci per costringerla con le armi e recarla alla devozione del Principe”.
Gli Austriaci avanzano. Arriveranno dalla Romagna o dalla Toscana?
“ … cominciossi a dire in Faenza che l’esercito Austriaco che aveva occupato la Toscana si era fatto innanzi per discendere in Romagna e si inviò un messo al magistrato di Brisighella che lo spedì a Marradi, ad Evaristo Piani che lì reggeva la Guardia Civica, dal quale si ebbe risposta che in Marradi e nelle terre finitime non s’era vista faccia di austriaco. Ecco giungere la notizia che gli Austriaci erano entrati in Bologna e si affrettavano verso la Romagna … in Brisighella non vi fu terrore ma costernazione non avendo voluto il Priore del Comune far atterrare l’albero della libertà, la qual cosa poteva forse attirare gli Austriaci ad insulto …”.
Il Priore si rassegnò perché capì che gli Austriaci del generale Gorzhowski, che comandava in Romagna, avevano la mano pesante. Ormai la guerra era finita. Le Autorità pontificie vollero festeggiare e: “ … fu nella maggior chiesa (di Brisighella) tutta parata a festa celebrata una solenne messa fra canti e suoni, stando presente la maggior parte de’ Commissari e assistendo in abito Pontificale il Faentino Vescovo …”
Bibliografia Testi della Biblioteca di Marradi, sezione di storia locale.
lunedì 15 novembre 2010
Il 1859 a Marradi
della vita
in paese nell'anno
della Seconda Guerra
di Indipendenza
di Claudio Mercatali
29 aprile, scoppia la guerra
1 Maggio A Firenze si instaura il Governo provvisorio
24 giugno le battaglie decisive sono a S.Martino e a Solferino
12 Luglio Armistizio a Villafranca
“… fino dalla sera del 25 aprile gli abitanti di questa terra misero la coccarda tricolore… Questa mattina due paesani, senza esserne autorizzati, hanno levato due armi (= stemmi) Granducali, ma con disapprovazione dei più, i quali amano che si dovesse procedere alla loro rimozione, ma con modi legali; infatti i due individui hanno desistito”.
Questi accenni di rivolta popolare assunsero ben presto anche dei toni anticlericali e dallo storico Carlo Mazzotti apprendiamo che un certo numero di persone urlava di fronte al Monastero che è al centro del paese: “Abbasso le monache … fùra el mong!”. Nel maggio di quell’anno esse ebbero il timore di essere cacciate a furor di popolo, ma il loro confessore, don Giuseppe Mughini riuscì a calmare i più scalmanati e questo non avvenne.
E i Signori del paese che cosa facevano nella primavera del 1859? C’erano gli scettici, perché anche nel 1848 il Granduca era fuggito ma poi era tornato quando gli Austriaci avevano vinto. Però c’era anche chi parteggiava “per il nuovo”, cioè per i Savoia. Fra questi si può ricordare Evaristo Piani, un signore che già nel 1848 fu a capo della Guardia Civica anti austriaca e poi era dovuto fuggire. Anche la ricca famiglia Agnolozzi era di spirito libertario e imparentata con Gaspare Finali, il patriota romagnolo, marradese adottivo, al quale abbiamo intitolato una via. Lo spirito risorgimentale toccava il massimo fra gli amici di Celestino Bianchi, il direttore del quotidiano La Nazione, fondata il 19 luglio 1859, nativo di Marradi, membro del Governo Provvisorio. Fra i liberali c’era anche qualcuno degli immancabili Fabroni, e in particolare Gian Gastone, amico di Celestino Bianchi. Come già nel 1848 un buon numero di marradesi partì per combattere gli Austriaci. I volontari delle patrie battaglie furono:
1859 – 1860 Nestero Fabroni, Umberto Fabroni,
Domenico Lama, Desiderio Moretti, Fortunato Mercatali,
Giovanni Neri, Agostino Rossi, Francesco Ravagli, Alessandro Solaini
1860 Antonio Moretti, Lorenzo Alpigini, Francesco Ciani,
Ferdinando Monti, Antonio Monti, Michele Mariani, Pietro Mercatali.
1859 –1861 Maggiore Antonio Agnolozzi, Sebastiano Fabroni,
Paolo Meucci, Angelo Gurioli.
L’Amministrazione comunale continuò il suo lavoro quotidiano quasi come se la guerra non ci fosse. Questo avvenne perché lo svolgimento dei fatti d’arme fu rapido e la popolazione civile non fu coinvolta. Negli atti dell’archivio storico di Marradi si legge che il 27 giugno 1859 si appaltarono gli ultimi lavori per la copertura del Rio Salto, che fino a due anni prima scorreva a giorno in mezzo al paese e si decise di ampliare il cimitero, secondo questa planimetria.
comunale, particelle 6, aree sulle quali verrà poi
costruito il cimitero della Misericordia (fine Ottocento)
Fu costruita anche la strada di Cardeto, da Biforco alla chiesa, per evitare lo scomodo passaggio accanto al fiume, in mezzo a Casa Fossino.
Nell’ottobre del 1859 si elesse il nuovo “Responsabile del Comune”. Non si sa come chiamarlo di preciso, perché non era più un Gonfaloniere ma non era nemmeno un Sindaco, dato che la serie dei Sindaci comincia nel 1865 dopo le prime vere elezioni. Anche sulla parola “elezione” occorre intendersi, perché il nuovo Gonfaloniere – Sindaco fu votato, o sorteggiato, in seno al vecchio Consiglio dei Priori, e per legge era obbligato ad accettare. Costui era il notaio Orlando Pescetti, patriota già nel 1848, che però si dimise dopo quindici giorni, con un certificato medico in cui lamentava l’artrite. Il Prefetto respinse seccamente le sue dimissioni perché “si stava facendo l’Italia” e gli incomodi di salute interessavano poco. Nemmeno noi possiamo credergli del tutto, perché dopo qualche mese Pescetti si candidò alle elezioni per il primo parlamento del Regno d’Italia, dove non fu eletto perché i voti andarono quasi tutti a Celestino Bianchi. Dopo Pescetti toccò, a turno, a diversi altri Priori.
In autunno arrivò una serie di nuove leggi. Un decreto del 29 settembre 1859 introdusse in Toscana il sistema metrico decimale. Fino ad allora le lunghezze erano state misurate in braccia fiorentine (0,58m) e le planimetrie erano alla scala 1:1250, come quella qui sopra. Si adottò la Lira italiana al posto del fiorino. Il 28 novembre 1859 con la Legge organica delle Poste e si cominciò a pesare i pacchi in grammi e non più in libbre. Nei nuovi francobolli fu tolto il “Marzocco” e si mise lo stemma Sabaudo. In mezzo a tutti questi cambiamenti ci sarà stata anche della confusione, ma non più di tanto. Dai documenti si capisce che i nostri antenati furono più accorti di quanto non siamo stati noi nel 2002, quando si passò dalla lira all’euro. Nel dialetto locale è rimasto a lungo qualche ricordo delle vecchie misure. Per esempio a Marradi, finché c’è stata la lira, la moneta da “cinquecento” era da “zent scud” perché uno scudo granducale valeva cinque lire, e anche oggi si può sentire qualcuno dal fornaio che chiede “e mèz de mèz” usando la misura in quarti di chilo, se vuole un filoncino di pane da due etti e mezzo.
Tutto questo turbine di eventi ebbe compimento con il Plebiscito per l’Unità d’Italia, che in Toscana e in Emilia si tenne i giorni 11 e il 12 marzo 1860. Alla domanda: "Volete l’annessione alla monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele, ovvero regno separato?" i marradesi risposero così: 1482 a favore e 95 contrari. Le donne non votarono, come di regola nell’Ottocento. Fu festa grande e dalla relazione del Vicario di Marradi apprendiamo che:
“Il 18 marzo 1860, ci fu il solenne Te Deum per il risultato del Plebiscito, per l’unione dell’Italia centrale alla Monarchia Costituzionale del Re Vittorio Emanuele. Furono anche incendiati fuochi pirotecnici. La festa fu protratta fino alle ore 10 di sera e vennero fatti unanimi evviva al Re, all’imperatore Napoleone III, al conte di Cavour e al Ministero Toscano”.
Bibliografia 1) Documenti dell’Archivio storico di Marradi. 2) Relazione del Vicario, da G.Matulli, La via del grano e del sale. 3) Carlo Mazzotti Il Monastero delle Domenicane di Marradi
venerdì 12 novembre 2010
PIANISTE della SCUOLA di MUSICA di FIESOLE suonano CHOPIN al TEATRO degli ANIMOSI
NEL TEATRO ANIMOSI UN CONCERTO DA NON PERDERE:
ballate, notturni, valzer e polacca di Fryderyk CHOPIN, come “cannoni sepolti sotto i fiori”.
Sabato 20 novembre 2010, ore 21.00, nel più antico e bel teatro dell’Appennino tosco-romagnolo ci sarà un evento musicale di alto livello nel quadro del programma culturale promosso dalla Provincia di Firenze sotto il titolo “IL GENIO NEL TERRITORIO”, “musica insieme”, al quale partecipa con entusiasmo ed impegno il Comune di Marradi. La perfetta acustica del teatro, dovuta ad un antico canone architettonico ancora insuperato, garantisce un ascolto limpido e avvolgente. L’ingresso è libero.
La scelta di Chopin non è casuale, ma è temporalmente causale perché quest’anno si celebra il bicentenario della sua nascita. Marradi è lieto di partecipare a questa importante ricorrenza con un programma di ottima scelta che include brani per pianoforte di grande intensità emotiva, interpretati da due giovani esecutrici, poco più che ventenni, ma con un curriculum già promettente ed ora attive presso la Scuola di Musica di Fiesole sotto la guida di Pietro De Maria e Bruno Canino, sommi maestri dello strumento preferito dal compositore polacco, tanto che i suoi lavori per strumento singolo e complesso orchestrale sono definiti concerti per orchestra e pianoforte perché lo strumento costruito per primo da Cristofori nel 1698 (chiamato inizialmente fortepiano) con Chopin diventa l’elemento concertante e l’orchestra interviene solo per dare spessore al suono e sviluppo alla forma-sonata.
I suddetti aspetti tecnici ed estetici sono ancora più comprensibili se si inquadra Chopin in brevi note biografiche e nel contesto territoriale, storico e culturale in cui egli operò: nacque a Varsavia nel 1810, un anno dopo Mendelssohn, e morì a Parigi nel 1849, due anni dopo lo stesso autore tedesco, di cui divenne amico proprio a Parigi. Entrambi hanno avuto vita breve, ma quanto Mendelssohn era “Felix” (nomem omen), vitalistico e itinerante, Chopin era meditabondo, pessimista e stanziale, un Leopardi della musica. Il suo carattere rappresenta la quintessenza dello spirito romantico “debole”, che muove la nostra tenerezza e commuove quando le note dei suoi lavori ci arrivano alle orecchie e invece di salire al cervello, vanno direttamente al cuore. La grandezza di Chopin sta proprio nell’apparente spontaneità delle sue melodie, nell’ingannevole facilità del motivo musicale. Se invece di “sentire” le sue ballate, i notturni, gli improvvisi, i preludi, le amate mazurche e polacche (omaggio generoso e spontaneo alla terra natale), “ascoltiamo” anzi ci concentriamo in meditazione sui suoi lavori, scopriamo che la spontaneità chopiniana è frutto di genio precoce e persistente associato a virtuosismo tecnico e la facilità è una complessità risolta. La nomea di Chopin salottiero, malaticcio, morboso e languido non riguarda la sola personalità del compositore ma quella di tanti letterati e artisti nati nel o intorno al primo ventennio dell’‘800, come Schubert, Baudelaire e il già citato Leopardi. A noi rimane per sempre il piacere dei suoi brevi e immortali lavori.
Siamo pronti ad ascoltare al pianoforte Gaia Federica Caporiccio e Irene Novi che fanno della loro giovane età una dote proprio chopiniana. Il loro curriculum ci fa sperare in un futuro ricco di progresso e maturità artistica. Attendiamo con impazienza la loro esibizione perché quando si parla di Conservatorio L. Cherubini di Firenze, dove si sono formate, e Scuola di Musica di Fiesole, dove stanno perfezionandosi, abbiamo la certezza che le radici e il tronco sono sani e nobili; saranno Irene e Gaia Federica a crearsi una bella e attraente chioma. Il terreno di coltura è fertilissimo: sulle incantevoli e blasonate colline nordorientali di Firenze sono nate iniziative musicali di grandissima fama: oltre alla già citata Scuola di Fiesole, L’Homme armé di Settignano e Radio Montebeni che ha trasmesso per decenni musica classica ogni giorno 24ore.
Antonio Moffa
PS: MARTEDì 16 NOVEMBRE, ore 20.30, in BIBLIOTECA ci sarà un incontro di preparazione al CONCERTO
mercoledì 13 ottobre 2010
LE STRADE PER GAMBERALDI
“ … Gamberaldi (Camparaldum o Campus Araldi) nella Valle del Lamone. - Monte e casale che ha dato il titolo a una parrocchia (S. Matteo a Gamberaldi) sull' estremo confine della Romagna granducale e della diocesi fiorentina con il contado e diocesi di Faenza, a circa 3 miglia toscane a maestrale di Marradi. Il monte di Gamberaldi è uno dei contrafforti settentrionali che si alzano fra il Senio e il Lamone nella Romagna toscana …”.
Bibliografia Emanuele Repetti Dizionario geografico storico della Toscana, (1830). Notizie e documenti forniti da Vittorio Cavina Pratesi.
lunedì 11 ottobre 2010
IL LEAF WATCHING È VERMONT, ma L'OSSERVAZIONE DELLE FOGLIE È a MARRADI
(Le foglie de) i ciliegi sono già tutti rossastri, gli aceri hanno colori che vanno dal verde ancora vivo al giallo, al marrone fino al rosso lucente. I carpini stanno ingiallendo, mentre i faggi sono pronti a dominare dall'alto con il loro giallo-oro tendente al marrone-terra. Nei versanti esposti a meridione il fogliame degli alberi, che hanno lottato per tutta l'estate contro la siccità, è già pronto per cadere in una tavolozza che esclude il verde, solo qualche ciuffo d'erba resiste nel suo smeraldo: le querce nane si sono già vestite di ocra, i frassini abbarbicati si esibiscono in livree fra giallo e carminio. Verso settentrione i castagni troneggiano ancora vestiti di pezze verdi e gialle. sul fiume gli ontani sono ancora ricoperti dalla livrea color petrolio e, a fianco i pioppi argentati hanno perso il loro prezioso colore come gli isolati ippocastani che si sono arrugginiti già a settembre (strano albero l'ippocastano: invecchia per primo, non è buono né per bruciare né come legno da lavoro, produce frutti che nemmeno gli animali mangiano, però dicono che se ne tiene due in tasca allontana il raffreddore e cura le emorroidi: quest'anno me ne sono messi un paio in tasca; il raffreddore l'ho preso subito, però l'altro male si è allontanato).
Manca solo il colore dei fiori, però lungo il fiume e nei giardini il topinambur con le sue colonie di lunghi steli, a cui sono attaccate foglie incinerate dall'umidità autunnale, è in piena fioritura, composta da grandi margherite gialle che si inchinano al pallido sole della stagione più colorata dell'anno.
venerdì 10 settembre 2010
UN REGALO DALLE ISOLE HAWAII PER DON ANTONIO SAMORI'
Quando la chiesa fu abbandonata e andò in rovina fu trovato dalla signora Angela Maria Mugnai, pronipote del cardinale, e quando si trasferì in America, alle Hawaii, lo portò con sé. Ora è ritornato, da quelle isole lontane, perché la signora l’ha regalato a don Antonio, accompagnato da una generosa offerta in denaro per alcuni necessari restauri. L’apertura del pacco ha rivelato una piacevole sorpresa, perché è una manifattura veramente pregevole. Il biglietto che accompagna questo gradito regalo dice:
E’ bel un riconoscimento per questo sacerdote, che ha praticamente ricostruito e dato nuova vita alle chiese di Trebbana, Gamogna e ora Lozzole, nella cui parrocchia si trova Stabbia. Occorre ricordare che per tutto questo don Antonio dal 2009 è cittadino onorario di Marradi.
Si ringraziano:
giovedì 26 agosto 2010
EDMOND SCHMIDT VON SECHERAU
di Marradi
(1922) prima
del fascismo
di Claudio Mercatali
(da Tarabusi, Marradi com’era)
Il barone Edmond Schmidt von Secherau nacque a Vienna nel 1872 e morì a Marradi il 5 giugno 1944. La prima cosa che dicono gli anziani che si ricordano di lui, è che da giovane era stato ufficiale dell’esercito austro ungarico, ma non è vero e dall’Anagrafe risulta che era un ex colonnello dell’esercito italiano che aveva fatto l’Accademia a Modena. Il padre era austriaco e la madre, Anna York, americana. Dal 1912 abitò a Biforco, però oggi nessuno in paese sa dire come vi sia capitato. Non ci sono ricordi particolari di sua moglie, la principessa romana Leopoldina Ruspoli. C’è invece il ricordo di sua figlia Marcella, una ragazza bionda che negli anni Trenta sposò Angelo Gonnelli, un giovane imprenditore del paese che poi fece il sindaco per tanto tempo a S.Godenzo.
Nel primo Novecento a Marradi la gente parlava quasi solo in romagnolo e il suo nome era troppo difficile, perciò Schmidt piano piano divenne Smic e con questa specie di soprannome è ricordato anche oggi. Abitava in una villa all’uscita di Biforco verso Camurano, e dove ora ci sono i giardini pubblici c’era il risedio di casa sua. Infatti il posto è noto come “ort de smic” (orto dello smicco). La villa era dove ora ci sono le case popolari e fu distrutta da una bomba d’aereo nel 1944. Gli anziani di Biforco ricordano che nel parco c’era una bella voliera e anche una gabbia con le scimmie. Questo terreno fu donato al Comune dalla figlia dopo la morte del colonnello.
Edmond a caccia
nei monti attorno a Marradi
Lo Smic si inserì benissimo nella vita del paese, come se fosse nativo. Nel 1916 e 1917 ebbe l’incarico di sorvegliare e tenere occupati i prigionieri austriaci, a Urbania, (Urbino). Un gruppo di loro, spedito a Marradi, costruì il muro all’ inizio della strettoia di Camurano. In una pietra era incisa la scritta “i prigionieri austriaci anno 1917”.
Era un abile apicoltore e la sua produzione di miele centrifugato riscuoteva un buon successo, però campava da “benestante” cioè di rendita o forse della sua pensione di ufficiale. La passione per le api fu probabilmente il motivo del suo trasferimento da Firenze a Marradi.
2980 e 3007 e i votanti furono 1103 e 1715. I vari partiti ottennero
questi voti. I risultati del 1921 sono fra parentesi:
liberali 163 (- ) Part. popolare PPI 493 (597)
Part. socialista PSI 387 (392) Part. comunista PCI - (265)
Blocco nazionale - (372) Altri 60 (89)
aprile 1921 Si costituisce il Fascio di Marradi
maggio 1921 Il marchese Dino Perrone Compagni, dirigente
fascista, incita all’azione dal balcone di Palazzo Fabroni.
maggio 1922 A Biforco Socialisti e Comunisti innalzano
una bandiera rossa sorvegliata da gente armata.
marzo 1923 il Partito Nazionale Fascista (PNF) vince
le elezioni amministrative. Si forma un Consiglio Comunale
quasi tutto di fascisti. Però questa tornata elettorale
è di validità dubbia, perché si tiene dopo la Marcia su Roma.
Dati dell’Archivio storico (gli assenti sono in grassetto)
5 luglio 17 - 12 , 16 luglio 15 - 14 24 luglio 15 - 14 ,
21 settembre 15 - 14 , 24 settembre 17 - 12 ,
10 dicembre 14 - 14 , 8 gennaio1923 8 - 20
Dopo la marcia su Roma, il 24 – 28 ottobre 1922, qui in paese la situazione politica per i Social popolari volse rapidamente al peggio e si faceva sempre più fatica a raggiungere il numero legale per fare i Consigli comunali. Stava per finire un’epoca e per iniziarne un’ altra. Siamo ad uno dei punti chiave della storia del Novecento e il signor Schmidt ebbe la ventura di trovarsi proprio in mezzo a questa situazione, perciò ci interessa lui e la sorte del Comune. L’avvento del fascismo a Marradi non fu violento come in altri posti e tuttavia il clima in paese doveva essere pesante. Nella seduta del 10 dicembre 1922 c’erano 14 consiglieri presenti e 14 assenti, e dunque il numero legale fu raggiunto appena appena. Nel Consiglio successivo i presenti erano solo otto e la seduta non ebbe luogo. Siamo giunti alla fine del 1922, alla fine del libro dei verbali e anche alla fine della democrazia. Edmond Schmidt von Secherau rimase in carica ancora due mesi e poi si dimise perché il suo mandato era finito e si tennero le nuove elezioni, che furono vinte dai fascisti.
La locale segreteria del PNF (Partito Nazionale Fascista)
descrisse così i fatti del 1922 a Marradi,
in un discorso pubblico tenuto qualche anno dopo: