Materiali e ricerche per una storia
della famiglia nei secoli XVI e XVII
di Luisa Calderoni
Lo stemma e uno dei palazzi di famiglia
La storia della famiglia Fabbroni è profondamente intrecciata con quella della comunità marradese in cui si insediò a partire dal lontano 1177. La più significativa fonte cui hanno attinto storici e genealogisti è una storia della famiglia scritta nel 1670 dall’Abate Leonardo Fabroni e cioè l’ “Istoria della Famiglia de’ Fabbroni scritta dall’Abate Leonardo Fabbroni e scritture e notizie di d.a famiglia gran parte originali” che è conservata in un Codice Strozziano nella Biblioteca Nazionale di Firenze.
Un’altra opera importante per ricostruire la storia della famiglia è quella del Cav. Di Crollalanza cioè “ Cenni storici e genealogici della Famiglia Fabbroni”, Pisa, 1881, che contiene anche una serie di alberi genealogici che partendo dall’originario ceppo pistoiese, descrivono le successive ramificazioni della famiglia:
- il ramo rimasto a Pistoia,
- il ramo che si stabilì a Marradi e che solo in piccola parte , nel ‘500, si trasferì a Firenze,
- il ramo dei discendenti di Paolo di Antonio, originario di Marradi, che andato a vivere a Firenze seguì in Francia il Cardinale Salviati, Abate di Redon a Langement, prendendo lettere di naturalità nel 1556.
- il ramo dei discendenti di Paolo di Antonio, originario di Marradi, che andato a vivere a Firenze seguì in Francia il Cardinale Salviati, Abate di Redon a Langement, prendendo lettere di naturalità nel 1556.
Piazza Scalelle. Sullo sfondo si vede Palazzo Cannone,
una dimora dei Fabbroni
Tornando all’ Istoria dell’Abate Leonardo Fabbroni, questa fu scritta proprio per rimettere ordine le vicende degli antenati che furono sempre fedelissimi della famiglia Medici, Signora di Firenze, e per loro impiegarono senza esitazioni la propria vita e le proprie ricchezze, ottenendone in cambio benefici, riconoscimenti materiali, onorificenze.
Quella che segue è una sintesi degli scritti dell’Abate Leonardo integrata da altre notizie storiche sui Fabbroni.
L’Abate scrive che la famiglia Fabbroni era originaria di Pistoia, città da cui fu cacciata in seguito a lotte tra fazioni interne avendone arse e distrutte le proprie abitazioni. I capi di questa numerosa famiglia si rifugiarono in vari luoghi attendendo il tempo di ritornare in patria e ve ne fu uno, Pietro di Matteo Fabbroni, che con tre figli e molti servitori e seguaci, pigliato il cammino del Mugello, attraversò l’Appennino per la banda di Ronta e si fermò in uno spazio rinchiuso dai monti acquistandovi Signoria. Era l’anno 1177.
La badia del Borgo
Questa era una terra era ricca di poderi molti dei quali di proprietà della Abbazia Vallombrosana di Santa Reparata, oggi Badia del Borgo. Uno di questi, posto sulla destra del Fiume Lamone alla foce del Rio Salto, doveva chiamarsi “Maratus” cioè “ lavorato con la marra” , specie di grossa zappa con lama larga e corta a forma di cuore adatta a preparare il terreno per le semine. Da “ Maratus” probabilmente deriva il nome di Marradi. Una volta estesa la propria giurisdizione nel territorio marradese, per meglio difendersi dagli altri potentati romagnoli quali Ubaldini, Mariscotti, Ceroni e altri, i Fabbroni dettero il proprio cognome e la propria insegnaai servitori e seguaci più fedeli creando un vincolo di lignaggio con uomini che non avevano alcun legame di sangue con loro ma erano accomunati dalla difesa degli stessi interessi e degli stessi privilegi e dalla fedeltà alla Famiglia dei Medici. E’ così spiegato il gran numero di Fabbroni presenti nel territorio alcuni dei quali, essendo molto facoltosi vi edificarono chiese, monasteri, case e nobili palazzi sempre contraddistinti dall’arme della casata che reca tre martelli allineati su banda diagonale che sormonta tre spade convergenti in punta cui dal 1274, viene aggiunta una palla bianca con la croce rossa, segno araldico che sta ad indicare che i Fabbroni erano riconosciuti come cittadini di Firenze.
La fedeltà dei Fabbroni ai Medici di Firenze si manifestò durante il periodo della Repubblica Fiorentina quando Cosimo il Vecchio, Padre della Patria, dovette fuggire da Firenze e dopo la morte di Giuliano de’Medici quando i Fabbroni accompagnarono il fratello Lorenzo in arme fino a Venezia o quando Antonio di Piero Fabbroni, nel 1491, accolse nel suo palazzo Pietro de’Medici che con l’aiuto dei veneziani andava all’assedio della Fortezza di Castiglionchio che dominava e proteggeva la vallata in cui sorge Marradi.
All’inizio dell’assedio di Firenze anche Maria Salviati, moglie di Giovanni de’Medici detto “dalle Bande Nere” con il figlioletto Cosimo, il futuro primo Gran Duca di Toscana, fuggita dalla Villa del Trebbio in Mugello, trovò riparo e accoglienza a Marradi nelle case dei Fabbroni.
Ogni volta che i Medici passavano dal territorio marradese erano alloggiati dai Fabbroni come avvenne nel 1506 quando Papa Giulio II che andava in Lombardia passando dalla Romagna, fu alloggiato con tutto il suo seguito da Antonio di Pier Fabbroni. In seguito a ciò il Papa con un Breve del 1506 ottenne dalla Signoria di Firenze che Antonio e i suoi discendenti fossero liberati da ogni gravezza o tassa e il Papa stesso lo fece esente da tutte le gabelle dello Stato Ecclesiastico.
All’inizio dell’assedio di Firenze anche Maria Salviati, moglie di Giovanni de’Medici detto “dalle Bande Nere” con il figlioletto Cosimo, il futuro primo Gran Duca di Toscana, fuggita dalla Villa del Trebbio in Mugello, trovò riparo e accoglienza a Marradi nelle case dei Fabbroni.
Ogni volta che i Medici passavano dal territorio marradese erano alloggiati dai Fabbroni come avvenne nel 1506 quando Papa Giulio II che andava in Lombardia passando dalla Romagna, fu alloggiato con tutto il suo seguito da Antonio di Pier Fabbroni. In seguito a ciò il Papa con un Breve del 1506 ottenne dalla Signoria di Firenze che Antonio e i suoi discendenti fossero liberati da ogni gravezza o tassa e il Papa stesso lo fece esente da tutte le gabelle dello Stato Ecclesiastico.
Il papa Giulio II
Nel contempo in ogni modo i Fabbroni avversavano la Repubblica Fiorentina facendo ribellare una parte della Romagna montuosa cosicchè furono dichiarati ribelli dalla Repubblica stessa. Inoltre, a loro spese e con i loro uomini, tenevano il passo dell’Appennino sopra Marradi da cui si scende in Toscana per favorire gli approvvigionamenti di vettovaglie e munizioni all’esercito del Papa e dell’Imperatore che assediava Firenze. Ciò scatenò la furia della Repubblica fiorentina che inviò a Marradi 1500 fanti sotto la guida del capitano Corbizzo da Castrocaro i quali, coadiuvati dalle forze del presidio fiorentino arroccato nella Fortezza di Castiglionchio dovevano conquistare Marradi e rovinare le case dei Fabbroni.
Allora i Fabbroni, poichè il paese non era difendibile essendo privo di mura, abbandonarono le loro case che furono depredate e poi bruciate.
Il Castiglionchio, o Castellone, è una fortezza che fu oggetto di tante contese nel medioevo.
Espugnata Firenze da Clemente VII e dall’Imperatore Carlo V anche i Fabbroni tornarono a Marradi e ottennero molti favori dal Duca Alessandro e dopo la sua morte, Cosimo assegnò alla famiglia Fabbroni la Fortezza di Castiglionchio con tutti i suoi armamenti, munizioni e guardie dando alla famiglia il diritto di eleggere tra i suoi membri un Castellano che tenesse la fortezza nel nome del Gran Duca Cosimo. All’epoca questa fortezza era molto importante per difendere Firenze dai nemici che provenivano dalla Romagna essendo il passo dell’Appennino il punto d’accesso al Mugello ma avendo poi Cosimo edificato la Fortezza della Terra del Sole vicino a Castrocaro, il nostro “ Castellone” perse la sua importanza strategica e fu disarmato.
Quando poi Cosimo assunse al Principato chiamò presso di sé quindici dei ventiquattro figli di Giannotto Fabbroni affinchè facessero parte della sua guardia personale. Capo di questa squadra dei Fabbroni era il Capitano Giuliano detto Pelinguerra, padrino di Cosimo I, e da lui molto amato come dimostrò quando Pelinguerra fu ucciso tradimento da alcuni membri della famiglia Ceroni di Palazzuolo mentre usciva dalla messa. Cosimo, addolorato per la morte del fedele servitore, mandò le Bande di Romagna contro i Ceroni che subirono gravi perdite, ebbero le case messe a sacco e bruciate e non tornarono più al lontano splendore.
Con queste notizie termina la storia dell’Abate Leonardo Fabbroni ma dalle notizie riportate da altri storici si evince che i Fabbroni di Marradi e alcuni di quelli andati a Firenze nella seconda metà del XV secolo furono gente d’armi, consiglieri, Capitani di Ventura e Comandanti di Fortezze ma sempre e comunque legati fortissimamente alla famiglia Medici di cui seguirono la buona e cattiva sorte dal momento in cui andò affermandosi la loro Signoria a Firenze.
Buongiorno
RispondiEliminaFaccio il francese e genealogista dilettante, vi scrivo con un traduttore google.
Lavoro sul famiglia FABRONI, il ramo,: egli ramo dei discendenti di Paolo di Antonio, originario di Marradi, che andato ha vivere ha Firenze seguì in Francia egli Cardinale Salviati, Abate di Redon ha Langement, prendendo lettere di naturalità nel1556.) uno dei miei antenati scende da Alexandre FABRONI sposato ad Anne di BREHAUT in Bretagna.
Vi potreste, per favore, se lo potete, darmi più di informazioni su questa illustre famiglia, fare delle fotocopie dei libri o di atti che avreste...
Ciò mi aiuterà grandemente e potrei così conoscere meglio la storia di questa famiglia che mi appassiona tanto!
Ringraziandovi cordialmente di tutto l'aiuto che vorrete cortesemente portarmi e dell'interesse che porterete al mio messaggio.
LECLERC Laurence (Abitante in Francia) Pirenei-atlantici)
Il mio indirizzo: laleclerc@laposte.netto
Nobile Stirpe
RispondiEliminaSalve ,caro parente francese,sono Stefano Fabroni,di Pistoia....puoi avere notizie dalla dottoressa Agostini,direttrice della biblioteca fabroniana di Pistoia.Sappiamo del ramo francese...mettiti in contatto anche con me,se vuoi.Bonne chance
RispondiEliminaGrazie per questa affascinante lettura. Faccio parte dell'ultima famiglia Fabroni che viveva nelle case di Gamberaldi, siamo ancora li'... Lo stemma è ovunque e il loro ricordo vive ancora in casa, sono onorata di poter dire di essere la loro nipote.
RispondiElimina