lunedì 26 dicembre 2011

L'orologio del Comune di Marradi

e la sua suoneria,
detta naja
di Claudio Mercatali




La naglia, o naja in romagnolo, è la campana dell’ orologio del Comune. La parola è l’abbreviazione di “sonaglia” o “sonaja”, cioè di suoneria. Da tanto tempo, per tre volte al giorno, la naja diffonde il suo suono a doppia tonalità, che consiste in una trentina di rintocchi rapidi. Secondo l’orario classico, la prima “sonaja” è al mattino, alle sette, poi c’è quella di mezzogiorno e ancora alle sette e mezzo della sera. Però questi orari non sono sempre stati gli stessi e si dice che un tempo, a fine Ottocento, ci fosse una naja anche alle quattro di mattina, per svegliare chi doveva recarsi al lavoro all’alba.

I trenta rintocchi a “din don” della naja erano provocati da due martelletti azionati dal meccanismo dell’orologio della torre, che scandisce il tempo a Marradi da alcuni secoli. A parte la naja, i rintocchi dell’orologio, quelli delle ore, hanno una successione particolare, di sei in sei e in pratica ogni sei ore ricominciano da capo. Così alle sei si sentono sei colpi ma alle sette uno solo e alle otto due e così via. Un suono più tintinnante segna i quarti d’ora. A mezzogiorno la naja entra in azione e suona anche la campana del monastero della Domenicane e il “campanone” della chiesa arcipretale. Nell’Ottocento questa suoneria segnava la fine dell’orario di lavoro mattutino e l’inizio della pausa pranzo.

Per consuetudine il tutto avveniva un po’ prima del mezzogiorno vero, come per concedere un piccolo sconto sull’orario di lavoro. All’una l’orologio batte un colpo solo, e perciò nel dialetto romagnolo di Marradi le ore tredici sono “e bòt”, il rintocco, il botto. Tutte queste cose chi è di Marradi le sa già e quindi andiamo avanti. Intanto è bene chiarire che gli orologi del Comune sono stati diversi, e furono sostituiti via via che diventavano vecchi. Ecco la successione degli interventi a partire dal 1583.


GLI OROLOGI DEL COMUNE 
DI MARRADI
Da: Antichi orologi da torre
in Mugello e val di Sieve

Si sanno tante cose degli orologi del Comune, perché lo studioso Renzo Giorgetti alcuni anni orsono svolse uno studio accurato su documenti dell’Archivio. Ecco un riassunto delle sue ricerche:  
  • Nel dicembre 1583 il Capitano di Marradi stanziò 16 lire “per acconciare l’oriolo”.
  • Nei documenti del Seicento ci sono tante delibere di spesa per la manutenzione
  • Nel 1736 l’orologio fu rotto dal “temperatore” ossia dall’addetto alla carica, che fu licenziato.
  • Nel 1776 “l’orologiaro” Giuseppe Baggiacchi di Firenze costruì un nuovo orologio.
  • Dal 1835 al 1851 L’orologiaio Agostino Fabroni curò l’orologio e caricò la naja.
  • Nel 1891 si cambiò l’orologio. Il nuovo, con la naja che conosciamo, fu costruito dalla ditta Isidoro Sommaruga di Milano e costò mille lire (lo stipendio di un anno per due operai). 

    Per i più svariati motivi, nella storia di Marradi i Fabroni non mancano mai. Dal verbale del Consiglio comunale del 31.08.1867 apprendiamo che il Comune chiese all’ orologiaio Luigi Fabroni di ridurre la suoneria a sei per sei (come oggi) e di indicare i quarti con dei rintocchi di tono diverso. L’orologiaio provò e riprovò questa modifica ma dovette rinunciare, perché il meccanismo era vecchio e difettoso. Si accontentò di far fare all’ orologio un solo tocco per indicare la mezz’ora.

    Per avere il rintocco ai quarti d’ora era necessario un nuovo orologio ma il Consiglio comunale nel 1867 non lo comprò:

    “… considerato che le attuali ristrettezze di bilancio del Comune non permettono di acquistare un orologio da torre a quarti..”

    I quarti furono introdotti nel 1891, quando venne cambiato tutto il meccanismo. L’orologio di oggi non è quello del 1891, perché è stato sostituito da pochi anni con uno elettrico che però riproduce fedelmente il suono di quello vecchio. Quando c’era il congegno meccanico del 1891 ogni giorno l’orologiaio Roberto Benazzi saliva sulla torre del Comune a caricarlo e questa era un’abitudine caratteristica ma anche scomoda. Prima di lui questo compito era stato dell’orologiaio Pio Graziani. Il meccanismo era della Ditta Isidoro Sommaruga, che era una manifattura famosa nell’ Ottocento e i suoi orologi si trovano in molte torri comunali, un po’ in tutta Italia. Questo meccanismo era più complicato di quello del 1776, e dalle delibere del Consiglio comunale si apprende che il 28 febbraio 1894 l’addetto alla carica scrisse questa lettera al Comune:

    “… Il sottoscritto Cappelli Silvio, moderatore dell’orologio pubblico, espone il maggior servizio prestato dopo l’acquisto del nuovo orologio e chiede un aumento del compenso da 40 a 100 lire annue …” Il Consiglio rispose di no (5 favorevoli e 7 contrari) ma concesse un aumento fino a 80 lire. La vecchia naja e l’orologio meccanico del 1891 sono conservati in una stanza delle ex scuole elementari, inutilizzati ma intatti.

    Un orologio della ditta Sommaruga simile al nostro è a Lanciano (Chieti) dove è stato sistemato nel museo cittadino in questo modo.
    I grossi contrappesi di pietra ci sono anche nell’orologio di Marradi, ma sono quattro, perché appunto il quarto serve per caricare la naja..

    LA GARANZIA DELL’OROLOGIO 
    DEL COMUNE DEL 1776
    Io infrascritto, avendo venduto al prezzo stabilito al Magistrato di Marradi un orologio da torre e postolo convenientemente nella nuova torre del Comune, in virtù di ciò prometto e mi obbligo che qualora detto orologio venisse a soffrire, nel corso di anni tre, qualunque alterazione e difetto dell’ arte, di raggiustarlo a tutte mie spese e di rimetterlo nello stato in cui di presente si ritrova e ciò sotto l’obbligo della mia propria persona, eredi e beni e beni de’ miei eredi, presenti e futuri, e che così sia fatto.

    Io Giuseppe Baggiacchi, orologiaio, tutto ciò affermo, 
    In Dei nomine, amen  11 giugno 1776

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