venerdì 6 aprile 2012

Il cuculo della Preda

Il migratore 
che arriva 
in Primavera
di Pierfrancesco Pucci



Ai tri e cuc l'ha da vnì,
S'on nè arivé per l'ot
o ch'on vè o chi l'ha cot
(proverbio romagnolo, 
Ai tri = 3 aprile)


Ma com'è sollecito il cuculo che viene nel mio capanno della Preda, sotto il Monte dell'Inferno! Quest'anno l'ho sentito per la prima volta il 29 di marzo, ma mi è stato detto che era arrivato già da qualche giorno. Praticamente tutti gli anni, anche con avverse condizioni climatiche, arriva puntualmente negli ultimi giorni di marzo. Cambia il clima, non ci sono più le mezze stagioni, ma il cuculo è sempre puntuale. Questo lo avevano osservato anche nel Medioevo, prima della Riforma Gregoriana del calendario, che mise fine all'effetto della precessione degli equinozi, causa del ritardo delle stagioni.



Infatti anticamente il cuculo veniva chiamato "uccello di S.Giorgio", dalla data in cui comunemente arrivava, il 23 marzo. Poi per effetto del moto retrogrado dell'asse terrestre, nel corso di alcuni secoli l'inizio della primavera si era spostato di diversi giorni, ma il cuculo continuava ad arrivare sempre nella medesima epoca, con ciò rimarcando il fatto che la natura non tien conto dei calendari. Questo uccello , delle dimensioni di un piccolo falco, è abbastanza schivo e solitario. Diciamo che è facilissimo sentirlo e difficile vederlo. Deve il suo nome al canto, praticamente uguale in tutte le parti del mondo, fatto di due sole note ripetute all'infinito. In Inghilterra si chiama "the common cuckoo", in Francia "le coucu", in Germania "der kuckuk".
In tutta Europa il cuculo annuncia l'arrivo della Primavera ed è oggetto di leggende, favole e modi di dire. Nei paesi scandinavi le ragazze nubili stavano attente a quante volte il cuculo ripeteva il suo verso, per dedurne gli anni che dovevano aspettare per sposarsi. Il Francia è l'emblema dei mariti traditi, un po' come da noi le corna: accennare al suo verso in presenza di uno di questi ha causato, e causa tutt'ora, liti, risse e, in passato, coltellate. Nell'appennino emiliano e ligure si credeva che udire il suo canto senza soldi in tasca fosse indizio di un anno di miseria: unico rimedio, se non c'erano soldi, era quello di buttarsi immediatamente per terra. In Romagna i vecchi esclamavano: "cuculo, bel cuculo d'aprile, quanti anni ho prima di morire?".
In Toscana il proverbio diceva: "Quando il cuculo canta, c'è da fare per tutti" perché iniziavano i lavori agricoli. Sempre in Toscana si credeva che questo uccello avesse la capacità di sputare e venivano indicati come sputi di cuculo quei grumi di schiumetta bianca che spesso si notano sulle erbe leguminose d'estate, che invece sono emesse dalla larva della cicadella dei prati (cicadella viridis).

Il secreto di una cicadella 
su una pianta.

Anche l'espressione "vecchio come il cucco" non ha alcun fondamento, perché la durata della sua vita non è dissimile da quella dei suoi congeneri. Semmai il detto ha origine dal fatto che le sue carni sono dure e stoppose, come di animale molto vecchio. Ricordo da bambino di aver sentito i cacciatori che lo appostavano al suo arrivo (allora la caccia era aperta anche in aprile!) dire che la sua carne era tigliosa e sapeva di pepe.
Nel mio capanno della Preda il cuculo è un habitué. Praticamente da aprile fino a metà luglio lo vedo quasi sempre sulla vetta più alta degli alberi di buttata. 


Il capanno della Preda


Delle volte mi metto a leggere in uno sdraio all'ombra dei faggi e immancabilmente arriva, silenzioso e rapido sulla cima più alta. Non riesce a vedermi perché sono nascosto dalla vegetazione, ma io lo vedo bene. Appena arrivato arruffa le penne, dispiega il solito canto e si ferma, per ricominciare poi con un borbottìo sommesso che finisce con una specie di gorgoglìo dai toni bassissimi. Se ne sta fermo al sole anche per diversi minuti, se non vede qualcosa di sospetto. Dicono che sia un insettivoro di grande utilità per l'agricoltura, perché si nutre di insetti sgraditi agli altri uccelli.




La Preda è una capanna di boscaioli, al crocevia della viabilità campestre nella valletta dell' Umbricàra, dove siamo ora. Il monte scuro è il Pollaio (1212m).


Personalmente l'ho visto una sola volta precipitarsi dalla solita vetta verso terra in prossimità di un vecchio tronco di legno che dovevo segare. Da un buco di questo ha estratto un grosso bruco peloso di cui ignoro il nome (mi pare fosse giallo con i puntini rossi) l'ha buttato per aria con il becco, l'ha ripreso al volo e se l'è ingozzato. Poi, soddisfatto, ha scrollato le penne, è tornato sulla vetta e infine se n'è andato.
Il suo verso caratteristico, che sembra facilmente imitabile, è invece molto difficile a riprodursi, anche con gli appositi richiami di legno cavo, come si usava una volta, quando la sua caccia era consentita. Io ci ho provato tante volte, con il solo risultato di far scappare anche quelli vicini. Il mio amico Rosghino di Palazzuolo riesce invece a eseguirlo così bene, accomodando in un certo modo il cavo della mano contro la bocca che immancabilmente fa arrivare il cuculo più vicino. Questo gliel' ho visto fare diverse volte.
Arrivati alla fine di luglio il cuculo smette di cantare e di mostrarsi, per così dire, in pubblico. Si ritira dove la macchia o il bosco sono più folti e attende il tempo della migrazione, nascosto e invisibile. Dopo le prime piogge, nella seconda metà d'agosto, se ne riparte verso le savane africane. Fino alla prossima primavera non sentiremo più il suo canto fiero e malinconico.


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