sabato 14 aprile 2012

L'equiseto

"l'erba dl'aqua"
di Claudio Mercatali



Per una volta volete assaggiare qualcosa di veramente nuovo rispetto al solito? Ecco una pianta antica, molto particolare, che forse può fare al caso vostro.
L’Equisetum arvense, della famiglia delle Equisetaceae, è una pianta perenne, comunemente nota come "coda di cavallo". E' antichissima, e se ne trovano dei resti fossilizzati vecchi di quattrocento milioni di anni. I botanici dicono che a quei tempi popolava la Terra assieme alle felci.
Non ha fiori e nemmeno semi, ma si riproduce per mezzo di spore liberate nell'aria da una apposita struttura, che spunta a primavera e si secca dopo un paio di settimane. 
I cauli, quelli che noi chiamiamo fusti, sono di due tipi: quelli fertili a vegetazione primaverile che ci interessano perché sono commestibili e quelli sterili a vegetazione estiva dai quali si sviluppa la fronda. I due fusti non si assomigliano per niente, tanto da sembrare di due piante differenti. Il "fusto fertile" sembra una punta di asparago color crema. L’equiseto esige terreni freschi e fradici, tanto che qui da noi è noto come "l'erba dl' aqua". Si trova con facilità lungo i fossi, le scoline delle strade e nei pascoli umidi.
 

A destra: i fusti fertili (sopra) 
e i fusti sterili (sotto)



I fusti fertili e cauli sterili

I cauli fertili sono eretti, piccoli, di colore biancastro o bruno - rosato e senza clorofilla. La loro funzione è quella di produrre e diffondere le spore con le quali gli equiseti si riproducono. Assolto questo compito si seccano e cominciano a svilupparsi i fusti sterili. Dunque occorre memorizzare il sito umido dove vive "l'erba dl' aqua", perché in primavera ci servono i fusti fertili e quando spuntano gli altri, che si riconoscono molto bene, è già tardi per i nostri scopi.
  



  • L'Equiseto in cucina come nel medioevo

Annoverato fra i succedanei dell’asparago, l’equiseto ha una lunga tradizione culinaria. Prima di cucinarlo si deve staccare la guaina dal fusto e gli sporangi apicali, cioè la punta. Per la sua precoce comparsa, all'inizio della primavera, un tempo era un cibo apprezzato, non tanto per la sua bontà, ma perché chi aveva passato l'inverno a mangiare solo polenta e marroni secchi gradiva i germogli della primavera.
La ricetta classica prevede di lessarlo in acqua salata per 10 minuti, infarinarlo in una pastella di acqua e farina e friggerlo. Durante la quaresima era considerato un sostituto del pesce. 
  


 

A sinistra: 
la pianta "ripulita" e pronta.  
A destra: appena colta






 









L'erba dl' aqua infarinata e dopo la frittura

  • L'Equiseto nel formaggio fuso.

Raccogliamo i cauli fertili e priviamoli sia delle guaine sia degli sporangi apicali. Laviamoli, lessiamoli in acqua e sale, scoliamoli e lasciamo che perdano acqua nello scolapasta.


Distendiamoli in una padella, sopra una fetta sottile di formaggio. Aggiungiamo un po' d'olio, copriamo con un'altra fetta di formaggio e facciamolo fondere.

 Come gli asparagi questa pianta non è molto digeribile e va consumata come contorno, con moderazione. Non ha tossine ma contiene l'enzima thiaminase, che tenderebbe a far calare la vitamina B1 se l'erba diventasse una costante della dieta.


Nota: altri articoli di questo genere sono nell'archivio del blog a queste date:
02.11.11  I liquori aromatici
21.05.11  Gli olii balsamici
11.06.11  Qualche pianta da cucinare
11.05.11  Quattro piante da cucinare

Tutte le piante usate per le ricette sono state raccolte 
nei monti attorno a Marradi


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