Il Prete con la pistola
e il Tedesco errante
di Claudio Mercatali
Crespino pagò un prezzo altissimo alla follia della guerra. Il 17 e 18 luglio 1944, per rappresaglia, i Tedeschi uccisero 44 persone prelevate a caso in paese e nella zona circostante. L'episodio è noto e riassunto bene anche nell' articolo qui sotto. La piccola comunità rimase segnata per anni da questo eccidio, perché tante famiglie furono distrutte e chi non ebbe morti fu comunque colpito dalla perdita degli amici.
Nel profondo dell'animo di molti crespinesi lentamente maturò anche un rancore verso i partigiani, che con le loro azioni attorno al paese, giudicate irresponsabili e inutili, avevano attirato a Crespino una banda di Nazisti assassini.
Nel profondo dell'animo di molti crespinesi lentamente maturò anche un rancore verso i partigiani, che con le loro azioni attorno al paese, giudicate irresponsabili e inutili, avevano attirato a Crespino una banda di Nazisti assassini.
è questo qui accanto.
La strage, a suo tempo, ebbe una eco anche nella stampa nazionale, e tra i tanti articoli che ne parlano forse quello più interessante
La strage, a suo tempo, ebbe una eco anche nella stampa nazionale, e tra i tanti articoli che ne parlano forse quello più interessante
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Nel luglio del 1949 il giornale La Stampa mandò a Crespino un suo inviato, Giorgio Vecchietti, che osservò attentamente la realtà del paese, ne colse gli aspetti profondi parlando con la gente e fece emergere due personaggi, di cui oggi si è quasi persa la memoria. Però è meglio rievocarli perché sono notevoli: si tratta di don Luigi Piazza e di Josef Gehlen.
Don Luigi, partigiano della Banda Corbari, ricercato dai Tedeschi, si vede qui sotto con la pistola legata sopra la tonaca, il che è tutto dire. E' in mezzo a un gruppo di partigiani comunisti e quello al centro, con la sigaretta in mano è il fratello di Silvio Corbari.
Le Diocesi non rendono pubblici i motivi della nomina di un parroco, ma forse don Luigi Piazza subito dopo la guerra fu mandato a Crespino perché si mettesse tranquillo o perché era un ex partigiano che aveva rischiato molto in proprio, e quindi aveva credito per dire e per cercare di superare i profondi rancori di tanti crespinesi nei confronti della Resistenza locale.
Sotto: Il parco del Sacrario
Ci riuscì abbastanza bene, ma non del tutto, e rimase a fare il parroco fino al 1958, quando si ammalò. Accanto alla canonica aveva organizzato un Circolo e un doposcuola, di cui c'è ancora il ricordo.
Quelli che allora erano già grandi raccontano che al Circolo si beveva vino e grappa a poco prezzo, cosa assai gradita da chi lavorava dieci ore al giorno nel bosco, ma poco ortodossa, perché non sta bene che un prete permetta la vendita dei superalcolici, senza licenza, nel circolo accanto alla canonica, e anche ai Comunisti.
Fu così che dopo una spiata arrivò la Finanza, ma don Piazza non aprì e li mandò a quel paese dallo spioncino della porta.
Quelli che allora erano già grandi raccontano che al Circolo si beveva vino e grappa a poco prezzo, cosa assai gradita da chi lavorava dieci ore al giorno nel bosco, ma poco ortodossa, perché non sta bene che un prete permetta la vendita dei superalcolici, senza licenza, nel circolo accanto alla canonica, e anche ai Comunisti.
Fu così che dopo una spiata arrivò la Finanza, ma don Piazza non aprì e li mandò a quel paese dallo spioncino della porta.
Josef Gehlen era un oppositore del regime nazista, incarcerato, perseguitato in vari modi, come si legge nell'articolo, e arruolato a forza. Si diede alla macchia nel 1944 assieme ai partigiani e dopo la guerra soggiornava spesso a Crespino, durante i suoi viaggi in giro per l'Italia.
Nel Sacrario: la strage di Crespino,
di Lanfranco Raparo
Il Prete con la pistola e il Tedesco errante, entrambi fuori misura rispetto a quello che in teoria avrebbero dovuto essere, non potevano non incontrarsi e infatti divennero amici.
Il Tedesco era un bravo pittore e in una casa privata di Crespino o in qualche stanza della canonica ci dovrebbe essere ancora un bel dipinto fatto da lui.
A sinistra: Il Sacrario dei Caduti. Don Piazza è sepolto lì, su sua richiesta, anche se all'epoca della strage non era a Crespino, perché si diede molto da fare per costruirlo.
Fonti: Vox populi, vox Dei. Le notizie vengono da alcuni crespinesi, testimoni dei fatti.
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