Un aggressivo feudatario
di Marradi
di Marradi
ricerca di Claudio
Mercatali
Giovanni di Alberghettino
Manfredi era un feudatario aggressivo, che signoreggiava nell'alta valle del
Lamone e la sua dimora stabile era il Castellone, proprio quello che domina
Marradi. Siamo alla metà del Trecento e il feudalesimo era in netta crisi qui
da noi, perché l'espandersi del Comune di Firenze oltre il crinale
dell' appennino minacciava il dominio dei Manfredi a Marradi, degli Ubaldini a
Palazzuolo e dei conti Guidi a Modigliana.
Però dalle cronache non pare che i
Fiorentini fossero in cima alle preoccupazioni di Giovanni di Alberghettino,
perché il suo chiodo fisso erano gli odiati Manfredi signori di Faenza, suoi
cugini, per certe vicende di famiglia che sono qui di seguito. Leggeremo
direttamente gli autografi di Giuseppe Matulli, l'autore del libro "La via
del grano e del sale". Sono conservati alla Biblioteca di Marradi, donati
dalla famiglia dopo la sua tragica morte e in pratica sono le bozze del libro
che tanti marradesi hanno in casa.
anno 1348
La Romagna era per diritto terra del Papa, che nominava un Legato, un governatore, detto
Conte di Romagna. Alberghettino per prendere il potere prova ad ucciderlo e
succede che ...
"Dal mese di zugno fece fama che messer Giovanni ai Alberghettino
di Faenza, con certi cittadini di Faenza, voleva uccidere il conte di Romagna. Il
quale tractato, pervenuto a notizia del dicto conte, incontanente fece tagliare
il capo a uno che il doveva uccidere. El dicto messer Giovanni di Alberghettino
se ne fuggìo con molti suoi amici" ...
anno 1350
Un secondo tentativo di
conquistare Faenza, organizzato assieme a suo cugino Giovanni de Manfredi, va a
buon fine. Però suo cugino vuole tutto per sé e lo caccia quando non ha più
bisogno di lui. Da questo vengono i rancori per i suoi parenti faentini.
"Messer Giovanni de Manfredi di Faenza, con lo favore e consiglio
de messer Francesco degli Ordelaffi, signore di Forlì, e con lo favore de molti
cittadini di Faenza discacciò nel mese di febbraio el conte di Romagna e
Giovanni di Alberghettino de la città di Faenza, e tolse la segnoria della
dicta città per sé".
anno 1351
Dopo questa vicenda il nostro
feudatario si rifugia al Castellone e ne fa la sua dimora per quaranta anni. Nasce
così la piccola Contea di Marradi, che dopo di lui passa a suo figlio Amerigo e
poi a suo nipote Ludovico, l'ultimo conte, finito in disgrazia e imprigionato
nel carcere delle Stinche dai Fiorentini, che nel 1428 inglobarono tutto il
comune nella loro Signoria.
Di certo le terre di Marradi
andavano strette a Giovanni, che nel 1351 entrò in lite con il conte Roberto dei
Guidi di Battifolle. Quando ormai Giovanni aveva allargato i suoi possedimenti i
Fiorentini, per non avere grane ai confini, spedirono a Marradi due
ambasciatori e costrinsero i signorotti a far pace.
A questo punto per seguire le
disavventure di Giovanni di Alberghettino conviene usare la raccolta detta Rerum
Faventinarum Scriptores (Scrittori delle cose faentine) un librone in latino.
In particolare ci interessa Bernardino Azzurrini, uno storico del Cinquecento
citato tante volte e tradotto da Giuseppe Matulli. Da quel libro apprendiamo
che ...
anno 1354
"Giovanni di Alberghettino ordinò di impadronirsi di Faenza e
toglierla agli uomini di Riccardo Manfredi. Per la qual cosa alcuni di Faenza
furono presi e cento altri furono catturati presso Santa Maria fuori
Porta".
La chiesa di S.Maria fuori Porta, a Faenza
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se le vuoi ingrandire
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Alla fine, suo malgrado e
costretto dai Fiorentini, dovette rinunciare alle varie pretese che aveva sui
territori dei suoi vicini e si accontentò della Contea di Marradi. Fu stipulato
un vero e proprio trattato di pace, a Montemaggiore, un bel podere vicino al
Castellone. Erano in tanti quel giorno ...
"Fu fatta pace e concordia in casa di Giovanni di Alberghettino
Manfredi tra il suddetto e il gonfaloniere e i priori di Firenze, con
l'intervento di Bernardino di Milano, Ruggero di Dovadola, Nicola Righi dei
Manfredi, Ferruccio di Francesco dei Pangetti e Ludovico di Bernardino dei
Caccianemici".
Come mai questi aggressivi
personaggi si riuniscono a Montemaggiore? Che cosa li preoccupa?
Il motivo è che sta entrando in
scena il principale attore della storia della valle del Lamone nel Trecento, e
cioè il Comune di Firenze che non fa mistero di voler prendere tutto, con
calma, senza scatenare guerre, con acquisti, eredità e cogliendo le varie
occasioni offerte dai feudatari in lotta fra loro.
La prima capita proprio in quegli
anni e Palazzuolo entra nella Signoria. Poi nel 1428 saranno cacciati i
Manfredi da Marradi e i Guidi da Modigliana. Fra un po' ne riparleremo.
Dov'è Montemaggiore? E' un podere
più alto del Castellone, dal quale si vede un bel panorama. Per andare là si
può partire dalla strada della Piegna, prendendo la campestre a destra al
quadrivio della Bocchetta della Fossa del lupo. A dirlo sembra difficile ma in
realtà è semplice, perché la strada è larga.
Il nome del podere è un po'
ingannevole, perché questo è un monte come tanti altri. In realtà "mons
maioris" vuol dire "monte dei maiores, degli antenati".
L'etimologia è certa perché ci sono diversi altri poderi che si chiamano così.
Il toponimo indica la provenienza di una famiglia ed è tipico dei Longobardi
che appunto erano organizzati in clan.
di Montemaggiore
E quindi il conto torna: siamo in
un sito medioevale, nel feudo di Alberghettino Manfredi, tanto che il suo
castello si vede laggiù.
Oggi è una bella giornata di
febbraio per chi ama il trekking con le ciaspole, perché il cielo minaccia
altra neve ma non è freddo. I campi di Montemaggiore sono
piacevoli da percorrere anche se si affonda di mezza gamba ad ogni passo. A
voler essere precisi c'è Montemaggiore di Qua (in primo piano nella foto
accanto) e Montemaggiore di Là (sullo
sfondo). Di qua e di là da che?
Fra i due poderi, in questo campo innevato, corre il confine fra Marradi e Palazzuolo, cioè l'antico limite fra i possedimenti dei Manfredi di Marradi e degli Ubaldini del castello di Palazzuolo.
Giovanni di Alberghettino e gli
altri personaggi di cui abbiamo detto prima erano stati convocati qui dai
priori di Firenze non a caso perché, come ci dice lo storico Repetti (1833):
“ … Nel 1362 essendo venuto a morte Giovacchino di Mainardo degli Ubaldini, Firenze fu dichiarata libera e assoluta erede dal suddetto dinasta con testamento del 6 agosto 1362…”.
In pratica i Fiorentini e i Manfredi si incontrarono proprio sul confine dei rispettivi dominii perché, pur firmando il trattato di pace nessuno dei due si fidava dell'altro.
Dopo aver sudato un po' arrivo al crinale e trovo questo panorama che non mi aspettavo: sono i tornanti di Cignato, nella strada Marradi - Palazzuolo evidenziati dalla neve.
Ormai che ci sono entro nel Comune di Palazzuolo fino al villaggio turistico "I Cancelli". Vorrei fotografare anche il castello degli Ubaldini, che è al centro di questa fotografia ma, per poco, non si vede.
Dunque l'ultimo degli Ubaldini aveva lasciato tutti i monti che si vedono nella fotografia qui sopra al Comune di Firenze e gli armigeri che Alberghettino e i compari suoi intravedevano là sulla destra, vicino al podere I Cancelli erano i Fiorentini, già pronti per ...
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RispondiEliminaGrazie Alberto
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