sabato 25 maggio 2013

L'Orsa Maggiore e le stelle di Primavera




Una sera guardando il cielo
sopra Marradi
di Claudio Mercatali



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Callisto al bagno
Palazzo Pitti, Firenze


Il mito dice che Giove si innamorò della ninfa Callisto dopo averla vista nuda mentre faceva il bagno. Giunone di solito si disinteressava degli amorazzi di suo marito ma questa volta si ingelosì e cercò di ucciderla. Per difendere Callisto, Giove la trasformò in un'orsa, in modo da confonderla fra gli animali della selva delle ninfe, ma Giunone si rivolse a Diana, la dea della caccia, che trovò Callisto e la uccise.
Giove, per ricordarsela sempre, la proiettò in cielo in mezzo ad un gruppo di stelle che non tramontano mai. Queste, secondo i Greci, sono le stelle dell'Orsa Maggiore. Gli antichi Romani erano meno fantasiosi dei Greci e vedevano in queste stelle la figura di un barroccio, da cui il nome di Grande Carro. Noi siamo ancora meno fantasiosi e diciamo che questa costellazione ha la forma di un mestolo o di un carrello del supermercato.


Siccome nell'antica Roma i bovi da traino si chiamavano triones e le stelle più visibili sono sette, queste erano le stelle dei Septem Triones, da cui la parola "settentrione".
L'importanza dell'Orsa Maggiore, o del Gran Carro, o dei Septem Triones è appunto questa: queste stelle indicano il nord, che ora dobbiamo trovare per orientarci nel cielo.
Come si fa a trovare la Stella Polare?
Bisogna congiungere le due stelle Merak e Dubhé e immaginare di prolungare il segmento cinque volte. Si attraverserà una porzione di cielo dove non ci sono stelle visibili chiaramente. La prima che si incontra è Alfa dell'Orsa Minore, cioè la Stella Polare. La figura qui accanto spiega meglio delle parole.

Ora che abbiamo un riferimento certo tutto diventa più facile e tracciando gli opportuni allineamenti possiamo trovare Arturo di Boote, Spica della Vergine, Castore e Polluce dei Gemelli, Regolo del Leone, e Capèlla dell'Auriga.

 




Arturo di Boote si trova prolungando il timone del Carro e mantenendone la curvatura, come mostrato qui accanto. Proseguendo allo stesso modo si arriva a Spica della Vergine, che è sempre molto bassa sull'orizzonte.

Di Arturo la mitologia dice che fu il primo uomo a fabbricare il vino e lo offrì ai suoi vicini che però, ubriachi, lo uccisero. Dal punto di vista scientifico è una stella gigante rossa, cioè allo stadio adulto e la sua luce leggermente arancione si nota anche a occhio nudo.

Castore e Polluce, Campidoglio, Roma.

Ormai il gioco è chiaro: prendendo a riferimento L'Orsa Maggiore e immaginando di tracciare delle vie in cielo si trovano le altre costellazioni. La più facile da trovare è quella dei Gemelli, composta da due stelle simili, che si chiamano Castore e Polluce, protagonisti di una mitica favola di amore fraterno.



Polluce era un semidio, figlio di Giove e di Leda quindi immortale, mentre Castore era suo fratellastro, figlio di Leda e del re di Sparta Tindaro e dunque mortale. Al momento della sua morte Polluce rinunciò all'immortalità per stare sempre con lui.




La costellazione del Leone si trova prolungando i due lati obliqui dell'Orsa Maggiore fino alla loro congiunzione o anche uno solo di essi, come mostrato qui sopra. La stella principale è Regolo, un astro a luce bianco - blu che gli antichi chiamavano Cor Leonis, perché è nel petto della figura del Leone, che è debole e difficilmente visibile per intero nei nostri cieli soggetti a inquinamento luminoso.






Si può arrivare alla costellazione dell'Auriga, il cocchiere, se si unisce Fegda con Merak, le due stelle alla base dell'Orsa, e si prosegue. L'Auriga è bassa sull'orizzonte, in primavera, e in maggio si vede male, anche se Capella è una delle stelle più luminose in assoluto.

1 commento:

  1. Aspettando una notte serena per ritrovare le stelle mi sono goduta con vero piacere i riferimenti mitologici
    Grazie Danila

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