domenica 21 luglio 2013

I tabernacoli



Tracce di fede e di ricordi
                        ricerca di Claudio Mercatali




La Madonna del tabernacolo
degli Archiroli 
(di Barbara Briccolani)







Tabernacolo, diminutivo di Taberna, dimora, è il mobiletto dove in chiesa si conservano le ostie consacrate.
Però la parola è anche sinonimo di edicola sacra, posta a devozione della Madonna o di qualche santo.
Ormai non se ne costruiscono più, ma un tempo erano la manifestazione più spontanea della fede popolare e nel Comune di Marradi ce ne sono ancora diverse decine. Alcuni sono molto belli e meritano il restauro o la pittura di una immagine nuova, se quella originaria è scomparsa.

Come si fa a pitturare un tabernacolo? Seguiamo il lavoro di Barbara Briccolani, una brava restauratrice che ha ridato colore e vita a tanti affreschi qui in paese e altrove. Il tabernacolo è quello degli Archiroli, vicino al ponte che dà accesso ad uno dei quartieri più vecchi di Marradi.
Se l'immagine originaria non si vede più se ne può disegnare un' altra, rispettando la dedica del tabernacolo, che in questo caso era alla Madonna e la forma del medesimo, che condiziona le proporzioni.

Dopo questi preliminari si provvede alla "stesura del disegno dell' immagine" cioè del bozzetto impresso a spolvero nel muro. Lo spolvero è una tecnica antica: si disegna il bozzetto su carta, si traforano i contorni delle figure e poi si stende la carta sul muro. Con un batuffolo cosparso di polvere di carbone si batte e così nell'intonaco rimane la traccia della figura da pitturare.

 

 

Sopra: la stesura 
del disegno dell'immagine



Così si ottiene la posa giusta della figura e le sue corrette proporzioni, che dipendono anche dal punto di visuale del futuro osservatore.
Ora è il momento di dipingere, ma non è come un profano immagina, perché si procede per fasi, cioè nel modo illustrato qui sotto. Insomma l'immagine, più che essere pitturata, viene fatta comparire per gradi nel muro, con interventi successivi di colore.

  


Dove sono gli altri tabernacoli?
In giro per le vecchie strade comunali e vicinali ce ne sono di diverso tipo. Qui da noi la maggior parte sono dedicati alla Madonna.
Uno dei più belli è a Casa Carloni, sulla attuale strada comunale per Gamberaldi. Nel Settecento la strada maestra Faentina passava di qui e poi scendeva a Filetto dal podere che per l'appunto si chiama La Strada. Poi il Granduca Leopoldo fece costruire la strada attuale. Il tutto è chiaro nella carta del Catasto Leopoldino, come si vede qui sotto.
Quindi questo era il tabernacolo beneaugurante per il viandante che andava a Faenza. 


 



Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire
















A Gamberaldi il tabernacolo vicino alla chiesa di S.Michele segnava il punto d'inizio della processione di Primavera che si snodava fino al podere Pianello, dove un' altra edicola uguale indicava il punto del ritorno (vedi la foto a destra).

C'è anche tutta una serie di tabernacoli ex voto per grazia ricevuta o per ricordo di un fatto successo nel luogo in cui si trovano.
I più noti sono quelli del guado vicino al fosso delle Chiesine (Campigno) costruito dal bisnonno di Feriano Ferrini per ricordare che lì fu travolto dalla piena mentre guadava il torrente a cavallo  e la formella della strada della Dogana, (Popolano) ex voto per la caduta da un albero di Luciano Benericetti.

 
 A sinistra: 
tre tabernacoli 
ex voto o di ricordo



Il più triste è forse il tabernacolo di Casa Parigi, a ricordo di un vecchio travolto dalla piena del Fosso della Cavallara. La dedica scolpita dice: "Qui Giovanni Fabbri fu rapito da una piena d’acqua. Fu ritrovato a Fognano. Io suo figlio Carlo faccio questa memoria il 19 novembre 1870”.


 




  

Poi ci sono quelli a capo dei ponti, beneauguranti per chi passava di lì e il tabernacolo degli Archiroli di cui abbiamo detto prima è uno di questi.


Dunque queste costruzioni hanno tutte una precisa simbologia e se si riesce a leggerla  ti raccontano la loro storia o ti portano il ricordo di episodi di varia umanità.






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