La Madonna del tabernacolo
degli Archiroli
(di Barbara
Briccolani)
Tabernacolo, diminutivo di
Taberna, dimora, è il mobiletto dove in chiesa si conservano le ostie
consacrate.
Però la parola è anche sinonimo
di edicola sacra, posta a devozione della Madonna o di qualche santo.
Ormai non se ne costruiscono più,
ma un tempo erano la manifestazione più spontanea della fede popolare e nel Comune
di Marradi ce ne sono ancora diverse decine. Alcuni sono molto belli e meritano
il restauro o la pittura di una immagine nuova, se quella originaria è
scomparsa.
Come si fa a pitturare un
tabernacolo? Seguiamo il lavoro di Barbara Briccolani, una brava restauratrice che ha ridato colore e vita a tanti affreschi qui in paese e altrove. Il
tabernacolo è quello degli Archiroli, vicino al ponte che dà accesso ad uno dei
quartieri più vecchi di Marradi.
Se l'immagine originaria non si
vede più se ne può disegnare un' altra, rispettando la dedica del tabernacolo,
che in questo caso era alla Madonna e la forma del medesimo, che condiziona le
proporzioni.
Dopo questi preliminari si
provvede alla "stesura del disegno dell' immagine" cioè del bozzetto impresso
a spolvero nel muro. Lo spolvero è una tecnica antica: si disegna il bozzetto
su carta, si traforano i contorni delle figure e poi si stende la carta sul
muro. Con un batuffolo cosparso di polvere di carbone si batte e così
nell'intonaco rimane la traccia della figura da pitturare.
Sopra: la stesura
del disegno dell'immagine
Così si ottiene la posa giusta
della figura e le sue corrette proporzioni, che dipendono anche dal punto di
visuale del futuro osservatore.
Ora è il momento di dipingere, ma
non è come un profano immagina, perché si procede per fasi, cioè nel modo
illustrato qui sotto. Insomma l'immagine, più che
essere pitturata, viene fatta comparire per gradi nel muro, con interventi successivi
di colore.
Dove sono gli altri tabernacoli?
In giro per le vecchie strade
comunali e vicinali ce ne sono di diverso tipo. Qui da noi la maggior
parte sono dedicati alla Madonna.
Uno dei più belli è a Casa
Carloni, sulla attuale strada comunale per Gamberaldi. Nel Settecento la strada
maestra Faentina passava di qui e poi scendeva a Filetto dal podere che per
l'appunto si chiama La Strada. Poi il Granduca Leopoldo fece costruire la
strada attuale. Il tutto è chiaro nella carta del Catasto Leopoldino, come si vede qui sotto.
Quindi questo era il tabernacolo
beneaugurante per il viandante che andava a Faenza.
Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire
A Gamberaldi il tabernacolo vicino alla chiesa di S.Michele
segnava il punto d'inizio della processione di Primavera che si snodava fino al
podere Pianello, dove un' altra edicola uguale indicava il punto del ritorno (vedi la foto a destra).
C'è anche tutta una serie di
tabernacoli ex voto per grazia ricevuta o per ricordo di un fatto successo nel
luogo in cui si trovano.
I più noti sono quelli del guado vicino
al fosso delle Chiesine (Campigno) costruito dal bisnonno di Feriano Ferrini per ricordare che lì fu travolto dalla piena mentre guadava il torrente a cavallo e la formella della strada della
Dogana, (Popolano) ex voto per la caduta da un albero di Luciano Benericetti.
A sinistra:
tre tabernacoli
ex voto o di ricordo
Il più triste è forse il
tabernacolo di Casa Parigi, a ricordo di un vecchio travolto dalla piena del
Fosso della Cavallara. La dedica scolpita dice: "Qui Giovanni Fabbri fu
rapito da una piena d’acqua. Fu ritrovato a Fognano. Io suo figlio Carlo faccio
questa memoria il 19 novembre 1870”.
Poi ci sono quelli a capo dei
ponti, beneauguranti per chi passava di lì e il tabernacolo degli Archiroli di
cui abbiamo detto prima è uno di questi.
Dunque queste costruzioni hanno tutte una precisa simbologia
e se si riesce a leggerla ti raccontano la
loro storia o ti portano il ricordo di episodi di varia umanità.
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