a Casetta di Tiara
di Claudio Mercatali
di Claudio Mercatali
Dino Campana
e Sibilla Aleramo
Casetta di Tiara è un paesino nel
Comune di Palazzuolo raggiungibile per strada solo dal Comune di Firenzuola.
Qui si parlava il Casettino, un
idioma che si dice derivato dal greco parlato dai bizantini fuggiti da Ravenna
al tempo della conquista longobarda. Siamo nella leggenda e forse qualche
informazione in più si potrebbe ricavare da due lapidi murate alla base del
campanile della chiesa, scritte con degli strani caratteri, se qualcuno
riuscisse a decifrarle. Accanto un'altra lapide, posta dal Comune di
Palazzuolo, ci ricorda che in questo sito Dino Campana e Sibilla Aleramo passarono
giorni di matta passione leggendo, parlando, raccogliendo funghi e facendo
l'amore.
La lapide indecifrabile e la bella
targa ricordo posta dal Comune di Palazzuolo
La relazione è un momento
importante nella vita del poeta. Il 10 luglio 1916 Sibilla Aleramo scrive a
Dino Campana e dice di aver letto i “Canti Orfici” e di essere rimasta “abbacinata
e incantata insieme”. La Aleramo è in villeggiatura nella villa La Topaia a Panicaglia, e Campana
è al Barco (Firenzuola) stazione climatica, per rimettersi in salute. I due si
incontrano al Barco il 3 agosto 1916 e inizia una storia d'amore.
Ai primi di ottobre il rapporto
si incrina e nei mesi successivi si spezza.
Dove alloggiarono Dino e Sibilla
nei venti giorni del loro soggiorno? A Casetta di Tiara nel 1916 abitavano
delle famiglie numerose e povere, che non avevano stanze libere per i
forestieri. Il parroco don Tagliaferri non avrebbe di certo affittato a due
amanti e quindi non rimane che la casa che all'epoca era del del sig. Gatti, un
possidente della zona, al civico n°4 di fronte al campanile. Campana parla di
un laghetto che si vedeva dal terrazzino ...
A
destra: La casa con il terrazzino,
probabile dimora di Dino e Sibilla,
è di fronte al campanile.
E' un bel trekking quello da Palazzuolo
a Casetta di Tiara, lungo la vecchia strada comunale, che Campana conosceva e
dalla quale passò per andare là o per tornare a Marradi nell'estate del 1916
quando finì il soggiorno con la Aleramo.
Oggi è una bella giornata
d'agosto, che si preannuncia calda. Il punto di inizio è a Quadalto e i primi
tre chilometri sono in comune con la strada di Campanara, un altro paesino
sperduto nell'appennino. Ad un bivio si prende a destra e si continua a salire.
Si arriva così in un pianoro, in un sito che i palazzuolesi chiamano "e
capàn ed bafiò" (il capanno di baffone).
E capàn ed bafiò
Qui la via è agevole ma è
un'illusione, lo so, me l'hanno spiegato bene gli amici di Palazzuolo, e si
sono raccomandati che partissi all'alba, con il fresco, perché: "non
vogliamo venire a riprenderti con la jeep quando, verso mezzogiorno, sarai
bollito".
Montagnana
Ad un bivio si prende a sinistra,
e si arriva ai ruderi della bella casa di Montagnana, di proprietà del Demanio,
esempio di come non si devono gestire i beni pubblici.
Più in alto c'è un punto
panoramico attrezzato con panche e tavolo. Sono le sei e a est sorge il sole.
La valletta di Campanara vista
da Montagnana
all'alba.
Adesso si deve guadagnare quota per
arrivare al crinale, lungo questa pietraia che alla luce dell'alba fa un
bell'effetto ma è durissima. Il posto si chiama "el schél dl'ultre"
che, se lo vogliamo proprio tradurre, sarebbe "Le scale dell'Oltre"
(Oltre è un podere di là dal monte).
Come tutte le scalinate che si
rispettino qui ci sono due o tre rampe intervallate da tratti meno pendenti. Si
arriva in cima giusto quando si comincia a sentire il cuore che batte dentro le
orecchie.
Al crinale la via spiana ed è
piacevole. In un secondo punto panoramico attrezzato si vede tutta la strada
per Bologna, dal Passo della Futa al Passo della Raticosa e si riconoscono le
frazioni alte del Comune di Firenzuola.
El schel d'ultre
Subito dopo un pilastrino
segnaletico avverte che si deve imboccare il sentiero in discesa e Casetta di
Tiara è a tre quarti d'ora.
Panorama della Futa e della Raticosa
Finalmente Casetta! Di solito qui
abitano poche persone, ma questi sono i giorni del ferragosto e c'è gente. Mi
fermo al bar di Sonia Livi, che conosco da trent'anni, a bere qualcosa e
riparto.
Il trekking è di 20 Km, duri, ed
è adatto per le persone che hanno un certo allenamento, come Dino Campana.
Nessun commento:
Posta un commento