sabato 3 agosto 2013

Sui passi di Dino



Un trekking 
a Casetta di Tiara
di Claudio Mercatali



Dino Campana
e Sibilla Aleramo


Casetta di Tiara è un paesino nel Comune di Palazzuolo raggiungibile per strada solo dal Comune di Firenzuola.
Qui si parlava il Casettino, un idioma che si dice derivato dal greco parlato dai bizantini fuggiti da Ravenna al tempo della conquista longobarda. Siamo nella leggenda e forse qualche informazione in più si potrebbe ricavare da due lapidi murate alla base del campanile della chiesa, scritte con degli strani caratteri, se qualcuno riuscisse a decifrarle. Accanto un'altra lapide, posta dal Comune di Palazzuolo, ci ricorda che in questo sito Dino Campana e Sibilla Aleramo passarono giorni di matta passione leggendo, parlando, raccogliendo funghi e facendo l'amore.



La lapide indecifrabile e la bella
targa ricordo posta dal Comune di Palazzuolo


La relazione è un momento importante nella vita del poeta. Il 10 luglio 1916 Sibilla Aleramo scrive a Dino Campana e dice di aver letto i “Canti Orfici” e di essere rimasta “abbacinata e incantata insieme”. La Aleramo è in villeggiatura  nella villa La Topaia a Panicaglia, e Campana è al Barco (Firenzuola) stazione climatica, per rimettersi in salute. I due si incontrano al Barco il 3 agosto 1916 e inizia una storia d'amore.
Ai primi di ottobre il rapporto si incrina e nei mesi successivi si spezza.


Dove alloggiarono Dino e Sibilla nei venti giorni del loro soggiorno? A Casetta di Tiara nel 1916 abitavano delle famiglie numerose e povere, che non avevano stanze libere per i forestieri. Il parroco don Tagliaferri non avrebbe di certo affittato a due amanti e quindi non rimane che la casa che all'epoca era del del sig. Gatti, un possidente della zona, al civico n°4 di fronte al campanile. Campana parla di un laghetto che si vedeva dal terrazzino ...


A destra: La casa con il terrazzino,
probabile dimora di Dino e Sibilla,
è di fronte al campanile.



E' un bel trekking quello da Palazzuolo a Casetta di Tiara, lungo la vecchia strada comunale, che Campana conosceva e dalla quale passò per andare là o per tornare a Marradi nell'estate del 1916 quando finì il soggiorno con la Aleramo.
Oggi è una bella giornata d'agosto, che si preannuncia calda. Il punto di inizio è a Quadalto e i primi tre chilometri sono in comune con la strada di Campanara, un altro paesino sperduto nell'appennino. Ad un bivio si prende a destra e si continua a salire. Si arriva così in un pianoro, in un sito che i palazzuolesi chiamano "e capàn ed bafiò" (il capanno di baffone).





E capàn ed bafiò

Qui la via è agevole ma è un'illusione, lo so, me l'hanno spiegato bene gli amici di Palazzuolo, e si sono raccomandati che partissi all'alba, con il fresco, perché: "non vogliamo venire a riprenderti con la jeep quando, verso mezzogiorno, sarai bollito".




Montagnana


Ad un bivio si prende a sinistra, e si arriva ai ruderi della bella casa di Montagnana, di proprietà del Demanio, esempio di come non si devono gestire i beni pubblici.
 Più in alto c'è un punto panoramico attrezzato con panche e tavolo. Sono le sei e a est sorge il sole.



 

La valletta di Campanara vista 
da Montagnana all'alba.



Adesso si deve guadagnare quota per arrivare al crinale, lungo questa pietraia che alla luce dell'alba fa un bell'effetto ma è durissima. Il posto si chiama "el schél dl'ultre" che, se lo vogliamo proprio tradurre, sarebbe "Le scale dell'Oltre" (Oltre è un podere di là dal monte).
 
Come tutte le scalinate che si rispettino qui ci sono due o tre rampe intervallate da tratti meno pendenti. Si arriva in cima giusto quando si comincia a sentire il cuore che batte dentro le orecchie.
Al crinale la via spiana ed è piacevole. In un secondo punto panoramico attrezzato si vede tutta la strada per Bologna, dal Passo della Futa al Passo della Raticosa e si riconoscono le frazioni alte del Comune di Firenzuola.



 El schel d'ultre







Subito dopo un pilastrino segnaletico avverte che si deve imboccare il sentiero in discesa e Casetta di Tiara è a tre quarti d'ora.


Panorama della Futa e della Raticosa


Finalmente Casetta! Di solito qui abitano poche persone, ma questi sono i giorni del ferragosto e c'è gente. Mi fermo al bar di Sonia Livi, che conosco da trent'anni, a bere qualcosa e riparto.

 









Il trekking è di 20 Km, duri, ed è adatto per le persone che hanno un certo allenamento, come Dino Campana. 


Nessun commento:

Posta un commento