di Claudio Mercatali
Quali medicine venivano
somministrate nell' '800 ai ricoverati nell' Ospedale S.Francesco di Marradi?
L'Ospedale comprava le medicine nelle farmacie del paese e quindi la risposta a questa domanda è nelle carte dell'archivio perché i farmacisti ogni mese presentavano il conto e la descrizione dei prodotti venduti. Chi pensa alle medicine attuali sbaglia parecchio, perché allora c'erano solo dei rimedi naturali, tutti ricavati da piante.
L'Ospedale comprava le medicine nelle farmacie del paese e quindi la risposta a questa domanda è nelle carte dell'archivio perché i farmacisti ogni mese presentavano il conto e la descrizione dei prodotti venduti. Chi pensa alle medicine attuali sbaglia parecchio, perché allora c'erano solo dei rimedi naturali, tutti ricavati da piante.
Gli
antibiotici non c'erano e il primo fu scoperto da Alexander Fleming nel
1928 a Londra, il quale si accorse che la muffa del Penicillum notatum uccideva
i batteri. Solo dieci anni dopo trasformò la "strana muffa" in una
polverina bianca per uso esterno e poi in un farmaco che fu iniettato su un
paziente per la prima volta il 12 aprile del 1941. In Italia la penicillina
arrivò nel dopoguerra.
Ora siamo nel 1873-74 dieci anni
prima dell' apertura della farmacia Ciottoli. I bravi farmacisti di Marradi si
chiamavano Ghezzi e Baldesi.
Preparavano di persona gli infusi e i decotti di erbe. Ogni settimana passava da loro l'economo dell' Ospedale con la lista dei decotti e degli infusi da comprare secondo le prescrizioni fatte dai medici.
Preparavano di persona gli infusi e i decotti di erbe. Ogni settimana passava da loro l'economo dell' Ospedale con la lista dei decotti e degli infusi da comprare secondo le prescrizioni fatte dai medici.
Il decotto è un liquido ottenuto facendo
bollire un vegetale per estrarne i principi attivi. Serve per ricavare le essenze da parti coriacee come cortecce,
radici, foglie dure e semi. Per le parti erbacee, le foglie e i fiori è meglio
l'infuso, cioè l'immersione prolungata in acqua calda senza bollitura.
Che cosa comprò l'Ospedale dalla Farmacia Ghezzi nel
gennaio 1873? La lista dei prodotti è qui accanto. Leggiamo:
Il decotto di gramigna si
prepara con due o tre cucchiaini di radice essiccata in 150 ml d'acqua. Si fa
bollire per un minuto, si getta l'acqua di cottura e si fa bollire di nuovo per
dieci minuti. Dopo mezz'ora di riposo si filtra. E' il tipico decotto
sgradevole e veniva somministrato per i dolori muscolari e delle articolazioni.
Il decotto di genziana si ottiene facendo bollire per quattro ore,
in un litro d’acqua, trenta grammi di radice in polvere, che si compra in
erboristeria.
L`artemisina, una sostanza estratta dall`artemisia annua, era
considerata un rimedio per la malaria. Da alcuni studi recenti pare che questa
antica convinzione sia vera. L'Ospedale la comprò dalla Farmacia Ghezzi sotto
forma di pastiglie. L'artemisia assenzio è una pianta mitica, detta "la
droga degli artisti" perché i suoi estratti alcolici, se molto concentrati
danno una sorta di allucinazione. Baudelaire lo amava, Van Gogh lo beveva
regolarmente, Degas gli ha addirittura dedicato un dipinto, questo qui accanto,
dove si vedono due suoi amici un po' inebetiti ...
Degas: L'assenzio
Il
tamarindo era utile per i problemi digestivi, essendo un buon lassativo
e un regolatore intestinale. Si usava, e si usa ancora oggi, come sciroppo o marmellata
che può essere data anche ai bambini.
L'olio di fegato di merluzzo è una fonte di vitamine A e D e
contiene acidi grassi insaturi. Era impiegato per curare il rachitismo nei
bambini e nell'osteoporosi nell' adulto. Fino ai primi anni Sessanta era
regolarmente prescritto dai medici di famiglia e chi ha più di cinquant' anni
può darsi che ricordi il suo sgradevolissimo sapore.
Il decotto di china si prepara lasciando al macero per due giorni
la corteccia ben tritata, dopo averla fatta bollire per mezz'ora. Era un
curativo per l'apparato respiratorio.
Il decotto di Lichene
islandico (Cetraria Islandica) si
prepara facendone bollire due grammi ogni cento millilitri d'acqua. Per
mitigare il suo sapore amaro si può scartare l'acqua di prima bollitura, che è
quella più ricca di alcali, e poi bollire di nuovo per mezz'ora. Era un
antimicrobico e un disinfettante intestinale, ma anche un disinfettante e un
cicatrizzante per le ferite, sulle quali si applicava come impacco con garze
imbevute. Era anche un lenitivo per la tosse. I ricercatori moderni ne hanno
confermato l'efficacia, dovuta a una sostanza chiamata acido usnico.
La farmacia Ghezzi nel 1883 venne
rilevata dal farmacista Giovan Battista Ciottoli, che gli diede il suo nome ed
è passata di generazione in generazione fino ai nostri giorni, gestita sempre
dalla famiglia Ciottoli.
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La farmacia Baldesi era in piazza
Scalelle, nei locali dove ora ci sono gli uffici COMES e chiuse nel 1924 alla
morte di Ubaldo, figlio del farmacista Francesco Baldesi, di cui abbiamo detto
prima.
Che cosa vendette la Farmacia Baldesi nel luglio 1873?
Il ginepro (Juniperus communis),
è una Cupressacea con i fiori gialli che sbocciano all’inizio dell’estate. Le
bacche acerbe sono verdi e maturando diventano viola, coperte da una pellicola
cerosa (la pruina). Una ricetta semplice per preparare un infuso di ginepro è
di lasciare in infusione per 5 minuti le bacche schiacciate (15gr) in 1 litro
d'acqua bollente. Invece lasciando macerare per 2 settimane 10gr di bacche
schiacciate in 1 litro di vino bianco con una scorza di limone si otterrà un
macerato di ginepro che, assunto dopo i pasti si dice che prevenga i bruciori
di stomaco.
Però ora seguiremo la ricetta del
farmacista Francesco Baldesi, che consigliava di infondere 10g di bacche più
10g di calamo aromatico in 140g d'acqua. Il calamo aromatico è una pianta erbacea originaria dell'Asia, molto
diffusa in tutta Europa, comune nei luoghi paludosi. Il rizoma di Acorus calamus L. dà un amaro aromatico digestivo.
Il farmacista consigliava di
aggiungere 8g di acetato di potassio, che è un conservante noto e ammesso anche
oggi dalla normativa CEE del 2011, però ora non ci serve perché non dobbiamo
conservare l'infuso come faceva l'Ospedale nel 1874.
Dunque ora non rimane che provare.
Siamo in autunno e le bacche di ginepro si trovano qui da noi. Invece il calamo
bisogna comprarlo in erboristeria perché è una pianta palustre e nei nostri
monti non c'è.
Si immergono le bacche
schiacciate e il calamo tritato nell' acqua, si fanno bollire a bagnomaria per
mezz'ora e si lasciano in infusione per un giorno. L'infuso è pronto quando il
calamo e il ginepro sono andati a fondo. Poi si vuota la bottiglia, si strizza
il residuo con le mani lavandolo con acqua fino a raggiungere la quantità
prescritta di colatura (140g). Insomma la percentuale di essenza usata rispetto
all'acqua usata deve essere di 20g/140g ossia un settimo, il 14%. Adesso
occorre diluire, perché la percentuale corretta per gli infusi è di circa il 4
-5 %
Il sapore è amarissimo, quello
tipico di una medicina cattiva, e ne ho bevuto solo un bicchierino. A voler essere sinceri mi pare che non abbia
dato nessun effetto ma non ho riprovato. Questa non è una bevanda ma un vero e
proprio farmaco antico, del quale nessuno sa più la posologia e quindi non è
bene fare esperimenti a caso. Se in qualche documento o qualche ricetta medica antica si troveranno le dosi ne riparleremo.
Fonte: archivio storico dell'Ospedale S.Francesco di Marradi
Fonte: archivio storico dell'Ospedale S.Francesco di Marradi
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