In cammino da Cozzo
del Diavolo a Marradi
ricerca di Claudio
Mercatali
Mefisto e Faust
I miti nordici dicono che nella
notte di Walpurga, fra il trenta Aprile e il primo Maggio, le giovani forze
primaverili fronteggiano l'ultimo attacco delle forze invernali e vincono. La
Notte di Walpurga è una delle scene più famose del Faust di Goethe, una
fantasmagorìa di credenze e superstizioni tedesche. Faust chiede a Mefistofele
di spegnere il fuoco delle passioni e il diavolo lo accontenta e lo accompagna
alla festa notturna di Walpurga. I personaggi sono: Faust, Mefistofele e il
Fuoco Fatuo. Siamo nella sfera del sogno e dell' incanto.
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Mefistofele: Non ti vien voglia di un manico di scopa? Per me desidererei il più nerboruto dei becchi; che da qui a lassù c'è da camminare ancora molto.
Faust: Finché mi sento in gamba mi basta questo nodoso bastone. A che giova voler accorciare la via? Mi piace aggirarmi per le tortuosità della valle, e inerpicarmi su per le rupi dove versano le eterne sorgenti dei ruscelli; questo mi alleggerisce la noia di una simile andata. Già le betulle si ravvivano all'alito di primavera, e pare che ne risenta anche il pino; perché non ne dovrebbe venire vigore anche per le nostre membra?
Mefistofele: Per la verità io non sento niente; sono di natura invernale, e vorrei piuttosto neve e ghiaccio sul mio cammino. Guarda come sorge lenta la luna fra quegli infuocati vapori!
Com'è mesto il lume della sua logora faccia! Fa così poco chiaro che a ogni passo si va a battere il capo in un albero o in una rupe. Dunque non ti rincresca se domando aiuto a un fuoco fatuo. Ne vedo appunto uno là che mena attorno giocondo la sua fiammella. Olà, amico, posso pregarti di venire verso di noi? Vuoi stare là ad ardere invano? Vieni qua svelto e facci lume su per la salita.
Il Fuoco Fatuo: Per buon rispetto io m'ingegnerò di correggere la mia natura; ma ben sapete che noi abbiamo per costume di andare a zig zag.
Mefistofele: Eh, eh! egli si studia di imbrogliare gli uomini. Va via dritto in nome del diavolo, o io smorzo con un soffio quel tuo piccolo guizzo di vita.
Il Fuoco Fatuo: Vedo bene che voi siete il padrone quassù, e farò come saprò meglio il piacer vostro. Ma badate che oggi la montagna ha addosso gli incanti e la pazzia, e se un fuoco come me deve insegnarvi il cammino, non dovete andare troppo per il sottile
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Mefistofele, scultura di Mark Antokolski
Sta scendendo la notte del il 30
aprile e un trekking a Cozzo del Diavolo è quello che ci vuole. Dov'è questo
posto? Non molto lontano a dire il vero, perché è in uno dei crinali sopra a
Testiati, un ampio podere che si raggiunge bene dalla valle della Badia del
Borgo, prendendo una via campestre poco prima del podere Trebbo.
Da Testiati a Marradi ci sono
circa sei chilometri, in discesa lungo vari sentieri di crinale, da provare
prima, perché è impossibile trovarli di notte. Li conosco bene, perché quest'inverno
li ho cercati, ripuliti e provati per percorrerli con le ciaspole alla prima
nevicata, che però non è venuta.
La strada fino a Testiati è ampia
e facile. Là davanti si vede Ronchi di Berna, una delle punte del monte
Carzolano. La costa che scende da quella vetta porta alla chiesa di Lozzole,
che vista di qui è un puntino. Si può volere bene a un monte?
Ronchi mi piace, con il suo
profilo gobbo indica l'ovest a chi gira nei monti sopra Marradi. E' il monte
del sole che tramonta, crocevia di tanti trekking. E' alto quasi come il
Lavane.
La notte scende rapidamente, c'è appena una falce di luna e il buio è quasi
completo. Fa parte del gioco e se non avessi una torcia mi capiterebbe di certo
quello che dice Goethe nel Faust:
... Fa così poco chiaro che a ogni passo si va a battere il capo in un albero ...
La luna sopra a Ronchi di Berna,
dov' è tramontato il sole:
... Guarde come sorge lenta la Luna
fra quegli infuocati vapori ...!
Nell'oscurità noi uomini ci
sentiamo indifesi. I nostri sensi sono poco acuti e ci danno percezioni confuse.
La vista non è efficace, siamo quasi sordi e ci muoviamo facendo un gran rumore.
Gli animali del bosco ci vedono da lontano e ci osservano muti. La sensazione
di essere scrutati e indifesi è un disagio, perché non siamo per natura
abituati ad essere delle possibili prede.
Però qui da noi non ci sono
animali aggressivi e la ragione dopo un po' prevale sulle sensazioni. Quest'inverno
ho potato le frasche lungo il sentiero, per non averle in faccia durante il
trekking nella neve e ora al buio questo mi fa comodo. Dopo mezz'ora arrivo al
Capanno delle Lagune, un ex sito di caccia in mezzo a un campo.
El Lagòn, Le Lagune.
Il nome è ingannevole perché
"lagòn" sarebbe da tradurre "lacune" per indicare uno
spiazzo disboscato, appunto una lacuna nel bosco.
La via da fare
Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire
Dalle Lagune si vede tutto il
crinale da percorrere per arrivare a Marradi. Da qui si imbocca un viottolo
nascosto che porta a Cozzo del Diavolo.
Cozzo del Diavolo è il nome
curioso di una sella sul crinale, dove si arriva scendendo a capofitto lungo
una pietraia e si esce risalendo una pietraia altrettanto disagevole. Sarebbe
il posto giusto per qualche personaggio di Goethe e anche un fuoco fatuo non
sarebbe fuor di luogo, perché questo crinale ha dato più volte fuoriuscite di
metano, tanto che l' AGIP negli anni Trenta forò senza successo un pozzo nel
podere di Campo Davanti, che è proprio nel fondovalle qui sotto. Però non ho
incontrato niente di tutto ciò.
Dopo un ginepraio l'orizzonte si
apre e si vede un panorama ampio, nella valle di Campigno, nella corona di
monti verso Palazzuolo e fino a Faenza. Ora il sentiero scorre facile, da una
sella all' altra, fino alla Bocchetta di Chiusigno. Dopo si intravede la valle
del Lamone, prima Biforco e poi Marradi.
Cozzo del Diavolo visto dalla Bocchetta di
Chiusigno. Questa foto è il punto di vista opposto alla precedente
Marradi visto
dall'Antenna
Ogni tanto sento un battere d'ali
vicino a me e così imparo che gli uccelli si annidano dentro i ginepri per
difendersi dai predatori notturni. Sono un disturbatore del loro sonno e mi
fanno sussultare volando via all'improvviso.
Scendo verso l'Antenna, un prato
pascolo così detto perché negli anni Sessanta qui venne piazzato il primo
ricevitore RAI. Ora si tratta di serpeggiare lungo una strada campestre
ripidissima, che passa dal podere Le Piane, poi da Villa Grilli e Cà d'lira
fino a sbucare in paese all'inizio della strada per S.Benedetto.
La mia piccola notte di Valpurga
finisce qui, dopo due o tre ore di cammino. L'orologio del Comune batte la
mezzanotte, il fuoco fatuo non l'ho incontrato ma l'alito della primavera mi ha
fatto bene:
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