le sponde
se un fiume
ti attraversa
ricerca di Claudio
Mercatali
Marradi è l'unico paese della
valle del Lamone ad essere attraversato dal fiume. Gli altri paesi, fino a
Faenza, hanno il Lamone accanto ma non all'interno. Questo fatto è una
conseguenza della ristrettezza della valle in corrispondenza dell' abitato e
giustifica anche l'esistenza stessa di Marradi, che appunto sorse alla
confluenza di diverse valli laterali.
La presenza di un fiume
condiziona l'urbanistica e in genere la migliora o la rende più suggestiva
perché l'acqua è vita, rende rigogliose le piante tutto attorno e dà un senso
di movimento all' ambiente. Però impone anche una serie di vincoli e di costi,
per la gestione del territorio e i collegamenti. In questa ricerca le immagini
mostrano come vennero risolti, nei secoli passati, i problemi di collegamento
fra una sponda e l'altra dei corsi d'acqua all'interno del circuito urbano di
Marradi.
A voler essere precisi non è
esatto dire che il nostro paese è "attraversato da un fiume" perché
in realtà i corsi d'acqua dentro il perimetro di Marradi sono diversi. Si
comincia subito a Biforco che, come il nome lascia intendere, è alla
confluenza della valle di Campigno e della valle del Lamone.
Sopra: il ponte di Biforco nel progetto della strada granducale Faentina (1820 - 1830)
Accanto: il ponte effettivamente costruito
nel 1830 circa e distrutto nel 1944.
Sotto: il ponte Bailey montato dagli Inglesi in sostituzione di quello minato dai Tedeschi.
Nei primi anni dell' Ottocento, o
forse prima, il problema venne risolto con un ponte a due arcate, una di
seguito all'altra, come si vede qui sopra. Era il tempo della costruzione
della strada granducale Faentina, l'autostrada per la Romagna a quei tempi, e
la soluzione rimase valida fino al 1944, quando
i Tedeschi in ritirata minarono tutto. La ricostruzione del 1946 portò
alla situazione attuale, con due ponti distinti, uno sulla strada principale e
uno verso il Castellaccio.
Il ponte successivo, scendendo
verso il capoluogo, è quello dell' Annunziata ed è dei primi anni Sessanta. Qualche anno prima il Consorzio di Bonifica di Brisighella aveva costruito la diga
dell' Annunziata e il Comune chiese e ottenne che le due sponde fossero
collegate. L'ing. Bubani del Consorzio sfruttò la muraglia della diga stessa
per fondare i pilastri del ponte, che è quello odierno.
Il Lamone prima e dopo gli anni Sessanta
nella zona dell'Annunziata.
Dai tempi più remoti fino agli
anni 1854 - 1858, il Rio Salto correva a giorno, lungo l'attuale via Fabroni,
come si vede in questa cartina. Per passare da una parte all'altra c'erano tre
ponti e di ognuno è rimasto l'arco principale sotto la volta della galleria che
corre al centro del paese.
Il centro di Marradi nel 1833
(Catasto del Granduca Leopoldo)
A fianco: La volta del Ponte del Magazzino,
ancora esistente sotto via Fabroni, in corrispondenea
del palazzo che oggi è sede
della Banca Popolare id Ravenna
A sinistra: l'arco del Ponte della Vasca, visibile
solo se si scende nel greto del Rio Salto
A questi bisogna aggiungere il
Ponte della Vasca, tuttora agibile e nascosto fra le case di via Fabbrini che
danno sul Rio Salto e il ponte degli Archiroli. Questo è il ponte più vecchio,
perché non fu minato dai Tedeschi in ritirata nel 1944 ed è ancora come lo
rappresentò il Giani in una sua stampa della fine del Settecento.
Tocca ora al Ponte Grande, che
unisce il centro del paese con la periferia, un tempo detta Marciana.
E' il ponte storico di Marradi,
raffigurato a schiena d'asino nelle stampe antiche e poi con l'arco fra le case
prima del bombardamento del 1944.
Quello attuale, costruito subito
dopo la guerra, è stato modificato diverse volte, come si vede qui accanto.
Subito dopo c'è un altro ponte,
sul Fosso della Cappellina, proprio nella strettoia accanto alla casa di Dino
Campana. Era detto Ponte dei Solaini, dal nome di una antica famiglia di
esattori del dazio. I Solaini avevano avuto l'ottima idea di piazzare qui il punto di
riscossione del balzello, visto che questo era un punto d'accesso obbligato al
paese, anche per chi veniva da Palazzuolo, perché la strada attuale non c'era e
si doveva scendere dal Poggio.
Sempre su questo fosso al tempo
della costruzione della strada per Palazzuolo, (1866 - 1870) fu
costruito il ponte di Collecchio, a mio parere, il più brutto di tutti.
Prima, per andare a Faenza, si
doveva passare da Casa Carloni e scendere alla Fornace di Marcianella, passando dal
podere che si chiama appunto La Strada. Là c'è ancora un muro dell' erta che
portava giù nel fosso e lo stampo delle fondazioni del ponticello antico.
Il Ponte di Popolano, nel progetto
del Granduca Leopoldo (1840)
e com'era prima del 1970.
Se nel perimetro urbano di
Marradi comprendiamo anche Popolano, come abbiamo fatto per Biforco, allora
dobbiamo considerare il ponte sulla statale, che prima del 1944 era così come
si vede qui accanto. Anche questa era una realizzazione fatta al tempo della
costruzione della Strada Granducale Faentina.
Prima dove si passava per andare
a Faenza? L'antico tracciato non attraversava il Lamone a Popolano ma seguiva
la via ancora oggi nota come Strada della Dogana, fino a un ponticello di cui esiste ancora l'arco, pericolante, sepolto fra la vegetazione,
accanto al viadotto della ferrovia. Si chiama Ponte di Vasculla.
Per approfondire: i ponti del Settecento, disegnati nelle stampe di Giani e Fontani
sono in archivio all' 8 novembre 2013.
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