sabato 14 giugno 2014

I ponti di Marradi

Come collegare 
le sponde
se un fiume 
ti attraversa
ricerca di Claudio Mercatali


 Il ponte Bailey (di ferro) montato dagli Inglesi sul Lamone in sostituzione di quello minato dai Tedeschi (1944)




Marradi è l'unico paese della valle del Lamone ad essere attraversato dal fiume. Gli altri paesi, fino a Faenza, hanno il Lamone accanto ma non all'interno. Questo fatto è una conseguenza della ristrettezza della valle in corrispondenza dell' abitato e giustifica anche l'esistenza stessa di Marradi, che appunto sorse alla confluenza di diverse valli laterali.
La presenza di un fiume condiziona l'urbanistica e in genere la migliora o la rende più suggestiva perché l'acqua è vita, rende rigogliose le piante tutto attorno e dà un senso di movimento all' ambiente. Però impone anche una serie di vincoli e di costi, per la gestione del territorio e i collegamenti. In questa ricerca le immagini mostrano come vennero risolti, nei secoli passati, i problemi di collegamento fra una sponda e l'altra dei corsi d'acqua all'interno del circuito urbano di Marradi.     


A voler essere precisi non è esatto dire che il nostro paese è "attraversato da un fiume" perché in realtà i corsi d'acqua dentro il perimetro di Marradi sono diversi. Si comincia subito a Biforco che, come il nome lascia intendere, è alla confluenza della valle di Campigno e della valle del Lamone.



Sopra: il ponte di Biforco nel progetto della strada granducale Faentina (1820 - 1830)

Accanto: il ponte effettivamente costruito 
nel 1830 circa e distrutto nel 1944.

Sotto:  il ponte Bailey montato dagli Inglesi in sostituzione di quello minato dai Tedeschi.



Nei primi anni dell' Ottocento, o forse prima, il problema venne risolto con un ponte a due arcate, una di seguito all'altra, come si vede qui sopra. Era il tempo della costruzione della strada granducale Faentina, l'autostrada per la Romagna a quei tempi, e la soluzione rimase valida fino al 1944, quando  i Tedeschi in ritirata minarono tutto. La ricostruzione del 1946 portò alla situazione attuale, con due ponti distinti, uno sulla strada principale e uno verso il Castellaccio.  

  
Il ponte successivo, scendendo verso il capoluogo, è quello dell' Annunziata ed è dei primi anni Sessanta. Qualche anno prima il Consorzio di Bonifica di Brisighella aveva costruito la diga dell' Annunziata e il Comune chiese e ottenne che le due sponde fossero collegate. L'ing. Bubani del Consorzio sfruttò la muraglia della diga stessa per fondare i pilastri del ponte, che è quello odierno.





 
Il Lamone prima e dopo gli anni Sessanta
nella zona dell'Annunziata. 









Dai tempi più remoti fino agli anni 1854 - 1858,  il Rio Salto correva a giorno, lungo l'attuale via Fabroni, come si vede in questa cartina. Per passare da una parte all'altra c'erano tre ponti e di ognuno è rimasto l'arco principale sotto la volta della galleria che corre al centro del paese.


Il centro di Marradi nel 1833 
(Catasto del Granduca Leopoldo)







A fianco: La volta del Ponte del Magazzino, 
ancora esistente sotto via Fabroni, in corrispondenea 
del palazzo che oggi è sede 
della Banca Popolare id Ravenna















A sinistra: l'arco del Ponte della Vasca, visibile 
solo se si scende nel greto del  Rio Salto



A questi bisogna aggiungere il Ponte della Vasca, tuttora agibile e nascosto fra le case di via Fabbrini che danno sul Rio Salto e il ponte degli Archiroli. Questo è il ponte più vecchio, perché non fu minato dai Tedeschi in ritirata nel 1944 ed è ancora come lo rappresentò il Giani in una sua stampa della fine del Settecento.






Tocca ora al Ponte Grande, che unisce il centro del paese con la periferia, un tempo detta Marciana.
E' il ponte storico di Marradi, raffigurato a schiena d'asino nelle stampe antiche e poi con l'arco fra le case prima del bombardamento del 1944.
Quello attuale, costruito subito dopo la guerra, è stato modificato diverse volte, come si vede qui accanto.



Il Ponte Grande dopo il 1944: 

1) senza i muri laterali lungo il fiume
(anni Cinquanta) 
2) con i muri lungo il fiume 
(anni Sessanta)
 3) oggi, con la ringhiera.








Subito dopo c'è un altro ponte, sul Fosso della Cappellina, proprio nella strettoia accanto alla casa di Dino Campana. Era detto Ponte dei Solaini, dal nome di una antica famiglia di esattori del dazio. I Solaini  avevano avuto l'ottima idea di piazzare qui il punto di riscossione del balzello, visto che questo era un punto d'accesso obbligato al paese, anche per chi veniva da Palazzuolo, perché la strada attuale non c'era e si doveva scendere dal Poggio.


Il Ponte dei Solaini








Sempre su questo fosso al tempo della costruzione della strada per Palazzuolo,  (1866 - 1870) fu costruito il ponte di Collecchio, a mio parere, il più brutto di tutti.


A destra:
Il ponte di Collecchio








Sotto: il Ponte del Vivaio





L'ultimo ponte dell'abitato è il cosiddetto Ponte del Vivaio, che permette di scavalcare il fosso di Gamberaldi. E' della fine dell' Ottocento, ai tempi della costruzione della Ferrovia.
Prima, per andare a Faenza,  si doveva passare da Casa Carloni e scendere alla Fornace di Marcianella,  passando dal podere che si chiama appunto La Strada. Là c'è ancora un muro dell' erta che portava giù nel fosso e lo stampo delle fondazioni del ponticello antico.







Il Ponte di Popolano, nel progetto 
del Granduca Leopoldo (1840) 
e com'era prima del 1970.


Se nel perimetro urbano di Marradi comprendiamo anche Popolano, come abbiamo fatto per Biforco, allora dobbiamo considerare il ponte sulla statale, che prima del 1944 era così come si vede qui accanto. Anche questa era una realizzazione fatta al tempo della costruzione della Strada Granducale Faentina.

Prima dove si passava per andare a Faenza? L'antico tracciato non attraversava il Lamone a Popolano ma seguiva la via ancora oggi nota come Strada della Dogana, fino a un ponticello di cui esiste ancora l'arco, pericolante, sepolto fra la vegetazione, accanto al viadotto della ferrovia. Si chiama Ponte di Vasculla.




Per approfondire: i ponti del Settecento, disegnati nelle stampe di Giani e Fontani
sono in archivio all' 8 novembre 2013.





Nessun commento:

Posta un commento