da documenti di Luisa Calderoni.
Testo di Claudio Mercatali
Testo di Claudio Mercatali
Le nostre strade sono tortuose e scomode per i collegamenti, ma sono sempre state amate dai ciclisti e dai
motociclisti. Le curve della Colla, del Giogo e del Muraglione sono un classico per gli amanti delle due ruote. E' così anche oggi, com'è
facile constatare ogni fine settimana.
Questo che segue è il racconto per immagini di un giro motociclistico fatto nel 1954 da tre amici di cui non si sa il nome. Per nostra fortuna uno di loro perse il rullino delle foto che aveva scattato, che è stato ritrovato per caso in un cassetto .
La partenza fu a Borgo S.Lorenzo.
Il primo ad arrivare all'appuntamento fu quello con la Lambretta, e nell'attesa
fotografò il viale d'accesso alla stazione.
Qui c'era una strettoia tremenda
perché la strada girava attorno a uno sperone di roccia. La Provincia di Firenze
(1954) tagliò la roccia nel modo che si vede,
I tornanti di Pontaruscello erano
ancora quelli della vecchia Granducale di Leopoldo di Lorena e gli Alleati
fecero largo uso della dinamite per passare con i carri armati nel 1944.
Dopo dieci anni le tracce di
queste demolizioni erano ancora evidenti e infatti i nostri tre amici
motociclisti rimasero sorpresi e si fermarono a fotografare.
Nei pressi di Razzuolo la strada
della Colla ha ancora il tracciato di allora. Sono cambiate solo le protezioni
laterali, perché nel 1954 i guard rail non esistevano.
Casaglia non aveva l'accesso
verso Marradi. Erano in corso
i lavori per farlo.
Il ponte di Valbura, che era di ferro, era ancora distrutto. I genieri tedeschi avevano minato un solo pilastro perché tanto il ponte sarebbe crollato sotto il suo stesso peso.
... Danger ... dice l'avviso
verniciato nelle travi di ferro e lo scuterista con la Vespa approfittò per
farsi fare una foto ricordo.
La visuale della cascata di
Valbura, così com'era in quei giorni dà un senso di desolazione.
Anche a Fantino i danni della
guerra furono tanti. Era stato minato il ponte vicino alla
stazione e sconvolto l'impianto ferroviario, tanto che è stato difficile
riconoscere il luogo e il punto di scatto della fotografia.
E' stata decisiva la forma delle
pietre nel tratto di muro restato intatto e la presenza della linea elettrica,
Anche il ponte dopo la stazione
di Fantino era in ferro e fu minato come quello di Crespino.
Si vede rovesciato nel campo.
Si vede rovesciato nel campo.
La vista dei bei ponti di ferro
della ferrovia Faentina, distrutti dalla furia della
guerra, deve aver meravigliato non poco i tre motociclisti. Ecco sullo sfondo il ponte di
Villanceto, fotografato dal Campo Sportivo (ora Parco della Piscina), con le
rovine del casello.
La strada per S.Benedetto in Alpe
era invitante anche allora e i tre avventurosi la imboccarono.
Alla Badia del Borgo (sullo sfondo si vede
appena il ponte per il monastero) c'era questo molino, demolito dopo pochi
anni. Le pietre dei suoi muri furono usate per costruire una briglia sul Rio
Salto, di poco a valle.
La strada per S.Benedetto era in costruzione. Era aperto il cantiere vicino al podere Trebbo per adattare il percorso già cominciato durante il Ventennio.
Si doveva rendere idonea la strada provinciale alle nuove necessità, cioè al traffico delle auto, che cominciavano a vedersi in giro con una certa frequenza.
I lavori di allora non bastarono assolutamente e la Provincia di Firenze tracciò di nuovo la strada a partire dagli anni Settanta. Quei lavori non sono ancora finiti.
I tre avventurosi rinunciarono a
proseguire dopo i tornanti di Trebbo, forse consigliati da questi stradini
intenti a prolungare il tracciato fino a Val della Meta. A quel tempo il
collegamento fino a S.Benedetto era precario e costringeva a scendere dalle
moto per spingerle a mano.
Verso Palazzuolo le cose andarono
meglio ... si fa per dire ... ecco il ponte di Collecchio appena ricostruito.
Il disperato bisogno di legna da
ardere costringeva a tagliare i boschi il più possibile.
Ecco finalmente il Passo di
Sant' Ilario, culmine della strada verso Palazzuolo.
La strada per la villa dei
Cancelli era una campestre per noi malagevole ma secondo gli standard dell'
epoca il tracciato era abbastanza comodo.
Ecco l'ingresso a Palazzuolo,
vicino ai portici.
Allora il tasso di natalità era alto
e in ogni casa c'erano diversi figli.
Che cosa fecero i tre motociclisti una volta giunti qui? Non potevano proseguire attraverso il Passo della Sambuca come molti fanno oggi, perché quella strada non era ancora stata aperta del tutto. Forse proseguirono per Firenzuola o forse tornarono verso Marradi.
Non lo sappiamo perché il rullino delle fotografie finisce qui.
Fonte: Negativi in b/n in formato 8mm, digitalizzati da Claudio Mercatali
Quanti ricordi grazie a un rullino perso, e molto interessanti i confronti con le foto attuali. Grazie!
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