giovedì 6 agosto 2015

Viaggio in montagna


Un giro in moto nel 1954
da documenti di Luisa Calderoni.
Testo di Claudio Mercatali





Le nostre strade sono tortuose e scomode per i collegamenti, ma sono sempre state amate dai ciclisti e dai motociclisti. Le curve della Colla, del Giogo e del Muraglione sono un classico per gli amanti delle due ruote. E' così anche oggi, com'è facile constatare ogni fine settimana.



Questo che segue è il racconto per immagini di un giro motociclistico fatto nel 1954 da tre amici di cui non si sa il nome. Per nostra fortuna uno di loro perse il rullino delle foto che aveva scattato, che è stato ritrovato per caso in un cassetto .



Che mezzi avevano i tre amici? Erano ben attrezzati, almeno secondo gli standard degli anni Cinquanta. Lo sappiamo perché ogni tanto nelle loro fotografie compaiono i loro mezzi.


  
La partenza fu a Borgo S.Lorenzo. Il primo ad arrivare all'appuntamento fu quello con la Lambretta, e nell'attesa fotografò il viale d'accesso alla stazione.




Pontaruscello è un sito a circa 2 Km dopo Madonna dei Tre Fiumi, dalla parte di Razzuolo.
Qui c'era una strettoia tremenda perché la strada girava attorno a uno sperone di roccia. La Provincia di Firenze (1954) tagliò la roccia nel modo che si vede,


  

I tornanti di Pontaruscello erano ancora quelli della vecchia Granducale di Leopoldo di Lorena e gli Alleati fecero largo uso della dinamite per passare con i carri armati nel 1944.






Dopo dieci anni le tracce di queste demolizioni erano ancora evidenti e infatti i nostri tre amici motociclisti rimasero sorpresi e si fermarono a fotografare.





Nei pressi di Razzuolo la strada della Colla ha ancora il tracciato di allora. Sono cambiate solo le protezioni laterali, perché nel 1954 i guard rail non esistevano.







Casaglia non aveva l'accesso 
verso Marradi. Erano in corso
i lavori per farlo.












Il ponte di Valbura, che era di ferro, era ancora distrutto. I genieri tedeschi avevano minato un solo pilastro perché tanto il ponte sarebbe crollato sotto il suo stesso peso.

... Danger ... dice l'avviso verniciato nelle travi di ferro e lo scuterista con la Vespa approfittò per farsi fare una foto ricordo.





La visuale della cascata di Valbura, così com'era in quei giorni dà un senso di desolazione.





   

Anche a Fantino i danni della guerra furono tanti. Era stato minato il ponte vicino alla stazione e sconvolto l'impianto ferroviario, tanto che è stato difficile riconoscere il luogo e il punto di scatto della fotografia.
E' stata decisiva la forma delle pietre nel tratto di muro restato intatto e la presenza della linea elettrica,







Anche il ponte dopo la stazione di Fantino era in ferro e fu minato come quello di Crespino.
Si vede rovesciato nel campo.
   


  
La vista dei bei ponti di ferro della ferrovia Faentina, distrutti dalla furia della guerra, deve aver meravigliato non poco i tre motociclisti. Ecco sullo sfondo il ponte di Villanceto, fotografato dal Campo Sportivo (ora Parco della Piscina), con le rovine del casello.


  
La strada per S.Benedetto in Alpe era invitante anche allora e i tre avventurosi la imboccarono.

  
Alla Badia del Borgo (sullo sfondo si vede appena il ponte per il monastero) c'era questo molino, demolito dopo pochi anni. Le pietre dei suoi muri furono usate per costruire una briglia sul Rio Salto, di poco a valle.








La strada per S.Benedetto era in costruzione. Era aperto il cantiere vicino al podere Trebbo per adattare il percorso già cominciato durante il Ventennio.
Si doveva rendere idonea la strada provinciale alle nuove necessità, cioè al traffico delle auto, che cominciavano a vedersi in giro con una certa frequenza.




I lavori di allora non bastarono assolutamente e la Provincia di Firenze tracciò di nuovo la strada a partire dagli anni Settanta. Quei lavori non sono ancora finiti.



I tre avventurosi rinunciarono a proseguire dopo i tornanti di Trebbo, forse consigliati da questi stradini intenti a prolungare il tracciato fino a Val della Meta. A quel tempo il collegamento fino a S.Benedetto era precario e costringeva a scendere dalle moto per spingerle a mano.

  


Verso Palazzuolo le cose andarono meglio ... si fa per dire ... ecco il ponte di Collecchio appena ricostruito.




  


Il disperato bisogno di legna da ardere costringeva a tagliare i boschi il più possibile.



  


Ecco finalmente il Passo di Sant' Ilario, culmine della strada verso Palazzuolo.
La strada per la villa dei Cancelli era una campestre per noi malagevole ma secondo gli standard dell' epoca il tracciato era abbastanza comodo.



Ecco l'ingresso a Palazzuolo,
vicino ai portici.








Allora il tasso di natalità era alto 
e in ogni casa c'erano diversi figli.








Che cosa fecero i tre motociclisti una volta giunti qui? Non potevano proseguire attraverso il Passo della Sambuca come molti fanno oggi, perché quella strada non era ancora stata aperta del tutto. Forse proseguirono per Firenzuola o forse tornarono verso Marradi. 
Non lo sappiamo perché il rullino delle fotografie finisce qui.


Fonte: Negativi in b/n in formato 8mm, digitalizzati da Claudio Mercatali





1 commento:

  1. Quanti ricordi grazie a un rullino perso, e molto interessanti i confronti con le foto attuali. Grazie!

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