lunedì 15 febbraio 2016

La Colonia Esperide


Una antica descrizione
del territorio faentino



Nel 1762 Ermolao Albrizzi (Venezia 1695 - Forlì 1764), fondatore dell’ Istituto Albriziano di Scienze e Arti Liberali di Venezia, donò a Faenza il dipinto su carta “Colonia Esperide Faentina” di 221cm per 57cm.





Fissato su un legno e incorniciato, fu esposto nel Palazzo Comunale, Sala delle Rose, dove i Priori della Magistratura di Faenza esercitavano il loro ufficio. Gaetano Ballardini nella rivista “Romagna” (1905) lo descrisse così:







“….il Quadro si divide in otto parti e sei tavole: 
Precedono la Dedica e l’ indicazione dei Priori e Anziani del tempo, e le note apposte dal C.co Girolamo Tassinari nel 1851, in occasione del restauro da lui compiuto, seguono queste Tavole":







1 La prima comprende il “Simbolo Storico Generale della Colonia Faentina".
2 La seconda dà la pianta della Città, del Comune e della Diocesi.
3 La terza tratta degli “Uomini Illustri defunti di maggior fama”.
4 La quarta descrive le “Principali Comunità esistenti nella Colonia” col sigillo di ciascuna.
5 La quinta dà stemmi e nomi delle “Nobili Famiglie passate che hanno fiorito nella Colonia”.






6 La sesta dà stemmi e nomi delle “Nobili Famiglie presenti che risiedono nella Colonia”.


Chiude il Decreto del Priore ed Anziani di Faenza del 16 febbraio 1762, con cui si approva la Tavola, se ne decreta la perpetua esposizione e si rilasciano al Signor Ermolao Albrizzi le tre medaglie, in oro l’una, in argento l’altra e la terza in rame con la superba impresa dell’Istituto "Divitiis animosa suis!"
In data incerta il dipinto venne trasferito nella Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza.



Questa che avete letto è la descrizione dello studioso  Miro Gamberini.


Che cosa ci importa di tutto questo?
Il fatto è che fra i Comuni della Colonia Esperide ci sono anche Marradi, Modigliana e Tredozio, indicati con il Giglio di Firenze, perché facevano parte del Granducato di Toscana.
Però questo indica che già nel Settecento il fatto era accettato ma visto come una cosa distorta.
Per Modigliana e Tredozio le cose si risolsero nel 1923, quando venne ampliata la provincia di Forlì, invece per Marradi ...


Fonte: Documenti della Biblioteca di Faenza


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