Archeologico di Ravenna
ricerca di Claudio Mercatali
Il complesso museale
di S.Vitale, Ravenna
In un primo tempo i reperti trovati nella necropoli di San Martino durante gli scavi degli anni Sessanta furono esposti a Brisighella in alcune sale che dovevano essere le prime di un museo. Poi tutto fu portato al Museo Nazionale di Ravenna, dove venne allestita una sala apposita.
Che cosa si trovò di preciso a San Martino? Per avere una risposta non rimane che andare a Ravenna a vedere. Il Museo Archeologico ravennate fa parte del complesso di S.Vitale e quindi è nel centro della città. Dalla stazione ferroviaria dista poche centinaia di metri ed è facile da raggiungere anche a piedi. E’ una struttura immensa, proprio accanto alla famosa chiesa con i mosaici.
... si entra da un primo chiostro ...
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... e poi da un secondo ...
Si entra in un primo chiostro, poi in un secondo e infine si arriva alla sala che ora ci interessa dopo averne attraversate molte altre, piene zeppe di reperti archeologici o antichi di ogni tipo, mirabilmente esposti.
Per carenza di personale di
solito la sala della necropoli di S.Martino è chiusa, ma una gentile signora la apre apposta
per me e aspetta che abbia finito di fotografare.
Accanto ai reperti c’è un pannello
con questa spiegazione:
La necropoli di San Martino in Gattara nel comune di Brisighella si estendeva su un terrazzo fluviale alla sinistra del torrente Lamone. Gli scavi archeologici condotti in modo non continuativo dal 1963 al 1972 hanno portato alla scoperta di sepolture che coprono un arco di tempo di circa 200 anni, dalla metà del VI secolo al IV secolo avanti Cristo.
Le tombe erano a inumazione dentro fosse rettangolari ricoperte da ciottoli e collocate immediatamente all’ esterno o all’ interno di un recinto circolare delimitato da lastre di pietra infisse nel terreno.
Altre tombe erano disposte a formare un altro circolo, secondo un costume funerario dell’ ambiente umbro e di quello adriatico.
I corredi sono caratterizzati da oggetti di ornamento personale come fibule, anelli, armille e collane, indossati dal defunto al momento della deposizione e da una serie di oggetti che si ricollegano al ciclo del banchetto:
Le tombe femminili hanno il classico corredo di fusaiole e vasi porta profumi in vetro o pasta di vetro.
Le tombe maschili invece si segnalano per l’insistente presenza di armi da difesa come elmi e schinieri in bronzo e da offesa come coltelli, cuspidi di freccia e punte di lancia o di giavellotto in ferro, solitamente deposti sulla spalla dell’ inumato in numero di tre.
La caratterizzazione dei defunti come guerrieri è estesa anche ai bambini, il cui corredo è talvolta contraddistinto dalle piccole dimensioni degli oggetti. Il sepolcreto di San Martino in Gattara, assieme alle necropoli di Montericco di Imola, Casola Valsenio e Dovadola, è riferibile a genti italiche stanziate da Imola al mare, identificabili con gli Umbri della tradizione storica. Queste popolazioni, nelle quali l’elemento guerriero riveste una particolare importanza sul piano sociale, erano certamente in rapporto con le aree culturali limitrofe e in particolare con l’ Etruria Padana attraverso la cui mediazione commerciale importavano beni di prestigio: ceramiche attiche dalla Grecia, vasellame e ricche armi di bronzo dall’Etruria propria. Nei pressi della necropoli sono stati scavati anche resti strutturali fra cui parti di un muro in ciottoli contraffortato, riferibile a fortificazioni o terrazzamenti.
NOTA Il vaso greco è un corredo della
tomba n°12 . La foto successiva è relativa alla tomba n°3 e quella dopo ancora
alla tomba n°10.
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