della Badia del Borgo
Ricerca di Claudio Mercatali
Che cos’è un’eulogia? “Eu” in greco significa “bene” e “logos” è “il discorso”. Dunque l’eulogia è una
benedizione, un augurio accompagnato da un dono.
Lasciamo
dire a Diego de Franchi, frate vallombrosano e abate della Badia di Ripoli nel
1640 e fidiamoci di don Ascanio Tamburini, di Marradi, generale dei Vallombrosani in quello stesso periodo,
che firmò l’imprimatur, cioè il permesso di stampa per quello che stiamo per leggere.
In faucibus Romandiolae est
Monasteri Santae Reparatae nihil admodum
admenitatis habes; in quo Abbatem Azzonem virum sane innocentium, atque
piissimus creavit …
Noi diciamo: all’ imbocco della Romagna c’è il Monastero di Santa Reparata che non ha nessuna comodità; nel quale (il fondatore San Gualberto) nominò abate Azzo, uomo puro e molto pio …
Chi era costui? Secondo i documenti che stiamo leggendo fu il primo abate della Badia del Borgo, designato da San Gualberto, patriarca dei Vallombrosani, poco dopo l’anno Mille. Prima, quando era un semplice frate, fu inviato in missione presso il romito Teuzzone, della Badia Fiorentina:
… ove con gli esempi di penitenza,
e con sana dottrina illuminava le tenebre di quei Cittadini
(... i Fiorentini).
Non
sappiamo come si ingegnarono Azzo e Teuzzone per liberare i Fiorentini dal
Peccato, però sappiamo che Azzo si presentò con un dono di “herbette” cioè: “leguminibus
vel oleribus vel pomis” (con dei legumi, o delle verdure o dei pomi).
Era normale, perché:
… Monachi vel solis leguminibus, vel oleribus tantum, vel
pomis vitam, iugiter transficiebant … vel fichis…”. (I
Monaci solo con i legumi o verdure o
pomi trascorrevano la vita
… o
con dei fichi …).
Una tris da frati: fagioli, ceci e lenticchie
Insomma nell’ anno Mille (circa) a cena con Azzo e Teuzzone che cosa avremmo trovato in tavola?
I
“pomis” non sono i pomodori, che vennero dall’ America dopo il 1492 e qui siamo quattro secoli prima. In botanica, il pomo (dal latino pōmum) è il
frutto di piante della famiglia delle Rosacee, fra cui il melo, il pero,
il cotogno e le nespole. Dunque avremmo finito la cena con una mela, una pera cotta o un fico, dopo un primo di
leguminose a scelta: lenticchie e fagioli, oppure ceci, piselli, fave o qualche
altra mistura di questi a scelta vostra, con un po’ d’olio.
Siete abituati a zuccherare le mele cotte?
Siete abituati a zuccherare le mele cotte?
A quei tempi non avreste potuto farlo perché anche lo zucchero da cucina è arrivato
dall’ America.
I frati del Medioevo zucchereravano con il miele. Preferite il miele d’acacia? Non avreste potuto usare nemmeno quello, perché la Robinia Pseudoacacia si è diffusa in Europa nel Settecento, prima come pianta ornamentale e poi come essenza spontanea e invasiva.
Azzo era della Badia del Borgo e forse vi avrebbe dato il miele di castagno, che i monaci avevano in abbondanza perché
gli enormi castagneti di Pian della Quercia e Monte Rotondo (due poderi sopra
al monastero) erano i loro.I frati del Medioevo zucchereravano con il miele. Preferite il miele d’acacia? Non avreste potuto usare nemmeno quello, perché la Robinia Pseudoacacia si è diffusa in Europa nel Settecento, prima come pianta ornamentale e poi come essenza spontanea e invasiva.
Non
vi piace?
Allora avreste potuto usare un miele fatto dai fiori nostrani, come il corbezzolo e la lupinella, oppure una melata ... Che cos'è la melata? ... Chiedete ai negozi di miele di Marradi e sapranno spiegarvi meglio di quanto si possa fare ora qui e di certo rimarrete sorpresi. . E poi consolatevi pensando che i frati antichi
erano dei penitenti, e di rado mangiavano
carne di porco e cibi ricchi.
I frati erano
contenti ?
Questa era la Regola, però ogni tanto
qualcuno si lamentava, come ci dice il frate Serafino Razzi nel suo libro Giardino d’essempi, overo fiori della vite
de’ Santi …
“Essendosi fatto religioso un
certo nobile giovane, dove prima nel secolo era pallido e scolorito, per la
sacra astinenza e la vita regolata che si effettuava il quel monasterio,
divenne in poco tempo di buon colore, fresco e giocondo ed essendo venuto a visitarlo
il Vescovo e vedendolo con così buona cera,
gli domandò come aveva fatto a divenire così colorito e bello.
A cui il giovane rispose la causa di ciò essere stata peroché nel monasterio egli viveva uniformemente e decentemente. Onde dalla uniformità del cibo egli aveva la sanità e dalla decenza la bellezza.
Addimandando il Vescovo la qualità del cibo che aveva mangiato, il
giovane rispose che quel dì aveva mangiato piselli e herbe e il dì avanti herbe
e piselli e l'altro? Herbe, disse, con piselli: "Pisa cum olèribus, òlera
cum pisis, pisa et òlera, òlera et pisa". Il Vescovo riconobbe i proverbi
essere veri, i quali dicono la varietà dei cibi essere pestilenziale e la
natura di poco cibo e uniforme più si contenta e si mantiene”.
Io Serafino Razzi
da Fiesole il dì 6 giugno 1595, della mia negligentemente impiegata età,
sessagesimoterzo anno.
Dunque
per rimanere sani e belli potreste seguire il consiglio del Vescovo, però
tenete conto che i dietologi consigliano il contrario, cioè una dieta variata
il più possibile.
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