domenica 26 novembre 2017

Le istanze al Gonfaloniere

Le richieste dei marradesi
dal 1819 al 1822
ricerca di Claudio Mercatali
 

Marradi all’inizio dell’Ottocento

  

Nel linguaggio giuridico un’istanza è:  Un atto di impulso a procedere; cioè il proponente chiede di adottare provvedimenti per realizzare dei propositi inattuati”.
 
Le istanze si fanno anche oggi, per esempio quando si fa una richiesta al Sindaco, però al tempo del Granduca, questa era l’unica via per rivolgersi alle Autorità. Nell’Archivio del Comune ci sono tanti fascicoli pieni di istanze, e per questa ricerca sono stati sfogliati quelli del triennio 1819 -1822. Perché proprio questi anni?
Il motivo è che i documenti sono intatti e poi questi non furono anni di particolari richieste e quindi le istanze rispecchiano la realtà quotidiana. Si chiedeva di tutto e di più. Questa che segue è una serie di richieste particolari o curiose. Il Gonfaloniere del Granduca, che era una specie di Sindaco, doveva avere una gran pazienza per sorbirsele tutte. Leggiamo:

Anche allora, come oggi, ogni tanto l’Amministrazione chiudeva la Piazza e questo provocava le proteste dei barrocciai, dei vetturali e dei commercianti:

“Illustrissimi Gonfalonieri e Priori di Marradi, i sottoscritti possidenti, umilmente servi delle S.ill. vostre, vi rappresentano che avendo preferito con la deliberazione del 22 julio 1819 di chiudere la piazza di Marradi ai carri barrocci e alle vetture a ruota, all’oggetto di salvare il lastrico della mede­sima, i sottoscritti tenendo per il proprio uso un magazzino per ciascuno in detta piazza, onde depo­sitarvi le proprie derrate, godono della servitù attiva di trasportarle ai rispettivi magazzini. Questa servitù viene tolta da detta deliberazione, che non fa eccezioni. Perciò riverentemente imploriamo che venga fatta conveniente eccezione per i possidenti”. 

Questo è quanto, Antonio Bandini  e Francesco Piani   27 luglio 1819

 Il dottor Taddei, medico condotto di campagna, si sente invecchiato e chiede di essere asse­gnato al servizio in paese. Perciò muove istanza:

“Illustrissimo Rappresentante del Comune di Marradi, incomodi di salute obbligano il dottor Fran­cesco Taddei medico attuale di campagna a rinunziare al suddetto impiego. Un indefesso servizio per anni diciassette e grandi fatiche hanno deteriorato non poco la di lui salute. Prega pertanto la Si­gnoria vostra a volergli concedere l’impiego di medico, vacante, del paese, lusingandomi che Ella avendo in considerazione il laborioso e lungo servizio prestato non vorrà allontananrsi da quei prin­cipi di equità non accordandogli giustamente quanto domanda”.
5 novembre 1819  Devoto e ottimo servitore Francesco Taddei

 Però la sua istanza viene considerata poco, e il Gonfaloniere gli dà la condotta contro voglia, perché preferirebbe uno più giovane. E allora Taddei, risentito, scrive così:


“Ill.mi Rappresentanti del Comune, stanco il dott. Francesco Taddei di esercitare l’infame profes­sione di medico e di mangiare il duro e doloroso pane di fave, avendo inteso di essere stata rinviata per ben due volte la domanda da lui fatta per l’impiego come medico del paese e facendo matura ri­flessione sopra al pericolo che ha corso di vedersi postposto ad altro Soggetto nella medica profes­sione ancor bambino, e privo di titolo, … considera che il Magistrato nulla ha apprezzato il diritto che gli dava un lungo servizio d’anni diciassette unito ad anni ventiquattro di professione medica, diritto riconosciuto dalle nazioni le più incolte, meno che dal Consiglio di Marradi. L’esponente ora si ritrova nella dura necessità di rinunziare all’impiego di medico del paese involontariamente con­feritogli, comunicandovi che al primo di dicembre cessano in Lui tutte le funzioni sia di medico del paese che di campagna”.
 
… 19 novembre 1819   Devotissimo servitore dottor F. Taddei


Vincenzo Bombardini aveva una bottega, dove suo figlio faceva il macellaio, e la vendette. Così suo figlio fu sfrattato e si rivolse al Gonfaloniere, con molte pretese:

“Sig. Gonfaloniere di Marradi, Domenico Bombardini, gestore del terzo sito dei macelli (= della macelleria n°3) rispettosamente le fa presente come il di lui padre Vincenzo, per provvedere i propri interessi, il 2 marzo vendè al sig. Antonio Cavina Pratesi la Bottega, che sta sotto la casa di detto Pratesi e nella quale lo Scrivente teneva in vendita le carni macellate.
Il compratore, volendosi servire per proprio uso della stanza, ha già dato disdetta alla bottega perché sia lasciata alla fine di aprile prossimo. Lo scrivente, non avendo fin qui trovato, nonostante le sue diligenze, una bottega per poter proseguire detta Vendita, ricorre alla signoria Vostra implorando che gli sia assegnata una Bottega, pronto a retribuire quella pigione che verrà determinata da periti, nel caso che il proprietario non voglia convenire amichevolmente. Le botteghe che attualmente si trovano appigionate sono quelle degli eredi di Ottavio Ravagli, tenuta in affitto da Jacopo Mali­gnoni(?) nella piazza di Marradi, quella di Alessandro Francini, sulla via del Magazzino, tenuta in affitto da Francesco Mancorti e quella di Giuliano Bini in detta via non appigionata ad alcuno, la quali sembrerebbero all’esponente convenienti …

Che è quanto, 26 febbraio 1820  Domenico Bombardini

 
La bella casa di Loiano
(è il primo podere
del comune di Brisighella)
 
 
La tassa di famiglia era un’importante imposta comunale. Contro l’importo da pagare ogni anno tanti cittadini facevano istanza al Gonfaloniere. Ecco tre motivazioni singolari:
1) Giovanni Bassetti fino al 1818 abitò a Zana (un podere lungo la strada per Lutirano) e nel 1821 si trasferì a Loiano, il primo podere del Comune di Brisighella, dopo Marignano. Quando ricevette la cartella della tassa fece rispettosamente notare al Gonfaloniere di Marradi che in pratica si era trasferito all’estero (Brisighella era nello Stato Pontificio) e quindi il pagamento non era dovuto.

19 giugno 1819 Per lui, illetterato, scrive Luca Fabbri



Questa è la Casetta di Valmarola
(di fronte a Casa Carloni, oltre il fiume).
Nome di bellissima etimologia:
Val = in basso, maré = sito zappato,
ola = diminutivo.
Totale: "Poderetto in basso,
lavorato con la marra, la zappa".


2) “Ill.mo Gonfaloniere e Priori, Bartolomeo Bandini, pigionale miserabile domiciliato alla Casetta di Valbarola, umilissimo servo delle Signorie Vostre rispettosamente vi rappresenta di essere stato gravato della tassa di famiglia per la somma di lire sei. L’esponente, atteso il suo stato di miserabi­lità, domanda che gli venga diminuita la tassa da pagare fino a quell’infima somma che è solito pa­gare un miserabile pigionale.

24 marzo 1820 Per lui, illetterato, M.Bettini


Casa Turpino è poco prima
della Badia del Borgo.

3) Ill.mo Gonfaloniere, Domenico del fu Benvenuto Benerecetti, proprietario, domiciliato a Ca’ di Turpino, alla Badia del Borgo, umilmente fa presente che essendo alla grave età di 104 anni, l’età sua merita lo sgravio totale dalla tassa di famiglia, che gli è stata imposta, avendo quella per tanti anni pagata.
 
                    24 marzo 1820 Scritta per commissione da M.Bettini
 
 
A fianco: ... Domenico del fu
Benvenuto Benericetti... 
 
 
  
Il Gonfaloniere presiedeva il Consiglio dei Priori, una specie di “consiglio comunale” i cui membri erano sorteggiati anno per anno fra i possidenti. I Priori assenti alle adunanze dovevano fare un’istanza di giustificazione, altrimenti pagavano una multa. Leggiamo:
 
“Francesco Montaguti di Cignano, Priore, per la stravaganza del tempo non intervenne all’adunanza del 4 marzo 1820, come consta dall’allegato del proprio parroco. Implora pertanto la soluzione della multa incorsa per tale involontaria mancanza”.
19 marzo 1820,  di mano propria Francesco Montaguti

“Ill.mo Gonfaloniere, Vincenzo Visani, Priore, stante il tempo piovoso e la lontananza di Marradi da Valdimora, luogo della sua abitazione, non potè intervenire all’adunanza del 29 aprile 1820 e fa istanza per essere assolto dalla penale di lire 10, comminata in base alla legge del 16.09.1816.” 
Che è quanto, Marradi, 20 dicembre 1820

Anche allora un impiego fisso in Comune era una buona sistemazione:

“Ill.mo Gonfaloniere, Marco Fabbri, possidente domiciliato a Popolano, informa che resta tuttora vacante l’impiego di perito di strada (= cantoniere) della loro Comunità… e fa presente come egli abbia ogni capacità per detto impiego”.          Che è quanto,  19 aprile 1820

 Il cappellano del carcere chiede un aumento di paga:

“Spett. Gonfaloniere, si presenta a Voi Giovan Battista Nannini, cappellano dei carcerati del Vicariato di Marradi, al quale viene corrisposta un’elemosina di lire 2 per ogni messa, ogni dì festivo tutte le volte che vi sono dei carcerati. Il medesimo comunica alla Signoria Vostra che si trova necessitato a rinunciare al suddetto incarico se non gli viene determinata una fissa annuale provvisione, perché l’esponente deve sempre stare a disposizione del Tribunale …”

24 maggio 1820 in fede Giovan Battista Nannini

Un editto di Napoleone del 1808 aveva imposto la chiusura e l’esproprio dei monasteri. Il Co­mune era diventato proprietario del convento dell’Annunziata e nel 1820 lo mise in vendita. Gli immancabili Fabroni offrirono 765 scudi e credendo di aver vinto l’asta fecero questa istanza al Comune:

“Il Sig- Giovanni Carlo Fabroni venendogli supposto che l’offerta da lui fatta di 765 scudi per l’acquisto del convento dell’Annunziata non sia stata superata da alcuno, fa istanza che dal Magistrato loro venga opportunamente approvata la liberazione dello stabile a favore di sé e dei suoi germani fratelli” … … 5 agosto 1821,   Giovanni Carlo Fabroni

Non sapeva che il sig. Francesco Piani aveva fatto un’istanza con una offerta di 500 francesconi, cioè più alta della sua. Così cominciò una lunga disputa. Che moneta era il “francescone”? Per saperlo occorre leggere il riquadro qui accanto.

 L’impresario:

“Pietro Bombardini di Forlì, impresario del Regio Teatro degli Animosi, prega il Gonfaloniere che sia a degnarsi di esentarlo dalla solita tassa di lire 40 dovuta per la gestione di detto teatro”.

10 febbraio 1821, Vostro Pietro Bombardini, impresario

Il Comune aveva mandato Maria a imparare l’ostetricia, però succede che:

“Gonfaloniere e Priori del Comune, Maria Cavina, levatrice, umilmente vi rappresenta che essendo stata mantenuta a spese della nostra Comunità per mesi diciotto nell’ospizio maternità della città di Firenze, onde apprendere l’arte di ostetricia, ed essendo stata in quella matricolata, il 7 settembre 1821, si trasferì in Marradi per esercitare la sua detta professione. E siccome non dando questa Co­munità sufficienti mezzi per vivere onestamente, è costretta a trasferirsi altrove” ...
28 marzo 1821,   Maria Cavina

L’arciprete spesso chiede al Comune i soldi per pagare il predicatore per la Quaresima e il più delle volte il Comune si rifiuta. Allora il parroco fa questa “offerta”:

Ill.mo Gonfaloniere, io Lorenzo de’Pazzi, arciprete di S.Lorenzo in Marradi, trovo somma difficoltà e imbarazzo a trovare il predicatore per la Quaresima e faccio perciò reverente istanza perché il Comune ogni anno provveda. Prometto di non intrigarmi in tale elezione e di cedere Loro qualunque diritto di scelta, se il Comune si obbligherà a somministrare la solita quota per il mantenimento del predicatore” ….2 marzo 1822, Lorenzo de’Pazzi, suddito Vostro

 Il Pretorio (cioè il palazzo comunale) ha le fogne rotte:

Ill.mo Gonfaloniere, Giuseppe Lasi, fabbro in Marradi, rappresenta alla Signoria Vostra che trovandosi la sua casa a contatto coi condotti del Pretorio destinati a raccoglie le immondezze, si ingorgano in quelli le acque dei tetti, si infiltrano nei muri e vengono a far capo nel corridoio di casa mia. Marradi, 23 aprile 1822

 
Anche il becchino ha qualcosa da chiedere. Nel cimitero ci sono degli alberi di gelso, e le foglie si possono vendere agli allevatori dei bachi da seta. Le ha sempre prese lui, ma ad un certo punto il Comune glielo vieta e allora:

“Angelo del fu Francesco Gargani, becchino, umilmente espone a Voi esistere nel Campo Santo quattro gelsi assai vecchi che producono annualmente circa 150 libbre di foglia della quale ha sempre goduto il Richiedente e prima di lui suo padre ora defunto, con il patto verbale di dover provvedere in proprio alla spesa della calcina per stuccare le lapidi. Avendo inteso che la Comunità intende ora godere in proprio della vendita di detta foglia, io Angiolo Gargani chiedo di poter continuare a fruire del beneficio finché i quattro gelsi avranno vita” …

E’ tutto, 21 maggio 1822 Angiolo Gargani

 Il cavallo del dottore:

Ill.mo Gonfaloniere, i sottoscritti rappresentano alla Signoria Vostra la necessità di provvedere al chirurgo la necessaria cavalcatura, in un paese dove questa difficilmente si trova in caso di bisogno urgente. Essi chiedono, con proporzionato aumento di stipendio, che sia ingiunto al predetto chirurgo l’obbligo di tenere a disposizione un cavallo.

16 ottobre 1822 Marco Fabbri, Domenico e Giuseppe Albonetti, Pietro Bandini

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