mercoledì 10 luglio 2019

1576 Come evitare il contagio della peste

Dieci consigli
del monaco Silvano Razzi 
Ricerca di Claudio Mercatali


In questo studio il monaco Silvano Razzi, marradese, che fu abate di Camaldoli, si occupa di prevenzione della peste. Com' era d’uso ai suoi tempi Silvano Razzi dedica lo studio a una persona importante, che in questo caso è il suo superiore:

Al Reverendissimo padre don Piero Bagnacavallo,
Generale dell’Ordine di Camaldoli
da parte del suo devotissimo Silvano Razzi, monaco

Avendo io à questi giorni letto molti libri, che in questi, et altri tempi sono stati fatti da huomini eccellenti, d’intorno al modo di preservarsi dalla peste, e venendo, di curarla, nel venire ultimamente in considerazione che quasi la maggior parte de gl’ huomini amano meglio di sapere come preservarsi col reggimento della vita: e con alcuni rimedii di fuori, e alcune diligenze più facili tenere per quanto si può, da sé lontano il male: che di pensare al modo di curarlo quando venga: come quelli che ò che ci penseranno allora, ò si rimetteranno a chi havrà di essi cura e massimamente in Dio.  
Ho cavato da gli scritti di dotti Medici, e ho messo insieme tutto, che appartiene al modo di vivere, e governarsi né tempi di peste. Et appresso ancora alcuni facili rimedii, i quali da quasi fare si possono agevolmente et usare. Il che come fatto mi sia venuto, e di quanto giovamento vi possa essere in ogni tempo, potrà vedere vostra P. Reverendissima. Alla quale indirizzo questa piccola, non dico né opera né componimento (essendoci poco di mio) ma fatica, e diligenza di havere cavato dai detti Autori tutto, che ho giudicato à proposito di questa mia intenzione, e postolo insieme. Aggiungendovi alcuni avvertimenti, secondo che mi ha ispirato Dio benedetto. E con questo, senza più oltre dirle, humilmente mi raccomando nella sua grazia, e con ogni riverenza le bacio le mani, che nostro Signore Dio la confermi felicissima.

Di Firenze, il dì di Sant’Ambrosio, 1576

Il coltissimo Silvano già nella premessa ci fa sapere che la peste è un castigo di Dio, come è detto nel Primo e Secondo Libro dei Paralipòmeni. Ma che cosa sono questi libri? Ho dovuto chiedere a un prete, perché non sono chiari nemmeno i siti internet e ho avuto questa risposta: si tratta di due libri aggiuntivi della Bibbia dove si narrano le cose tralasciate nel testo principale, due appendici interessanti ma secondarie che oggi non sono oggetto di dogma.
 





Però Silvano Razzi ragiona come un frate del Cinquecento ed è di diverso avviso. Secondo lui questa malattia è un castigo di Dio per i nostri eccessivi peccati e quindi in sostanza deve essere accettato e le cose da considerare sono due:
… L’una che la peste sia un male che lo manda Dio benedetto, come, dove, quando e per quanto gli piace …
… L’altra è che è possibile, con la sua grazia, che le province le quali infino ad hora non sono infette per questa volta, ne rimangano libere …




Secondo Razzi Dio non si offende se gli uomini mettono in atto tanti accorgimenti per evitare il contagio, specialmente se fanno opera caritatevole per curare gli appestati:
 … così credo io sarebbe no piccolo errore se uno, ancor che per altro avveduto pastore, e santo, il quale andasse, verbigrazia, à visitare infermi né tempi di peste, senza essersi prima armato contra si fatta contagione …
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In caso di epidemia bisogna stare attenti a mangiare il pesce, specialmente quello che non vive nell'acqua corrente.










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