Un arguto
poeta di Ronta, famoso
per gli
epigrammi
ricerca di Claudio Mercatali
Filippo Pananti nacque
a Ronta del Mugello
nel 1776 e vi morì nel 1837. Poeta e personaggio sui generis, ebbe una vita
avventurosa e interessante.Lasciamo
che sia lui stesso a raccontarcela:
“...E' un mezzo secolo
e vari anni di più che sono
nato in Ronta, piccola ma graziosa terra del Mugello, bella provincia della
Toscana. La mia famiglia era civile ed assai comoda, ma in seguito ha sofferto
disastri e perdite considerevoli. Ebbi la prima educazione nel collegio di
Pistoia, fui poscia all'Università di Pisa ed ebbi la laurea; ma, simile in
questo solo a tanti altri celebri amanti delle Muse, ebbi avversione
all'esercizio dell'arte legale. Passai in Francia e fui due anni professore
nelle scuole celebri di Sorèze.
Passai colà giorni
felicissimi, ma d'un animo inquieto mantenendomi sempre, viaggiai in Spagna,
corsi tutta la Francia, i Paesi Bassi, l'Olanda, e venni in Inghilterra, ove la
guerra riaccesa mi chiuse.
Dimorai dieci anni
nella Gran Bretagna e vi fui professore di lingua italiana, poeta a quel teatro
italiano, e giornalista, facendo guadagni molto considerabili. Sembrandomi
d'essere sufficientemente provvisto, pensai di riposarmi dalle fatiche
letterarie, m'imbarcai per la Sicilia con l'idea di fare un viaggio nella
Grecia e nel Levante, e poi riposarmi; ma per via caddi in potere dei pirati
algerini, che mi tolsero la più gran parte de' miei beni che io aveva affidata
al mare in una speculazione mercantile. Perdei anco la libertà, ma questa la
riebbi subito per la potente prestazione del console d'Inghilterra...”
Questo dei pirati
algerini da molti è considerato un episodio esagerato. Il fatto è che con
Pananti non si riesce sempre a capire dove finisce la verità e comincia il
novellare. Lo
studioso Giuseppe Giusti ce lo descrive così:
“…
era lepidissimo raccontatore da tenere a bada la brigata tutta una sera.
Parlava pronto e brioso come scriveva: era semplice negli abiti, e anco un po’
al di là … Per le vie, per le conversazioni stava a balzello di modi e di detti
arguti: e beccatone uno che gli paresse il caso, via a farne un raccontino o un
epigramma”.
L’epigramma a detta degli esperti è: “la ristretta essenza della satira” perché breve e
di concetto arguto. I poeti latini erano specialisti in questo e
ci sono giunti gli epigrammi di tono aspro di Giovenale e Marziale, quelli un po’ comici di Catullo e Orazio e altri ancora un po’
sentenziosi.
Villa Pananti è un grande edificio lungo la Faentina vecchia, subito dopo Ronta, nella viuzza che si prende a ripiego quando è chiuso il passaggio a livello di Panicaglia.
Negli Epigrammi di
Filippo Pananti troviamo tutti e tre i tipi:
Pananti scrisse anche
due poemetti in sesta rima, che si intitolano La Caccia alla civetta e La Tesa
del paretaio. Anche qui la poesia acuta e un po’ pungente non manca. Leggiamo
La Civetta e facciamo un po’ di metrica:
Oltre che poeta Filippo era anche un appassionato di cavalli da corsa. Nell'estate del 1790 vinse la corsa dei cavalli sciolti, che si teneva qui a Marradi in occasione della Festa della Madonna del Popolo, e si meritò una citazione nella Gazzetta Toscana, che è qui sopra.
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