nella pianura
ricerca di Claudio Mercatali
Il Lamone nasce alla Colla di Casaglia, nel podere Crucifèra, di fianco al Passo, ma raccoglie anche alcune sorgentelle del podere Camera de' Bovi.
Il nome Camera de' Bovi sembra indicare un comodo rifugio per il bestiame al pascolo libero, che ancora oggi si pratica qui, ma non è così: don Bovi era un prete del Settecento che girava le campagne per predicare e si fermava a dormire lassù. Ecco qui accanto un articolo della Gazzetta Toscana del 1777 che parla della sua venuta annuale.
Il torrente diventa un fiume vero e proprio dopo qualche chilometro, a Crespino del Lamone, quando riceve le acque del Fosso del Lago. Anche questo è un nome fallace perché è la errata traduzione in italiano del romagnolo antico Lagõna, lacuna, che indicava un sito ricavato per disboscamento. Ci sono altri esempi a Marradi (Pian di Laguna, Lago, Berlago) tutti in cima ai monti e non è possibile che qui ci siano stati laghi da tutte le parti.
Il fiume è gagliardo fin dall' inizio e arriva all' Adriatico dopo 98 Km, a Marina Romea. Dal punto di vista idrologico fino quasi a Faenza (50 km) è in fase erosiva, poi fino a Ravenna è nella fase del trasporto e nell' ultimo tratto deposita tanta terra.
Nella relazione che stiamo per leggere l'ing. Capo del Genio Civile di Ravenna dice che questo fiume può depositare ogni anno tre milione di metri cubi di terre fertili, che sono uno spessore di tre metri su un chilometro quadrato, ossia su 100 ettari.
Nei secoli passati furono provati diversi sistemi per sfruttare tutto questo ben di Dio e per capirli bene prima di andare avanti serve un breve inquadramento dei fiumi romagnoli vicino a Ravenna.
Il Po di Primaro era un ramo deltizio del Po, che da Ferrara scendeva verso Argenta e poi sfociava nell' Adriatico passando appena a sud delle valli di Comacchio. Il suo percorso dava tanti problemi e venne tagliato e interrotto. Nel tratto in secca da Argenta al mare venne fatto confluire il fiume Reno. Il tracciato antico di questi due fiumi si vede ancora.
Il Lamone nel Medioevo sboccava nel Po di Primaro, così come il Reno e questo aumentava la portata d'acqua provocando continui straripamenti.
Nel Cinquecento al tempo del papato di Gregorio XIII il Reno e il Lamone vennero portati al mare ognuno per suo conto, con un lavoro enorme di scavi e canalizzazioni, che durò tanti anni a fasi alterne e con diversi ripensamenti.
La storia in questo articolo del 1912, è dell'ing. Mederico Perilli.
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