martedì 22 febbraio 2022

La fine del Trecento qui da noi

Un duro contrasto fra Firenze 
e la Curia pontificia
ricerca di Claudio Mercatali



Nel 1371 la Romagna era in semi anarchia perché i Papi erano ancora ad Avignone e i cardinali stentavano a frenare le pretese dei vari Signori romagnoli. La riconquista fatta dal cardinale Albornoz pochi anni prima era in gran parte svanita dopo la sua morte. Per questo la Curia da qualche anno aveva concesso la Signoria della bassa Romagna al capitano di ventura Giovanni Acuto a compenso dei suoi servigi con la speranza che mettesse un po' di ordine e qualche risultato si era visto.

Modigliana dopo la cacciata dei Conti Guidi (1377) era passata par volontà di popolo sotto il dominio fiorentino. A Palazzuolo gli Ubaldini erano alla fine del loro dominio secolare e a Marradi governavano i Manfredi, signori del castellone. In tutti e tre i casi c'era una evidente e diplomatica presenza del Comune di Firenze, che stava per diventare il principale attore della storia nella nostra zona. Ecco dunque i fattori più importanti che muovono gli eventi di questo periodo: 
      1) l'avanzata di Firenze      2) l'azione indiretta della Curia di Avignone.


La Città aveva superato la crisi subita con la Peste nera del 1348, i commerci andavano bene ed era ripresa la politica espansiva oltre l'appennino.Questo destava allarme nella Curia papale, perché era a danno del dominio pontificio. Che fare? Con una mossa spregiudicata i Cardinali invitarono il capitano Giovanni Acuto a saccheegiare o impossessarsi della collina romagnola, con la promessa che le conquiste gli sarebbero state date in governo in aggiunta a quanto aveva già. Qui accanto c'è l'aspra descrizione  di questo fatto  tratta dalle Istorie Fiorentine di Piero Buoninsegni, un cronista fiorentino del Cinquecento.




In più i Cardinali ostacolavano l'esportazione del grano in Toscana che come al solito era carente di frumento mentre la Romagna era in sovra produzione. Però il Comune di Firenze intervenne e offrì al Capitano Acuto 130.000 fiorini perché si ritirasse, cosa che avvenne, Ecco qui sopra come racconta i fatti lo storico fiorentino Piero Buoninsegni nella sua Istoria Fiorentina:

Chi era giovanni Acuto? Il suo nome vero era John Hawkwood, nato in Inghilterra nel 1316 e morto a Firenze nel 1394. Aveva organizzato una Compagnia di Ventura, detta Compagnia bianca con la quale era spesso in Romagna a servizio del Papato. Negli ultimi anni passò al servizio di Firenze, città che amava e dove morì. I Fiorentini gli donarono terre e castelli a Castiglion Fiorentino e a Poggibonsi anche per mettere a frutto le sue qualità di governatore al confine con l'ostile Repubblica di Siena. Fu sepolto in duomo con onore e il Comune nel 1436 commissionò un celebre ritratto equestre al pittore Paolo Uccello. 
Poi i resti furono trasportati in Inghilterra. La Compagnia bianca non si sciolse del tutto ma rimase attiva in tono minore sotto la guida di suo figlio John Junior, sempre al servizio di Firenze. La troviamo nel 1428 all' assedio del Castellone di Marradi, al servizio di Averardo de' Medici, che se ne lagna perché gli pare un po' svogliata.

Nel 1367 Urbano V lasciò Avignone e tornò a Roma. Però i tempi non erano ancora maturi e dopo tre anni tornò ad Avignone. Senza Albornoz, che nel frattempo era morto, i signorotti locali avevano rialzato il capo e Firenze continuava nella sua insidiosa espansione, fatta di accordi, acquisti, lasciti più o meno autentici. 





Secondo Scipione Ammirato,  storico fiorentino del '500, nel 1372 il Papato incoraggiò anche una rivolta degli Ubaldini per respingere il Comune di Firenze nel versante toscano. La reazione di Firenze fu dura: Gaspare Ubaldini fu costretto dalle milizie fiorentine a fuggire dopo aver preso per qualche settimana Castel Lione di Bibbiana, Maghinardo di Ugolino degli Ubaldini si arrese nel castello del Frassino (1373) che è di fronte all' attuale agriturismo I Cancelli e fu decapitato a Firenze. I territori della Badia di Susinana e di Gamberaldi furono devastati dai Fiorentini fino alla sottomissione completa.

Pochi anni prima Giovanni di Alberghettino Manftredi di Marradi aveva cercato di espandersi. Alla fine i Fiorentini l'avevano costretto a rinunciare alle mire sui territori dei vicini e si era accontentato della Contea di Marradi. Era stato stipulato un trattato di pace, a Montemaggiore, un podere vicino al Castellone. Erano in tanti quel giorno ...



anno 1370
"Fu fatta pace e concordia in casa di Giovanni di Alberghettino Manfredi tra il suddetto e il gonfaloniere e i priori di Firenze, con l'intervento di Bernardino di Milano, Ruggero di Dovadola, Nicola Righi dei Manfredi, Ferruccio di Francesco dei Pangetti e Ludovico di Bernardino dei Caccianemici". Come mai questi aggressivi personaggi si riunirono a Montemaggiore? Che cosa li preoccupava?

Il motivo era che stava entrando in scena il principale attore della storia delle valli del Lamone e del Senio a fine Trecento, e cioè il Comune di Firenze che voleva prendere tutto, con calma, con acquisti, eredità e cogliendo le occasioni offerte dai feudatari in lotta fra loro. C’è Montemaggiore di qua e Montemaggiore di là. Di qua e di là da che? Fra i due poderi anche oggi corre il confine fra Marradi e Palazzuolo, che era già sotto il dominio dei Fiorentini e siccome questi non si fidavano di Manfredi e di qualcuno degli altri, si incontrarono al limite delle rispettive terre.

Così passarono qui da noi gli anni nella seconda metà del Trecento, con la gente oppressa dalle manovre della Curia pontificia che agiva per interposta persona, con le mire espansioniste di Firenze e tartassata dai signorotti locali che cercavano di profittare della situazione per comandare ancora un po' anche se il loro tempo ormai era passato.


Per ampliare sul blog


28 aprile 2013   Giovanni di Alberghettino Manfredi
18 dicembre 2016   Cia degli Ubaldini
20 aprile 2019   La conquista di Palazzuolo sul Senio
08.01. 2020   Il censimento del cardinale Anglic de Grimoard




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