lunedì 11 dicembre 2023

Raffaele Bendandi e i terremoti

Una teoria 
per prevedere i sismi

Ricerca del geologo Claudio Mercatali



Raffaele Bendandi (Faenza 1893 – 1979) fu un uomo di scienza autodidatta che si occupò di astronomia, geologia e meteorologia in modo amatoriale ma con molto acume. Fra le tante ipotesi che formulò ora ci interessa la sua teoria sulla genesi e la previsione dei terremoti che a suo tempo generò discussioni e critiche. Il Regime Fascista, dopo averlo lodato e nominato Cavaliere lo mise da parte e gli vietò di pubblicare le sue teorie perché si diceva che procuravano allarme nella popolazione. Da vecchio si isolò, venne dimenticato, da ultimo visse in miseria e nel 1979 fu trovato morto nella sua casa di Faenza.

Bendandi pensava che la causa dei terremoti fosse l’allineamento di Venere, Marte, Giove, Saturno con il Sole e la Luna, perché la somma delle loro forze di attrazione provocano un aumento delle tensioni sulla crosta terrestre. L’idea gli era venuta osservando le maree: se la forza di attrazione lunare provoca un innalzamento dell’acqua del mare, eserciterà anche una forza sulla crosta terrestre, soprattutto se in allineamento ci sono i pianeti. Era un attento osservatore e aveva considerato che questa forza era notevole, come in effetti è.



Dai calcoli dei fisici di oggi sappiamo che l’attrazione della Luna alza una marea di 54 cm in mare aperto e il Sole concorre per un altro 46% di questa, cioè per circa 25 cm. Marte, Venere Giove e Saturno hanno un effetto minimo, di circa un decimillesimo di quello lunare. Dunque le forze che generano le maree sono luni solari e lontano dalla costa alzano il mare di 79 cm (vicino alla costa l'innalzamento può essere maggiore per altri motivi). Non sappiamo che riscontrì cercò Bendandi per la sua teoria, ma forse partì dalla serie sismica del 1661, la prima di cui poteva avere dati sicuri leggendo le relazioni degli esperti Pontifici e Granducali sui danni prodotti nella Romagna Toscana. Poi avrà considerato le due scosse del 1781 e quella del 1919. In effetti tre dei cinque terremoti che negli ultimi 500 anni hanno devastato l’appennino Tosco romagnolo sono avvenuti con la luna nuova, quando il Sole e la Luna sono allineati e “tirano” sulla Terra.


Non c’è dubbio che la teoria di Bendandi abbia un fondamento logico, ma i geologi e gli astronomi non la ritengono vera come prima causa. Il motivo è nelle scoperte della geologia avvenute negli anni Sessanta, quando cominciò la navigazione nelle fosse oceaniche con i sommergibili nucleari. I fondali profondi, studiati con cura dagli Americani e dai Russi alla ricerca di nuove rotte per insidiarsi l’un l’altro rivelarono tanti aspetti che dalla superficie non si vedono. Non tutto il male vien per nuocere.


Così si scoprì che la crosta terrestre è divisa in tante placche che strisciano e si scontrano fra loro. Questa è la cosiddetta Tettonica a placche, che spiega la causa dei terremoti e la loro imprevedibilità.


Nella cartina qui sopra si vedono i confini delle placche e il loro reciproco movimento, che può essere di almeno tre tipi: se due placche si scontrano (frecce rosse convergenti) si possono spezzare provocando dei sismi. Se strisciano una contro l’altra (frecce con verso opposto) possono frantumarsi per attrito e se divaricano (frecce divergenti) favoriscono la fuoriuscita del magma profondo con le relative scosse telluriche.

Il moto delle placche non dipende dall’attrazione luni solare, perché è in senso orizzontale e non verticale come sarebbe se le forze che lo provocano agissero per trazione dall’alto. Il moto dipende dai circoli di magma profondo, che divarica le placche quando risale, le fa scontrare quando discende o le fa strisciare.

Dunque la prima causa dei terremoti è endogena (è sotto la crosta terrestre) e non esogena (esterna alla Terra), ma tutte queste cose Raffaele Bendandi non le poteva sapere.

Però un criterio di previsione si può elaborare anche con la Tettonica a zolle perché si sa che il movimento dei magmi è lentissimo e si mantiene costante per milioni di anni. Dunque con il trascorrere del tempo le forze endogene si accumulano, mettono in tensione le rocce che infine si spezzano. Quanto ci vuole?
La serie storica dei nostri terremoti, qui nell’appennino tosco romagnolo, dice che dopo 120 – 140 anni c’è un corpo roccioso che si spezza sotto di noi, assume un altro assetto e poi ricomincia a mettersi in tensione finché non si rompe di nuovo. Almeno così è stato dal 1542 ad oggi. Dei secoli precedenti sappiamo poco perché non ci sono giunte testimonianze chiare. Se le cose stanno così qui da noi alla metà del secolo ci sarà un terremoto distruttivo (anno 1919 + 130 anni circa = 2049). Però la teoria di Bendandi non è da scartare del tutto: la causa è endogena ma è possibile che l’attrazione luni solare sia un fattore che favorisce i terremoti, pur non essendo sufficiente da sola a provocarli. Questo punto di vista è emerso anche da alcuni studi giapponesi, ripresi dal prof. Carlo Doglioni, che nel 2016 era direttore dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.


Sarà così? Non si sa, ma il terremoto del 18 settembre 2023 con epicentro a Marradi è avvenuto tre giorni dopo la luna nuova.

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