La
pioggia al Passo della Colla
sopralluogo di un geologo
Venerdì
14 marzo 2025 una intensa pioggia sulla nostra zona ha provocato una quantità
di danni. E’ piovuto con pari intensità sul Mugello e sulla valle del Lamone,
mettendo in allarme la Toscana e la Romagna.
Lo stato di calamità è stato più grave nelle alte valli, specialmente lungo il Passo della Colla, tanto che la strada principale e la ferrovia Faentina sono rimaste interrotte per diversi giorni. Il lunedì 7 aprile la Strada della Colla è stata riaperta, dopo tre settimane di blocco. Oggi è sabato 12 aprile, giornata di sole pieno, e molti motociclisti sono saliti fino al Passo, come sempre in primavera. Che cosa hanno visto di insolito?
I
fianchi dei monti attorno a Marradi sono costellati di muretti a secco sui
quali c’era un piccolo campo. Questi terrazzamenti erano l’unico modo per
coltivare le pendici con delle piccole zappe dette marre. Il nome stesso del
paese significa “coltivato con la marra”. I muri a secco ogni tanto cedono se
il terreno è fradicio, specialmente oggi che non vengono più fatte le
necessarie manutenzioni e succede quello che si vede qui accanto.
I dati pluviometrici dicono che il 14 marzo sono piovuti 100 – 150 mm cioè 100 – 150 litri d’acqua al metro quadro nelle 24 ore. E’ una quantità enorme che quando si incanala lungo le pendici travolge ogni cosa.
Qui siamo vicino a Fantino in un punto in cui la strada per il Passo e la Ferrovia Faentina corrono in parallelo. La gran quantità d'acqua piovuta non è riuscita a passare sotto i ponticelli sul Fosso del Chiòrolo e ha travolto la ferrovia e il parapetto della strada.
Le montagne dell'alta valle del Lamone sono state sfregiate dalle frane. Niente di grave: le masse di terra fradicia scendono a valanga ma passano rapide fino al fondovalle senza incidere i versanti, però se incontrano degli ostacoli ...
Perché
il Passo della Colla si chiama così? Che cosa c’è di appiccicoso qui? Niente,
la parola “colla” sta per “collina” e in effetti ci si avvicina alla vetta dopo
aver percorso tre o quattro chilometri nei prati di Casaglia, che hanno un
aspetto ondulato e vagamente collinare.
In
realtà l’aspetto ondulato è dovuto al fortissimo spessore di argilla nel
sottosuolo, che scivola lentamente verso il Lamone quando piove con grande
intensità come in questo caso. Sulla sinistra, alle spalle del ciclista, si nota la traccia di un movimento simile a questo, avvenuto una trentina di anni orsono.
Il
moto delle argille scagliose è diverso dal movimento delle terre nei versanti
della formazione Marnoso arenacea, quella con gli strati di pietra in
successione, che franano in modo rovinoso secondo la sequenza tipica 1)
distacco 2) scivolamento 3) accumulo.
Invece le
argille scagliose si muovono lentamente, come la neve sui tetti, e se ci sono
solo dei campi non si nota quasi niente. Ma se ci sono dei muri, delle strade e
delle linee elettriche …
Dopo i campi di Casaglia si torna in seno alla formazione Marnoso Arenacea e ricominciano gli strati di pietra e galestro.
Qui accanto siamo vicino all'imbocco della campestre per Camera dei bovi, che in pratica è la Faentina del Settecento, antichissimo tracciato ora abbandonato, proprio perché era dentro le argille franose.
I cedimenti della strada non ci sono più, perché le pendici rocciose sono più solide e non scivolano come i campi di Casaglia. Però sono anche molto più ripide e l'acqua che le percorre acquista una velocità rovinosa.
Siamo in cima al Passo, a circa 930m di quota. Comincia la strada della Sambuca, che sale oltre i 1.000m. Anche questa è stata devastata dal rovinoso scorrere delle acque.
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