sabato 7 gennaio 2012

1556 I Consigli comunali di Marradi

 Sei mesi di vita amministrativa
di Claudio Mercatali


Un verbale del Consiglio



Secondo l'ordinamento mediceo del Cinquecento e del Seicento, i comuni erano amministrati da un Consiglio presieduto da un Gonfaloniere. Non è possibile riassumere qui tutte le regole e le consuetudini dell'epoca, ma per i nostri scopi ci basta sapere che il Consiglio veniva rinnovato ogni sei mesi, a giugno e a fine anno, per estrazione dei nomi da una apposita borsa. Al comune di Marradi spettavano cinque Anziani, oggi diremmo assessori, e diciotto consiglieri. Gli estratti potevano mandare un famigliare al loro posto, a "spicciolare" cioè a sostituire l'eletto in caso di necessità.  

Come andarono le cose nel gennaio 1556? Leggiamo il verbale:

"... a dì 9 di gennaio il capitano Leonardo Salvetti apre la cassetta dove sono serrate le dette borse degli ufficiali (= i consiglieri) della Comunità di detto Capitanato e il Capitano, per mano di Guglielmo, suo nipote fanciullo, a sorte e a fortuna estrae dalla borsa tutti gli uffiziali come qui sotto scritto ..."

  • Gonfaloniere: Giuliano di Giannotto Fabroni
  • Anziani: Arnaldo di Giolo, Annibale di Boso Bosi, Alessandro d'Agnolozzi, ser Marco di Francesco Guerrini, Ravaglio di Renzino (?) Bandini.

Seguono i nomi di diciotto consiglieri. Che cosa fecero gli amministratori nei primi sei mesi del 1556?


Licenza a Bartolo d'Agostino per fare un mulino sul fiume di Crespino:

"... Bartolo d'Agostino da Fantino domanda licenza di poter fabbricare un molino nuovo nel fiume di Crespino in luogo detto alla persiglia (= la presìa?) confine agli eredi di Gasparo da Fantino e gli eredi di Bernardo di detto luogo e il medesimo fiume ... deliberano concedersi a detto Bartolo con gli obblighi di dare in appannaggio a detta Comunità per censo corbe una di grano buono e bello alla misura di Marradi (cioè 78,5 litri perché le granaglie si misuravano a volume).
                       A dì 25 marzo 1556





A destra:  
Il molino di Fantino oggi.





Sotto: Licenza a Bartolo d'Agostino di fare un mulino sul fiume di Crespino. E' quello che oggi si chiama Molino di Fantino, o della Frèra, dove i marradesi vanno volentieri a fare il bagno.


Per amministrare la Comunità c'era bisogno di mandare quasi ogni giorno a Firenze un "ambasciatore" e a conti fatti il Consiglio decise che si sarebbe speso meno se un incaricato del comune fosse stato a Firenze in pianta stabile e:


Ser Luca ambasciatore a Firenze ...


" ...Convocato e congregato il pubblico generale Consiglio nel solito palazzo del Capitano di Marradi ... considerato che sia più utile tenere di continuo a Firenze come ambasciatore di essa Comunità ser Luca di Jacopo Fabroni da Marradi ... anche per avere più amicizie in essa e con più facilità espedire i negozi che occorrono alla Comunità giornalmente in quella città e per infinite altre ragioni ... piuttosto che mandare per ogni occorrenza nuovi ambasciatori ... detto ser Luca ambasciatore per un anno con salario di dieci ducati da pagarsi di due mesi in due mesi ..."


Che il Capitano di Palazzuolo venga a Marradi

Marradi e Palazzuolo assieme formavano un Capitanato e il Capitano era nominato da Firenze e di regola era un forestiero. Ognuno dei due comuni voleva essere sede del Capitanato e allora:

"Intendendosi da quei di Palazzuolo come il loro Capitano e la sua corte si contenterebbe che il medesimo, finito costì il semestre venisse qui a Marradi per un altro semestre ... e così costumasi per l'avvenire ..."

Dunque risale almeno alla metà del Cinquecento la regola, sempre rispettata nei secoli seguenti, per la quale il Capitano risiedeva per sei mesi a Palazzuolo e per sei mesi a Marradi.


Lo stanziamento 
al predicatore

" In simili modo et forma, servatis servandis (= allo stesso modo si ricordino le cose da ricordare) attesa la proposta di don Marco, cappellano di S.Lorenzo che domanda a nome del predicatore che si aggiunga l'elemosina alle otto crazie (la crazia era una piccola moneta d'argento) che si danno ai predicatori della quaresima, si stanziano otto crazie dal Camarlingo generale (= il cassiere) ...".


Quindi c'era già in questi tempi la consuetudine durata fino a metà Ottocento, di dare un po' di mancia al predicatore che veniva a Marradi prima di Pasqua. Nel 1556 le tasse furono particolarmente salate, e c'erano già gli evasori
Lettera a ser Luca ...
 E allora il Consiglio 
decise di:

" ... servatis servandis, atteso che difficilmente si può venire al riscatto delle tasse sul grano, si prevede di ottenere licenza di poter vendere i beni ai parenti di quei tali che sono debitori di detta Comunità e ... di costringere detti parenti a comprare i beni di quei tali, per la qual cosa deliberano una lettera a ser Luca, ambasciatore, per detto censo ..."


Dunque il Consiglio chiese il permesso per una vendita forzata dei beni dell' evasore ai suoi parenti che, volenti o no, sarebbero stati obbligati ad acquistarli. Chissà se da Firenze diedero il permesso per una cosa del genere. La situazione di bilancio era grave e si misero all'asta i due banchi della beccheria (= le due macellerie), il passaggio (=la riscossione dei dazi) e altre cose, con il metodo della candela, cioè l'offerta vincente era quella più alta nel momento in cui si spengeva lo stoppino perché era finita la cera.


Chi vinse?

Francesco Fabroni per 5 ducati vinse un banco della beccheria e l'altro toccò a Bettino di Santone Cappelli per 22 lire.

Il passaggio, cioè la riscossione del dazio, dopo un'asta accanita, toccò per un anno a Paolo di Carletto Fabroni, che offrì 190 lire. Tutto ciò successe a dì 26 aprile 1556


In più si decise di " ... imporre, per questo, dazi su quelli che vanno alle hosterie e agli hosti ... " cioè una specie di tassa sugli alcolici, che senz'altro sarà stata poco gradita dai marradesi. Il Consiglio stabilì anche di aumentare lo stipendio a Don Basilio Ercolani, maestro di scuola di Marradi, " ... in considerazione del gran numero di fanciulli che giornalmente vanno alla sua scuola ..." e anche a don Ragazzini, maestro di scuola di Acereta (= Lutirano).

Il maestro di Lutirano

Nel 1556 da Firenze furono richieste tasse più alte di quelle che il Comune si aspettava, anche perché c'era la guerra contro Siena, e allora successe che:

" ... Adunato e congregato il Consiglio nel palazzo del Capitano e alla presenza di detto ufficiale si leggono le lettere che commettono che si paghi per l'estate 1949 lire ... e considerata la detta somma essere grande et maggiore assai di ogni altra che fin qui hanno imposto a detta Comunità ... la mettono in pagamento un terzo entro il dì venti del futuro mese di giungo e gli altri due terzi di due mesi per due mesi dal venti ottobre a marzo prossimo ..." dì 8 maggio 1556


Finalmente arrivò il 21 giugno, la scadenza del mandato semestrale, e forse il Gonfaloniere e i suoi cinque assessori tirarono un sospiro di sollievo, viste le grane che avevano dovuto affrontare e le tasse imposte da Firenze soprattutto per le spese dell'assedio di Siena. Dopo una nuova estrazione a sorte, venne nominato un nuovo Gonfaloniere, che si chiamava Mariotto di Giulianino Pescetti e i suoi assessori furono:

  • Francesco detto Zaburro, di Michele Ghetti, Vincenzo di Stefano Bandini, Agnolo di Francesco, di Lorenzo dal Monte (nelle generalità si citava anche il nonno se era vivo) Agnolo di Giorgio da Gamberaldi, Lorenzo di Sandro Fabbri di Fiumana (= S.Adriano).


Chi vuole sapere il seguito potrebbe leggere la filza numero 4, che è questa qui accanto, ma 456 anni non sono passati invano e la muffa ha agito diffusamente, e poi la scrittura del Cinquecento è maledettamente difficile.


Fonti: documenti dell'Archivio storico del Comune di Marradi. Si ringrazia il sig. Mario Catani per l'indispensabile aiuto dato.


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