con le ciaspole
di Ermanno Cavina
La Badia del Borgo
Le ciaspole, più note come racchette da neve, permettono di camminare sul manto nevoso senza affondare e così si possono fare dei trekking altrimenti impossibili. Il prezzo da pagare è la fatica doppia rispetto a un trekking "all'asciutto" perché il cammino con due piatti legati sotto ai piedi non è certo riposante. Insomma non è tutto oro quello che luccica e per compiere dei percorsi come questo, di quasi dieci chilometri, ci vuole un lungo allenamento.
Però questo non è un problema per il gruppo di questa impresa, che è più o meno quello del trekking a Casetta di Tiara, raccontato in questo blog il 26 novembre 2011.
I sei walkers (camminatori) sono: Elmo Camporesi, Ermanno Cavina, Atanasio Kostis, Luciano Maurizi, Giovanni Perfetti, Antonio Vittori. La partenza è dalla Badia del Borgo, vicino a Marradi, che nel medioevo era un potente monastero al quale i marradesi pagavano gabelle e tasse. Si va all'eremo di Gamogna e oltre, all' antico monastero degli eremiti. I due conventi non erano in relazione fra loro, e i ricchi frati vallombrosani della Badia non avevano niente a che fare con gli scalcagnati frati di Gamogna, che seguivano la Regola di S.Damiano, vivendo in digiuno perenne e in povertà assoluta. Il percorso è indicato qui accanto e si svolge tutto fra i 500 e gli 800m di quota.
Sentiamo il racconto di Ermanno Cavina:
Alla metà di febbraio del 2011 siamo partiti da Imo il Borgo e abbiamo imboccato la strada classica per Gamogna, dal podere di Val Bigoncio. E' una mulattiera antica, millenaria, che sale subito parecchio. Bisogna sopportare, perché in questo genere di trekking per levarsi qualche soddisfazione bisogna guadagnare quota e arrivare al crinale.
La giornata è bellissima, serena, con l'aria tersa. Il freddo non si sente, perché la fatica del cammino riscalda il corpo. La neve è già compatta da qualche giorno e si affonda poco
Dopo tre quarti d'ora si arriva ai Solami di Vallerta e la giacca non ci serve più. Ora percorriamo un crinale un po' più pianeggiante dal quale si gode una vista bellissima verso la Romagna.
Dopo un'altra ora di cammino arriviamo all'eremo. L'edificio è disabitato ma è stato completamente recuperato da don Antonio, un prete sui generis, appassionato di chiese sperdute. Qui non abita nessuno nel raggio di cinque o sei chilometri e il silenzio regna sovrano. Per giunta la neve attutisce i rumori e quindi oggi la quiete è assoluta.
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Ci fermiamo un po' e decidiamo di proseguire, perché la giornata è talmente bella che non abbiamo voglia di tornare indietro.
In alto: la rampa che porta alla chiesa dell'eremo
Sopra a destra: Panorama dal crinale prima di Gamogna
Qui accanto: L'eremo visto dalla parte opposta Percorreremo il crinale di Poggio Grilleta fino al Passo della Cavallara, che dista cinque o sei chilometri. Il pratica dovremo camminare lungo tutti i crinali che si vedono qui accanto.
Qui passava la Linea Gotica e nel 1944 in questo posto gli indiani della Divisione Maharatta, che combattevano per gli Inglesi ebbero duri scontri con i Tedeschi.
Il motivo di tanto accanimento stava nel fatto che da qui si vede un'ampia parte della valle del Lamone e dell' Acerreta, quasi fino alla pianura.
Sono passate altre due ore e siamo oltre Vonibbio, un podere in quota, sopra il Passo della Cavallara. Il nome è la forma abbreviata di "volo del nibbio" perché anche i rapaci girano volentieri nei posti in cui si vede lontano.
Da qui in poi si torna "verso la civiltà" ossia cominciano a vedersi dei siti abitati. Questi qui accanto sono i campi di Grisigliano, con la strada provinciale Marradi - Modigliana.
Abbiamo raggiunto il traguardo e il nostro trekking è finito. Da questa casa in poi c'è la strada asfaltata e si sale in macchina. Io non ne ho bisogno, perché siamo alle Piane di Grisigliano, e questa è casa mia.
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