I doni dei Comuni nel '400
di Claudio Mercatali
Il patrono di Firenze è
S.Giovanni Battista, 24 giugno. Si hanno notizie di festeggiamenti in suo onore dal XIII secolo. Il cerimoniale
era sfarzoso e aveva diversi significati. Il primo era senz' altro religioso, ma
era importante anche tener vivo lo spirito di campanile e il senso di
appartenenza, che i Fiorentini hanno ben radicato anche oggi. C'era anche un
significato politico, che ci interessa ora. Però prima di andare avanti,
leggiamo in che cosa consistevano e in parte consistono anche oggi i
festeggiamenti del 24 giugno.
Da Firenze vecchia (1799 - 1859)
di Giuseppe Conti:
"Al tempo della Repubblica,
per ordine della Signoria, Il Podestà aveva l'obbligo, un mese innanzi, di far
bandire la gran festa in tutti i borghi principali della città e di notificarla
"ai nobili ed ai signori del contado, siccome ad ogni altra persona che
dovesse offrire ceri, paliotti, ed altra cosa". Nella mattina del 24 giugno
la Signoria stessa riceveva l'omaggio delle città e delle castella sottoposte
alla Repubblica.
A Palazzo Vecchio, la Signoria, la mattina di San Giovanni
stava a ricevere gli omaggi in ringhiera, la quale consisteva in tre gradini
che circondavano il palazzo. Mentre la Signoria era in ringhiera, tutta la
piazza era pavesata, e per terra si spargeva la fiorita. Presso i Signori stava
una guardia di soldati armati a cavallo, e sulla piazza si recavano anche molti
giovani gentiluomini, che duravan fatica a passare in mezzo alla folla enorme
di popolo ivi accalcato.
Attorno alla ringhiera eran
disposti cento palii di broccato d'oro o di velluto foderati di pance di vaio,
offerti dalle città, dalle castella, dalle terre e dai signori soggetti alla
Repubblica.
Questi palii erano sostenuti da
altrettanti donzelli, in ricchissima assisa di seta bianca, su cavalli
festosamente parati con gualdrappe dorate, e venivano portati a San Giovanni,
dove si infilavano in tanti anelli di ferro, e vi si conservavano per un anno,
togliendo via via quelli dell'anno precedente, che divenivano proprietà
dell'arte di Calimala, la quale se ne serviva per addobbare la piazza in
occasione di pubbliche feste. Di altri se ne facevano paliotti da altari e
paramenti, o erano venduti all' incanto".
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L'invito a Firenze per S.Giovanni
era un atto politico importante, un suggello per i patti che i vari comuni
avevano con la città. Chi non riceveva l'invito dal Podestà era in disaccordo
con la Signoria e questo era un brutto segno. Anche i comuni della Romagna
Toscana offrivano un cero fiorito o un palio ricamato. Guai a dimenticarsene!
Il donzello comunale andava a Firenze con il palio, sfilava e tornava a casa
dopo aver fatto registrare la sua presenza nell'Archivio delle Riformagioni,
per dimostrare che aveva assolto l'obbligo. Così oggi nell'Archivio di Stato di
Firenze si trova il regesto (il riassunto) di questi atti.
Clicca sui documenti
per ingrandirli
Ecco qui accanto i mandati del 1423
dei
Comuni di Modigliana, Castrocaro e Tredozio
In quegli anni Marradi offriva il
Palio per S.Giovanni?
I documenti dicono di si, come si vede qui sotto,
perché Ludovico Manfredi, signore del Castellone, in lite perenne con i suoi
parenti di Faenza, era un vassallo di Firenze. Poi ci furono dei cambiamenti ...
L'8 marzo 1425 i Fiorentini si accordarono con Guidantonio Manfredi, signore di Faenza, che offrì l'accomandigia (l'assoggettamento) dell' alta valle del Lamone e dell' Acerreta
in cambio del riconoscimento della sua signoria su tutto il resto.
A
destra: Ratifica dell'accomandigia (assoggettamento)
fatto da Guido
Antonio Manfredi
a favore di Firenze.
Nel 1425 Ludovico del Castellone fu
invitato ancora una volta a Firenze per S.Giovanni, ma il suo tempo era
scaduto. La Signoria ormai preferiva i Manfredi faentini. L'archivista registrò
la sua presenza, ma annotò che rappresentava i "Manfredi bastardi di
Marradi" e non quelli veri di Faenza (leggi qui accanto).
Ludovico cercò di opporsi a tutto
questo ma nel 1426 fu arrestato e imprigionato nel carcere delle Stinche, a
Firenze, dove rimase per più di trent'anni. Quell'anno l'invito fu rivolto a
Guidantonio Manfredi, che mandò il suo palio a suggello del nuovo accordo (vedi qui a destra).
Poi nel 1428 Marradi e Modigliana passarono sotto Firenze.
Fonte: Documenti originali dell'Archivio di Stato di Firenze,
complesso documentario detto Diplomatico vol.3 doc. 319, vol.4 doc. 19,32,39.
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