Una colata di fango
scende fino al
Lamone
da un racconto di
Pino Bartoli
La lingua della frana
nel Lamone
La lingua della frana
nel Lamone
La zona di S.Cassiano è un punto
debole della valle del Lamone sotto l’aspetto geologico, perché nel versante
destro (per chi guarda verso Faenza), ci sono dei forti spessori di terra che
tendono a franare scendendo fino al Lamone in caso di piogge prolungate. Qui le
frane sono state tante e quelle più consistenti in epoca storica si
verificarono nel 1690 e nel 1939.
Ecco il ricordo del maestro Pino Bartoli sulla frana di S.Cassiano del 1939:
“Una pioggia di notevole
intensità cadeva da oltre un mese sulle nostre colline. I contadini non erano tanto
preoccupati dal pericolo frane, ma piuttosto temevano che il vecchio detto
“maggio ortolano, molta paglia e poco grano” si manifestasse nella sua realtà
negativa (…) Ma il giorno 29 maggio, nelle prime ore pomeridiane, la terra
“ubriacata” da tutta quell’ acqua bevuta, si ribellò alla prepotenza di Giove
pluvio.
Un boato spaventoso in poco tempo
fece accorrere tutti i sancassianesi – c’ero anch’io fra questi – lungo la
strada prospiciente le colline che si ergono sopra la sponda destra del fiume
Lamone. Una frana enorme stava trascinando a valle, per una larghezza di circa
400 metri, una massa imponente di terra e le case dei poderi abbarbicati da
anni e anni su quelle pareti collinose incominciarono ad oscillare.
Si lavora per riattivare
la ferrovia
La Paventa, la Tesa, Tramonto,
Tramonto nuovo, la Canova e la Sganga stavano per essere distrutte,
inghiottite dalla frana che lentamente scivolava verso il Lamone e la linea
ferroviaria Faenza – Firenze (…). La frana si muoveva piano piano, ma
inesorabilmente, e in tutti noi subentrò il terrore che andasse a ostruire il
corso del Lamone in piena. Se ciò si fosse verificato in poco tempo i poderi
Casaccia, Camminata, Camminatella, la centrale elettrica, la stazione e
diversi caselli delle Ferrovie dello Stato, posti a poca distanza dal greto
del fiume sarebbero stati sommersi.
Miracolosamente il “varo” di quella mostruosa nave di terra si fermò sulla sponda del Lamone: però un lungo tratto della linea ferroviaria venne sepolto e occorsero mesi e mesi di lavoro per ripristinare la ferrovia tosco romagnola. Il contadino della Canova, Bandini Giuseppe detto Fafina venne trascinato a valle aggrappato a una quercia, rimanendo illeso ma in preda a uno choc che lo rese frastornato per settimane. La sua spaventosa vicenda venne immortalata nella prima pagina a colori della Domenica del Corriere dal famoso disegnatore Beltrame.
Miracolosamente il “varo” di quella mostruosa nave di terra si fermò sulla sponda del Lamone: però un lungo tratto della linea ferroviaria venne sepolto e occorsero mesi e mesi di lavoro per ripristinare la ferrovia tosco romagnola. Il contadino della Canova, Bandini Giuseppe detto Fafina venne trascinato a valle aggrappato a una quercia, rimanendo illeso ma in preda a uno choc che lo rese frastornato per settimane. La sua spaventosa vicenda venne immortalata nella prima pagina a colori della Domenica del Corriere dal famoso disegnatore Beltrame.
Fafina travolto dalla frana
(dalla Domenica del Corriere)
(dalla Domenica del Corriere)
Il giorno si scioglieva in un
penoso dilapidare d'indachi e verde grigio. La pioggia era cessata e una
nebbiolina lieve adagiava il manto della sua bambagia sugli uomini e sulle
cose. La luce del meriggio sfioriva come un lento morire e il tenero filo
s'avvolgeva attorno ai rami spogli e su saponate facce di galestro. Poi venne
il buio. Il silenzio greve della notte, rotto solo dai muggiti delle bestie impaurite
ed affamate, scese sulla natura e sugli uomini sconvolti, mentre sull'orlo
della frana gli alberi divelti sembravano portici contorti.
Vecchi contadini anneriti
accennavano segni di croce
sulle ossa di spalle piegate
e sul vuoto di pipe spente
Sulla nudità della terra offesa
e su massi come falde di fuoco
domani, una lenza leggera di seta
pescherà la fiammata dell'alba.
accennavano segni di croce
sulle ossa di spalle piegate
e sul vuoto di pipe spente
Sulla nudità della terra offesa
e su massi come falde di fuoco
domani, una lenza leggera di seta
pescherà la fiammata dell'alba.
L'aspetto attuale della zona della frana
E la prima alba vide infatti toppe di un grano immaturo, rimaste miracolosamente in superficie, splendere sulla terra stravolta con il colore verde della speranza. E allora pensai che "domani" sarebbe stato di nuovo bello rotolarsi su prati caldi come un sorriso perché, come ci dice D'Annunzio:
E la prima alba vide infatti toppe di un grano immaturo, rimaste miracolosamente in superficie, splendere sulla terra stravolta con il colore verde della speranza. E allora pensai che "domani" sarebbe stato di nuovo bello rotolarsi su prati caldi come un sorriso perché, come ci dice D'Annunzio:
... il sol di maggio
ride alla rotta nube.
ride alla rotta nube.
Bibliografia AA.VV Il rischio di frana nelle valli faentine
Lions club Faenza
NOTA: Giuseppe “Pino” Bartoli, (Brisighella
1920 - 2004) partigiano della formazione “Silvio Corbari”, a Brisighella è
stato sindaco e Presidente della Comunità Montana. Poeta in lingua e vernacolo
nonché prosatore, si è affermato in molti concorsi letterari. Cavaliere della
Comunità Poetica Europea ha conseguito per due volte l’Oscar di Letteratura
“Romagna”.
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