sabato 18 agosto 2012

La scoperta della necropoli dei Galli


Gli scavi di S.Martino in Gattara
condotti dalla dr.ssa Giovanna Montanari Bermond



Negli anni Sessanta la scoperta di una necropoli molto antica a S.Martino in Gattara fece notizia in tutta la vallata. Nei campi dietro l'attuale cimitero furono eseguite due campagne di scavo che diedero un buon esito. Questa che segue è la descrizione delle scoperte del 1963, tratta dal testo in bibliografia. Si parla di "necropoli gallica" perché questa è la prima interpretazione che si diede ai reperti, ma secondo gli scavi successivi (1968, 1969, 1972 1978) le tombe potrebbero essere di popolazioni umbre o addirittura etrusche.

  •  Gli scavi del 1963 e del 1968
Da qualche decennio  gli abitanti di S.Martino in Gattara erano a conoscenza dell'esistenza di reperti archeologici nei dintorni. Nel 1951 le autorità competenti procedettero anche ad alcuni sequestri di materiale, che fu consegnato alla Sovrintendenza alle Antichità di Bologna. La prima esplorazione sistematica fu effettuata nell'estate  del 1963 dalla dr.ssa Bermond. Si scavò nel podere Ospedale, a poche centinaia di metri dal centro abitato. Dallo stesso podere proveniva il materiale sequestrato nel 1951 e classificato dalla Sovrintendenza come appartenente ad una necropoli gallica. Lo scavo del 1963 mise in luce due muri costruiti con ciottoli di fiume, senza alcun legante, disposti abbastanza irregolarmente. I muri formavano un angolo acuto con due lati rispettivamente verso ovest e nord ovest per 40m e per32,5m (vedi qui accanto).
A circa 11m in direzione est apparve un recinto circolare, delimitato da lastre d'arenaria alte 60 - 80cm e larghe 30 - 36cm, disposte in coltello, con un diametro di 35m.
All'interno di questo recinto il terreno era leggermente sopraelevato al centro, tanto da suggerire l'idea di un tumulo, però al centro non c'era nessuna sepoltura, e le tombe erano disposte lungo la circonferenza.
Nel 1963 furono scavate 14 tombe e altre 10 vennero alla luce durante gli scavi del 1968. Sono state anche trovate le fondazioni di due edifici rettangolari, fatti di ciottoli di fiume, sicuramente costruiti per scopi funerari che non ci sono noti.

  • La necropoli
 Gli scavi hanno messo in luce che gran parte delle tombe erano già state saccheggiate in tempi antichi e che le sepolture coprirono un lasso di tempo di circa un secolo. In una tomba venuta alla luce nel 1969 è stata trovata una Kylix attica (un calice di ceramica) a figure nere, manifattura tipica degli ultimi decenni del secolo Sesto avanti Cristo. Nelle tombe n° 10 e 12 è stata trovata della ceramica attica a figure rosse databile al 440 - 420 a.C. 


 

A destra: la kylix a figure nere,
usata per la datazione delle tombe

A sinistra: il vaso di ceramica a figure rosse (440 - 420 a.C.)



I resti scheletrici erano tutti mal ridotti, dato il gran tempo trascorso dalla sepoltura e il metodo usato.  Il morto era disteso supino, coperto con lastre d'arenaria, orientato da ovest a est, con il corredo funerario ai lati della testa. Le armi erano poste sopra le spalle, così come d'uso al di là delle Alpi. Questi dettagli fanno supporre che queste popolazioni non fossero autoctone, ma discese in Italia dalla Gallia. A partire dalla fine del Quinto secolo pare che le sepolture cessino, come se la popolazione si fosse trasferita.

  • La descrizione delle tombe scoperte nel 1963
 Tomba 1 Vi era sepolto un uomo. Si trovarono delle punte di lancia e un coltello posto all'altezza della spalla destra, oltre a otto vasi di terracotta di forma varia.

Tombe 2, 3, 4  Sono tombe  depredate. Sono emersi pochi resti scheletrici e cocci di ceramica.
Tomba 5 Era la sepoltura d una donna. La parte più pregevole del suo corredo funerario è una collana d'ambra formata da 40 elementi.
Tombe 6 e 7 Sono due sepolture maschili,  con coppe e fibule di bronzo.
Tombe 8 e 9 Nella n°8 era sepolto un ragazzo di 10 - 12 anni, nella n°9 un maschio adulto, con il solito corredo di coppe di ceramica e fibule di bronzo.
 

Tomba 10 C'è un ricco corredo funerario, con un elmo, ma anche oggetti che farebbero pensare a una donna. I resti ossei esili sembrano femminili ed è possibile che qui siano stati deposti due individui in tempi successivi.



 Clicca sulle immagini se le vuoi ingrandire

 
Accanto a sinistra: 
il calderone di lamina martellinata. 
Qui sotto a sinistra: un elmo,  

Accanto a destra: la kylix attica 
a vernica nera.  
Qui sotto a destra: un askos, 
forse un lume a olio.

 
La tomba 10 è la più ricca. C'è un grande calderone di lamina martellinata, formato da due calotte, un elmo, una brocca di terracotta di pregevole fattura e altro ancora.
Soprattutto è stata trovata la kylix attica a vernice nera che ha permesso di datare la necropoli, come abbiamo detto prima e un askos, forse una oliera o un lume a olio, con due civette.

  
Tombe 11, 12, 13 14 Sono sepolture già depredate, che però hanno fornito dei buoni reperti, come si vede qui accanto.




      

 Chi era l'archeologa 
che condusse gli scavi 
di S.Martino in Gattara?


Giovanna Montanari Bermond (Lugo 1924 - 2011) laureata in Lettere e diplomata alla Scuola Archeologica di Roma, per molti anni fu ispettore della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell' Emilia Romagna.
Specializzata in preistoria, condusse molti scavi: nella Grotta del Farneto, alla Fornace Cappuccini a Faenza, nell'area dell’età del bronzo di Valle Felici (RA), a S. Martino in Gattara, a Misano e a Riccione; diresse anche gli scavi della città romana di Mevaniola, a Galeata, della villa romana di Fiumana e di quella di Meldola. 


Fonte: Collana "Brisighella ieri e oggi" n°1, edito da So.Gra.Ro, 1970 per conto del Comune di Brisighella (Il libro è disponibile presso le Biblioteche comunali di Brisighella e di Marradi).


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