sabato 11 agosto 2012

Siamo andati a vedere la luna



Una notte all'osservatorio
di Monte Romano
di Claudio Mercatali



L'osservatorio il 28.07.2012



E' una bella serata questa del ventotto luglio. Il Sole è tramontato da poco e l' osservatorio che si staglia sull'orizzonte ovest fa un bell'effetto. Siamo qui in cento per vedere la Luna guidati da un astrofilo del gruppo Antares, che gestisce l'osservatorio.

Non c'è oggetto celeste che abbia fatto fantasticare tanto gli uomini come la Luna. Qfwfq, l'immaginario protagonista delle Novelle Cosmocomiche di Italo Calvino dice che una volta, nelle notti di plenilunio, la luna toccava quasi la Terra ed era possibile salirci sopra. Il punto in cui era più vicina erano gli Scogli di Zinco. Mettendo una scala Qfwfq, il capitano Vhd Vhd, sua moglie, il cugino sordo di Qfwfq e alle volte anche la piccola dodicenne Xlthlx andavano a raccogliere il cremoso latte lunare. La fantasia di Calvino non era tanto distante dalla realtà, perché i suoi racconti sono del 1963 e il 20 luglio 1969 gli uomini scesero davvero sul nostro satellite. Non erano Vhd Vhd, Qfwfq, e il suo nipote sordo, ma Amstrong, Collins a Aldrin, gli astronauti dell'Apollo 11. Atterrarono, o meglio allunarono, nel Mare della Tranquillità, alle 22.17 (ora italiana).

Eh si! perché sulla luna ci sono i mari e i monti. In realtà i cosiddetti mari sono delle polverose pianure con un sottosuolo di basalto, eruttato quando il nostro satellite si formò, qualche miliardo di anni fa. Poi ci sono i monti, che tutto sommato sono simili ai nostri. Gli astronomi dell'Ottocento curiosamente li battezzarono con gli stessi nomi di quelli terrestri e quindi ci sono gli Appennini lunari, le Alpi lunari e così via.
La superficie lunare è cosparsa di crateri da impatto, perché non c'è atmosfera e le meteore non si consumano per attrito ma arrivano direttamente al suolo. Invece le meteore dirette sulla Terra si incendiano formando le scie luminose che chiamiamo stelle cadenti. Ce ne sono molte questa sera, perché ci stiamo avvicinando al cosiddetto sciame delle Perseidi, che sarà raggiunto il 10 agosto nella notte di S.Lorenzo.
Il telescopio principale è già puntato e uno alla volta saliamo la scaletta per vedere. La Luna è di quarto o poco più e all' obiettivo abbaglia. L'astrofilo ci spiega tante cose e ci invita e proseguire l'osservazione all'esterno dove ci sono altre persone con binocoli e telescopi più piccoli che danno delle interessanti informazioni.

Il telescopio principale punta la luna.

Per osservare la luna non serve una grande attrezzatura e un normale binocolo è già uno strumento che consente di cogliere tanti dettagli.


Questo qui accanto è un binocolo su treppiede adatto allo scopo. Tutti chiedono: quanti ingrandimenti ha? La guida spiega che questa non è l'unica caratteristica utile per l' osservazione notturna, perché gli ingrandimenti servono poco se il binocolo non raccoglie abbastanza luce e dà un'immagine buia. Una regola semplice dice di leggere la scritta impressa su ogni strumento: 7x50 significa che lo strumento dà sette ingrandimenti con un obiettivo di 50mm di diametro.
Più è alto il rapporto tra diametro e l'ingrandimento e migliore è la resa di notte. Dunque se per esempio si usasse un binocolo 10x50 si avrebbero tre ingrandimenti in più ma una immagine più buia e quindi peggiore.

E ora andiamo, passiamo per i mari e i monti lunari. Si parte dal Mare Imbrium (mare delle piogge o delle ombre) a nord, e si scende. La mappa lunare qui sotto ci indica la via. Dopo aver valicato gli Appennini Lunari si entra nel Mare Serenitatis e poi nel Mare Tranquillitatis, dove sbarcarono gli astronauti dell'Apollo 11. Lì accanto, isolato, c'è il Mare Crisium (il mare delle crisi) però, più a sud, c'è anche il Mare Nectaris (il mare del nettare).

Clicca sulla mappa se la vuoi ingrandire


Questa sera si vede bene il cratere Copernico, alla fine degli Appennini lunari.
Se la luna fosse piena, vicino al polo sud lunare si vedrebbe il grande cratere di Ticho, che attorno ha le tracce del materiale proiettato quando avvenne l'impatto violento che lo generò.
Ticho Brahe era un astronomo del Cinquecento, che fu maestro di Keplero. Personaggio singolarissimo e smodato, si dice che sia morto perché gli scoppiò la vescica dopo un'enorme sbornia di birra. E' sepolto nella chiesa di Thin, a Praga, nella piazza dell'orologio.
Se non gli avesse lasciato i suoi quaderni, Keplero probabilmente non avrebbe formulato le sue famose leggi. Per questo si è guadagnato un posto nella storia dell'astronomia e gli è stato dedicato il maggiore cratere lunare.

Fra notizie e curiosità il tempo è volato e siamo alla mezzanotte. L'osservazione è finita e l'astrofilo ci invita e fare un salto nel seminterrato dell'osservatorio dove c'è una bella mostra di foto fatte qui.

Ci avviamo al parcheggio dopo aver dato un ultimo sguardo in alto perché passa un puntino bianco, cioè un satellite artificiale. Continua anche la pioggia delle stelle cadenti e non avrei detto che fossero così tante.

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