il monte che sovrasta
Marradi
Marradi
di
Claudio Mercatali
La bocchetta delle Fosse
Questa montagna, che incombe
letteralmente sul paese, per tanti secoli è stata coltivata a vigna, fino in
cima. Con un lavoro trasmesso di padre in figlio la pendice era stata sistemata
a furia di muretti, e dietro a ognuno c'era un campetto. Ora il bosco ha preso
il sopravvento, ma se si guarda attentamente dal paese i segni di questi
terrazzamenti esasperati si vedono ancora. Forse è proprio da questo che viene
il nome Marradi, che vuol dire lavorato con la marra, con lo zappetto.
Monte Colombo è grande e il
versante che guarda il paese si estende dal fosso di Collecchio fino al lago
dell'Annunziata, cioè per quasi due chilometri ed è tutto a solame, rivolto
esattamente a est. Il versante che percorrerò oggi è invece quello a nord
ovest, quasi tutto nel bacino del fosso di Collecchio.
Per un trekking piacevole, poco
impegnativo, si può prendere il pulmino per Palazzuolo, che parte dalla
stazione di Marradi alle 8.00 o alle 15,00 e scendere quasi al valico di
S.Ilario, all'imbocco della strada per la Piegna. Il biglietto costa 1 euro e
l'autista darà tutte le indicazioni del caso.
La strada della Piegna è una
campestre in piano, che dopo qualche centinaio di metri porta alla bocchetta
delle Fosse, un crinale dal quale si vede il Castellone. Qui ci sono tre strade
e la mia è quella di sinistra. A destra si va alla cava della Piegna e se si
scende si arriva al Castellone, con un bel trekking che è nell'archivio di
questo blog alla data 6 febbraio 2012.
Il panorama è bello, perché il
sito è alto, di crinale e completamente aperto verso sud. Si vede tutta la
valle di Campigno e il Lavane con la cima coperta dalle nuvole.
Il panorama dalla strada
per il podere Monte Colombo
Ieri è nevicato, qui c'è uno
spessore di trenta centimetri di neve pesante e un po' acquosa, perché il vento
si è voltato a scirocco, come si vede dal cielo.
Nel dialetto locale si dice che una
neve fatta così è "dùica" e si cammina bene anche senza ciaspole, però
servono le ghette, perché non è ghiacciata e bagna parecchio.
La casa del podere Monte Colombo
marca il punto più alto di oggi e ora non rimane che scendere verso I Ronchi.
Si cambia direzione e devo
rinunciare alla vista del Lavane e del Castellone, che mi ha fatto compagnia
fino qui.
In compenso entro in una zona di
castagneti secolari e bellissimi. Girare nei castagneti innevati è
gustosissimo, perché sono tutti a bacino e la neve è più consistente. Gli
stradelli lungo il bosco non si vedono e si deve andare un po' a occhio, il che
significa che è inevitabile finire ogni tanto distesi.
Il vento di scirocco stacca la
neve dai rami ed è quasi inevitabile anche la cosiddetta "scuffia"
cioè il ritrovarsi con la neve nel collo.
Chi ha passione per la
fotografia trova senz'altro dei bei soggetti, perché i contorcimenti dei
castagni innevati fanno un bell' effetto.
Ora sono bagnato fradicio. La
regola generale in questi casi dice che bisogna fermarsi subito e cambiare i
vestiti sudati ma la mia casa è qui a due chilometri e posso arrivare anche
così, se cammino svelto.
Passo dai Capitelli, dal Ponte di
Collecchio, da Vosciaròla e dalla chiesina della Cappellina, che è alle porte del
paese. Ho camminato per sei o sette chilometri, il giusto per me, e ho fatto un
bel trekking e un buon safari
fotografico.
clicca sulle immagini
Nessun commento:
Posta un commento