e casa signorile
di Claudio Mercatali
Popolano è la porta d'accesso a Marradi. Qui c'è il passaggio obbligatorio attraverso il ponte e prima dell'Unità d'Italia c'era la dogana. Per questo era un posto da tenere ben sorvegliato e infatti nel medioevo c'era un castellare, che fu modificato radicalmente e subì un "cambio di destinazione e d'uso". Insomma il vecchissimo castellare di Popolano, in un secolo imprecisato, quando ormai non serviva più in quanto tale, venne trasformato in campanile.
Siamo sicuri di questo? Lo storico Emanuele Repetti, un'autorità in questo campo, non ha dubbi e nel suo Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana (1846) ci dice che:
"Popolano, nella Valle del Lamone nella Romagna granducale. Villaggio e borgata con dogana di frontiera ed una chiesa plebana (S. Maria). Il Castello con la pieve si trova sopra l'estreme pendici di un poggio denominato del Cavallaro, mentre la borgata e la dogana esistono in pianura sulla strada provinciale di Faenza alla sinistra del fiume Lamone presso la testata occidentale del ponte di Popolano che lo attraversava.
Fu Popolano uno dei feudi de' conti Guidi di Modigliana confermato loro dagl'Imperatori Arrigo VI e Federico II. (anni 1191 e 1220).
Prima di quel tempo gli uomini di Popolano esercitarono un atto di civile giurisdizione, e con provvisione del 22 gennajo 1126 deliberarono d'investire nella signoria di Popolano, previe alcune reciproche promesse, l'abate del monastero di S. Reparata nel borgo di Marradi. (Archivio diplomatico, Carte della Badia di Ripoli). La chiesa plebana di Popolano sorge sopra i ruderi del castellare, la di cui antica torre serve alla medesima da campanile. Essa era matrice di tre cure, S. Adriano, S. Rufillo a Gagliana e S. Maria alle Campora, l'ultima delle quali spetta allo Stato pontificio. La contrada di Popolano innanzi il regolamento del 4 dicembre 1774 abbracciava due comunelli del distretto di Marradi, cioè Popolano di sopra, cui spettava il popolo della pieve, mentre quelli di S. Pietro a Valnera e di Popolano di sotto, sono compresi nella parrocchia di S. Adriano. La dogana di Popolano è di seconda classe, il cui doganiere soprintende anche a quella di terza classe di Marradi".
"Anno 1126 Investitura data dagli uomini di Popullano a don Domenico abate del Monastero di S.Reparata ed ai monaci del medesimo del loro Borgo uomini con alcune vicendevoli promesse fatte tra loro".
Rogante Gerardo, notaro, copiò Ridulfo da Faenza, notaro. Collazionavano Rustichello e Jacopo, notari.
E' rimasto qualcosa del vecchio castellare? Don Nilo Nannini, attuale parroco di Popolano, ha concesso generosamente il permesso di entrare e fotografare tutto quello che serve per la ricerca e quindi non rimane che andare. Mi accompagna Amedeo.
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Il Castellare
Entriamo in chiesa e andiamo all'altare. Da una parte c'è la porticina che dà accesso alle scale del campanile. Nel muro c'è un elegante tabernacolo della bottega dei Della Robbia, in terracotta policroma, e questa è una prova della ricchezza della priorìa, che aveva tanti diritti sulle terre circostanti. Però quello che ci interessa di più ora è la finestra murata sopra al tabernacolo, che per fattura e collocazione di certo faceva parte della vecchia torre di guardia del castellare. Questa parete della chiesa è infatti il muro maestro del campanile.
Saliamo le scale ardite del campanile - torre e lungo le rampe troviamo quello che ci serve e cioè una finestra a balestriera e una per l'avvistamento.
Qui sopra: la porticina d'accesso alle scale
del campanile e la finestra della torre.
A destra: la struttura interna
del campanile - torre
E' probabile che l'attuale campanile fosse la torre di un castellare, alla quale venne sovrapposta la cella campanaria. La struttura aveva anche degli edifici attorno, e accanto alla chiesa c'è un c
hiostro con un pozzo e un certo numero di archi.
Anche lo storico Emanuele Repetti nel suo Dizionario (1840) segnala questa probabile origine.
Anche l'ingresso è "importante", molto più di quello che di solito si trova agli ingressi delle canoniche.
Questo fatto, la presenza di archi in successione, la struttura del cortile interno somigliante ad un chiostro, lascia supporre che un tempo qui ci fosse una dipendenza del convento della Badia del Borgo.
Qui accanto: l'ingresso con gli archi
In questi mesi tutto l'edificio è in corso di ristrutturazione e sarà trasformato in struttura ricettiva adatta anche ad alloggiare gruppi di persone. Il lavori sono stati vastissimi e già se ne intravede la fine. Le dimensioni della parte conventuale sono tali che si perde l'orientamento nella gran quantità di stanze e corridoi interni.
A destra: l'interno della chiesa
negli anni Trenta e oggi.
Il monastero
Siamo sicuri che qui c'era un monastero? Probabilmente questa era una dipendenza della Badia del Borgo, non un convento autonomo, perché negli antichi documenti non se ne trova menzione. Però nella prima stanza della canonica in una pittura si vedono due monaci che pregano e ci ammoniscono "silentium!". In una lapide al muro, datata 1318, il priore di allora ci ricorda qualcosa su S.Nicola, che non si legge bene perché il tempo ha consumato la pietra.
Le volte a sesto acuto degli archi testimoniano che qui alloggiavano dei canonici importanti e di certo non un parroco di campagna. Gli arredi sacri sono di squisita fattura, e ci sono anche dei reliquiari.
Al muro una pergamena elenca i Legati Pii, cioè gli obblighi in danaro che i signorotti locali avevano sottoscritto con questa chiesa.
Sopra: ... Silentium! ...
si entra nel vecchio
monastero (ora canonica)
Qui accanto: due reliquiari e la pergamena
con i Legati Pii.
La residenza signorile
La visita prosegue di stanza in stanza e con sorpresa lo scenario cambia. Si attraversa una decina di stanze dipinte nel soffitto e lungo le pareti, con soggetti della mitologia classica, soprattutto dee. C'è Giunone, con i seni ben pronunciati, Venere in posizione allusiva, Diana in caccia ...
Dunque qui non siamo più nel monastero e nemmeno nella canonica, perché queste non sono pitture da frati. I dipinti dovrebbero essere dell' Ottocento e quindi a quel tempo questa parte dell' edificio era una residenza signorile.
Chi erano i Signori del luogo? All'ingresso c'è lo stemma degli immancabili Fabroni, però non è nella posizione originaria e dimostra poco. Però si sa che essi erano proprietari di molte terre qui attorno.
Ecco dunque che la chiesa di S.Maria in Popolano si rivela per quello che è stata: un castello diventato un campanile e forse un monastero, poi trasformato in parte in residenza signorile.
Siccome oggi l'intera proprietà è della Chiesa, la residenza signorile in anni ormai lontani fu venduta al priore di Popolano e in anni ormai vicini diventerà una casa di accoglienza. Il tempo qui non è passato invano.