di Claudio Mercatali
Nel settembre 1916 il soggiorno
di Sibilla Aleramo a Casetta di Tiara si era concluso da poco. Erano stati
giorni di matta passione per lei e per Dino Campana.
Il poeta rimase qualche tempo da
solo e scrisse così alla sua amata:
"Come sapete ho la testa vuota, piena del vento iemale che riempie
questa valle d'inferno. L'inverno mi diverte. Sento che qualcosa resta dopo
tutto, come quel laghetto laggiù nella sua trasparenza che nulla riesce ad
offuscare. Mi diverto a vederlo rabbrividire. Mi contento di poco come vedete.
La felicità è fatta delle cose più leggere: quando, si intende, la felicità è
in noi: in me? e in voi - Spedito con espresso articolo a voi, ricevuto
lettere ringrazio. Trovato coltellino."
19 7bre 1916
Dov' è questo laghetto che sembra
rabbrividire ai primi venti d'autunno? Si chiama laghetto di Porcia, e si trova
proprio sotto Casetta, in un luogo suggestivo vicino al Molino della Lastra. Si
può raggiungere dal paese scendendo per un sentiero impervio ma più comodamente
anche dalla strada che viene da Firenzuola, imboccando a piedi una laterale
proprio all'inizio della rampa che porta a Casetta. La cartina qui accanto
chiarirà più delle parole.
Il Molino della Lastra è un
piccolo edificio e in parte il laghetto è formato dalla briglia di sbarramento
che devia l'acqua nella sua gora.
Il molino
Casetta di Tiara, come Campigno,
ha tutte le caratteristiche per essere un luogo campaniano: è isolata, sperduta
e suggestiva.
La valle dell'Inferno, che è lì
sotto, in autunno è particolarmente bella. I gitanti dell'estate non ci sono
più e la solitudine regna lungo il fosso del Rovigo, uno degli ecosistemi
d'acqua corrente più integri del nostro appennino. La forma della valle fa da
imbuto e il vento spira quasi sempre, gelido ma non forte.
Ottobre. Il sole tramonta
dietro all'Altello.
In alto la
prima neve.
Dov'era la casa di Sibilla e
Dino? Non sembra difficile rispondere e Sonia Livi, che gestisce qui un
ristorante, spiega che nel primo Novecento praticamente solo la famiglia Gatti,
possidente, aveva case adatte per essere affittate ai forestieri. Quasi
certamente è quella di fronte alla chiesa, l'unica con un terrazzino.
La casa con il terrazzino
Ma la famiglia Gatti aveva anche
un altra casa, più in alto rispetto al paese, nel punto in cui è stata scattata
la foto panoramica qui sopra, e secondo alcuni potrebbe essere questa. Però è
meno probabile, perché questo edificio, detto Ca' di Ciardi, è una casa troppo
signorile per le possibilità finanziarie di Dino Campana, che aveva solo una
rendita di trenta lire al mese passate dalla sua famiglia come vitalizio.
L'unica altra possibilità
d'alloggio era la locanda di Geppinello, di fianco alla casa con il terrazzino,
con quattro stanze da dare in affitto. ognuna intitolata ad un santo. Però
Geppinello, al secolo Giuseppe Tagliaferri, era parente del parroco don Carlino
Tagliaferri, ed è poco probabile che avesse affittato una camera intitolata a
un santo a due amanti disinvolti come Dino e Sibilla. In più non pare credibile
che una poetessa cittadina potesse accettare di alloggiare in una bettola di
montanari.
perchè non pubblicate la cartolina inviata da Dino a Sibilla dove è indicata la finestra della loro cameretta?
RispondiEliminaPerché non sappiamo se l'indicazione venne data dal poeta o da qualcun altro dopo. Saluti
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