I fuochi nell'ultima notte
di febbraio, a Popolano
di Claudio Mercatali
I fuochi nella notte del 28
febbraio sono una tradizione romagnola che si perde nella notte dei tempi. Si
dice che risalgano addirittura ai riti celtici della primavera, quando il fuoco
rituale salutava l'arrivo degli spiriti della buona stagione e dava l'addio a
quelli malefici dell'inverno. E' una consuetudine che corrisponde ai fuochi
della Notte di Valpurga, che nella tradizione germanica cade il 30 aprile,
perché a quelle latitudini la primavera arriva dopo.
Nella valle del Lamone, quando le
campagne erano abitate, in questa notte si vedevano decine di falò, vicino alle
case dei contadini e chi oggi ha più di cinquanta anni probabilmente ha qualche
ricordo suo personale legato a questi.
I volontari della parrocchia di Popolano hanno allestito una cucina. C'è il tradizionale menù di carne di maiale, i ciccioli appena fatti e poi naturalmente la polenta e anche la zuppa di farro.
Oggi e lom a
merz nelle campagne non si fa più, perché era un rito spontaneo fatto da chi le
abitava. Però certi ricordi radicano così a fondo che non è possibile perderli
del tutto e così i fuochi di saluto alla primavera nelle valli romagnole ci
sono lo stesso: a Popolano di Marradi da qualche anno si fanno nel sagrato
della chiesa, con tanto di cena all'aperto, naturalmente a base di carne di
maiale ...
coperto da un telo
perché è caduta una pioggerella
sottile e un po' fastidiosa.
Questa sera
il tema è il fuoco
Clicca sulle immagini
se le vuoi ingrandire
Corrisponde anche al momento in cui i contadini avevano terminato il lavoro nella vigna e raccoglievano e bruciavano i "sermenti" (http://www.lessicografia.it/SERMENTO), prima che ricrescesse l'erba o il fieno.
RispondiEliminaWalter N.