domenica 28 dicembre 2014

L'expo di Firenze del 1861


Medaglie e premi 
per le filande
di Marradi
Ricerca di Claudio Mercatali 
e Luisa Calderoni




  



La planimetria e la guida



Il 15 settembre 1861 il re d'Italia Vittorio Emanuele II inaugurò la prima Esposizione Nazionale del nuovo Regno d'Italia.





Era una manifestazione importante, con la quale il nuovo Regno cercava di accreditarsi di fronte alla stampa estera. La dichiarazione dell' Unità d'Italia era stata pronunciata sei mesi prima, al Parlamento di Torino, ma la città giusta era la bella Firenze, che aveva più immagine. Il sito scelto fu la vecchia stazione Leopolda, punto di arrivo delle ferrovie del Granducato di Toscana, dismessa in quanto tale ma rimessa a nuovo in questa nuova veste. L'Esposizione durò due mesi; vennero esposti quasi 3000 prodotti, e i visitatori furono 136.000.



Un padiglione, il XIII, era dedicato alla seta, con una grande mostra di prodotti finiti e di materia prima. Anche le filande di Marradi e di Modigliana parteciparono e furono premiate oltre ogni aspettativa ...




L'organizzazione aveva nominato una commissione di giurati, accompagnata da tanti esperti, che passarono in rassegna i vari stand e decisero quali erano quelli meritevoli del premio.

La relazione dei giurati per la classe XIII (settore della seta) fu molto lusinghiera per le setaiole di Marradi e i premi fioccarono.








I fabbricanti di sete gregge erano accorsi in massa da tutta la Romagna Toscana, e specialmente da Marradi e da Modigliana, che erano due piccole capitali di questo prodotto.


La produzione in quegli anni era di 25 - 30 quintali all'anno, che è moltissimo se si pensa che il filo di seta lavorata è sottilissimo.

Però il punto forte della produzione era la seta greggia, come si può leggere qui sotto.











Chi vinse?

I premi erano per categorie: fra le Direttrici e le Addette furono premiate Bandini Anna, Bandini Filomena, Bassani Pierina, Cappelli Anna, Fabbri Settimia, Ferri Anna, Graziani Marianna, Mercatali Metilde, Solaini Anna, Tarabusi Maria,






In un altro elenco compaiono anche:
Ciani Teresa, Poggiolini Rosa, Scheda Teresa, Vanni Maria, Vinci Maria.

Si noterà che sono tutte donne e questo è importante, perché dimostra che già allora le marradesi erano inserite bene nel mondo del lavoro e non solo in agricoltura. 

La regola principale della Memoria Storica dice che il ricordo tramandato si perde dopo la terza generazione, cioè di solito arriva al racconto dei nonni, e quindi si va indietro solo di circa 70 - 80 anni.
Qui siamo a più di 150 anni di distanza e sarà difficile che qualcuno abbia una memoria tramandata di questi premi, anche se ha lo stesso cognome delle premiate. In caso contrario ne riparleremo.



 Bianca Minucci Fabroni
La cernita dei bozzoli
alla Filanda Guadagni
di Marradi




Per chi vuole approfondire, su questo blog ci sono altre ricerche di  Luisa Calderoni:
  • Le Filande (archivio  alla data 4.05.2011)
  • L'Expo della seta del 1850 (01.06.2011)
  • L'allevamento domestico del baco da seta  (20.11.2011).




martedì 23 dicembre 2014

Il Natale del 1916

L'ultimo incontro d'amore
fra Sibilla Aleramo e Dino Campana
 ricerca di Claudio Mercatali



La storia fra Sibilla e Dino cominciò ai primi d'agosto del 1916 a Casetta di Tiara, dove vissero alcune settimane d'amore appassionato. In ottobre il rapporto era già instabile e cominciarono le incomprensioni e le liti, sempre più frequenti.

Anstrid Anhfelt era una giornalista svedese amica di Sibilla Aleramo. Per arrotondare affittava camere a Settignano (vicino a Firenze) e alla vigilia del Natale 1916 ne diede una a Sibilla e Dino. La storia fra i due volgeva al termine e le liti furibonde si alternavano alle pacificazioni provvisorie.


Anstrid Anhfelt a Leonetta Cecchi Pieraccini

Settignano 22 dicembre 1916

Egregia Signora,
La Sibilla mi prega di impostare l'acclusa. Se Ella ha qualche influenza sulla Sibilla la prego di venirmi (a me!) in aiuto.
Tutta la notte si sono battuti e graffiati. Si ammazzano senz'altro, se qualcuno non interviene. Egli ha detto che non tornerà più, ma chi mi assicura, ch'ella non gli vada in cerca.
La mia pace è distrutta. Non avevo mai cercato la Sibilla. Ha voluto venire per forza. Certo che non sarò crudele con lei. Sebbene il nostro Natale sarà rovinato, non le dirò di andare via. Ma voglio sperare che qualcuno dei suoi connazionali cercherà di farla tornare in sé. Sarà meglio che vada a stare a Firenze. Io non ne posso più!
Tutta la notte a temere qualche grave fatto. Tutto quanto è così disgustevole. Mi vengono in aiuto.

Anstrid Anhfelt
  




  

L'affittacamere disperata aveva avuto la buona idea di scrivere a Leonetta Pieraccini, moglie di Emilio Cecchi perché sapeva che i coniugi Cecchi erano amici di Dino e Sibilla. L'intermediazione non fu necessaria perché la tempesta passò e Dino invitò l'amata a Marradi, per il Natale ...










Sullo sfondo l'albergo Lamone
di Marradi, dove forse Dino e Sibilla soggiornarono
la notte di Natale 1916






Sibilla Aleramo a Dino Campana

24 dicembre 1916
Un letto profondo, la notte di Natale, nel tuo paese dove non sono mai stata — dove soltanto da bimbo hai riso di gioia. Stanotte. T’aspetto per partire — son sola nel mondo, oh letto profondo anche questo, se tu non venissi. Tu che tanta gioia devi avere — e ami il mio dolore, dolore d’aver già tanto guardato l’acqua fluire. Ma il tuo fiume, lo vedrò? Questo strazio, d’amarti, di volerti felice, e di non poter tramutarmi in una cosa di freschezza, rosa per la tua fronte, amore, amore. Non poter che consumarmi, sempre più. Non ho più voce per parlarti. Soltanto le mani sono ancora dolci.
Stanotte, ti daranno il sonno? Nel tuo paese. E poi addormentarmi — e svegliarmi il mattino di Natale, bimba. C’è un bimbo, un fratellino vicino a Rina — oh Dino, Dino, che cosa si scioglie nel cuore di Rina? Silenzio, tienmi le mani. Nessuno m’ha detto mai, da bimba, una favola bella. Guardavo le stelle, come te. Stanotte non ci saranno. Ci saremo noi, favole, stelle, cose lontane, irraggiungibili. Nessuno mai più ci coglierà, anche se crederà vederci, sentirci. Stelle. Tienmi le mani, prendine tutta la dolcezza, toglimi tutto, sono tanto felice di morire, ma tu ma tu… Tremo, mi guardo intorno, non vieni ancora, l’acqua scorreva…
Sibilla Aleramo


Il Lamone a Marradi
... Ma il tuo fiume, lo vedro? ...




Fonte: Gabriel Cacho Millet Le mie lettere sono fatte per essere bruciate,

All'Insegna del pesce d'oro, Milano, 1978

venerdì 19 dicembre 2014

Il viale della stazione di Marradi

Il Comune pianta i tigli




Il viale nei primi anni
 del Novecento



Nel 1889, dopo appena un anno dall'arrivo del primo treno da Faenza il Comune completò il viale della stazione. La nuova strada, larga, diritta e ben fatta era la porta d'accesso al paese e quindi sul lato verso i binari venne piantata una fila di tigli. Sono ancora tutti lì e quindi nel 2014 hanno compiuto 125 anni. Tutto bene? No perché l'Ispettorato delle Ferrovie di Bologna contestò al Comune il mancato rispetto delle distanze dalla recinzione dell'area ferroviaria e chiese di rimuovere le piante.





Le piante d'alto fusto devono essere ad almeno tre metri dal confine del vicino mentre lì ce ne sono meno di due. Era una pignoleria, però le Ferrovie insistevano e scoppiò la polemica.

L'ing. Molinari, delle Ferrovie dello Stato, fece fare una bella piantina per illustrare la situazione e ora ci fa comodo, perché ci mostra com'era il viale.










 

Il Sindaco scrisse addirittura all'onorevole Brunicardi, il deputato della nostra zona, che chiese una deroga al ministro. Alla fine la ragione prevalse e i tigli rimasero lì dove sono ancora oggi. 



La corrispondenza fra il Sindaco, l'Onorevole e l'Ispettorato Regio delle Ferrovie.















Una vecchia "Littorina" abbandonata sui binari, la stessa che fu portata giù da Valbura.  La littorina passò attraverso la piazza, rischiando di andare a sbattere contro il Credito Romagnolo.Sul retro uno dei  primi tigli   del viale della stazione. Tra i giovani si riconoscono Angiolino Samorì a cavallo del rspingente, sul retro Sergio Miniati



Sotto:
Una fioritura nel viale della
stazione di Marradi






Il tiglio è un genere di piante della famiglia delle Malvacee. Il nome deriva dal greco ptilon (=ala), per la caratteristica aletta che favorisce la diffusione eolica dei grappoli di frutti. E' un albero longevo, che vive circa due secoli. A Marradi è una pianta che è sempre piaciuta molto, tanto che nel perimetro del paese ce ne sono circa duecento, quasi tutti secolari.
Fiorisce all'inizio dell'estate, facendo delle infiorescenze a grappolo, poco appariscenti ma molto profumate.








L'odore delicato che si sente nei viali del paese in giugno è dovuto proprio a queste. Nell'Ottocento il Comune deliberava ogni anno il prezzo per la vendita dei fiori, dai quali si ricavavano delle essenze profumate e anche degli infusi.




Per realizzare due tazze di infuso di tiglio servono due manciate di fiori freschi, o una manciata di fiori secchi, conservati in una bottiglia chiusa ermeticamente.

Quelli del viale della stazione di cui abbiamo detto prima vanno benisimo.

Si fa bollire un tegamino d'acqua zuccherata e poi si versano i fiori. Si lascia bollire qualche minuto e poi a riposo per un quarto d'ora.
Alcuni buongustai assicurano che il sapore migliora se si dolcifica con il miele, altri preferiscono zuccherare con il fruttosio.


Chi ha ragione? Gli antichi Romani dicevano: "de gustibus non est disputandum" sui gusti non c'è da discutere.



I tigli lungo il viale della stazione
di Marradi, oggi e nel 1930.





Che proprietà ha questo infuso?
Gli esperti dicono che la tisana di tiglio contiene l'olio eterico che, assieme ad altre essenze idrosolubili è un lenitivo antispasmodico (contro la tosse) e ha un effetto rilassante (favorisce il sonno). Inoltre rilassa i muscoli, ed è efficace in caso di crampi.
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Fonte: Documenti dell'Archivio storico del Comune. La parte dell'infuso di tiglio è tratta da una ricerca di Claudio Mercatali.


lunedì 15 dicembre 2014

La Ferrovia Faentina

1890 si costruisce il viale della stazione
di Marradi
ricerca di Mario Catani



Nel 1888 arrivò a Marradi il primo treno da Faenza e la foto famosa dell'evento è qui accanto. La ferrovia cambiò il volto del paese e dove prima c'era il podere Marciana fu costruita una grande stazione di manovra per le locomotive. A Marradi cominciava il tratto di vera salita e bisognava dividere in due i treni merci o raddoppiare la trazione.
Si rese anche necessario un viale d'accesso al paese e la deviazione della strada Faentina granducale, che tagliava di traverso i campi, dalla attuale stazione ferroviaria verso Casa Gondi. Il tutto è illustrato nella tavola qui sotto, dove si vede a tratteggio la Faentina dismessa e il nuovo tracciato, che è quello odierno.


La Società delle Ferrovie Meridionali, che gestiva la linea, non costruiva a spese proprie gli accessi ai binari perché questi lavori spettavano ai comuni. Fu così anche a Marradi e il Comune fece preparare dall' Ufficio Tecnico il progetto per il Viale della Stazione, subito intitolato ad Alfredo Baccarini, l'ingegnere che aveva fortemente voluto questa linea ferroviaria.
Osservando la Tavola rossa qui sotto si vede che l'imbocco originario era più lungo dell'attuale e partiva di fronte al magazzino vicino al casello ferroviario, cioè all'incirca all' altezza del tabernacolo di S.Rocco. Qui c'era un edificio, chiamato La Croce, con uno stradello che andava al molino (poi divenuto  Il Molinome) e per il resto erano campi.





Comune di Marradi
Progetto e Perizia
della rampa di accesso 
alla stazione di Marradi
e relativi disegni




La rampa di accesso alla Stazione sarà formata come nei disegni planimetrici e altimetrici allegati. Avrà una pendenza uniforme del 3% La sua lunghezza sarà di m 100 e comprenderà il massicciato con a monte cunetta e panchina ed a valle marciapiede alberato, e limitato verso il centro da panchina a vista o lista di pietra con rialzo dal piano del massicciato di m 0,10. Ai piedi di detta panchina sarà formata per tutta la lunghezza della rampa una zanella larga m 0,35 la quale trasmetterà le acque della rampa in una o più fogne della Stazione. Il tutto com' è indicato nel disegno suddetto.

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Il Comune fece le cose in grande, perché questi terreni ormai non erano più agricoli e diventavano la porta d'accesso al paese. Fu curato il raccordo con la Faentina in modo che la pendenza fosse la minima possibile e l'incrocio ampio.



Il progetto definitivo è questo qui sopra.




Occorreva anche un arredo urbano adeguato e nel nuovo viale della Stazione, come del resto lungo la Nuova Faentina fino al passaggio a livello, furono piantati una settantina di tigli, quasi tutti ancora gagliardi.In corso d'opera la rampa di accesso alla stazione fu accorciata, così com'è oggi, e dei ventisei tigli previsti ne furono piantato solo dodici.


1890 Lavori in corso





Fonte: Archivio storico
dell'Ufficio Tecnico.





mercoledì 10 dicembre 2014

I mercatini di Natale a Marradi

Da un'idea a un' altra
 di Claudio Mercatali




La "porta" del mercatino



Ed eccoci di nuovo sotto Natale, tempo di mercatini. Fino ad una decina di anni fa qui da noi non si sapeva cosa fossero, perché non sono nella nostra tradizione, e invece ora si ...

I commercianti di Marradi ebbero la felice idea di farli anche a Marradi e la cosa venne ripetuta e prese piede. Però noi non siamo Tedeschi e quindi li abbiamo modificati, "sceneggiati" tagliati e aggiunti, fino al risultato che si vede qui di seguito.






I banchi occupano l'intero centro del paese, in mezzo alla strada, rivolti a destra e a sinistra. Questo "obbliga" a un percorso circolare, che però si compie volentieri.







Il freddo ha avuto ragione di voi? E' segno che siete vestiti male, però ogni tanto i bracieri vi aiuteranno a scaldarvi, almeno dalla metà in su.


Che cosa vende in tutti questi banchini? Di certo gli addobbi natalizi, ma anche mille altre cose ... prodotti naturali, miele, profumi, dolci di castagne, salumi, formaggi particolari ...



Sopra: Monica Miniati e Luana nel banchino che vende prodotti derivati dal marrone di Marradi.


A fianco: il banchino del vin brulé
organizzato del Volontariato.






Ilenia vende formaggi e salumi nel banchino
della drogheria di Sara e Andrea.


















Ortaggi e frutta













Alla Strada del Marrone 
(è una associazione di castanicoltori) 
hanno allestito una vera  e propria 
cucina a legna all'aperto









 

Non dovete comprare niente di tutto questo?
Vorreste guardare meglio e vostro figlio tira e spinge
per andare più in là?
Potreste "parcheggiarlo" temporaneamente dal giocoliere, che semina nell'aria delle enormi bolle di sapone,
davanti al Palazzo del Comune.







Il fuoco è sempre una bella attrattiva. 
Scalda, illumina, intiepidisce l'aria 
e fa compagnia.






Se siete venuti qui di mattina è probabile che adesso sia ora di pranzo. I ristoranti del paese hanno attrezzato diversi banchini, ognuno con un proprio menù: la ribollita, la minestra con i fagioli, il farro, la polenta ...









Sopra:
lo stand del "Ristorante di Campigno"



Di fianco:
lo stand del Ristorante 
La Colombaia",





A sinistra:
 Lo stand del ristorante "Il Camino".
La cuoca si stropiccia le mani, perché oggi non fa un gran caldo. Però questi sono i mercatini di Natale e il freddo è uno dei protagonisti.








Se non siete tanto freddolosi 
potete mangiare qui.












E siamo così giunti al presepio vivente e ai suoi personaggi. Non ci sono statuine qui, è tutto vero ...



le pecore






l'asinello












... e Babbo Natale, che veramente
con il presepio non c'entra ma è pur sempre
un personaggio a tema ...










Quattro passi per digerire fanno bene. C'è da percorrere la parte superiore del paese.
Qualcuno ha fatto un presepio galleggiante nella fontana di Piazza Guerrini.









Una signora vende soggetti
incisi su pietre tonde di fiume.



                Pioviggina, la gente si affretta ...



Una pioggerellina leggera e gelata bagna ogni cosa. 
Il giocoliere delle bolle si impegna al massimo, 
ma nessuno più si cura di lui  ...





Il prossimo mercatino sarà domenica 14 dicembre, il giorno dopo Santa Lucia, che secondo il proverbio è "il giorno più corto che ci sia".  Però di notte i mercatini sono ancora più belli.


I Mercatini di Marradi sono organizzati dai commercianti del paese