venerdì 17 luglio 2015

1907 L'ospedale di Marradi

Il direttore sanitario chiede 
degli interventi urgenti
di Claudio Mercatali e Vincenzo Benedetti




Via Talenti nel 1907
 (dal 1926 via Roma)  



L’Ospedale S.Francesco fu costruito nel 1807, circa vent’anni dopo l’Ospedale di Modigliana, al quale i marradesi si rivolgevano nel Settecento. Proprio per evitare il viaggio a Modigliana si decise di costruire un nosocomio in paese.
Nell’Ottocento l’amministrazione era comunale e avveniva per mezzo della Congregazione di Carità. Dal 1865 in poi, ogni anno, la Congregazione presentava i bilanci al Consiglio Comunale, che deliberava la loro approvazione. Com’era l’Ospedale nel primo Novecento? Quali erano le condizioni dei degenti?

Nel gennaio 1907 il  dr. Augusto Pellegrini, direttore dell’ Ospedale, pubblicò una nota, per le autorità marradesi e la cittadinanza. Leggiamola:

“ … Coll’unico scopo di far conoscere alle Amministrazioni locali ed alla Popolazione Marradese i bisogni del nostro Ospedale, ne esporrò brevemente le condizioni, fiducioso che le mie parole sa­ranno accettate con benignità.
L’Ospedale di Marradi fu, come è a tutti noto, eretto per iniziativa del cav. Luca Fabroni,  che con Rescritto Reale del 21 dicembre 1795 ottenne il permesso di ricevere qualunque spontanea elargi­zione all’oggetto di poterlo erigere. Se al cav. Luca Fabroni devesi l’iniziativa, all’illustre Mons. Angelo Fabroni spetta specialmente il merito di aver concorso con notevoli somme alla fondazione. L’Ospedale di S.Francesco fu costruito nel 1807 e fino a oggi non ha subito nessun cambiamento radicale. Come tutti gli ospedali antichi ha costruzione e ubicazione imperfetta ed affinché possa corrispondere alle esigenze moderne è necessario apportarvi radicali modificazioni. 


... il lato ovest dà 
sul mercato dei bovini ...


Il nostro  fu costruito sul tipo a padiglione rettangolare e in tre piani, in modo che rassomiglia più ad una casa privata che ad un ospedale. Il lato sud del fabbricato dà sulla strada Provinciale, il lato ovest sul mercato dei bovini, il lato est sopra a un vicolo e il lato nord guarda il fiume Lamone. Gli ambienti sono generalmente mal ventilati e per togliere questo grave inconveniente sono già state aperte alcune finestre di riscontro.




Il Rescritto di Luca Fabroni, del 1798, 
è un atto nel quale si invita chi può a donare
 qualche fondo per costruire l'ospedale.
E' considerato  l'atto di nascita 
del nostro nosocomio.




Secondo l’uso ottocentesco, in mezzo all’ospedale c’era una chiesa:

“… Al secondo piano, accanto alle due corsie principali c’è la chiesa, che nei giorni festivi è aperta anche al pubblico ed è assai frequentata, con grave inconveniente per la regolarità del servizio; onde sarebbe opportuno che venisse portata al piano terreno, con un accesso esterno, onde il pubblico non potesse avere alcun rapporto con i malati. La stanza occupata dalla chiesa si presta bene come sede del personale addetto alla cura dei malati”.




LA CHIESA
La chiesetta era in cima allo scalone d'ingresso, dove ora c’è l’Ufficio ASL per le prenotazioni. Sopra la porta a guardar bene si può ancora leggere: “Extra corporis intus animae salus” cioè: “Qui dentro (.. nella chiesetta) la salute dell’anima, fuori quella del corpo”.


La camera mortuaria era naturalmente vicino alla chiesa, per le funzioni funebri, ma questo non era più accettabile, per motivi sanitari evidenti:

“… La stanza di deposito dei cadaveri e per le necroscopie si trova al primo piano nella parte più centrale del fabbricato accanto al Dormitorio del Ricovero di Mendicità; onde è necessario che venga trasportata in un angolo del giardino con accesso dall’esterno ...”

L’ambulatorio era un po’ anche camera operatoria, il che per noi è inconcepibile:

 “… L’ambulatorio per il pubblico fino a pochi giorni fa veniva tenuto nella stanza che serviva an­che per le operazioni, accanto alle infermerie, onde non si offriva garanzia per eseguirvi delle operazioni importanti e non si poteva avere l’isolamento del pubblico dai malati degenti. L’Ospedale è sprovvisto di una sala operatoria corrispondente ai concetti moderni della chirurgia e sarà difficile costruirla se l’Ospedale non potrà ingrandirsi sul vicino mercato, dove si potrebbe costruire un piccolo fabbricato con la sala operatoria, la stanza di preparazione del malato e la stanza di disinfezione per i medici. Oggi però si possiede un comodo e moderno tavolo per operazioni”.



Marradi, 1 dicembre 1906
Registro per il servizio di ambulatorio
dell'Ospedale

La mancanza di un padiglione per le malattie infettive fu un problema già nell’ epidemia di colera del 1855 e il Direttore se ne lamentò a ragione. Fu accontentato e si costruì un lazza­retto in prossimità dell’Ospedale, ma separato da esso.

 “ … Manca un padiglione isolato per le malattie infettive e le stanze che attualmente servono per tale scopo danno sullo stesso corridoio su cui dà la camera del Direttore e la stanza del Segretario della Congregazione di Carità, onde è desiderabile che detta Segreteria venga trasportata altrove, possibilmente fuori dall’Ospedale”.

Le condizioni per i ricoverati non erano un gran che:

 “… La cucina ha un focolare vecchio e consunto, insufficiente per gli aumentati bisogni. Solo in una parte delle stanze si hanno impiantiti fatti a mattonelle di cemento, ma la maggior parte degli ambienti hanno il pavimento di mattoni consunti e mal connessi, che sollevano molta polvere, sporcano la biancheria e non sono suscettibili di una vera disinfezione. Il riscaldamento è limitato a pochi ambienti ed è fatto con stufe antiche, onde sarebbe necessario un riscaldamento centrale a termosifone.

Come rimedio provvisorio si sono acquistate alcune stufe per riscaldare la Stanza Operatoria che è anche Ambulatorio. L’illuminazione è a lumi ad olio ma si spera che quanto prima l’Ospedale sia provvisto di luce elettrica. Il letti mancano di reti metalliche e vi sono ancora oggi gli antichi pagliericci, nemici della pulizia ma tra giorni i letti saranno provvisti di reti metalliche, la cui spesa sarà presto compensata dal ri­sparmio che si avrà nel mantenimento. La biancheria non corrisponde ai requisiti igienici, e sono ancora in uso i coltroni che male si prestano per la lavatura e la disinfezione. Non si possiede nessuna sterilizzatrice e sarebbe desiderabile poterla acquistare. I malati appena ricoverati nell’ Ospedale dovrebbero poter lasciare le proprie vesti e dopo aver subito un bagno di pulizia vestire abiti provvisti dall’ Ospedale”.

Dal punto di vista amministrativo è interessante sapere che:

“…L’Ospedale non è autonomo, bensì comunale, è però opportuno che possa essere acquistata la sua autonomia di vivere di vita propria e indipendente, com’era nel concetto dei suoi fondatori e saranno fatte al più presto le pratiche per ottenere questa autonomia collo scopo che anche la pubblica beneficenza sia ad esso più facilmente rivolta…. Per garantire il funzionamento della struttura occorre una spesa non lieve e le finanze della Congregazione di Carità
non permettono di provvedere ai bisogni richiesti; per fortuna i componenti di questa Congregazione, fiduciosi nella carità dei Marradesi, si sono costituiti in comitato speciale, per raccogliere fondi sufficienti al miglioramento dell’Ospedale e le donne marradesi hanno avuto la nobile iniziativa di formare un Comitato Pro Ospedale per provvedere all’acquisto e al mantenimento della biancheria. Da ciò è sperabile che la pubblica beneficenza posa riuscire a portarlo in condizioni tali da corrispondere ai dettami della scienza e alle esigenze moderne della popolazione ….”

Marradi, gennaio 1907






Il direttore Augusto Pellegrini fu importante per Marradi. Con lui l'ospedale S.Francesco passò uno dei suoi periodi d'oro. Chi era? Lo studioso Riccardo Cardellicchio ci dice che:

Pellegrini nacque a Fucecchio il 26 giugno 1877 e si laureò a Firenze. Nel 1906 vinse il concorso di direttore dell'ospedale di Marradi e rinnovò l'ospedale sul piano tecnico e finanziario. Nel 1911 affrontò con competenza l'epidemia di colera. Nel 1913 vinse il concorso di primario chirurgo e direttore dell' ospedale "Mellino Mellini" di Chiari, dove rimase per quarant'anni. Forte dell'esperienza di Marradi, fece del nosocomio lombardo una struttura moderna.
Durante la prima guerra mondiale organizzò, al "Mellini", un reparto per l'applicazione di arti artificiali, secondo il metodo di Giuliano Vanghetti.

l'ossificazione traumatica del legamento  del ginocchio 
(detta sindrome di Pellegrini)

I mutilati arrivano a centinaia dal fronte e l'ospedale diventò una struttura importante con duecentocinquanta posti letto. Al termine del conflitto, ricevette medaglie di bronzo e d'argento per meriti della sanità pubblica. Nel 1919 a Parigi, mandato dalla Croce Rossa, presentò le sue ricerche sugli arti artificiali alla Società di chirurgia. Curò l'ossificazione traumatica del legamento collaterale tibiale del ginocchio (definita sindrome di Pellegrini), scoperta e descritta nel 1905. Lasciò l'ospedale di Chiari dopo quarant'anni d'attività intensa. Morì a 81 anni, nel 1958.

  
Sotto la direzione sanitaria di Pellegrini l'Ospedale di Marradi cambiò volto e cominciò il suo periodo d'oro che durò fino agli anni dopo la Prima Guerra Mondiale.


Che cosa si vede dal tetto dell'Ospedale? Gli addetti alla manutenzione salgono questa scaletta, percorrono il corridoio della soffitta  e dal tetto vedono un bel panorama del paese:





La scaletta







Il corridoio 
della soffitta









Il molino della Concia, Casa Piretta 
(a mezza costa) e Mirasole (sopra)




Visuale verso nord, panoramica 
fino a Casa Vigòli.












 La Concia (in basso a sinistra)
e via Francini


  





 Fonti:   Notizie tratte da un documento del sig. Vincenzo Benedetti. Immagini dell'Archivio storico del Comune e dell' Archivio dell'Ospedale S.Francesco.

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